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Autore: shaka    19/07/2008    2 recensioni
Doveva essere una one-shot, ma sono un po' logorroica a volte, perciò l'ho divisa in due parti...
Becca e Nic, ormai agli sgoccioli con gli esami, si concedono una pausa pranzo lunga nel caffè preferito di Nic. Incontreranno qualcuno che le farà tornare indietro nel tempo, di almeno 5 anni, e che le porterà a ricordare un periodo davvero divertente della loro vita.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: i Cinema Bizarre non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. I fatti narrati sono frutto della mia fantasia.


Tequila Salt & Lemon


MILANO - 2012

Come ogni mattina Rebecca occupava una delle panchine del parco antistante l'università.
Come ogni mattina Becca aspettava Veronica, ovviamente in ritardo, approfittando per portarsi avanti con lo studio.
Era ormai al terzo anno di università, e a settembre si sarebbe laureata in lettere moderne: era solo la prima tappa, ma lei ne andava davvero orgogliosa.
Dopo cinque anni nel liceo classico più rinomato della regione, fucina di grandi scrittori e giornalisti, Becca era stata felice di abbandonare “quell'ammasso di lingue morte”, come si divertiva a definirle, per cominciare a studiarne di più...attuali.
Veronica la prendeva ancora in giro per la trasformazione che aveva subito: dalle promozioni sempre sul filo di lama, al liceo, era passata ad una dignitosa media del ventotto, che le aveva fatto guadagnare, almeno secondo l'amica, la fama di secchiona della peggior specie.

“Mezz'ora di ritardo” constatò sottovoce Rebecca dopo aver dato un'occhiata fugace al sottile orologio, l'ultimo regalo dei suoi genitori, che portava al polso sinistro.
Si portò velocemente una mano alla bocca per reprimere uno sbadiglio e, alzando gli occhi, notò finalmente la figura dell'amica in fondo alla strada.
Becca adorava letteralmente Nic: si erano conosciute in quinta ginnasio, quando Veronica si era trasferita in Italia con la madre, una ex-modella irlandese, al seguito del padre, un diplomatico inglese.
Quando era arrivata nella sua sezione Rebecca era stata felice di fare amicizia con lei: si sentiva elettrizzata all'idea di potersi esercitar con l'inglese che tanto amava.
Il fatto che poi Nic fosse una matta totale, ed avesse una vaga tendenza a non tenere mai la bocca chiusa, avevano deposto a suo favore, ma la ciliegina sulla torta, almeno per Rebecca, era stato scoprire quanto fosse brava in Greco e Latino.
“Merito di papà, oltre al gaelico ha insistito affinché il mio tutore mi insegnasse anche queste altre due lingue antiche” le aveva risposto una quindicenne Veronica e lei aveva deciso che non se la sarebbe mai lasciata scappare un'amica così.
E, in effetti, erano rimaste ottime amiche, e sopportavano l' una i difetti dell'altra senza battere ciglio.

Ritornando con la mente al presente Becca alzò una mano, in segno di saluto, alla volta di Veronica che, carica di borse e libri, arrancava lungo la via.
L'amica, dato che aveva le mani occupate, rispose con un saluto sonoro, gridando “Ciao Bianca!!”
Bianca...da un po' di tempo aveva ripreso a chiamarla con quello stupido soprannome che Becca non sentiva più da qualcosa come quattro anni.
Quando furono più vicine Nic parlò, come sempre, per prima “Scusa il ritardo...”
“Non fa nulla, ormai sono abituata.” rispose Becca riponendo nella borsa il libro che aveva tenuto sulle gambe fino a quel momento.
“Allora andiamo? E' ancora presto, e dovremmo riuscire a trovare posto in biblioteca!” propose Rebecca alzandosi dalla panchina.
Vedendole nessuno avrebbe potuto pensare che si conoscessero, figuriamoci pensarle amiche! Erano diverse fisicamente: mora, con lunghi capelli mossi e occhi verdi scuro Rebecca; bionda, con i capelli lisci che le sfioravano a malapena le spalle ed occhi blu, dalle magnetiche sfumature viola, Veronica.
Soprattutto però avevano due stili completamente differenti: Becca, secondo Veronica era una suora, con quei suoi pantaloni sempre perfetti, le sue camicie sempre abbottonate e le scarpette classiche. Nic, secondo Rebecca, era decisamente troppo vistosa, con i suoi abiti firmati, il suo look curato nei minimi dettagli, e gli immancabili tacchi su cui si arrampicava appena metteva piede giù dal letto.
Eppure l'amicizia che le legava era così profonda e sincera che andava oltre ogni stereotipo ed oltre ogni apparenza.

