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Autore: laragazzavestitadibianco    27/04/2014    0 recensioni
Ciao a tutti, mi chiamo Caterina e ho 15 anni. Questo libro è la mia storia. parla dei miei sbagli, dei miei problemi, delle mie cazzate, del mio amore per Lui, dei miei momenti felici e dei miei momenti tristi. Questo libro parla di me. Semplicemente me.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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SEMPLICEMENTE ME
CAPITOLO 1
 
Qualche giorno mi sveglio e spero di essere cambiata, di non essere me perché esserlo è veramente terribile; invece, arrivata in bagno, mi accorgo che sono sempre io, sempre la noiosissima me, la me con qualche chilo di troppo, la me con i capelli spettinati, la me che va a scuola e nessuno caga perché è troppo sfigata per inserirsi nei gruppi più “in” della scuola, semplicemente me, semplicemente Caterina. Sapete io sono quel tipo di ragazza che crede nel principe azzurro, nelle camminate lungo la spiaggia con dietro il tramonto, tutte cazzate direte voi e probabilmente lo sono ma vi giuro che io il mio principe l’ho trovato, non è il classico belloccio che piace a tutti anzi è piuttosto “sfigato” come lo definisce la società di oggi ma del resto lo sono anche io e non è un caso che lui sia il mio migliore amico. Giorgio. Giorgio è moro, alto e ha degli occhi grandi e profondi occhi in cui io mi ci perderei per ore e ore proprio come adesso si perché mentre fantastico sui suoi occhi lui mi parla non so cosa dice ma so che sto annuendo come un imbecille.
<< Cate! Ohhh! Ci sei?!>> Ecco lei è Giada la mia migliore amica ci conosciamo dalle elementari, lei è la mia ancora di salvezza lei è tutto quello che io non sono: magra, bella, senza un brufolo, estroversa e un po’ pazza, l’unica cosa che abbiamo in comune sono i voti, siamo entrambe abbonate al 5.5 quel fottuto voto che non vuol dire niente perché ti fa sentire ancora più inutile del 4 perché un 5.5 significa che sei quasi sufficiente ma non abbastanza, ma è sufficiente per farti sentire stupida. Ma oltre ad avere i voti in comune abbiamo anche un segreto: il mio amore platonico per Giorgio, ecco perché lei mi salva ogni volta che sono a fantasticare su di lui.
<< Si, si scusa ero distratta>> rispondo goffamente mentre la mia testa è ancora posizionata sui suoi occhi. E, come sempre, Giorgio scoppia in una fragorosa risata che mi riempie il cuore di gioia e commenta con << Caterina svegliati su!>> e continuando a ridere mi arruffa i capelli sulla testa, adoro quando lo fa, adoro sentire il tocca della sua pelle e il suono della sua voce quando pronuncia il mio nome, nessuno mi fa provare le stesse emozioni.
Ed eccoci qua stessi banchi da sempre: io accanto al muro e alla mia sinistra Giada mentre davanti Giorgio; noi tre siamo amici inseparabili andiamo puntualmente a casa di Giada per fare i compiti e mentre io e lei impazziamo per capire una cosa Giorgio, il genio come lo chiamiamo noi, la legge una volta e sa subito tutto ecco perché ci salva ad ogni verifica. Noi tre, stesso bar da 3 anni, stessa incapacità in ginnastica e stesso problema: siamo degli emarginati, io per i miei 5 chili di troppo, Giada perché suo fratello è finito in galera per droga e Giorgio perché è il cocco di tutte le prof, eppure noi ci amiamo così a noi non importa se il fratello di Giada era un drogato a noi non importa se io non ho delle cosce magre o delle tette da paura (sono fatta a pera) o meglio a me importa ma a loro no e la cosa mi rende infinitamente felice so che può sembrare stupido ma sono i piccoli gesti a farmi contente e loro per me sono come una seconda famiglia, sono come un luogo in cui io mi posso nascondere e venire coccolata quando sono triste, sono una certezza perché in quel luogo io non mi sento mai sola. Diciamo che quasi quasi preferisco loro alla mia famiglia sono brutte parole lo so ma in famiglia non mi sento a casa. Mia mamma è la persona più gentile del mondo, mio fratello è la persona più perfetta del mondo, mio papà ha occhi solo per mio fratello Federico e poi ho due nonne: quella materna è una vera vipera, vive nella bambagia e non ci dà un soldo mentre quella paterna è dolcissima e nonostante abbiamo 15 (io) e 19 (Federico) ci tratta come dei bambini e devo ammettere che non mi dispiace, lei non è molto ricca ma non ci fa mancare nulla, è la parte della mia famiglia che preferisco.
<< Allora dove eravamo rimasti? Ah si cosa farete per Natale? Io pensavo di andare a fare un giretto per i negozi per comprare qualche regalo o solo per stare un po’ insieme, che ne dite?>> è Giada, lei adora andare a fare shopping. << Mhh non so passare il Natale insieme a queste due befane mi sembra un po’ triste>> dice Giorgio e dopo scoppia in una fragorosa risata mentre Giada fa l’imbronciata ma alla fine si mette a ridere anche lei e mi aggiungo anche io. << No dai seriamente cosa facciamo? Io non ho voglia di stare tutto il giorno a giocare a tombola con mia nonna, tanto vince sempre lei!>> esordisce Giorgio. << Andiamo in discoteca!>> urla Giada che subito dopo si ritrova ricoperta di succo perché per la sorpresa ho lasciato cadere il bicchiere ed è finito tutto sui suoi pantaloni << Discoteca?! Ma te sei tutta matta! Ma mi ci vedi a me a ballare in mezzo a tutte quelle persone?! No, no non se ne parla! Preferisco giocare a tombola con la nonna di Giorgio!>> risposi. << Dai Cate! Ci divertiamo un po’!>> Giada. << Sono con Caterina, io a ballare non ci vengo!>> Giorgio. << Uffa! Almeno andiamo a fare shopping! Devo comprarmi un vestito nuovo e voi mi darete una mano a sceglierlo!>> << Giada sai che non sono portato per queste cose! Sono un ragazzo non è il mio campo! E poi voi donne ci mettete sempre un sacco a scegliere i vestiti e io non ho voglia di aspettarvi!>> << Dai! Caterina ha bisogno di un nuovo vestito!>> << Hey! Io non mi metto i vestiti!>> rispondo un po’ infastidita << Lo so! È per questo che ne dobbiamo comprare uno! E con dobbiamo intendo io, te e Giorgio!>> << Non mettetemi in mezzo!>> disse lui. << Okay ma solo perché è Natale>> rispondo. << Allora è deciso domani si va a fare shopping!>> << Perché rimango sempre fregato?!>> esordisce Giorgio.
