Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Ria    27/04/2014    6 recensioni
La ragazza saltò giù dalla sedia e fece un cenno verso il gigantesco monitor, su cui le figure tridimensionali ruotavano e si fondevano in un unico corpo confuso. [...]
« Quindi i frammenti potrebbero essere ovunque? »
« In ogni dimensione possibile e su ogni pianeta possibile che l'Incrocio raggiunga. » ammise MoiMoi con un sospiro. Minto si premette forte le dita sulla fronte al culmine dell'irritazione:
« Perfetto! E noi dovremmo collaborare per...?! »
« Per tutto il tempo necessario, caro passerotto. »
« Richiamami ancora a quel modo, Kisshu, e sarà la collaborazione più breve della tua vita! »
[...] « Tu mi hai salvato già una volta, tre anni fa. Sono certo che ci riuscirai di nuovo, perché sei la più forte di tutti. »
« Ao No Kishi... »
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intersection'
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Sialve! Tutti pronti ad un bel capitolozzo di scazzottate? Succederanno un sacco di cose in poco tempo, quindi non sto a cianciare e vi lascio libera la pista! E giusto perché sono psicopatica, another new entry! (sì, amo complicarmi la vita! *musichetta della Morte Nera*)

 

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Cap. 09 – Fighting on middle of crossing

                 Challenge of arrows, puddings and the strongest warrior (?)

 

 

 

 

 

« Quindi mi dai di nuovo buca. »

Bofonchiò Ayumi guardando Retasu torva. L'amica chinò la testa e si scusò:

« Mi dispiace… »

« Negli ultimi tempi sei sempre chiusa in quel cavolo di Caffè. – sbuffò – E così anche le altre! »

« C'è molto da lavorare – spiegò la mewfocena con un sorriso tirato – e Akasaka-san e Shirogane-san da soli non ce la fanno… »

La rossa non gli rispose e assunse un'espressione grave:

« Sul serio? »

« Eh? »

« Sei strana ultimamente… Sei perfino stata a casa con la febbre e non mi hai chiamata una volta. »

Spiegò riferendosi alla scusa della verde sulla sua assenza durante le ispezioni allo Yakori:

« E anche le ragazze sono un po' schive. »

Retasu non le rispose.

« Non è che mi stai nascondendo qualcosa? »

« Ma cosa dici? – le mentì dolcemente – È tutto a posto. Siamo solo un po' indaffarate! »

Ayumi la fissò qualche istante, scettica, poi alzò gli occhi al cielo e sospirò:

« Aaah, insomma! E io che volevo portarti a cercare qualche bel ragazzo! »

« Non mi sembra proprio il caso. »

« Prima o poi riuscirò a trascinarti con me! »

Rise la rossa. Si fermò  sull'incrocio dove si sarebbe separata dall'amica e le sorrise furba:

« Di ad Akasaka che mi deve un parfait speciale, mi sta rovinando la vita sociale! – le ammiccò e si diresse nella direzione opposta alla sua – Stasera mi telefoni? »

« Certo! – sorrise la verde – A stasera. »

Attraversò e proseguì verso il Caffè, sforzandosi di sorridere e di ignorare il senso di colpa. Si sentiva malissimo a mentire ad Ayumi, ma non poteva certo rivelarle degli alieni o del fatto che fosse una MewMew, l'avrebbe solo esposta al pericolo.

Per il suo bene avrebbe dovuto continuare a mentirle.

Anche a costo di ferirla tacendole la verità, doveva tenerla al sicuro.

Proprio perché le voglio tanto bene, devo tacere.

 

 

Quel pomeriggio fuori dal vialetto del locale Keiichiro aveva apposto il cartello di chiusura, corredato di scuse annotate a mano per gli affezionati clienti. Retasu stette a scrutare per alcuni minuti la minuziosa scritta lilla, lo stomaco che si attorcigliava, ma poi prese un bel respiro per farsi coraggio ed entrò; fu con un certo sollievo che vide le sue amiche già disposte alla partenza e tutte con la sua stessa faccia tesa.

« Non sono l'unica ad aver paura? »

Chiese con un sorrisino triste; Ichigo le rispose con la medesima espressione, sospirando:

« Visto il successo dell'ultima volta io me la sto facendo sotto. »

« A questo proposito – la punzecchiò Minto – potresti, per piacere, cercare di contenerti dal fare qualsiasi mossa stupida? »

La mewneko si limitò ad un verso di disappunto.

