Il
dolce più famoso della Sicilia
“Nonna!
Nonna!” chiamarono in coro Andrea, Celeste e Miriam.
“Si,
cosa volete bambini?” rispose nonna Valeria.
“Vuoi
un po’ di frutta martorana ?”
“Si
grazie!”
Appena
finito di mangiare Andrea chiese come mai la frutta martorana
c’era solo in
Sicilia.
“Beh
è una storia lunga, se vuoi te la racconto” disse
nonna Valeria.
“Siiiiiii!!!”
esclamarono le gemelle Celeste e Miriam
E
nonna Valeria iniziò a raccontare:
“C’era
una volta, tanto tempo fa, una piccola pasticceria qui in Sicilia. Il
pasticcere si chiamava Fabio ed era molto bravo tanto che tutti i
bambini,
all’uscita di scuola, si recavano in quella piccola
pasticceria per assaggiare
le sue specialità.
Un
giorno egli partì con la sorella Angelica e alcuni bambini
che ogni tanto lo
aiutavano per l’Arabia, a trovare il suo caro amico Giuseppe.
Anche
egli era un pasticcere! Infatti aveva inventato un nuovo dolce e aveva
chiamato
Fabio per mostrarglielo.
Arrivato
li Fabio, Angelica e i bambini che lo aiutavano, che si chiamavano
Caterina,
Tindaro, Natanaela, Alex e Gianpiero, andarono a trovare Giuseppe.
Egli
dopo un’accogliente ospitalità,
raccontò e mostrò a Fabio la sua scoperta:
mentre cercava l’ispirazione creò, impastando
delle mandorle con 3 albumi di
uovo e zucchero, una pasta dolce e molto buona.
Ma
Giuseppe era molto vecchio e non poteva viaggiare più come
una volta, così
pregò Fabio di portare la sua creazione in Sicilia e di
farla conoscere a tutta
la gente.
Così
fece e appena arrivato a casa il pasticcere Fabio inizio a lavorarci su.
Purtroppo
non ci riusciva bene come Giuseppe, ma non si fermava un attimo e
lavorava
giorno e notte. Chiuse perfino la pasticceria e non voleva essere
aiutato ne
dai bambini ne da sua sorella.
Era
disperato e voleva che fosse perfetta.
Un
giorno, mentre lavorava, venne una ragazza che volle assaggiare la
specialità
del pasticcere. Aveva saputo del nuovo prodotto e volle assaggiarlo.
Fabio
, che non voleva far assaggiare a nessuno il suo prodotto per timore
che non
fosse buono, non resistette ad offrirglielo e, dopo averlo assaggiato,
la
ragazza gli sorrise, disse che ra buonissimo e si tramutò in
una bellissima
fata di un regno dei sogni.
Il
pasticcere restò incantato dalla bellezza della fata e se ne
innamorò all’istante.
Timidamente
le chiese il suo nome, ma ella sorridendo scomparve.
Fabio
chiamo quella pasta, Pasta Reale, meglio nota da noi come pasta di
mandorle, perché
sperava che la sua amata non fosse frutto dei suoi pensieri ma che
fosse reale
per poi sposarla.
Inoltre
i cinque piccoli amici del pasticcere sparsero la voce anche ad amici
lontani e
così tantissimi bambini ogni giorno accorrevano per mangiare
un pezzo di quella
pasta a dir poco favolosa!
C’erano
la piccola lavandaia Marilena, la diligente Roberta, la contadinella
Alexandra,
il pescatore Mirco, la fiammiferaia Melin, la figlia del fruttivendolo
Lucrezia
e anche la figlia del comandante dei carabinieri, Paola che si dava
sempre
tante arie.
Ma
nonostante la visita giornaliera dei bambini, Fabio era triste.
Sperava
ogni giorno e ogni notte che la fata tornasse da lui. Ma niente, ogni
notte e
ogni giorno aspettava invano.
Allora
ricominciò a impastare per creare nuovi dolci in modo che
ella, sentendo ancor
parlare della sua fama, tornasse a trovarlo.
Ma
un giorno, mentre Fabio era via per delle commissioni, dei ladri si
intrufolarono nella pasticceria e distrussero tutto, anche la preziosa
Pasta
Reale che Fabio aveva accuratamente conservato per il ritorno della
fata.
Quando
Fabio scoprì il disastro cadde in depressione e chiuse per
sempre la
pasticceria.
Aveva
perso tutta la sua creatività, la sua passione per quel
lavoro, la speranza di
poter rivedere la sua amata e si sentì inutile.
Una
notte, mentre dormiva, ebbe un incubo.
Sognò
la sua amata, ma era in pericolo in un luogo sconosciuto. Accanto
c’erano due
figure nere che a mala pena si distinguevano e tenevano qualcosa.
Successivamente
apparve un’altra scena: era della frutta. Ma non frutta
semplice! Sembrava
fatta di pasta. Infine un'altra scena: la sua fata che gli parlava, che
gridava
aiuto e che gli diceva di salvarla con un dolce.
Si
svegliò in un bagno di sudore, accese la luce e scese nella
pasticceria e si
mise subito al lavoro.
Purtroppo
non aveva più idee e non sapeva da che parte iniziare. Poi
ripensò alla sua
amata e alla Pasta Reale e decise di creare qualcosa che avesse come
materia
prima quella pasta che aveva segnato la vita della fata e del
pasticcere.
Impastò
tutta la notte, poi creò delle forme simili a della frutta,
li fece cuocere e
infine li dipinse con gli appositi coloranti per dolci. Erano identici
a quelli
del sogno, bellissimi e dolcissimi !
Fabio
diede il nome a quella meraviglia e la chiamò
“frutta martorana”.
Improvvisamente
si ritrovò in una dimensione diversa. Era davanti ad una
ghigliottina e li,
pronta per l’esecuzione, c’era la fata svenuta. La
corda era tenuta dai 2
perfidi stregoni Benito e Mirko, nemici dell’amore, della
gioia e della bontà.
Senza
pensarci due volte Fabio lanciò il dolce agli stregoni che
mangiandolo distrussero
la propria anima perfida. Ma lasciarono andare la corda e la lama della
ghigliottina scendeva giù velocissima!
Allora
Fabio si buttò per proteggere la sua amata,
riuscì a tenere la corda, liberò la
sua amata e la baciò. Improvvisamente si ritrovarono di
nuovo nella
pasticceria, la fata perse i poteri e divenne la ragazza che il
pasticcere
conobbe quella prima volta. Si svegliò e sorrise. Il cuore
di Fabio si riempì
di gioia e chiese di sposarlo. E la ragazza accettò.
Le
nozze vennero celebrate qualche giorno dopo e tutti insieme
festeggiarono con
la frutta martorana e
Si
come il sogno di Fabio divenuto realtà e della sua amata,
della quale, ancora,
non si sa il nome.”
“Nonna
è una storia bellissima!” esclamarono i tre
piccoli.
“Gia”-
rispose nonna Valeria – “e ora bambini che
conoscete questa storia, amate
questo dolce che è il più famoso della nostra
terra!”.