Ecco il gran giorno era arrivato, il mio momento era giunto, oggi mi sarei provata di tutto perché voglio divertirmi e voglio fregarmene del mio fisico imperfetto! Oggi è una bella giornata di metà dicembre, il sole brilla nel cielo e i suoi raggi trapassano le poche foglie degli alberi donando ad esse quel colorito rosso-arancione che si riflette sui vetri delle macchine e dono al paesaggio un’atmosfera romantica mentre gli uccellini cinguettano allegramente e i bambini corrono per le strade rincorrendosi a vicenda con quei visi felici come se non ci fossero pensieri a turbare le loro menti, ma come potrebbero esserci? I bambini sono sempre felici, vedono sempre il lato positivo delle cose, è questo che voglio essere oggi. Una bambina. Uscita di casa mamma mi ha chiedo << Cate dove stai andando?>> e io le risposi << A divertirmi, finalmente!>> e mi ero avviata verso il centro; e ora sono qui ad aspettarli al solito bar, sono le 15 e nessuno arriva comincio a pensare che mi abbiano dato buca e io che mi ero anche messa in tiro, illusa. 15.30 il thè ormai si è raffreddato e decido di andare a casa, intanto mentre mi avvia noto che ero io a vedere la bella giornata piena di sole, era tutto nella mia mente! Ero così felice che per la prima volta il mondo mi sembrava così colorato e allegro in realtà è tutto scuro, triste, cupo! Mentre cammino frettolosamente per la rabbia sento squillare il cellulare, è Giada: sua mamma ha avuto un urgenza e non può venire; allora, più delusa che mai, mi dirigo verso casa quando sento la sua voce << Cate!>> è Giorgio che ha il fiatone e che sta correndo verso di me << Ti prego scusami ma l’autobus ha ritardato, mi dispiace moltissimo!>> << Non importa, tanto Giada non può venire quindi è inutile che andiamo>> << Perché scusa?! Il vestito è per te! Andiamo noi due!>> dice allargando le braccia e sorridendo affettuosamente. Non ci credo, finalmente io e Giorgio possiamo stare soli, solo noi due, io e lui come una coppia! << Si, okay ma non prendermi in giro! E voglio che tu sia sincero!>> << Lo prometto sul mio onore!>>. Questo viaggio in autobus sembra più lungo che mai, eppure ci vogliono solo 10 minuti! Sono così imbarazzata! Poverino mi ha dovuto lasciare il posto perché l’autobus era pieno e ora è accanto a me che si tiene alla maniglia per non sbattermi contro. Sto per alzarmi per farlo sedere ma mi accorgo che il viaggio è finito, finalmente. Ci stiamo dirigendo verso un negozio, non so cosa venda e non mi interessa molto. Ecco siamo arrivati al negozio e ora che faccio?! Oddio sono così ansiosa! Non so come mi devo comportare! E se poi i vestiti mi stanno malissimo?! No, no! Voglio tornare a casa! Aiuto! << Entriamo>> dice e in quel momento inizio ad avere un nodo alla gola vorrei scappare e andarmene via ma allora stesso tempo voglio restare qui con lui, sono felice ma ho paura. Dopo un’ora non abbiamo ancora trovato un vestito, mi sento così scoraggiata e grassa. << Dai torniamo a casa, non voglio farti perdere altro tempo e poi questa è un ricerca inutile>> dico scoraggiata come non mai. << Non è una ricerca inutile! E non stiamo perdendo tempo! Smettila di essere così pessimista! Ecco questo sembra carino>> e mi mostra un abito corto al ginocchio che parte dal nero e arriva al bianco passando per le sfumature del grigio e che con un nastro nero si lega al collo. È bellissimo specialmente perché l’ha scelto lui ma non voglio farlo notare. << Si sembra carino>> rispondo << Dai provalo! Sono sicuro che ti starà benissimo!>> mi dice sorridendo. Io arrossisco, prendo l’abito e mi dirigo verso il camerino. Sto per qualche minuto ad osservarlo e dopo decido di metterlo. Ecco l’ho messo e devo ammettere che non mi sta male anzi mi snellisce! Cavolo ha proprio gusto! Ora però devo uscire e farmi vedere e ho paura, molta paura; e se mi dice che sto male? Che sembro una balenottera?! Dai mi devo fare coraggio! 1, 2 e 3 << Allora come sto?>> silenzio…silenzio…ancora silenzio… ecco lo sapevo sto malissimo, devo smetterla di illudermi. << Capito ne scelgo un altro>> << NO! FERMA! Stai benissimo! Scusami se non ho risposto subito è solo che ero affascinato!>> << lo dici solo perché non vuoi farmi stare male>> << No, no te lo giuro! Stai benissimo! Dovresti mettere più spesso i vestiti, sai sei davvero bella>> dice arrossendo mentre abbassa lo sguardo e si passa la mano fra i capelli. Oddio! È arrossito! Non ci credo! Cavolo! << Dai andiamo alla cassa a pagare>> dico. E così poco dopo ci ritroviamo a bere una cioccolata seduti su una panchina mentre la sera sta calando piano piano e i lampioni iniziano ad accendersi, tutti corrono freneticamente a casa dalle loro famiglie mentre noi siamo lì seduti in silenzio con la cioccolata in mano e il tempo sembra fermarsi. Tutto è perfetto, sembriamo davvero una coppietta di felici innamorati ma non è così o meglio io sono innamorata ma lui neanche mi caga. << Ti dispiace se, finita la cioccolata, andiamo a casa mia?>> esordisce lui << No tranquillo nessun problema>> rispondo entusiasta. Il viaggio di ritorno è stato tranquillo non ci siamo detti molte parole e non saprei dire se lui si sia divertito o meno. 10 minuti dopo sono sulla soglia di casa sua mentre sua mamma ci invita ad entrare molto calorosamente. Saliamo in camera. Siamo soli. Completamente soli, il cuore mi batte a mille, la temperatura si alza, mi sento impacciata e completamente incapace di muovermi, voglio scomparire. << Non stare ferma lì! Vieni dentro!>> e poi si getta sul letto mentre io, goffamente, mi siedo nella sedia della scrivania. Non la ricordavo così camera sua, quando c’ero stata era una stanza di un bambino non molto cresciuto con i poster e i modellini di robot ora invece è più sobria ma ha sempre quel tocco di bambino che c’è anche nei suoi occhi. Le pareti sono azzurrine sulla destra c’è un armadio in legno piuttosto sobrio e davanti c’è il letto un po’ disordinato con 2 cuscini, sul piumino c’è una stampa a righe bianche e azzurre che riprendono i colori dei cuscini: uno banco e uno azzurro; sul letto ci sono due mensole con dei libri, vari cd e qualche fumetto. Sulla sinistra, invece, che un piccolo puffo colorato e un altro armadio meno sobrio che si intona con il colore delle pareti, a sinistra dell’armadio che la televisione con la play e qualche gioco da ragazzo; mentre sul pavimento di legno c’è un grande tappeto morbido a onde che vanno dal blu al bianco; sotto la finestra c’è la scrivania con il computer, dei libri sparpagliati e un portapenne. Mentre mi guardo attorno mi accorgo che lui mi osserva con aria divertita e distolgo subito lo sguardo affondando il mio volto, in fiamme per la vergogna, nella sciarpa di lana. << Allora, ti piace?>> << Si è carina, me la ricordavo di versa ma la preferisco ora>> dissi sempre osservando intorno. << Io la trovo un po’ anomala, voglio dire non la sento parte di me… non mi ci trovo molto>> dice abbassando lo sguardo. << Secondo me basta aggiungerci qualche tocco personale>> << Tipo?>> << Boh, forse uno di quei modellini di aeri che ti piacciono tanto, oppure potresti fare un disegno su una parete, sei molto bravo a disegnare o forse cambiare il colore dell’armadio o del tappeto e metterne uno che ti piace di più>> rispondo facendo spallucce. << Si! È un’ottima idea quella del modellino! Ma come fai a sapere così tante cose su di me?>> arrossisco violentemente e rispondo: << Beh sai è da un po’ che ti sconosco e su queste cose ho buona memoria>>. << Perché non lo facciamo insieme il modellino?>> << Eh?!>> dico con stupore e allegria. << Si, dai sarà divertente! Ti prego fallo per me!>> e si mette in ginocchio prendendomi le mani e guardandomi profondamente negli occhi-. << Si, si ok>> non posso dire di no a quegli occhi, così intensi e magnetici. << Fantastico! Grazie mille! Domani andiamo a comprarlo ok?>> dice con un sorriso enorme sulla faccia. << Si, si va bene ma ora devo andare, non voglio fare tardi a casa>> << Ma è già buio! Dai fermati a mangiare da noi!>> << No, mi dispiace ma oggi devo proprio tornare a casa perché ho ospiti e devo ancora prepararmi>> << Va bene, ma la prossima volta ci conto!>> dice un po’ deluso. << Lo prometto!>> sorrido e mi allontano dalla casa. Appena fuori volgo lo sguardo al cielo sorridendo come una scema e mi accorgo che dei sottili fiocchi bianchi stanno scendendo lentamente per poi posarsi a terra e sciogliersi. Devo sbrigarmi o farò tardi, e nel preciso istante passa mio padre in macchina che mi carica e mi riporta a casa in tempo per prepararmi.
