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Autore: Lusio    26/04/2014    9 recensioni
Ci sono persone destinate ad incontrarsi. E se questo non succede, allora ci pensa il Destino a dare una mano.
Questo è successo a Kurt Hummel, residente a New York, e a Blaine Anderson, residente a Los Angeles.
Non si sono mai incontrati di persona, ma si sono innamorati.
Può darsi che questa storia, dai contorni fantasy, non abbia senso... ma l'amore raramente ha senso. Altrimenti non potrebbe infrangere le più solide leggi dell'universo.
(Already Home!Klaine)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota importante: I caratteri in grassetto sono le parole di Kurt, quelli in corsivo invece sono di Blaine. Si parlano attraverso il pensiero. I motivi e le cause vengono spiegate nel primo paragrafo.

 

Ci incontriamo a metà strada

 

 

 

Se due persone sono destinate ad incontrarsi, allora ci sono buone probabilità che si incontrino. Ci sono, è vero, possibilità che ciò non avvenga mai per molteplici motivi e, anche se avviene pochissime volte, è doloroso lo stesso a dirlo. Ci sono anche dei casi, rarissimi, in cui è proprio il Destino a metterci mano, stravolgendo completamente ogni regola della fisica e dell’ordine universale.

A Kurt Hummel, residente a New York, e a Blaine Anderson, residente a Los Angeles, è successo esattamente questo: il Destino decise di aiutarli a trovarsi, facendo scontrare i loro mondi.

Il loro primo dialogo è avvenuto di punto in bianco; e non parlavano. Pensavano.

 

*

 

Mi senti?

Ti sento.

Hai una voce molto bella.

Sei frutto della mia immaginazione?

Non credo. Al momento vivo ed esisto.

Grazie tante, genio. In quale altro modo potresti rispondermi se sei nella mia testa?

Veramente sei tu ad essere nella mia testa e ti pregherei di moderare il tono, rischi di fare una pessima prima impressione.

Senti “voce strana frutto, forse, della patetica conseguenza di essere ancora single”, spegniti, devo andare a lavoro e l’ultima cosa che voglio è fare la parte del mentecatto con metà della popolazione newyorkese.

Un’ultima cosa e ti “spengo” io per gli stessi motivi: perché quella assurda e aggiungo divertente definizione iniziale?

Niente, solo che mi piacerebbe conoscere davvero un ragazzo con una voce come la tua.

Mi hai appena conosciuto, invece.

Forse neanche esisti.

Facciamo finta di esistere tutti e due, l’uno per l’altro. Io mi chiamo Blaine.

Io mi chiamo Kurt.

 

*

 

Tornarono a “parlarsi”durante la pausa lavoro (Kurt lavorava in un pub e Blaine teneva lezioni di musica ai bambini), a pranzo, a cena e la notte prima di coricarsi. Sempre la stessa tonalità di voce nelle loro teste, frasi nate di punto in bianco. Fu dopo quella prima giornata che iniziarono a sospettare che forse quella chiacchierata era vera e non nata dal loro senso di solitudine; ma per sicurezza misero in mezzo accertamenti obbligatori per evitare timori di insanità mentale, tipo profili facebook e twitter, qualche commento di apprezzamento sotto le foto del profilo, qualche breve chiacchierata normale in chat per poi rendersi conto che preferivano quel contatto diretto/indiretto. Come continuavano a ripetersi reciprocamente, trovavano molto bella l’uno la voce dell’altro.

 

*

 

Non credo di aver mai avuto un’amicizia così particolare.

Non sei un tipo molto socievole, vero?

E tu non sei uno che riesce a conservare una parvenza di educazione, è vero?

Touché. Comunque, concordo con te. Anzi, non credo sia mai esistita un’amicizia simile. Quanti possono dire di aver socializzato telepaticamente con persone che vivono dall’altra parte dello stato?

Più o meno, tre quarti di residenti negli ospedali psichiatrici.

Alla luce di quanto ci è successo, sto seriamente rivalutando i pazzi. Chissà se anche a loro è capitato quello che sta succedendo a noi?

Ti prego, possiamo evitare questo argomento?!

Qualche trascorso in famiglia?

No, “Mister Delicatezza”; brutta esperienza con il film “Shining”.

Ma no, dai! “Shining” è un capolavoro della cinematografia universale. Non puoi lavorare nel mondo dello spettacolo se non lo riconosci.

