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Autore: Uptrand    27/04/2014    19 recensioni
In questo racconti parlo di due personaggi che mi sono inventato in Mass Effect la nuova generazione, Isabella e Dasha.
Ho deciso di fare dei brevi racconti non legati fra loro.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Nel hangar dell'Altantic Codex, Mores stava lavorando con passione sul progetto che aveva proposto a Dasha, per eliminare un tizio rinchiuso in una fortezza

Nel hangar della nave spaziale Atlantic Codex, il krogan Mores stava lavorando con passione sul progetto che aveva proposto a Dasha, per eliminare un tizio rinchiuso in un appartamento del tutto simile a una fortezza.

Non era stato però contento del fatto di dover lavorare con Sunt, quel cinico Volus lo irritava per come agiva freddamente secondo rigidi calcoli. Era senza quella passione che in lui aveva ispirato alcune delle sue opere maggiori e che distingueva i geni dagli altri a suo giudizio.

Non che da una razza come quella dei Volus, dominata da commercianti e banchieri, ci si potesse aspettare qualcosa di differente. Di bassa statura e costretti a indossare tute ambientali per vivere al di fuori di Irune, il loro pianeta natale.

Originari di un mondo con atmosfera a base di ammoniaca e ad alta pressione, le tradizionali condizioni di vita sarebbero per loro dannose. I loro corpi si sfalderebbero in pianeti con una pressione più bassa.

Sunt era irritato all'idea di dover lavorare con Mores. Il Krogan era caotico, rumoroso e barbarico. Quando si lavorava nel campo della finanza, come anche lui aveva fatto o si hackeravano i sistemi per uccidere bisogna agire freddamente.

Era tutta una questione di calcoli e la passione di Mores nel costruire cose che “facevano tremare il suolo”, come il krogan amava dire, non era di nessuna utilità ma serviva solo a offuscare la mente. Quando si creavano IV bisognava essere calcolatori come le stesse macchine.

Non che da una razza come quella dei Krogan, dominata da guerrieri e capi clan signori della guerra, ci si potesse aspettare qualcosa di differente. Nativi di Tuchanka, simili a grandi rettili. Il piacere di uccidere e combattere era l’unica cosa che a suo dire accomunava tutti i krogan. Oltre a ubriacarsi di ryncol e raccontare le proprie eroiche gesta, spesso mai accadute.

Come se avessero percepito i pensieri l'uno dell'altro, si voltarono guardandosi a vicenda. Non avevano ancora deciso se era meglio ignorare l'altro o cercare di ucciderlo.

 

Le Lucen Tower, nel Presidium della stazione spaziale Cittadella, erano un agglomerato di appartamenti lussuosi di recente costruzione. Dotate di tutti i comfort, tra cui un eccellente sicurezza privata, davano la possibilità di vivere al loro interno senza il bisogno di andare all'esterno per trovare quello che si voleva.

Il citofono suonò e si udì la voce di un addetto alla sicurezza chiedere « Nome e motivo della visita, vi informo che siete ripresi da diverse telecamere.»

A suonare era stato un drell e dall’abbigliamento, una divisa con il logo di una nota compagnia di spedizione, era un fattorino.« Ho una consegna per il signor Telfor Arrow.» Spiegò.

« Il signor Arrow non è presente, dovrete ripassare.» Affermò la guardia.

«Cosa? Pensi che mi paghino per il tempo perso? Se il signore vuole questo pacco dovrà riordinarlo, i prodotti non ritirati vengono rimandanti al mittente.» Borbottò scontroso il corriere.

Dalla sicurezza nessuna risposta.

Il fattorino sbuffò sonoramente «Sentite...a me non interessa che lo ritiri di persona il destinatario, potete anche tenerlo voi finché non arriva. Non penso che vi farà i complimenti se lo costringete ad ordinare due volte lo stesso “costoso” prodotto, perché visto che abita qui è sicuramente qualcosa di valore.»

Sotto il citofono si aprì uno sportello «Infila il pacco li se ci passa, altrimenti niente da fare.» Sentenziò la guardia.

Il pacco passò senza problemi e lo sportello si chiuse appena gli addetti alla sicurezza lo ricevettero.

Il fattorino ringraziò e se ne andò. «Sono Tenus , il pacco è dentro.» Disse al comunicatore

L'agente mise il pacco in un montacarichi non prima di averlo controllato tramite delle scansioni, conteneva uno di quei nuovi robot per le pulizie che si vedevano in televisione, niente di pericoloso.

Lo mandò dritto fino all'appartamento del signor Arrow. Lo aveva contattato mentre il fattorino si lamentava inutilmente.

Come richiesto dal cliente la sicurezza riferiva continuamente che non era in casa. Nel caso fosse arrivata merce di cui non erano stati avvisati, rifiutarla o contattarlo sempre prima di far giungere qualsiasi cosa al suo appartamento.

Quello che l'agente non sapeva è che un geniale hacker volus aveva dirottato la chiamata, usando un IV che imitasse modo di parlare e risposte del cliente facendosi passare per lui. Ora toccava al Krogan.

 

Telfor Arrow stava ascoltando della musica, mentre sdraiato sul divano ammirava il panorama delle olofinestre. Le Lucen Tower non erano dotate di finestre e per ovviare al problema erano stati inseriti dei proiettori che ricreavano sui muri e dal vivo lo stesso panorama ed effetto di una vetrata. Poteva vedere la gente muoversi e passare, sentirne il vociare con la possibilità di regolarne il volume, piccoli getti d’aria simulavano la brezza che avrebbe sentito se fosse stato per davvero all’esterno su un balcone.