Quattro ore di sfiancante studio dopo Nic implorò una pausa.
“Va bene, ma panino al volo qua di fronte e poi si riprende.” concesse Becca stiracchiandosi.
“No, per favore, prendiamoci un po' più di tempo. Offro io!” implorò Nic, che venne subito zittita dallo sguardo minaccioso della ragazza che occupava il posto davanti a lei.
“Va bene, tanto sono a buon punto, io.” ribatté Becca, sottolineando l'ultima parola.
Lasciarono i libri ad occupare i loro posti, e portarono via solo le borse ed i computer. L'aria fresca mise subito di buon umore Rebecca che si lasciò trascinare dall'amica verso il suo bar preferito, nell'esatto centro del “Paradiso Mistico”, come definiva Nic l'intreccio di viette meneghine che formavano il quadrilatero della moda.

Un'ora più tardi erano ancora al tavolino di uno dei bar più rinomati della città, intente a sorseggiare caffè da splendide tazzine di sottile porcellana, e Nic stava cercando di convincere Becca a fare qualche acquisto in vista dell'estate.
“Ti prego Veronica! Sai che non mi piacciono le stesse cose che piacciono a te!” rispose la mora, all'ennesimo tentativo di convincimento da parte dell'amica.
Per intenderci, non che Rebecca disdegnasse le “cose belle”, come definiva Nic le creazioni degli stilisti che facevano bella mostra di sé nelle curatissime vetrine dei negozi che le circondavano, però lei preferiva l'abbigliamento classico, e questo la portava a ripiegare su quei due o tre negozi dove ormai, per la disperazione del padre, aveva un conto aperto.
Le due amiche continuarono a chiacchierare allegramente, come anche gli altri avventori del bar, finché, ad un tratto, non calò uno strano silenzio.
Becca e Nic, che davano le spalle all'ingresso si girarono, incuriosite dai bisbiglii degli altri clienti che indicavano con malcelata ironia la porta d'ingresso.
Voltandosi Becca si trovò di fronte due ragazzi, o almeno così le sembrava, abbigliati in modo davvero poco convenzionale.
Il più alto, che portava i neri capelli lunghi ben oltre le spalle da un lato e più corti dall'altro, indossava un paio di anfibi, e quella che sembrava una gonna nera lunga, abbinata ad una maglia aderente, anch'essa scura.
Il più bassino, che aveva i capelli biondi e corvini, era invece tutto vestito di bianco: pantaloni ed un chiodo di pelle.
Il cameriere, sullo sconcertato andante, così come il resto della spocchiosa e schizzinosa clientela, fece strada ai due ragazzi che chiesero, in inglese, un tavolino per sei.
Marco, il cameriere che Nic e Rebecca conoscevano da sempre, visto che le loro famiglie frequentavano assiduamente il bar, sorrise alle due ragazze ed indicò ai nuovi arrivati i tavoli che stavano esattamente di fronte a Veronica e Rebecca.
Entrambi attraversarono il locale senza curarsi degli sguardi straniti e scocciati degli avventori, e si sedettero ai tavolini indicati: il moro nel comodo divanetto di velluto, esattamente davanti ad una delle finestre che si affacciava sulle vetrine della vicina gioielleria, il biondino sulla poltroncina a capotavola.