E tu non puoi essere umano se non ti fai venire la strizza vedendolo.

Ma devi farti venire la strizza, è quello il bello. Senti, tu adesso esci, vai a noleggiarlo, io faccio lo stesso, e stasera lo guardiamo insieme.

Scordatelo, ho di meglio da fare!

Tipo cosa? Interrogarti sui grandi quesiti dell’universo? Su, non fare il coniglio! Se poi avrai paura, potrai nasconderti dietro la mia spalla.

Nascondermi dietro la tua spalla?

Usa un po’ di immaginazione.

 

*

 

Scommetto che tu sei uno di quelli che quando mangiano il pop corn, lo lanciano in aria e lo prendono al volo con la bocca.

Stai cercando di evitare di guardare il film.

E tu stai cercando di evitare di mostrarti incapace di fare una cosa semplicissima.

Mi stai sfidando?

Ci sei arrivato.

Benissimo. Vedremo chi la spunterà.

 

Al primo tentativo, Blaine fece finire il pop corn dietro il divano sul quale era seduto, al secondo tentativo in un occhio, al terzo sembrò riuscirci, ma il pop corn gli rimbalzò sul labbro inferiore e, nell’inutile tentativo di non lasciarselo sfuggire, lo mandò dall’altra parte della stanza, e al quarto gli si infilò nella canottiera e si arrese, capendo che non valeva la pena sprecare in quel modo una sicura fonte di cibo da serata da film. Nelle orecchie gli risuonava la risata di Kurt.

 

Ok, forse non sono completamente in forma stasera.

Eri buffissimo!

Quando?

Mentre cercavi di afferrare i pop corn al volo.

Ma cosa ne sai se non puoi vedermi?

Credo di averti visto per un attimo.

Dai, continuiamo a vedere il film. Non ti mollerò fino a quando non termineranno anche i titoli di coda.

 

*

 

Dove sei?

Nel posto che più odio al mondo: la metropolitana durante l’ora di punta. Tu, invece?

Sono in spiaggia. Mi godo un po’ di relax.

Quanto ti invidio! In tutta la mia vita sono andato pochissime volte al mare.

Se non sei mai stato su questa spiaggia, secondo me, non sei mai andato al mare.

É bella?

Non immagini neanche quanto.

Descrivimela.

É grandissima; senza ombrelloni, sedie a sdraio, asciugamani e bagnanti sembra un pezzo di deserto, ma le case e gli edifici che si vedono da lontano non mi fanno sentire sperduto. La sabbia è calda, pulita e senza imperfezioni ed è ruvida e morbida sotto i piedi, me la sento scivolare piacevolmente sotto le dita, ad ogni passo ci affondo dentro fino a quando non vengo fermato da quello strato più duro. In sottofondo c’è il suono continuo delle onde che si infrangono sulla battigia, lo sfrigolio della spuma, il verso di qualche gabbiano che, forse, sta tornando a casa e vuole avvisare la sua famiglia. L’aria salmastra mi apre i polmoni. Il sole sta tramontando e sta scomparendo nel mare, sembra ci si stia sciogliendo dentro, che stia diventando una lunga striscia di fuoco sull’acqua. Tra un po’ inizierà a fare freddo, ma si sta ancora bene.

Non so cosa darei per vederlo.

Vorrei che tu fossi qui.

 

*

 

Ci sei?

Per te sempre.

Smettila di fare lo svenevole. Sai dove sono?

No, dove?

Central Park. Alla fontana dell’Angelo. Vuoi che ti descriva quello che vedo, come hai fatto tu con me?

Sì, ti prego! Ho assoluto bisogno di un po’ di distrazione o rischio di impazzire in quest’aula.

È il posto che preferisco in assoluto qui a New York. Anche se sei circondato da tante persone, l’unica cosa che senti è il rumore dell’acqua della fontana e, quando chiudono le tubature, il vento tra gli alberi. Dovresti vederlo in autunno, però: le foglie assumono delle sfumature di colori che vanno dal marrone all’arancione, potrei dirti il color Terra di Siena ma sarebbe troppo esagerato, credo. Quando cadono rendono il lago sottostante un enorme tappeto autunnale. La statua dell’Angelo della fontana svetta su tutto qui intorno, ha le ali spiegate come se volesse spiccare il volo da un momento all’altro ma il fatto che sia fatto di bronzo glielo impedisce e rimane bloccato al suo piedistallo. Non sono bravo a raccontare come te, scusa.