Sono nella mia stanza, sul mio letto ci sono un sacco di vestiti sparsi e io non so cosa mettermi! Ogni volta è così! Anche se non è una serata importante io devo obbligatoriamente farmi dei gran complessi mentali! Non dovrebbe essere così difficile scegliere! Eppure non mi riesco a decidere e più mi provo vestiti più mi sento orrenda e grassa! Dai, prendo un vestito a caso tanto non c’è nessuno e mio padre parlerà solo di politica, calcio e non si farà sfuggire l’occasione di elogiare mio fratello mentre mia madre criticherà la società di oggi oppure racconterà qualche nuova ricetta che ha sentito in tv e io starò lì da sola, in silenzio e mi alzerò per portare il cibo e cambiare i piatti perché tutti saranno troppo impegnati nelle loro conversazioni per farlo. Basta! Ho deciso che mi metto il maglioncino azzurro con i jeans e le all-star. Scendo e dopo poco arrivano gli ospiti, pensavo fossero solo il collega di mio padre e sua moglie e invece mi ritrovo anche il loro figlio che mi fissa e poi mi dice << Ciao, piacere Luca>> e mi porge la mano, mi sento avvampare e goffamente gli stringo la mano dicendo << Ciao, Caterina piacere>> e accenno un debole sorriso. È bellissimo, ha gli occhi verdi, i capelli biondi scompigliati, è un pochettino più alto di Giorgio e hanno lo stesso abbigliamento trasandato: indossa una felpa verde con sotto una magliettina azzurro chiaro con dei jeans e delle nike nere. << Avanti non state fermi lì accomodatevi!>> urla mio padre prendendo i loro cappotti e invitandoli a sedersi a tavola. Nella confusione dei miei pensieri non mi sono accorta che con loro c’è anche una bambina che più o meno ha 5 anni che mi fissava con gli occhi spalancati. << Ciao piccina io mi chiamo Caterina e tu?>> le dico abbassandomi per farmi vedere meglio e facendo un gran sorriso << Alice, mi chiamo Alice>> dice nascondendosi dietro la madre, una signora distinta e di classe ma non snob anzi è piuttosto simpatica e socievole. Ci sediamo a tavola e la serata va come avevo previsto: la mamma parla con Marta (la madre di Alice e Luca) mentre papà parla con Franco, il loro padre. Mentre io mi ritrovo a conversare con Alice sugli unicorni e sul suo sogno di essere una principessa e vivere in un castello con il suo principe. << Sai è strano>> dice Luca a metà serata << Cosa?>> rispondo sorpresa. << Alice è una bambina molto timida e di solito nn la parla con le persone che non conosce mentre con te ha preso subito confidenza. Evidentemente le piaci>>. Lo guardo un po’ sorpresa e sorridendo rispondo << Evidentemente si e ne sono onorata!>>. Così si concluse una serata che, con mia sorpresa, si è rivelata piacevole. << Beh, ci vediamo alla prossima! Magari un giorno usciamo per un gelato o per una pizza. Conosco una pizzeria dove la fanno buonissima e non è molto distante, ovviamente se ti va.>> Aspetta, com’è che siamo arrivati a questo punto?! Caterina stai calma! Rispondi senza far notare troppo l’entusiasmo. Entusiasmo? Perché dovrei essere contenta?! Perché non dovrei esserlo?! Insomma un ragazzo mi sta invitando ad uscire e io sono qua che lo guardo imbambolata senza dare risposta! << Si, magari.>> Magari potrei presentarlo a Giada oppure potrei tenerlo tutto per me. Ma che razza di amica sono?! Non è il momento di fare l’egoista! E poi a me piace Giorgio o me lo sono dimenticato?! Luca è solo una prova da superare, un ostacolo mandato da Dio per mettermi alla prova sui miei sentimenti ma io lo supererò! << Perfetto!>> dice battendo il pugno sulla mano. << Ciao principessa Caterina!>> dice la piccola Alice mentre fa un inchino. << Ciao a te principessa Alice>> e rispondo all’inchino. Dopo che se ne sono andati mi dirigo nella mi stanza e mi butto sul letto per la stanchezza. Principessa Caterina? No, non suona per niente bene e poi il ruolo di principessa non mi si addice anche se mi piacerebbe esserlo, insomma è il sogno di tutte le ragazze. Già, dev’essere bello essere la principessa di qualcuno, essere sempre al centro dell’attenzione, essere importante, essere il mondo, essere il primo pensiero al mattino e l’ultimo alla sera, essere speciale per qualcuno, essere quella persona a cui vuoi tutto il bene del mondo e a cui non vorresti che le capitasse mai nulla di brutto, quella persona che vuoi sempre vedere felice ; vorrei che Giorgio mi vedesse come quella persona non come una sua semplice amica… vorrei essere la sua persona speciale almeno quanto lui lo è per me. Mi piacerebbe essere una coppia, una di quelle coppiette “storiche” che alla fine si sposano e hanno dei figli bellissimi, una di quelle coppiette che le vecchiette commentano con “Ah la gioventù! Quanto mi mancano quei tempi!”, una di quelle coppiette che vedi baciarsi ai giardini pubblici e sei gelosa ma allo stesso tempo ti immagini di essere lì al posto di quella ragazza mentre baci il fortunato e in quell’attimo anneghi nei tuoi pensieri e inizi a viaggiare con la fantasia, a fare probabili dialoghi su come vi possiate mettere insieme, poi però pensi che non potrà mai essere possibile e allora mille emozioni ti travolgono: prima la rabbia, poi la gelosia, dopo la frustrazione e come colpo di grazia la tristezza accompagnata a braccetto dalla solitudine che ti portano nell’oceano della disperazione, nel bosco del disprezzo per te stessa e per tutto quello che ti circonda e dopo il bosco arriviamo nello scuro e tetro antro della tristezza che una volta che ci sei ti prende con le sue viscide mani e ti porta giù, giù fino alla tristezza più profonda e da lì non riesci più ad uscire, e non vedi una luce, non vedi niente neanche uno spiraglio di speranza. E sei lì che anneghi e nessuno ti sente, urli ma non esce voce, ti senti soffocare, ti manca il respiro e non trovi un appiglio perché ti circonda il nulla senti solo una presa salda sui fianchi che ti trascina sempre più giù e tu in quel momento rivedi tutta la tua vita, i tuoi sbagli, le occasioni perse e quelle che devono ancora venire. E anneghi, anneghi sempre di più nel baratro della disperazione.