“Però! C'è qualcuno peggio di te quanto a gusto nel vestire!” Commentò acida Veronica, alzando un sopracciglio alla volta del ragazzo moro.
“Che stronza! E comunque qui c'è gente che gira vestita anche peggio: hai mai notato le comitive di russi e giapponesi che bazzicano questi negozi?” rispose Becca che, alzando lo sguardo e incrociando quello del moro, di fronte a lei, non poté fare a meno di sorridergli, ricevendo in cambio un raro, ma splendido, sorriso.
“Ecco vedi! Secondo me sono anche simpatici. Il moro mi ha sorriso!” osservò Becca.
“Già, dopotutto a colori ve la intendete bene” replicò sarcastica Veronica, accennando al nero che entrambi avevano scelto per i loro capi d'abbigliamento.
Marco si avvicinò a loro per ritirare le tazzine del caffè, ormai vuote, e disse “avete visto? Qui da noi i vip non mancano mai!”
“Perché scusa, chi ci sarebbe oggi?” chiese Rebecca guardandosi attorno in modo discreto, alla ricerca dei soliti vip e starlette che popolavano spesso i tavolini del rinomato caffè.
“Ma come non li conoscete?” domandò stranito il cameriere, abbassandosi un po' per evitare di essere visto, e quindi, ripreso dalla cassiera per aver scambiato due chiacchiere con delle clienti.
“Ma di chi cavolo stai parlando Marco, io non vedo nessuno!” rispose una spazientita Veronica, continuando a lanciare guardi fugaci agli altri clienti.
“I due tipi di fronte a voi!” rispose allora Marco che, evitando di fare cenni, aggiunse subito “E non fatevi beccare a scrutarli!”
Nic e Rebecca erano sempre più frastornate.
I due tipi di fronte a loro erano i nuovi arrivati e, secondo Marco, una vera Bibbia in fatto di gossip, erano famosi.
“Ma parli del dark e del nanerottolo?” fece sarcastica Nic, provocando una sommessa risata da parte di Becca.
“Certo!” replicò allora Marco, spiegando “Sono il tastierista ed il bassista di una band che mia figlia adora...li ascolta tutto il giorno, si chiamano...Cinema...Cinema...bho, Cinema Qualcosa.”
Dopo la fugace spiegazione il cameriere dovette allontanarsi per accogliere nuovi clienti.
“Conosci?” chiese quindi una perplessa Nic.
“Veronica...in quanto a musica sono rimasta ferma a dieci anni fa: Red Hot, Alanis, Rem e Lacuna Coil...oltre a questi per me c'è il vuoto!”
“Dammi il tuo pc!” ordinò allora la bionda, allungando la mano verso Becca.
“Per cosa?”
“Mi connetto e capisco chi sono, no!” spiegò Nic, ringraziando mentalmente l'inventore della wi-fi, e il proprietario del bar, che aveva deciso di metterla a disposizione gratuitamente ai clienti.

“Eccoli!” esclamò dopo qualche minuto Nic, girando il portatile verso l'amica, cosicché potesse vedere anche lei l'articolo e la fotografia che aveva trovato.
“Santa Wiki!” esclamò Becca, avvicinandosi allo schermo e riconoscendo, all'estrema destra della fotografia, il moro che le stava di fronte e, subito accanto a lui, il nanerottolo, come lo aveva chiamato Nic.
“I Cinema Bizarre sono Strify, alla voce; Yu, alla chitarra, Luminor alle tastiere; Shin, alla batteria e Kiro al basso. Ma che nomi del cavolo si sono scelti?” commentò Veronica, interrompendo la lettura dell'articolo.
“Manga direi...” osservò Becca che, quando era più piccola, era passata attraverso una fase acuta di insana passione per i manga, i cui ricordi occupavano ancora metà della libreria del suo studio.
“Ehi, sono di Berlino Bianca!! Ti ricordi Berlino?” domandò Nic, sorridendo all'amica.
E come avrebbe potuto dimenticarsela? Sbronze colossali, qualche nozione storica che era passata quasi inosservata tra un mal di testa ed un'estenuante tour de force a spasso per la città e, ovviamente, una cotta per un autoctono, come le capitava praticamente ad ogni gita.