Con in più la sicurezza che garantiva una parete di acciaio da ogni minaccia esterna.

Udì il cicalino del montacarichi che ne annunciava l'arrivo.

Si alzò dal divano avvicinandosi con circospezione all'origine del suono. Quando fu a qualche metro di distanza il portello del montacarichi esplose e ne cadde una sfera delle dimensioni di un pallone.

Da essa delle piccoli sezioni laterali, di forma rotonda, nella zona inferiore scattarono verso l'esterno mentre dalla cima si alzava quella che sembrava una torretta.

Telfor non perse tempo a chiedersi cos'era, corse via per cercare di prendere l'arma che aveva dimenticato sul divano e per chiamare la sicurezza. Giusto in tempo per evitare una seria di colpi provenienti dalla torretta, adesso era sicuro che lo fosse e pure armata, mentre lo strano aggressore scattava al suo inseguimento usando le parti laterali come ruote.

 

Mores si stava divertendo, il suo obiettivo si era rilevato un tipo combattivo e non rischiavano di essere disturbati da estranei essendo l'appartamento insonorizzato e le comunicazioni tagliate.

Dalla sua postazione, un alloggio sulla Cittadella negli agglomerati Zakera perché comandarlo dalla nave sarebbe stato impossibile causa la distanza, aveva una visuale in prima persona sullo schermo di quello che “Big Varren”, cosi aveva chiamato la sua opera, gli mostrava grazie alle telecamere installate, mentre freneticamente usava i comandi dell'omni-pad per muovere il robottino.

Il divertimento sarebbe stato maggiore, se non avesse dovuto dividere il suo nascondiglio con Sunt e Tenus. Il drell poteva anche sopportarlo.

Il volus, fermo alla sua postazione, invece rimaneva silenzioso e irritante.

 

Arrow era ferito ma vivo dietro a quello che un tempo era stato il suo mobile bar, non aveva ancora capito cosa fosse quella diavoleria ma aveva un idea dei suoi limiti. Prese una bottiglia di liquore e sfruttò un momento di pausa, tra un colpo e l'altro, per tirargliela addosso.

Questa venne colpita e il suo contenuto si riversò fuori, Telfor si sporse e fece fuoco, l’alcool s’incendiò e le fiamme avvolsero il piccolo robot.

Facendo affidamento su questo e sulla fortuna uscii dal suo riparo, gettandosi di lato e raggiungendo la libreria, mentre suonava l'allarme antincendio e scattavano gli idranti d'emergenza.

L'ultima cosa che Mores vide tramite “Big Varren” fu qualcosa di scuro che gli cadeva addosso.

Arrow poteva sentire il piccolo robot assassino agitarsi, non era abbastanza potente per liberarsi da un peso come quello della libreria che gli era crollata sopra.

 

Mores era seccato, non era possibile che una sua invenzione fosse stata battuta, ma i suoi pensieri furono altri quando, dal trasmettitore a lunga distanza, udii la voce di Dasha che era rimasta sul Atlantic Codex. Aveva organizzato un ponte che permetteva di trasmettere le immagini con un lieve ritardo alla nave, lo stesso non era stato possibile fare con i comandi.

Il suo capo era già informata di tutto.

«Mores, non sono soddisfatta.» Commentò Dasha, il tono era gelido.

Il Krogan si voltò sentendosi osservato e vide il volus fissarlo, ovviamente aveva ascoltando la conversazione. Non poteva dirlo con sicurezza per via della tuta ambientale che il piccoletto portava, ma era sicuro che stesse ridendo di lui.

«Non è ancora finita.» Dichiarò risoluto Mores e premette un pulsante.

 

Telfor stava zoppicando verso la porta quando sentì il proprio corpo venire sollevato in aria, un calore enorme bruciargli la pelle. Apri la bocca per urlare ma non vi riuscì, l'aria calda gli entrò in corpo ustionandogli gola e polmoni, attorno a lui solo fiamme. L'ultima sensazione che provò fu quella di uno strattone che lo tirava indietro. Verso il centro delle fiamme.

Soddisfatto il krogan comunicò il successo «Tutto fatto Dasha,”Big Varren” era equipaggiato con una bomba a vuoto. Questa disperde nell'aria idrocarburi i quali, opportunamente innescati, bruciano rapidamente in modo da consumare l'ossigeno presente nell'atmosfera, creando così una depressione che genera una forte corrente. Il bersaglio è sicuramente morto.»

«Bene.Tenus recupera Mores e Sunt e lasciate la Cittadella, assicurati di non lasciar tracce.» Ordinò il loro capo.

 «Ricevuto Dasha.» Rispose il suo assassino drell.

Quella sera, la prima notizia sui telegiornali locali fu quella riguardante una misteriosa esplosione che aveva distrutto un appartamento nel complesso delle Lucen Tower e ucciso il suo proprietario, un affarista di dubbia moralità.

Quello che nessuno disse fu che la società proprietaria e costruttrice delle Lucen Tower perse milioni insieme al proprio presidente Telfor Arrow per lo smacco subito, finendo sotto il controllo di una persona sconosciuta, ma con i fondi necessari, che ne prese il controllo come nuovo amministratore: Dasha Weaver.

   
 
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