<< Caterina! Forza, svegliati!>> Lentamente apro gli occhi e vedo mia mamma che mi guarda con le mani sui fianchi e che mi sgrida perché sono in ritardo per la scuola. Solo un sogno? Un normalissimo sogno? Allora perché mi sento veramente annegare, sono sudata e la gola è secca? Wow il grande mistero della nostra mente e mi sorprendo di quanto io possa essere profonda nei sogni e come tutto possa sembrare così reale e vivo. << Forza vieni a fare colazione!>> Odio fare colazione! So benissimo che è il pasto più importante della giornata ma non ci riesco! Mi viene da vomitare! Poi con quei biscotti dietetici anche peggio! Sanno di cartone e poi non saranno certo quelli a fare la differenza! Insomma non mi fanno dimagrire e fanno pure schifo! O forse fanno dimagrire perché dopo averli mangiati ti viene da vomitare e quindi dimagrisci. Che ragionamento del cazzo. Ma devo farla per forza perché mia madre mi obbliga ed è sempre lei che mi costringe a mangiare il cartone inzuppato nel latte freddo perché ci metto talmente tanto a prepararmi che quando arrivo ormai è ghiacciato, e quando finalmente ho finito di berlo mi accorgo che sono già in ritardo e io odio essere in ritardo! Frettolosamente salgo in macchina e mi posiziono nei posti di dietro perché davanti c’è “il suo ragazzo” come direbbe papà. Scesa dalla macchina mi dirigo verso scuola dove ci sono Giada e Giorgio che mi aspettano e che puntualmente mi sgridano per il mio ritardo. Questo succede ogni mattina. Compresa questa. La mia classe non è nulla di speciale, siamo in 24: Laura, Miriam e Jessica sono le tre troiette di turno, il “capogruppo” è Jessica specializzata nel prenderti per i culo e nel ruffianarsi i prof. Tutte le definiscono “le ballerine di Siviglia” tutte le vogliono ma nessuno le piglia forse perché sono così finte che una barbie a confronto sembra una persona vera; hanno il reggiseno talmente imbottito che ci potrei fare un materasso, si danno talmente tanto fard che per toglierlo ci vuole almeno mezz’ora e 2 flaconi pieni di struccante! Dopo le tre grazie abbiamo il gruppo dei tre “fighetti”, dei ragazzi tutto muscoli e niente cervello che non fanno altro che maltrattare i più deboli, tipo Giorgio, perché non hanno altro da fare e perché, infondo, hanno paura di vivere e di misurarsi con uno della loro taglia; non fanno altro che spassarsela tutto il giorno con le tre troiette di turno eppure riescono sempre a passare l’anno, presumo che sia merito dei loro genitori che non fanno altro che sborsare soldi per dei figli idioti come loro. Mirko, Paolo e Andrea o come li chiamo io “scemo più scemo uguale coglione”. Dopo questo “fantastico” gruppo abbiamo il gruppo dei piccoli genietti, dei ragazzi che passano tutta lo loro vita a studiare, non escono mai, non parlano mai con nessuno al di fuori della loro cerchia e sanno, ogni cazzo di giorno, ogni cazzo di risposta ad ogni cazzo di domanda fatta dei quei cazzoni dei professori. Poi, oltre a questi, ci sono altri gruppi, altre persone con cui io non ho mai parlato e non ho intenzione di farlo. Questo è il meglio della mia classe, gruppi distinti che non si uniranno mai, ci hanno già provato in prima a fare “il gruppo classe” ma quella cazzata non ha funzionato ma meglio così, non mi andava di fingermi amica di quelle là. Arrivati in classe passano all’incirca 5 minuti e inizia la lezione. La noiosissima lezione del professor Sultani, un vecchio decrepito che ci insegna italiano e storia. Le sue lezioni sono come un sonnifero naturale, appena apre bocca e come se uscisse un gas soporifero che contagia tutta l’aria. Le sue verifiche sono un vero e proprio suicidio, le tracce che mette nei temi sono così intrigate che devi passarci almeno 10 minuti, ma dopo solo 5 minuti la testa ti scoppia e quella e solo una piccolissima parte del lavoro che dovrai fare. Non importa quanto tu studi, quanto tu sappia lui non ti darà più di 7, quando è di buon umore, se invece non studi becchi un bel 3 ma può arrivare anche più in basso. Non so come Giorgio riesca a restare sveglio, ma lui è un genio e non mi stupisco più di tanto. Proprio in questo momento sta prendendo appunti freneticamente, vedo la sua mano destra muoversi velocemente sul foglio, le sue spalle ricurve che con il maglioncino blu sembrano molto più larghe e la gamba che muove nervosamente ad ogni lezione. Poi, quando rimane indietro con gli appunti, si passa nervosamente la mano fra i capelli e si morde il labbro. Ohhh! Adoro quando lo fa, è così sexy! Driiiiiin! Il suono della campanella arriva dirompente nella mia mente e mi accorgo che è quella della ricreazione, finalmente. << Voi ci avete capito qualcosa?>> dice Giada << Riguardo a cosa?>> rispondo mezza addormentata << Caterina! Ma si può sapere a cosa pensi sempre?!>> dice Giorgio scoppiando a ridere allegramente. Eh! Se solo sapesse a casa penso a quest’ora staremo fuori sotto al portico a baciarci, forse.
La nostra ricreazione si svolge così: prendiamo qualcosa molto velocemente alle macchinette e poi facciamo sue e giù per i vari piani parlando del più e del meno e così è anche oggi. Stiamo appunto passeggiando per le scale quando il mio sguardo incrocia quello di un ragazzo: è alto, moro con dei bellissimi occhi verdi, pelle candida che pare brillare sotto i tenui raggi del sole che passano dalle finestre e raggiungono il suo collo così perfetto; deve essere di quarta, non sembra un fighetto che se la tira, anzi. Mi guarda, lo guardo, mi sorride, sorrido. Come la scena di un film! Peccato che lui stesse camminando con un ragazza. Forse mi ha scambiato per un’altra persona, forse ha salutato un suo amico. No dai basta pensarci! Tanto non mi caga! Eccolo! Di nuovo, uno sguardo e via! Mi pare che ci stiamo incontrando a tutti i piani ma stiamo facendo il giro inverso, noi andiamo avanti e loro indietro eppure ci rincontriamo puntualmente a metà del piano. Wow, sorprendente!
 Le altre ore passano abbastanza velocemente e tutte allo stesso modo: io che penso a Giorgio mentre Giada mi parla. Ovviamente lei sa che io non la sto ascoltando, sono troppo presa dalla schiena di Giorgio. Magari a qualcuno sembra una stupidata ma per me non lo è, io mi accontento anche solo di guardarlo da dietro anche se mi dà un po’ di tristezza perché è come se mi voltasse le spalle, perché è a 30 cm da me e io non posso toccarlo, non posso abbracciarlo. Ogni giorno mi sembra sempre un po’ più lontano, come se scappasse. Poi penso anche a quel ragazzo, se solo sapessi il nome… aspetta, il nome?! Ma che vuoi che mi importi del nome?! Non lo conosco e non lo vedrò mai più! Quindi fine della storia! Caterina non è il momento di un nuovo amore! A te piace Giorgio e non si discute!
<< Forza Caterina dobbiamo andare!>> è Giada che mi chiama sulla soglia della classe. << Arrivo! Sta calma!>> e molto velocemente ci fiondiamo giù dalle scale insieme a Giorgio che urla a tutti << Scusate, vi prego domando scusa. Perdonatele.>> mentre noi ridiamo a più non posso e con un salto siamo fuori dalla mischia. << Ragazze! Almeno chiedere scusa! Non siate incivili! E poi non si corre per i corridoi!>> dice Giorgio facendo della pause per via del fiatone << Ma sentitelo! Sembra mia madre! Bla, bla, bla!>> dice Giada. << Si, si certo! Intanto sono io che vi salvo da ogni verifica!>> << Dai ma lo sai che ti vogliamo bene>> e ci trascina tutti e tre in un caloroso abbraccio di gruppo, adoro questi abbracci mi fanno sentire a casa e coccolata, potrei restare così tutto il giorno e poi c’è la mano di Giorgio che mi cinge prima il collo poi il fianco, mi sento percossa da dei brividi. Mi gira leggermente la testa e mi manca il respiro. Oddio ora svengo! Sono al culmine della felicità quando l’abbraccio si scioglie e io ritorno alla triste e cupa realtà davanti al triste e cupo cancello giallo della scuola. Odio quel cancello, è come oltrepassare la soglia degli inferi, come se entrata dentro mi catapultassi in una realtà parallela dove tutto il mondo è in bianco e nero e ogni passo si fa pesante e lento come se stessi andando al patibolo, solo che quando vado a morire poi non mi risveglio qui mentre a scuola e come se morissi ogni giorno, lentamente, dolorosamente, come se mi avvicinassi sempre di più ad una morte certa e dolorosa e non potessi scappare e ogni giorno è sempre peggio; poi però all’uscita tutto riprende colore, è come togliersi un peso dallo stomaco, come tornare a respirare dopo una settimana di raffreddore. Ecco, in quel momento è come se tornassi a vivere e fossi contenta della mia vita, strano ma vero.