Mentre le due ragazze si informavano sulla band, leggendo articoli qua e là in rete, i due ragazzi al tavolo vicino furono raggiunti dal resto della combriccola...
Il primo ad entrare fu quello che Nic e Becca avevano scoperto essere il cantante della band, Strify, anche lui con i capelli bicolore e vestito di bianco, si distingueva per il particolare bastone che portava stretto nella mano destra e che era piaciuto persino a Veronica..
Poi fu la volta dell'altissimo chitarrista, Yu, che entrò accompagnato da una sequela di apprezzamenti da parte di Nic; per lo più tutti del genere “se avesse i capelli meno lunghi dei miei, se si vestisse diversamente, o se fosse nudo, gli sarei già saltata addosso, lo sai vero Bianca?”
Rebecca le sorrise, cerando di non pensare alla pessima figura che stavano probabilmente facendo con chi, in quel locale, conosceva l'italiano, cioè quasi tutti.
Infine, insieme a quello che doveva essere il loro manager, entrò anche l'ultimo componente del gruppo Shin, con i suoi capelli biondissimi ed un paio di pantaloni a righe bianche e nere che fecero accapponare la pelle alla sensibile Veronica.
Beh, se non avesse letto qualcosa su internet in quei dieci minuti Becca avrebbe sicuramente pensato di trovarsi di fronte ad un gruppo misto e, invece dovette constatare che si trattava di cinque esemplari del sesso maschile.
Nic sapeva già a cosa stava pensando l'amica, visto che almeno la metà di quei ragazzi erano esattamente il suo tipo: maschi effeminati li chiamava lei; uomini dai lineamenti dolci, ribatteva sempre Becca. In tutti quegli anni Nic aveva visto Becca perdere la testa sempre e solo per lo stesso tipo di ragazzo: il tipico biondino con la faccia pulita che poi, puntualmente, si era dimostrato un grandissimo bastardo.
Lei, invece, preferiva i belli e dannati: se tanto alla fine erano tutti uguali, a cosa serviva illudersi che un bel faccino avrebbe cambiato le cose?
Mentre Nic si perdeva nelle sue considerazioni sull'universo maschile Becca aveva seguito con lo sguardo l'ultimo arrivato che si era seduto sul divanetto, accanto al moro, Luminor, se non ricordava male, perciò praticamente di fronte a lei.
Strify e Yu, invece, le davano le spalle, accomodati sulle poltroncine dirimpetto a Shin e Luminor; il loro manager, infine, aveva occupato l'altra poltroncina a capotavola, di fronte a Kiro – il nome più assurdo apparteneva al soggetto più assurdo in effetti, pensò Becca, spostando poi lo sguardo di nuovo sul batterista.

“Shin hai fatto conquiste!” commentò in tedesco il bassista.
“Piantala di fare l'idiota Kristian!” fu l'aspro rimprovero di Luminor.
“Ma non è mica colpa mia se quella tipa da paura ci sta mangiando con gli occhi il batterista!” insistette allora il piccolo Kiro, attirandosi le occhiate adirate di Shin che, glaciale come al solito, gli rivolse solo una parola, sufficiente a metterlo a tacere: “Basta.”
Il tono freddo con cui pronunciò quell'unica parola fu davvero come una doccia gelata e Becca, che si ritrovò contemporaneamente a fissare il suo sguardo in quegli occhi di smeraldo, percepì un brivido lungo la schiena.
Mentre la conversazione del gruppo si spostava su altri argomenti Nic approfittò per commentare “mamma mia ma quello è il re dei ghiacci! Certo che mi piacerebbe andare là a sfoggiare il mio tedesco...il nanerottolo si seppellirebbe tra i tavolini, non credi?”
Becca e Nic scoppiarono a ridere in modo così sincero che attirarono gli sguardi di quasi tutti i clienti presenti; in particolare furono proprio i cinque ragazzi ad osservarle con maggiore insistenza e, tra di loro, uno si trovò persino ad associare la risata di una delle due ragazze ad un vecchio ricordo.

N.d.a.

Bene, questa doveva essere una one-shot, ma la mia scarsa capacità di riassumere in poche parole i fatti mi ha obbligato a dividerla in due parti.
E' la prima storia che scrivo su questa band che ho scoperto da qualche tempo. Che dite? Ci sono andata vicina ai loro caratteri? Fatemi sapere!
Grazie a chiunque sia arrivato fino a qua!!



  
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