« È l'ora. »

La voce di Zakuro, sebbene appena un sussurro, perforò il silenzio come uno sparo:

« MoiMoi-san ci aspetta. »

Ichigo non fece mistero dell'agitazione che le serrò la gola alla sua frase e deglutì a fatica.

Senza che qualcuno aggiungesse altro tutto il gruppo si incamminò verso il portale; la giornata era mite e soleggiata, eppure il nervosismo era così tanto che Retasu sentiva solo freddo.

« Tutto a posto? – le domandò Ryou – Sei pallida. »

« Sto bene, grazie – gli sorrise – Sono solo un po' nervosa. »

Lui annuì e tornò a guardare avanti. Retasu pensò non fosse molto delicato fargli la stessa domanda, in fondo la mascella contratta e la fronte aggrottata rispondevano da sole.

Raggiunsero il punto in cui sapevano trovarsi il passaggio e restarono disorientati non vedendo altro che un praticello ben curato. Ichigo fece qualche altro titubante passo sull'erba, cacciando un urlo quando si trovò quasi a sbattere contro la testa di MoiMoi.

« Eccovi, siete in ritardo. »

Scherzò. La rossa, capitombolata a terra, non gli rispose, troppo intenta a ispezionare il busto dell'alieno, all'apparenza sospeso a mezz'aria e privo del resto a cui di solito era attaccato.

« M-MoiMoi-chan – balbettò – c-che… »

« Uh? Ah, è vero, la barriera.  »

Fece un passo indietro, scomparendo del tutto eccetto che per la mano destra con cui indicò loro di seguirlo. Poco convinti i terrestri obbedirono, avvertendo solo un lieve pizzicore nell'istante in cui passavano dentro una membrana impalpabile; dall'altra parte, come doveva essere, c'era il portale per Jeweliria. Le ragazze si strinsero un poco per farsi coraggio, mentre MoiMoi dava a Ryou uno dei bracciali schermanti e gli spiegava sommariamente il suo uso.

« Una cosa che mi sono scordata… Visto che non c'è bisogno non è settato per la mia lingua. – disse sbrigativo – Quindi se ogni tanto non cogliessi qualche parola, non preoccuparti. »

« In effetti non me lo sono mai chiesta… –  fece Purin entrando nel portale – Ma come mai noi e voi parliamo la stessa lingua? »

« Beh, se ci pensi noi un tempo vivevamo sulla Terra – le sorrise MoiMoi – le varie lingue che parlate ora sono diverse evoluzioni della nostra. »

« In effetti c'è una teoria secondo cui tutti gli idiomi della Terra avrebbero una stessa origine(*)… »

Disse distrattamente Ryou.

« Per noi i vostri inglese, francese, giapponese e compagnia non sono altro che strane inflessioni dialettali – ammiccò MoiMoi – e per voi è la stessa cosa con noi; per quello non avete mai avuto problemi a capire quello che dicevamo. Magari non cogliete tutte le sfumature di significato e nemmeno noi quando parlate voialtri, ma diciamo che siamo ad un buon livello. »

Ridacchiò e spuntarono dall'altra parte del passaggio. In fondo al declivio ai loro piedi c'erano Kisshu e gli altri ad aspettarli e nemmeno loro sembravano troppo rilassati.

« Allora – chiese ancora Minto – finora noi abbiamo ascoltato e parlato la lingua aliena senza rendercene conto? »

« Fonde un po' il cervello a pensarci – rise l'alieno – quindi credo sia meglio non farlo. »

« Si può sapere cos'avete tanto da chiacchierare? – borbottò Kisshu interrompendoli – Sembrate delle galline che starnazzano. »

Con sua sorpresa Minto non si oppose alla battuta e lo ignorò. Non aveva intenzione di reagire per una simile inezia: Kisshu doveva ancora scontare le sue stupide insinuazioni della notte alla piscina, lei avrebbe centellinato la sua vendetta per il momento opportuno.

« Com'è altezzosa e composta oggi la nostra cornacchia! »

Anche se sarebbe stato complicato. Molto complicato.