 SEMPLICEMENTE ME
CAPITOLO 1
 
Qualche giorno mi sveglio e spero di essere cambiata, di non essere me perché esserlo è veramente terribile; invece, arrivata in bagno, mi accorgo che sono sempre io, sempre la noiosissima me, la me con qualche chilo di troppo, la me con i capelli spettinati, la me che va a scuola e nessuno caga perché è troppo sfigata per inserirsi nei gruppi più “in” della scuola, semplicemente me, semplicemente Caterina. Sapete io sono quel tipo di ragazza che crede nel principe azzurro, nelle camminate lungo la spiaggia con dietro il tramonto, tutte cazzate direte voi e probabilmente lo sono ma vi giuro che io il mio principe l’ho trovato, non è il classico belloccio che piace a tutti anzi è piuttosto “sfigato” come lo definisce la società di oggi ma del resto lo sono anche io e non è un caso che lui sia il mio migliore amico. Giorgio. Giorgio è moro, alto e ha degli occhi grandi e profondi occhi in cui io mi ci perderei per ore e ore proprio come adesso si perché mentre fantastico sui suoi occhi lui mi parla non so cosa dice ma so che sto annuendo come un imbecille.
<< Cate! Ohhh! Ci sei?!>> Ecco lei è Giada la mia migliore amica ci conosciamo dalle elementari, lei è la mia ancora di salvezza lei è tutto quello che io non sono: magra, bella, senza un brufolo, estroversa e un po’ pazza, l’unica cosa che abbiamo in comune sono i voti, siamo entrambe abbonate al 5.5 quel fottuto voto che non vuol dire niente perché ti fa sentire ancora più inutile del 4 perché un 5.5 significa che sei quasi sufficiente ma non abbastanza, ma è sufficiente per farti sentire stupida. Ma oltre ad avere i voti in comune abbiamo anche un segreto: il mio amore platonico per Giorgio, ecco perché lei mi salva ogni volta che sono a fantasticare su di lui.
<< Si, si scusa ero distratta>> rispondo goffamente mentre la mia testa è ancora posizionata sui suoi occhi. E, come sempre, Giorgio scoppia in una fragorosa risata che mi riempie il cuore di gioia e commenta con << Caterina svegliati su!>> e continuando a ridere mi arruffa i capelli sulla testa, adoro quando lo fa, adoro sentire il tocca della sua pelle e il suono della sua voce quando pronuncia il mio nome, nessuno mi fa provare le stesse emozioni.
Ed eccoci qua stessi banchi da sempre: io accanto al muro e alla mia sinistra Giada mentre davanti Giorgio; noi tre siamo amici inseparabili andiamo puntualmente a casa di Giada per fare i compiti e mentre io e lei impazziamo per capire una cosa Giorgio, il genio come lo chiamiamo noi, la legge una volta e sa subito tutto ecco perché ci salva ad ogni verifica. Noi tre, stesso bar da 3 anni, stessa incapacità in ginnastica e stesso problema: siamo degli emarginati, io per i miei 5 chili di troppo, Giada perché suo fratello è finito in galera per droga e Giorgio perché è il cocco di tutte le prof, eppure noi ci amiamo così a noi non importa se il fratello di Giada era un drogato a noi non importa se io non ho delle cosce magre o delle tette da paura (sono fatta a pera) o meglio a me importa ma a loro no e la cosa mi rende infinitamente felice so che può sembrare stupido ma sono i piccoli gesti a farmi contente e loro per me sono come una seconda famiglia, sono come un luogo in cui io mi posso nascondere e venire coccolata quando sono triste, sono una certezza perché in quel luogo io non mi sento mai sola. Diciamo che quasi quasi preferisco loro alla mia famiglia sono brutte parole lo so ma in famiglia non mi sento a casa. Mia mamma è la persona più gentile del mondo, mio fratello è la persona più perfetta del mondo, mio papà ha occhi solo per mio fratello Federico e poi ho due nonne: quella materna è una vera vipera, vive nella bambagia e non ci dà un soldo mentre quella paterna è dolcissima e nonostante abbiamo 15 (io) e 19 (Federico) ci tratta come dei bambini e devo ammettere che non mi dispiace, lei non è molto ricca ma non ci fa mancare nulla, è la parte della mia famiglia che preferisco.
<< Allora dove eravamo rimasti? Ah si cosa farete per Natale? Io pensavo di andare a fare un giretto per i negozi per comprare qualche regalo o solo per stare un po’ insieme, che ne dite?>> è Giada, lei adora andare a fare shopping. << Mhh non so passare il Natale insieme a queste due befane mi sembra un po’ triste>> dice Giorgio e dopo scoppia in una fragorosa risata mentre Giada fa l’imbronciata ma alla fine si mette a ridere anche lei e mi aggiungo anche io. << No dai seriamente cosa facciamo? Io non ho voglia di stare tutto il giorno a giocare a tombola con mia nonna, tanto vince sempre lei!>> esordisce Giorgio. << Andiamo in discoteca!>> urla Giada che subito dopo si ritrova ricoperta di succo perché per la sorpresa ho lasciato cadere il bicchiere ed è finito tutto sui suoi pantaloni << Discoteca?! Ma te sei tutta matta! Ma mi ci vedi a me a ballare in mezzo a tutte quelle persone?! No, no non se ne parla! Preferisco giocare a tombola con la nonna di Giorgio!>> risposi. << Dai Cate! Ci divertiamo un po’!>> Giada. << Sono con Caterina, io a ballare non ci vengo!>> Giorgio. << Uffa! Almeno andiamo a fare shopping! Devo comprarmi un vestito nuovo e voi mi darete una mano a sceglierlo!>> << Giada sai che non sono portato per queste cose! Sono un ragazzo non è il mio campo! E poi voi donne ci mettete sempre un sacco a scegliere i vestiti e io non ho voglia di aspettarvi!>> << Dai! Caterina ha bisogno di un nuovo vestito!>> << Hey! Io non mi metto i vestiti!>> rispondo un po’ infastidita << Lo so! È per questo che ne dobbiamo comprare uno! E con dobbiamo intendo io, te e Giorgio!>> << Non mettetemi in mezzo!>> disse lui. << Okay ma solo perché è Natale>> rispondo. << Allora è deciso domani si va a fare shopping!>> << Perché rimango sempre fregato?!>> esordisce Giorgio.