No, no. Resterei ad ascoltarti per ore.

Devo rientrare.

 

*

 

Dormi?

No, stanotte non ho molto sonno.

Ti va di parlare un po’?

Ti è successo qualcosa?

No, no, avevo solo voglia di sentirti. Ci siamo parlati poco in questi ultimi giorni.

Ho avuto un po’ di impegni, tra gli esami alla NYADA e il lavoro, sai.

Adesso riesco a vederti.

Suona veramente inquietante.

Veramente. Sei girato su un fianco, rivolto verso di me, un braccio sotto il cuscino e con l’altro ti copri la pancia, mi guardi in maniera sconvolta, sicuramente perché non ti aspettavi che riuscissi a vederti.

A dire la verità sono sconvolto perché credo di vederti di nuovo anch’io.

Come mi vedi?

Anche tu sei girato verso di me. Ma tu hai gli occhi lucidi. Stai piangendo?

Sì, perché non mi sento più solo.

 

*

 

Non bisogna adagiarsi troppo sulla strada facile che il Destino ti ha tracciato, perché tutto può cambiare. Le voci possono affievolirsi e le immagini sbiadirsi e il desiderio di trovarsi cresce, cresce fino a rendere insopportabile quel poco che hai.

 

*

 

Blaine, finiamola qui.

Cosa vuoi dire?

Tutto questo… questa… cosa che c’è tra noi. È assurda. Non doveva nemmeno iniziare.

Ma che ti prende? Perché dici questo?

Sono stanco, Blaine. Hai in mente di portare avanti questa “comunicazione” all’infinito? No, io sto iniziando a stufarmi, non è una cosa sana, né normale, e poi a cosa ci può portare? A nulla. Stiamo fermi qui, a parlare senza che nulla cambi.

Abbiamo deciso insieme di lasciare le cose così come stanno, che era preferibile parlare così piuttosto che rimanere in contatto tramite il computer. Riusciamo anche a vederci in alcuni momenti. Cos’è cambiato adesso?

È cambiato tutto. Sta cambiando tutto. E preferisco dare un taglio definitivo in questo stesso momento perché…

Perché?

Perché non ti ho mai incontrato di persona, eppure… mi sto innamorando di te.

Kurt, e questo sarebbe un male? Questo renderebbe tutto più difficile? È la cosa più facile del mondo. Kurt le uniche difficoltà sono quelle che ci creiamo noi e non sono mai irrisolvibili. Incontriamoci, vediamoci di persona, così non dovremo avere paura di nulla. Non è difficile, Kurt, dobbiamo solo incontrarci. Possiamo farlo, nessuno ce lo impedisce. Kurt. Kurt, mi senti? Kurt! Ti prego, Kurt non lasciare che questa nostra connessione si interrompa, non adesso. Non è un caso se riusciamo a parlarci così. Ci siamo trovati, Kurt. Kurt rispondimi. Kurt… anch’io mi sto innamorando di te.

 

*

 

Il Destino aveva concesso il suo aiuto a Kurt e a Blaine; il resto spettava a loro.

Quella fu l’ultima conversazione che ebbero, dopo di che non riuscirono più a parlarsi, non capirono per quale motivo ma questo diede loro la spinta necessaria per fare ciò che avrebbero dovuto fare già all’inizio: trovarsi e incontrarsi.

Si lasciarono un identico messaggio che però nessuno dei due ebbe il tempo di leggere, vista la fretta con la quale partirono. “Sto venendo da te”. Kurt prese un aereo per Los Angeles; lo stesso giorno, Blaine prese un aereo per New York.

Per alcuni minuti furono vicini a centinaia di metri da terra, in cielo, più vicini di quanto non fossero mai stati, salvo poi ritrovarsi di nuovo in due diverse parti del paese. Non si gioca mai in maniera semplice col Destino.

Quando toccarono il suolo, la loro situazione non era cambiata. E ancora non riuscivano a sentirsi, almeno per dirsi “Sono qui”. Andarono in tutti i luoghi in cui pensavano di trovarsi, luogo di studio, posto di lavoro, ma nulla.

Alla fine, scelsero di tentare con i loro luoghi preferiti, non tanto animati dalla speranza di trovarsi quanto almeno di vedere quei posti assaporati dalle parole reciproche.

