Tantissimi
auguri di buon compleanno alla dolce kiki
e
un enorme grazie per l’aiuto e la pazienza con cui mi sopporta. ©
Di rimproveri,
zampe e strane carezze
Avete presente St. John's wood, a Londra?
È dove abito io. Mi sono trasferita lì da poco. Da un
paio di settimane, in effetti.
È un bel posto, sapete? C’è una casa spaziosa,
tranquilla, con un gran bel giardino, dove potersi sdraiare per prendere il sole
e oziare serenamente.
Ovviamente non abito qui da sola. No, c’è anche qualcun
altro.
Si tratta di un uomo. Non è affatto male. È dolce e
affettuoso con me, è sempre pieno di cure: mi compra tanti regali e mi porta a
fare bellissimi giri in campagna. Ci divertiamo molto insieme.
Davvero non pensavo che si potesse stare bene in questo
modo con un uomo. All’inizio ero diffidente con lui, ma ha saputo conquistarmi
giorno dopo giorno con la sua semplicità e il suo amore.
È l’uomo perfetto.
Beh…
Insomma, proprio perfetto no. In fondo, ha anche lui i suoi
difetti. Se s’arrabbia, si arrabbia proprio alla grande. Sa anche essere molto dispettoso,
se vuole, e alza la voce, un po’ lunatico, in effetti.
E non è l’unico.
Quando viene a trovarlo l’altro uomo, è peggio. Se
iniziano a litigare, è la fine. Non ho mai visto niente di simile. Insieme
possono stare benissimo, ma anche malissimo.
Oggi, per esempio, stanno davvero male. Stavo
passeggiando tranquillamente per i corridoi della casa, quando all'improvviso
ho sentito delle voci concitate provenire dalla camera da letto. Sono corsa a
vedere cosa stesse accadendo e mi sono ritrovata davanti a quei due che
litigavano furiosamente.
Il letto era disfatto e per terra c’erano tante cose in
giro, cose che loro chiamano vestiti.
Da quanto ho capito, sono proprio come il mio pelo. Servono per sentire meno
freddo. Ma loro ogni tanto li tolgono e restano così scoperti.
E ora io sono qui ad abbaiare per cercare di farli
smettere, perché per i miei gusti, stanno alzando un po’ troppo la voce e non
mi piace quando li vedo così. In questo modo fanno fuoriuscire sempre l'uno il
peggio dell'altro.
Non capisco bene cosa stiano dicendo in questo momento. Anzi,
se devo essere sincera, non li capisco mai. Capisco solo il padrone quando mi
dice quanto sono bella e morbida e dolce.
Tuttavia, non mi piace proprio il modo in cui stanno
litigando ora. Mi fanno quasi paura. Le loro voci irate sono orribili, così
tanto che involontariamente inizio a ringhiare appena.
Anche i loro gesti non fanno presagire nulla di buono.
Sembrano trattenersi dal fare ben altro, sfogare la propria rabbia con le zampe,
con il proprio corpo.
Quasi come a voler confermare le mie ipotesi, l'amico del
padrone urla qualcosa e poi mette le lunghe e sottili zampe sul suo petto per
spingerlo. Il padrone cade sul letto, con un'espressione totalmente spaesata
sul muso. Come se non se lo aspettasse.
Non lo sopporto. Non lo posso proprio tollerare. Nessuno
può fare del male al mio padrone. Tanto gentile e tanto buono con me. Ecco.
Woof!
Con un balzo raggiungo l'altro uomo: è tanto più alto di
me, io in fondo sono ancora piccola, ma concentro tutte le mie forze per
saltare e dare un morso alla sua mano, tornando poi a terra e continuando ad
abbaiare.
L'uomo lancia un urlo di dolore, quasi un ululato, mentre
il padrone si affretta a rialzarsi dal letto. Adesso mi dirà che sono stata
brava e mi ringrazierà. Scodinzolo impaziente, aspettando la mia ricompensa,
una carezza del padrone, ma quando noto la sua espressione totalmente
sconcertata e preoccupata, comincio a pensare che forse non avrei dovuto
mordere la mano del suo amico.
Quindi nessuna carezza, padrone?
No, decisamente no.
Lui si avvicina a me e semplicemente mi rimprovera.
Non si fa, Martha, non devi mordere John.