Ecco il gran giorno era arrivato, il mio momento era giunto, oggi mi sarei provata di tutto perché voglio divertirmi e voglio fregarmene del mio fisico imperfetto! Oggi è una bella giornata di metà dicembre, il sole brilla nel cielo e i suoi raggi trapassano le poche foglie degli alberi donando ad esse quel colorito rosso-arancione che si riflette sui vetri delle macchine e dono al paesaggio un’atmosfera romantica mentre gli uccellini cinguettano allegramente e i bambini corrono per le strade rincorrendosi a vicenda con quei visi felici come se non ci fossero pensieri a turbare le loro menti, ma come potrebbero esserci? I bambini sono sempre felici, vedono sempre il lato positivo delle cose, è questo che voglio essere oggi. Una bambina. Uscita di casa mamma mi ha chiedo << Cate dove stai andando?>> e io le risposi << A divertirmi, finalmente!>> e mi ero avviata verso il centro; e ora sono qui ad aspettarli al solito bar, sono le 15 e nessuno arriva comincio a pensare che mi abbiano dato buca e io che mi ero anche messa in tiro, illusa. 15.30 il thè ormai si è raffreddato e decido di andare a casa, intanto mentre mi avvia noto che ero io a vedere la bella giornata piena di sole, era tutto nella mia mente! Ero così felice che per la prima volta il mondo mi sembrava così colorato e allegro in realtà è tutto scuro, triste, cupo! Mentre cammino frettolosamente per la rabbia sento squillare il cellulare, è Giada: sua mamma ha avuto un urgenza e non può venire; allora, più delusa che mai, mi dirigo verso casa quando sento la sua voce << Cate!>> è Giorgio che ha il fiatone e che sta correndo verso di me << Ti prego scusami ma l’autobus ha ritardato, mi dispiace moltissimo!>> << Non importa, tanto Giada non può venire quindi è inutile che andiamo>> << Perché scusa?! Il vestito è per te! Andiamo noi due!>> dice allargando le braccia e sorridendo affettuosamente. Non ci credo, finalmente io e Giorgio possiamo stare soli, solo noi due, io e lui come una coppia! << Si, okay ma non prendermi in giro! E voglio che tu sia sincero!>> << Lo prometto sul mio onore!>>. Questo viaggio in autobus sembra più lungo che mai, eppure ci vogliono solo 10 minuti! Sono così imbarazzata! Poverino mi ha dovuto lasciare il posto perché l’autobus era pieno e ora è accanto a me che si tiene alla maniglia per non sbattermi contro. Sto per alzarmi per farlo sedere ma mi accorgo che il viaggio è finito, finalmente. Ci stiamo dirigendo verso un negozio, non so cosa venda e non mi interessa molto. Ecco siamo arrivati al negozio e ora che faccio?! Oddio sono così ansiosa! Non so come mi devo comportare! E se poi i vestiti mi stanno malissimo?! No, no! Voglio tornare a casa! Aiuto! << Entriamo>> dice e in quel momento inizio ad avere un nodo alla gola vorrei scappare e andarmene via ma allora stesso tempo voglio restare qui con lui, sono felice ma ho paura. Dopo un’ora non abbiamo ancora trovato un vestito, mi sento così scoraggiata e grassa. << Dai torniamo a casa, non voglio farti perdere altro tempo e poi questa è un ricerca inutile>> dico scoraggiata come non mai. << Non è una ricerca inutile! E non stiamo perdendo tempo! Smettila di essere così pessimista! Ecco questo sembra carino>> e mi mostra un abito corto al ginocchio che parte dal nero e arriva al bianco passando per le sfumature del grigio e che con un nastro nero si lega al collo. È bellissimo specialmente perché l’ha scelto lui ma non voglio farlo notare. << Si sembra carino>> rispondo << Dai provalo! Sono sicuro che ti starà benissimo!>> mi dice sorridendo. Io arrossisco, prendo l’abito e mi dirigo verso il camerino. Sto per qualche minuto ad osservarlo e dopo decido di metterlo. Ecco l’ho messo e devo ammettere che non mi sta male anzi mi snellisce! Cavolo ha proprio gusto! Ora però devo uscire e farmi vedere e ho paura, molta paura; e se mi dice che sto male? Che sembro una balenottera?! Dai mi devo fare coraggio! 1, 2 e 3 << Allora come sto?>> silenzio…silenzio…ancora silenzio… ecco lo sapevo sto malissimo, devo smetterla di illudermi. << Capito ne scelgo un altro>> << NO! FERMA! Stai benissimo! Scusami se non ho risposto subito è solo che ero affascinato!>> << lo dici solo perché non vuoi farmi stare male>> << No, no te lo giuro! Stai benissimo! Dovresti mettere più spesso i vestiti, sai sei davvero bella>> dice arrossendo mentre abbassa lo sguardo e si passa la mano fra i capelli. Oddio! È arrossito! Non ci credo! Cavolo! << Dai andiamo alla cassa a pagare>> dico. E così poco dopo ci ritroviamo a bere una cioccolata seduti su una panchina mentre la sera sta calando piano piano e i lampioni iniziano ad accendersi, tutti corrono freneticamente a casa dalle loro famiglie mentre noi siamo lì seduti in silenzio con la cioccolata in mano e il tempo sembra fermarsi. Tutto è perfetto, sembriamo davvero una coppietta di felici innamorati ma non è così o meglio io sono innamorata ma lui neanche mi caga. << Ti dispiace se, finita la cioccolata, andiamo a casa mia?>> esordisce lui << No tranquillo nessun problema>> rispondo entusiasta. Il viaggio di ritorno è stato tranquillo non ci siamo detti molte parole e non saprei dire se lui si sia divertito o meno. 10 minuti dopo sono sulla soglia di casa sua mentre sua mamma ci invita ad entrare molto calorosamente. Saliamo in camera. Siamo soli. Completamente soli, il cuore mi batte a mille, la temperatura si alza, mi sento impacciata e completamente incapace di muovermi, voglio scomparire. << Non stare ferma lì! Vieni dentro!>> e poi si getta sul letto mentre io, goffamente, mi siedo nella sedia della scrivania. Non la ricordavo così camera sua, quando c’ero stata era una stanza di un bambino non molto cresciuto con i poster e i modellini di robot ora invece è più sobria ma ha sempre quel tocco di bambino che c’è anche nei suoi occhi. Le pareti sono azzurrine sulla destra c’è un armadio in legno piuttosto sobrio e davanti c’è il letto un po’ disordinato con 2 cuscini, sul piumino c’è una stampa a righe bianche e azzurre che riprendono i colori dei cuscini: uno banco e uno azzurro; sul letto ci sono due mensole con dei libri, vari cd e qualche fumetto. Sulla sinistra, invece, che un piccolo puffo colorato e un altro armadio meno sobrio che si intona con il colore delle pareti, a sinistra dell’armadio che la televisione con la play e qualche gioco da ragazzo; mentre sul pavimento di legno c’è un grande tappeto morbido a onde che vanno dal blu al bianco; sotto la finestra c’è la scrivania con il computer, dei libri sparpagliati e un portapenne. Mentre mi guardo attorno mi accorgo che lui mi osserva con aria divertita e distolgo subito lo sguardo affondando il mio volto, in fiamme per la vergogna, nella sciarpa di lana. << Allora, ti piace?>> << Si è carina, me la ricordavo di versa ma la preferisco ora>> dissi sempre osservando intorno. << Io la trovo un po’ anomala, voglio dire non la sento parte di me… non mi ci trovo molto>> dice abbassando lo sguardo. << Secondo me basta aggiungerci qualche tocco personale>> << Tipo?>> << Boh, forse uno di quei modellini di aeri che ti piacciono tanto, oppure potresti fare un disegno su una parete, sei molto bravo a disegnare o forse cambiare il colore dell’armadio o del tappeto e metterne uno che ti piace di più>> rispondo facendo spallucce. << Si! È un’ottima idea quella del modellino! Ma come fai a sapere così tante cose su di me?>> arrossisco violentemente e rispondo: << Beh sai è da un po’ che ti sconosco e su queste cose ho buona memoria>>. << Perché non lo facciamo insieme il modellino?>> << Eh?!>> dico con stupore e allegria. << Si, dai sarà divertente! Ti prego fallo per me!>> e si mette in ginocchio prendendomi le mani e guardandomi profondamente negli occhi-. << Si, si ok>> non posso dire di no a quegli occhi, così intensi e magnetici. << Fantastico! Grazie mille! Domani andiamo a comprarlo ok?>> dice con un sorriso enorme sulla faccia. << Si, si va bene ma ora devo andare, non voglio fare tardi a casa>> << Ma è già buio! Dai fermati a mangiare da noi!>> << No, mi dispiace ma oggi devo proprio tornare a casa perché ho ospiti e devo ancora prepararmi>> << Va bene, ma la prossima volta ci conto!>> dice un po’ deluso. << Lo prometto!>> sorrido e mi allontano dalla casa. Appena fuori volgo lo sguardo al cielo sorridendo come una scema e mi accorgo che dei sottili fiocchi bianchi stanno scendendo lentamente per poi posarsi a terra e sciogliersi. Devo sbrigarmi o farò tardi, e nel preciso istante passa mio padre in macchina che mi carica e mi riporta a casa in tempo per prepararmi.
