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Autore: block56    27/04/2014    0 recensioni
Marianna è una ragazzina molto seria, diversa dalle altre. E' famosa per la sua fama da "sfigatella" della 5 D del liceo classico di Roma. Conosce il suo primo amore solo quando un ragazzino di nome Lorenzo, che tormentava sin dal primo giorno Marianna, si accorge di chi è lei veramente. Dopo lunghe liti, incomprensioni e attese, i due riescono finalmente a fidanzarsi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Settembre
 
Era da un bel po’ di tempo che non salivo queste scale; mi mancavano, in un certo senso. Entro in classe, poggio lo zaino sul banco e alzando lo sguardo vedo che Lorenzo è ancora qui.
“Ti prego smettila.” dico prima che possa aprire bocca.
Lui ride.
“Levati!” gli urlo spingendolo via dalla mia sedia.
“Ehi, calma!” risponde “sei isterica già da prima mattina.” Dice accennando un sorriso di disprezzo.
Alzo gli occhi al cielo e cambio banco.
Sistemo la mia roba, mi faccio una coda con l’elastico blu che avevo al polso e mi metto gli occhiali da vista. Prendo il libro di matematica del secondo anno e inizio a ripetere un po’ di argomenti. “Siamo già al secondo anno?!” dico fra me e me. Come passa veloce il tempo. Ricordo ancora il mio primo giorno di scuola: compagni mai visti prima, ragazzine truccatissime, ragazzi belli e altri osceni… e poi c’ero io, la ragazza più sconsiderata di tutta la classe (e di tutto l’istituto). Tutte le ragazzine facevano subito amicizia, ma io no. Io ero seduta al mio posto, con la coda di cavallo e gli occhiali enormi. Verso metà anno scolastico tutte le ragazze della mia classe andavano alla feste in discoteca, mentre io passavo il sabato sera chiusa in casa. Non parlavo mai con nessuno. L’unica persona che mi considerava era Lorenzo: era sempre dietro di me a darmi fastidio. In classe mi tirava le palline di carta in testa, mentre in palestra mi faceva le schiacciate addosso ogni volta che giocavamo a pallavolo. Io non dicevo mai niente.
Spero che almeno quest’anno sia cambiato, come ho fatto io, ma ne dubito altamente. La stupidità è una malattia dalla quale non puoi (o forse non vuoi) guarire.
 
 
La professoressa entra in classe e comincia a parlare di non so cosa. Riesco solo a percepire alcune parole. “queste lunghe vacanze…” Vacanze?! Ha detto vacanze?! Non possono essere definite tali se ci date tutti questi compiti!
“Bene, aprite il libro a pagina 3” dice infine la professoressa.
Mentre lei continua a parlare, io continuo a ripensare a queste “vacanze”, a tutti i miei amici del mare, ai miei parenti che non vedevo da secoli…
Il mio soliloquio però viene interrotto dal solito stupido Lorenzo, che continua a lanciare palline di carta. Mi giro innervosita e vedo che questa volta non è stato Lorenzo ma Giorgia. E’ una di quelle ragazze che veste sempre firmata, all’ultima moda, con quintali di trucco sugli occhi. Prendo la pallina e la tiro verso il cestino. Che bello. Adesso Lorenzo non sarà più solo. Adesso avrà delle amiche nuove con cui potrà darmi fastidio.
Continuo a guardare Giorgia e le sue amiche che ridono di me, il che mi da molto fastidio.
“Non piangere” mi ripeto “Non piangere, non piangere, sii forte” sii forte… come posso essere forte se ho un carattere così debole?
 
 
Sposto il mio sguardo su Lorenzo e vedo che mi stava dicendo qualcosa, ma non capivo cosa. Cercavo di seguire il movimento delle sue labbra ma le parole erano incomprensibili.
“Marianna, cosa fai? Dormi?” mi rimprovera la professoressa.
“La brutta addormentata!” dice Lorenzo.
La classe scoppia in una risata e fra queste spicca quella da papera di Giorgia.
Basta. Non posso farcela. Non posso essere forte. Non posso continuare ad essere così stupida. Non posso.
La professoressa richiama all’ordine la classe che lentamente smette di ridere.
Mi stringo la coda e comincio ad ascoltare “l’interessante” spiegazione di matematica. Guardo ancora Lorenzo che continuava a ridere di me.
Perché?! Perché proprio a me?! Cosa ho fatto di sbagliato?!
“Avrò la mia vendetta” dico a Lorenzo fulminandolo con lo sguardo.
Avrò la mia vendetta. Rivendicherò tutto ciò che mi ha fatto l’anno scorso. L’unico problema, però, non è se farlo o meno, ma è come farlo… se riesco a farlo.
E’ difficile essere deboli.
Al suono della campanella esco dalla classe e chiedo scusa alla professoressa.
“Non mi piacciono i tuoi comportamenti, signorina.” risponde “Questa storia va ormai avanti dall’anno scorso.”
Voglio piangere. Voglio risponderle dicendo che la colpa non è mia ma di Lorenzo, di Giorgia e di tutte le persone che continuano ad ignorarmi e a darmi fastidio.
Però la professoressa forse ha ragione. Forse la colpa è mia non degli altri, sono io l’errore non loro.
“Posso andare in bagno?” le chiedo in lacrime. Non riuscivo più a trattenere quelle lacrime che continuavano a tormentare i miei occhi dall’inizio della giornata.
La professoressa acconsente e prima che qualcuno mi veda corro in bagno e mi chiudo lì dentro a chiave.
“Sii forte” continuo a dirmi “Non piangere.”
  
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