-Emily Dickinson

 

Respira.
Osservo la stanza: i mobili, le assi del pavimento, i libri, la carta da parati distrutta, la cucina abbandonata nello stesso identico caos di sempre, la sua poltrona...
Respira.
Mi avvicino lentamente con mano tesa, quasi a voler passare le dita su quell'orribile strato di polvere che la ricopre, ma non ci riesco. Mi blocco, immobile a mezz'aria, incapace di sfiorare anche solo il semplice ricordo della sua presenza in quella stanza, terrorizzato forse, dall'idea di cancellarlo per sempre.
In fondo cosa mi è rimasto di lui? Polvere su una poltrona.
Abbasso la mano, tremante e torno ad osservare l'ambiente.
Tutto è rimasto esattamente come quando c'era lui. Nulla è stato toccato, nulla è stato spostato, l'intera stanza sembra rimasta sospesa agli ultimi istanti di vita del suo padrone: L'ultimo libro letto, la vestaglia blu appesa alla porta, un paio di guanti abbandonati sul divano, un tazzina del Thé dimenticata, un esperimento mai finito... Un violino alla destra della poltrona. Il suo violino.
Osservo tristemente una parte del mio amico, quella che più di tutte sapeva renderlo umano, appassionato, vivo... giacere silenziosa tra la polvere e sento un dolore famigliare diramarsi nel petto.
Cosa te ne fai del mondo e dei suoi abitanti, quando hai già potuto conoscere il meglio che aveva da offrirti e l'hai visto andare via? Cosa ti rimane dopo che hai perso tutto ?
Chiudo gli occhi. Se mi concentro riesco quasi a vederlo, malinconico e perfetto, mentre suona uno dei suoi pezzi preferiti accanto alla finestra.
La mia mente ne ha conservato ogni tratto: ogni movimento delicato delle mani, ogni espressione assorta sul volto, perfino la stessa luce negli occhi che era solito accompagnarlo ad ogni suo pensiero.
È così reale che non riesco a trattenermi:
“Mi manchi, Sherlock.” Le mie parole si perdono nell'aria, confuse da quella splendida melodia che esiste solo nei miei ricordi.
Mi sembra quasi di vederlo sorridere. Le sue labbra di muovono ma non riesco a sentire la sua voce.
Riapro gli occhi. La melodia scompare e quello che un tempo era stato il mio migliore amico svanisce con lei.
Mi manchi anche tu, John. Questo dicevano le sue labbra ma non ero riuscito ad udirlo. 


 

Angolo dell'autrice

'moooorning (Cit. George Weasley)
allora, incredibile ma vero sono riuscita a pubblicare qualcosa * Risata isterica dettata dalla mancanza di sonno.*
Questa è la mia prima FF su Sherlock quindi non sono sicura del risultato O_o
Era nata per essere una Johnlock tutta cuoricini e miele e sono finita (Non si sa bene come) nel vortice della depressione post 2x03 di Sherlock che mi fa venire ancora gli incubi la notte. (Moffat, ti odio.)
Ammetto che non è esattamente una Johnlock chiara.. mi sono mantenuta molto sul vago, senza mai scendere propriamente nel tema “Amore” permettendo a chi la legge d'interpretare la mancanza di John come meglio crede.
Io, personalmente sostengo fortemente la teoria: “Quei due si amano, per favore qualcuno abbia la decenza di dirglielo! Moffat, fai schifo!” ma questo è solo un mio pensiero u.u
Ora, evitando di fare le note più lunghe della storia, concludo qui lasciando a voi la parola.
Spero vi sia piaciuta e che vi spinga recensire in tanti :D
Un bacio.

 Jenn.