Sono nella mia stanza, sul mio letto ci sono un sacco di vestiti sparsi e io non so cosa mettermi! Ogni volta è così! Anche se non è una serata importante io devo obbligatoriamente farmi dei gran complessi mentali! Non dovrebbe essere così difficile scegliere! Eppure non mi riesco a decidere e più mi provo vestiti più mi sento orrenda e grassa! Dai, prendo un vestito a caso tanto non c’è nessuno e mio padre parlerà solo di politica, calcio e non si farà sfuggire l’occasione di elogiare mio fratello mentre mia madre criticherà la società di oggi oppure racconterà qualche nuova ricetta che ha sentito in tv e io starò lì da sola, in silenzio e mi alzerò per portare il cibo e cambiare i piatti perché tutti saranno troppo impegnati nelle loro conversazioni per farlo. Basta! Ho deciso che mi metto il maglioncino azzurro con i jeans e le all-star. Scendo e dopo poco arrivano gli ospiti, pensavo fossero solo il collega di mio padre e sua moglie e invece mi ritrovo anche il loro figlio che mi fissa e poi mi dice << Ciao, piacere Luca>> e mi porge la mano, mi sento avvampare e goffamente gli stringo la mano dicendo << Ciao, Caterina piacere>> e accenno un debole sorriso. È bellissimo, ha gli occhi verdi, i capelli biondi scompigliati, è un pochettino più alto di Giorgio e hanno lo stesso abbigliamento trasandato: indossa una felpa verde con sotto una magliettina azzurro chiaro con dei jeans e delle nike nere. << Avanti non state fermi lì accomodatevi!>> urla mio padre prendendo i loro cappotti e invitandoli a sedersi a tavola. Nella confusione dei miei pensieri non mi sono accorta che con loro c’è anche una bambina che più o meno ha 5 anni che mi fissava con gli occhi spalancati. << Ciao piccina io mi chiamo Caterina e tu?>> le dico abbassandomi per farmi vedere meglio e facendo un gran sorriso << Alice, mi chiamo Alice>> dice nascondendosi dietro la madre, una signora distinta e di classe ma non snob anzi è piuttosto simpatica e socievole. Ci sediamo a tavola e la serata va come avevo previsto: la mamma parla con Marta (la madre di Alice e Luca) mentre papà parla con Franco, il loro padre. Mentre io mi ritrovo a conversare con Alice sugli unicorni e sul suo sogno di essere una principessa e vivere in un castello con il suo principe. << Sai è strano>> dice Luca a metà serata << Cosa?>> rispondo sorpresa. << Alice è una bambina molto timida e di solito nn la parla con le persone che non conosce mentre con te ha preso subito confidenza. Evidentemente le piaci>>. Lo guardo un po’ sorpresa e sorridendo rispondo << Evidentemente si e ne sono onorata!>>. Così si concluse una serata che, con mia sorpresa, si è rivelata piacevole. << Beh, ci vediamo alla prossima! Magari un giorno usciamo per un gelato o per una pizza. Conosco una pizzeria dove la fanno buonissima e non è molto distante, ovviamente se ti va.>> Aspetta, com’è che siamo arrivati a questo punto?! Caterina stai calma! Rispondi senza far notare troppo l’entusiasmo. Entusiasmo? Perché dovrei essere contenta?! Perché non dovrei esserlo?! Insomma un ragazzo mi sta invitando ad uscire e io sono qua che lo guardo imbambolata senza dare risposta! << Si, magari.>> Magari potrei presentarlo a Giada oppure potrei tenerlo tutto per me. Ma che razza di amica sono?! Non è il momento di fare l’egoista! E poi a me piace Giorgio o me lo sono dimenticato?! Luca è solo una prova da superare, un ostacolo mandato da Dio per mettermi alla prova sui miei sentimenti ma io lo supererò! << Perfetto!>> dice battendo il pugno sulla mano. << Ciao principessa Caterina!>> dice la piccola Alice mentre fa un inchino. << Ciao a te principessa Alice>> e rispondo all’inchino. Dopo che se ne sono andati mi dirigo nella mi stanza e mi butto sul letto per la stanchezza. Principessa Caterina? No, non suona per niente bene e poi il ruolo di principessa non mi si addice anche se mi piacerebbe esserlo, insomma è il sogno di tutte le ragazze. Già, dev’essere bello essere la principessa di qualcuno, essere sempre al centro dell’attenzione, essere importante, essere il mondo, essere il primo pensiero al mattino e l’ultimo alla sera, essere speciale per qualcuno, essere quella persona a cui vuoi tutto il bene del mondo e a cui non vorresti che le capitasse mai nulla di brutto, quella persona che vuoi sempre vedere felice ; vorrei che Giorgio mi vedesse come quella persona non come una sua semplice amica… vorrei essere la sua persona speciale almeno quanto lui lo è per me. Mi piacerebbe essere una coppia, una di quelle coppiette “storiche” che alla fine si sposano e hanno dei figli bellissimi, una di quelle coppiette che le vecchiette commentano con “Ah la gioventù! Quanto mi mancano quei tempi!”, una di quelle coppiette che vedi baciarsi ai giardini pubblici e sei gelosa ma allo stesso tempo ti immagini di essere lì al posto di quella ragazza mentre baci il fortunato e in quell’attimo anneghi nei tuoi pensieri e inizi a viaggiare con la fantasia, a fare probabili dialoghi su come vi possiate mettere insieme, poi però pensi che non potrà mai essere possibile e allora mille emozioni ti travolgono: prima la rabbia, poi la gelosia, dopo la frustrazione e come colpo di grazia la tristezza accompagnata a braccetto dalla solitudine che ti portano nell’oceano della disperazione, nel bosco del disprezzo per te stessa e per tutto quello che ti circonda e dopo il bosco arriviamo nello scuro e tetro antro della tristezza che una volta che ci sei ti prende con le sue viscide mani e ti porta giù, giù fino alla tristezza più profonda e da lì non riesci più ad uscire, e non vedi una luce, non vedi niente neanche uno spiraglio di speranza. E sei lì che anneghi e nessuno ti sente, urli ma non esce voce, ti senti soffocare, ti manca il respiro e non trovi un appiglio perché ti circonda il nulla senti solo una presa salda sui fianchi che ti trascina sempre più giù e tu in quel momento rivedi tutta la tua vita, i tuoi sbagli, le occasioni perse e quelle che devono ancora venire. E anneghi, anneghi sempre di più nel baratro della disperazione.