Sulla spiaggia, Kurt si tolse le scarpe e i calzini e la giacca e lasciò tutto sulla sabbia che si sollevava al vento, cosa che mai aveva fatto, e si fermò sulla battigia, l’acqua che gli scorreva fino alle caviglie, il sole al tramonto che gli scaldava il viso.

Nel centro di Central Park, dove si trovava la fontana dell’Angelo, Blaine si accorse che era arrivato l’autunno. Le foglie cadevano nel laghetto come una pioggia marrone, rossa, gialla e arancione (“Terra di Siena” avrebbe detto Kurt) e davanti a quello spettacolo, imponente e aggraziato, l’Angelo lo fissava dall’alto, una mano protesa verso di lui, con alcuni colombi che riposavano sulle sue ali immote.

Nessuno di quei due ragazzi aveva mai visto niente di più bello; solo… mancava la persona con la quale condividere quello spettacolo.

 

Blaine                     Kurt

 

Quell’ultimo richiamo pieno di amore incrinò la sottile barriera che ancora li separava e si sentirono. E si videro.

 

“Ci incontriamo a metà strada”

 

Lasciandosi alle spalle lo spettacolo del tramonto sul mare e dell’autunno di Central Park, si vennero incontro, assaporando ogni passo, prendendosi dei brevi momenti per riconoscere quei piccoli dettagli impressi nella memoria. Alla fine non riuscirono più a trattenere l’eccitazione e corsero, fermandosi a pochi centimetri l’uno dall’altro.

Non aveva più importanza che tutto fosse surreale e incredibile, perché il sentimento che adesso sapevano di provare era surreale e incredibile.

Quando le loro labbra di unirono, la barriera si dissolse, erano su una spiaggia di Los Angeles ed erano al Central Park di New York. Ed erano insieme.

Le voci nella testa potevano lasciare il posto alle voci delle loro labbra e dei loro cuori.

 

 

 

Fine

 

 

 

Nota dell’autore

Salve a tutti, eccomi di ritorno. In questi ultimi mesi (anzi, in quest’ultimo anno) mi sto facendo pregare per portare a termine qualcosa, ma lo studio, il lavoro e mille altri impegni mi tengono parecchio occupato. Dipendesse da me, passerei il resto della giornata solo a scrivere. Un’altra OS aspetta ancora di essere conclusa, vi basti sapere questo.

Questa OS è stata in scritta in cinque giorni, per cui perdonate l’eccessiva brevità e velocità di alcune situazioni, ma mi è venuta l’ispirazione subito dopo aver visto alcuni gif set Klaine ispirati al videoclip di “Already Home” che, penso, avrete già visto e soprattuto ascoltato tutti.

Come avrete capito leggendola, mi sono allontanato parecchio da quello che era il testo della canzone e il significato del videoclip, ma l’idea che mi venne non riguardava due persone che hanno una relazione a distanza ma proprio due persone che, con un piccolo aiuto del Destino (o Karma o Dio o qualunque cosa sia), si trovano col pensiero, si conoscono e si innamorano “senza nemmeno essersi visti, semplicemente conoscendosi attraverso le parole e vedendosi in maniera sporadica attraverso brevi flash.

Lo so, non ha molto senso ma, se ci pensate bene, l’amore non deve avere per forza un senso.

Se avete avuto dei dubbi o per qualcosa o anche per farmi sapere cosa ne pensate, spero di leggere una qualche vostra recensione.

 

In conclusione, vorrei ringraziare Zurry per avermi mostrato le gif set incriminate e per avermi suggerito di tirane fuori qualcosa e che mi ha betato questa OS e, soprattutto, mi ha dato preziose indicazioni affinché la storia acquistasse più senso. Grazie mille Zurry <3

 

Mi sento in dovere di dedicare questa OS alle splendide persone con le quali posso ancora sclerare tranquillamente per Glee in generale e per la Klaine in particolare: Claris, Zurry, Ely Medialuna e tante altre e un pensiero a tutte le persone che seguono i miei scleri e le mie deliranti farneticazioni sulla mia pagina facebook.

 

Se mi volete, mi trovate sulla mia pagina: https://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483?fref=nf

E sul mio profilo Ask: http://ask.fm/LusioEFP

 

Un abbraccio generale J Speriamo di rivederci prestissimo.

 

Lusio

  
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