Ha il dito della mano alzato e lo rivolge severo contro
di me. Abbasso le orecchie e guaisco dispiaciuta, mentre lui poi cerca di tranquillizzarmi,
dicendo che non stavano facendo niente di male e che... John?
Sì. John non
gli farebbe mai del male.
Se lo dice lui, dovrei fidarmi, ma io volevo solo
proteggerlo.
Così mi siedo per terra e lo guardo tornare verso John,
che si è seduto sul letto. Gli prende la zampa e la esamina attentamente.
Figuriamoci, con i miei piccoli dentini non posso avergli
fatto tanto male.
Poi il padrone sparisce nel bagno e io resto da sola con
John, che mi guarda senza alcuna espressione sul viso. E io lo guardo a mia
volta. So che non ha mai fatto del male al padrone, ma mai dire mai, giusto?
Tuttavia John, forse, ha letto nei miei pensieri. Forse
questi umani hanno dei poteri per capire il nostro comportamento, perché alla
fine, lui fa una cosa strana. Mi sorride lievemente.
Non l'avevo mai visto sorridere proprio a me. Anche se non
capisco perché mi stia sorridendo, devo ammettere che è un bel sorriso. Molto dolce.
Tanto quanto quello del padrone. E forse lui ha ragione. Forse John non gli
farebbe mai del male e con questo sorriso sta solo cercando di tranquillizzarmi
anche lui.
Il padrone torna con una cassetta in mano. Si assicura
che John sia seduto bene sul letto e poi fa una cosa che non capisco: si siede
in braccio a lui. Allarga le gambe per poter essere a cavalcioni su John, il
quale emette un suono simile a una risata dopo che il padrone gli ha sussurrato
qualcosa all'orecchio. Poi prende la zampa con il morso e comincia a passarci
sopra qualcosa di bianco e soffice con estrema delicatezza.
Mentre lo fa, John non gli toglie gli occhi di dosso
neanche per un istante. Lo guarda con immensa tenerezza come se le urla di prima
non siano mai accadute, come se...sì, come se davvero non potrebbe mai fargli
del male.
Ora ne sono sicura anche io. E tranquillamente mi
accoccolo sul pavimento, osservando il padrone fasciare la zampa di John e poi
posarvi sopra una cosa che gli umani chiamano bacio. Io preferisco le leccate, però. Sono molto più divertenti e affettuose.
Non sanno cosa si perdono, questi umani.
Ma evidentemente il padrone, Paul è il suo nome, non
l’avevo detto?, preferisce i baci. Bacia dolcemente la zampa di John e poi sale
lungo tutto l’arto, posa tanti piccoli baci sul suo tragitto fino ad arrivare
alla spalla, dove si sposta sul petto per risalire, infine, sul suo collo,
mentre John avvolge le zampe intorno al suo torace.
Paul lo bacia sul muso e John ricambia, stringendolo a
sé. Mi alzo sulle zampe quando Paul lo spinge all'indietro ed entrambi
finiscono sdraiati sul letto.
Sono strane coccole, le loro. Si toccano dovunque, in
tutti i modi possibili e guaiscono sempre. Non so se preoccuparmi, ma forse non
si stanno facendo del male, perché ogni tanto ridono.
Così decido di andarmene, lasciandoli presi l'uno dall'altro
e mi allontano annoiata. Magari la mia palla è rimasta di là. Sarà sicuramente più
divertente di questo spettacolo.
Chi li capisce questi umani?
Note
dell’autrice: eh shì, Martha my dear, è lei la protagonista
della storia. Un punto di vista particolare per una storia che altrimenti
sarebbe stata la solita fluff. È comunque fluff, ma con un terzo incomodo. ;)
Allora, la storia si ispira a un fatto che ho trovato su
Martha, pare che durante un litigio furioso tra John e Paul, lei abbia dato un
morso a John. Povera piccola tutta preoccupata per Paul :3
Grazie a… no, stavolta la correzione è ad opera della mia
dolce sorellina efpiana ringostarrismybeatle,
ovviamente doveva essere una sorpresa per kiki. E
grazie anche all’altra sorellina efpiana, _SillyLoveSongs_, per alcuni consigli come i bacini di Paul
a John. ;)
Bene, a domani con il terzo capitolo di “I’ll get you”.
Kia85