<< Caterina! Forza, svegliati!>> Lentamente apro gli occhi e vedo mia mamma che mi guarda con le mani sui fianchi e che mi sgrida perché sono in ritardo per la scuola. Solo un sogno? Un normalissimo sogno? Allora perché mi sento veramente annegare, sono sudata e la gola è secca? Wow il grande mistero della nostra mente e mi sorprendo di quanto io possa essere profonda nei sogni e come tutto possa sembrare così reale e vivo. << Forza vieni a fare colazione!>> Odio fare colazione! So benissimo che è il pasto più importante della giornata ma non ci riesco! Mi viene da vomitare! Poi con quei biscotti dietetici anche peggio! Sanno di cartone e poi non saranno certo quelli a fare la differenza! Insomma non mi fanno dimagrire e fanno pure schifo! O forse fanno dimagrire perché dopo averli mangiati ti viene da vomitare e quindi dimagrisci. Che ragionamento del cazzo. Ma devo farla per forza perché mia madre mi obbliga ed è sempre lei che mi costringe a mangiare il cartone inzuppato nel latte freddo perché ci metto talmente tanto a prepararmi che quando arrivo ormai è ghiacciato, e quando finalmente ho finito di berlo mi accorgo che sono già in ritardo e io odio essere in ritardo! Frettolosamente salgo in macchina e mi posiziono nei posti di dietro perché davanti c’è “il suo ragazzo” come direbbe papà. Scesa dalla macchina mi dirigo verso scuola dove ci sono Giada e Giorgio che mi aspettano e che puntualmente mi sgridano per il mio ritardo. Questo succede ogni mattina. Compresa questa. La mia classe non è nulla di speciale, siamo in 24: Laura, Miriam e Jessica sono le tre troiette di turno, il “capogruppo” è Jessica specializzata nel prenderti per i culo e nel ruffianarsi i prof. Tutte le definiscono “le ballerine di Siviglia” tutte le vogliono ma nessuno le piglia forse perché sono così finte che una barbie a confronto sembra una persona vera; hanno il reggiseno talmente imbottito che ci potrei fare un materasso, si danno talmente tanto fard che per toglierlo ci vuole almeno mezz’ora e 2 flaconi pieni di struccante! Dopo le tre grazie abbiamo il gruppo dei tre “fighetti”, dei ragazzi tutto muscoli e niente cervello che non fanno altro che maltrattare i più deboli, tipo Giorgio, perché non hanno altro da fare e perché, infondo, hanno paura di vivere e di misurarsi con uno della loro taglia; non fanno altro che spassarsela tutto il giorno con le tre troiette di turno eppure riescono sempre a passare l’anno, presumo che sia merito dei loro genitori che non fanno altro che sborsare soldi per dei figli idioti come loro. Mirko, Paolo e Andrea o come li chiamo io “scemo più scemo uguale coglione”. Dopo questo “fantastico” gruppo abbiamo il gruppo dei piccoli genietti, dei ragazzi che passano tutta lo loro vita a studiare, non escono mai, non parlano mai con nessuno al di fuori della loro cerchia e sanno, ogni cazzo di giorno, ogni cazzo di risposta ad ogni cazzo di domanda fatta dei quei cazzoni dei professori. Poi, oltre a questi, ci sono altri gruppi, altre persone con cui io non ho mai parlato e non ho intenzione di farlo. Questo è il meglio della mia classe, gruppi distinti che non si uniranno mai, ci hanno già provato in prima a fare “il gruppo classe” ma quella cazzata non ha funzionato ma meglio così, non mi andava di fingermi amica di quelle là. Arrivati in classe passano all’incirca 5 minuti e inizia la lezione. La noiosissima lezione del professor Sultani, un vecchio decrepito che ci insegna italiano e storia. Le sue lezioni sono come un sonnifero naturale, appena apre bocca e come se uscisse un gas soporifero che contagia tutta l’aria. Le sue verifiche sono un vero e proprio suicidio, le tracce che mette nei temi sono così intrigate che devi passarci almeno 10 minuti, ma dopo solo 5 minuti la testa ti scoppia e quella e solo una piccolissima parte del lavoro che dovrai fare. Non importa quanto tu studi, quanto tu sappia lui non ti darà più di 7, quando è di buon umore, se invece non studi becchi un bel 3 ma può arrivare anche più in basso. Non so come Giorgio riesca a restare sveglio, ma lui è un genio e non mi stupisco più di tanto. Proprio in questo momento sta prendendo appunti freneticamente, vedo la sua mano destra muoversi velocemente sul foglio, le sue spalle ricurve che con il maglioncino blu sembrano molto più larghe e la gamba che muove nervosamente ad ogni lezione. Poi, quando rimane indietro con gli appunti, si passa nervosamente la mano fra i capelli e si morde il labbro. Ohhh! Adoro quando lo fa, è così sexy! Driiiiiin! Il suono della campanella arriva dirompente nella mia mente e mi accorgo che è quella della ricreazione, finalmente. << Voi ci avete capito qualcosa?>> dice Giada << Riguardo a cosa?>> rispondo mezza addormentata << Caterina! Ma si può sapere a cosa pensi sempre?!>> dice Giorgio scoppiando a ridere allegramente. Eh! Se solo sapesse a casa penso a quest’ora staremo fuori sotto al portico a baciarci, forse.
La nostra ricreazione si svolge così: prendiamo qualcosa molto velocemente alle macchinette e poi facciamo sue e giù per i vari piani parlando del più e del meno e così è anche oggi. Stiamo appunto passeggiando per le scale quando il mio sguardo incrocia quello di un ragazzo: è alto, moro con dei bellissimi occhi verdi, pelle candida che pare brillare sotto i tenui raggi del sole che passano dalle finestre e raggiungono il suo collo così perfetto; deve essere di quarta, non sembra un fighetto che se la tira, anzi. Mi guarda, lo guardo, mi sorride, sorrido. Come la scena di un film! Peccato che lui stesse camminando con un ragazza. Forse mi ha scambiato per un’altra persona, forse ha salutato un suo amico. No dai basta pensarci! Tanto non mi caga! Eccolo! Di nuovo, uno sguardo e via! Mi pare che ci stiamo incontrando a tutti i piani ma stiamo facendo il giro inverso, noi andiamo avanti e loro indietro eppure ci rincontriamo puntualmente a metà del piano. Wow, sorprendente!
 Le altre ore passano abbastanza velocemente e tutte allo stesso modo: io che penso a Giorgio mentre Giada mi parla. Ovviamente lei sa che io non la sto ascoltando, sono troppo presa dalla schiena di Giorgio. Magari a qualcuno sembra una stupidata ma per me non lo è, io mi accontento anche solo di guardarlo da dietro anche se mi dà un po’ di tristezza perché è come se mi voltasse le spalle, perché è a 30 cm da me e io non posso toccarlo, non posso abbracciarlo. Ogni giorno mi sembra sempre un po’ più lontano, come se scappasse. Poi penso anche a quel ragazzo, se solo sapessi il nome… aspetta, il nome?! Ma che vuoi che mi importi del nome?! Non lo conosco e non lo vedrò mai più! Quindi fine della storia! Caterina non è il momento di un nuovo amore! A te piace Giorgio e non si discute!
<< Forza Caterina dobbiamo andare!>> è Giada che mi chiama sulla soglia della classe. << Arrivo! Sta calma!>> e molto velocemente ci fiondiamo giù dalle scale insieme a Giorgio che urla a tutti << Scusate, vi prego domando scusa. Perdonatele.>> mentre noi ridiamo a più non posso e con un salto siamo fuori dalla mischia. << Ragazze! Almeno chiedere scusa! Non siate incivili! E poi non si corre per i corridoi!>> dice Giorgio facendo della pause per via del fiatone << Ma sentitelo! Sembra mia madre! Bla, bla, bla!>> dice Giada. << Si, si certo! Intanto sono io che vi salvo da ogni verifica!>> << Dai ma lo sai che ti vogliamo bene>> e ci trascina tutti e tre in un caloroso abbraccio di gruppo, adoro questi abbracci mi fanno sentire a casa e coccolata, potrei restare così tutto il giorno e poi c’è la mano di Giorgio che mi cinge prima il collo poi il fianco, mi sento percossa da dei brividi. Mi gira leggermente la testa e mi manca il respiro. Oddio ora svengo! Sono al culmine della felicità quando l’abbraccio si scioglie e io ritorno alla triste e cupa realtà davanti al triste e cupo cancello giallo della scuola. Odio quel cancello, è come oltrepassare la soglia degli inferi, come se entrata dentro mi catapultassi in una realtà parallela dove tutto il mondo è in bianco e nero e ogni passo si fa pesante e lento come se stessi andando al patibolo, solo che quando vado a morire poi non mi risveglio qui mentre a scuola e come se morissi ogni giorno, lentamente, dolorosamente, come se mi avvicinassi sempre di più ad una morte certa e dolorosa e non potessi scappare e ogni giorno è sempre peggio; poi però all’uscita tutto riprende colore, è come togliersi un peso dallo stomaco, come tornare a respirare dopo una settimana di raffreddore. Ecco, in quel momento è come se tornassi a vivere e fossi contenta della mia vita, strano ma vero.

 
  
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