« Kisshu, falla finita. – lo seccò Pai gelido – Avanti, dobbiamo andare. »

« … M-ma »

Retasu tentennò e indicò il piccolo edificio del laboratorio, seminascosto dagli alberi:

« Non passiamo… Da lì? »

« Assolutamente no, Reta-chan! – proruppe vivacemente MoiMoi – Su, testa alta e petto in fuori! Si entra dalla porta principale! »

 

 

Era strano camminare per Jeweliria, molto più che il primo giorno in cui avevano curiosato le strade e le viuzze di quel mondo sconosciuto: la gente non le vedeva più come alcune tra i tanti, ma le notava ad una sola occhiata e le indicava al culmine dello stupore, parlottando, bisbigliando stupiti e talvolta ostili o sgomenti. Retasu camminava senza smettere di far saettare la coda dell'occhio a destra e a manca, incassando sempre più la testa tra le spalle ogniqualvolta incrociava per errore lo sguardo con qualcuno. Odiava trovarsi al centro dell'attenzione e in quel caso non si trattava neppure di attenzione benevola; se avesse dato retta al suo istinto, se la sarebbe già data a gambe. Fu irrefrenabile l'invidia per Minto, che seppur nervosa camminava con passo fermo e deciso, o per Purin, che come unica preoccupazione aveva la ricerca di una superfice riflettente in cui vedere come apparisse agli alieni; Zakuro come ogni volta procedeva indifferente, e perfino Ichigo passeggiava con un certo contegno. Solo lei, sempre e solo lei, Retasu, dava l'impressione di un pulcino in un cortile di volpi.

« Non credo di essere un buon esempio di come si cammina a testa alta… »

Mormorò a disagio. Pai, che le camminava davanti, si voltò appena per guardarla da oltre la spalla ma non disse nulla, fissandola interrogativo; lei si innervosì ulteriormente e prese a fregarsi le mani:

« I-io… Non sono adatta a… Queste cose. Mi sento un fenomeno da baraccone… »

Era così in difficoltà che Pai sentì il bisogno inspiegabile di dire qualcosa, ma non gli venne in mente nulla e rimase dov'era, inespressivo.

Retasu stava ormai per cominciare ad ammirarsi le punte dei piedi pur di togliersi da sotto quei penetranti occhi scuri, quando avvertì una pacca garbata in mezzo alle scapole e fu costretta a drizzare di colpo la testa, mandando un urletto di stupore.

« Niente ansia, Retasu-chan: ancora duecento metri e ci siamo. »

« Eyner-san… »

Lui le sorrise gentile e ammiccò:

« Guarda dritto e non farci caso. Il massimo che possono fare è sparlottare un po', nulla di cui preoccuparsi. »

Retasu prese un bel respiro e gli sorrise, sentendosi un po' più coraggiosa. Di fronte a lei, Pai distolse l'attenzione dalla scena e accelerò il passo con fare un po' scocciato.

« … Ma che ho detto? »

Zakuro, che camminava a poca distanza, gli rivolse un sorriso da sfinge:

« Non ne ho idea. »

« Pai-chan è solo nervoso. »

Sospirò MoiMoi e guardò il bruno allusivo:

« Ho chiesto aiuto anche a Lena. »

Le due terrestri non capirono perché Eyner fissasse l'amico con occhi sgranati:

« Senpai sei impazzita? »

« Dobbiamo affidarci a tutti gli aiuti possibili! »

Puntualizzò con foga ed Eyner potè solo annuire poco convinto senza aggiungere commenti. Lo stesso fecero le due ragazze, ma Retasu non potè non constatare, tra sé e sé e con un curioso malessere, che "Lena" le suonava moltissimo come un nome femminile.

 

 

Visto da fuori e alla luce del giorno il Palazzo del Consiglio risultava imponente, una gigantesca struttura a base rettangolare dai lisci muri color sabbia su cui si incurvavano, ad intervalli regolari, protuberante ovali che accentuavano l'affusolarsi delle finestre; l'ingresso si affacciava perfettamente in mezzo alla via principale ed era formato da due alti battenti bianchi, spessi un palmo e fissati alla parete con enormi cardini. Quando Kisshu e Pai, che aprivano il piccolo corteo, vi si trovarono di fronte fecero un cenno di saluto alle quattro guardie disposte due a due ai lati dell'entrata: le più vicine al portone afferrarono le maniglie e tirarono aprendo a fatica, ricambiando nuovamente il saluto ai commilitoni che entravano e guardando torvi i curiosi ospiti che li seguivano.

Kisshu guidò con sicurezza il gruppo verso quello che i terrestri potevano intuire il centro del palazzo, mentre MoiMoi prendeva a chiacchierare con loro dell'edificio e di altre sciocchezze, per connotare ancora di più i loro piani di innocenza e spontaneità. Le ragazze lo assecondavano annuendo e sorridendo, tentando di ignorare le occhiatacce che ricevevano dalle varie guardie appostate per i corridoi e da quelli che, dedussero dall'abbigliamento semplice e dall'aria affaccendata, dovevano essere servi o domestici.

« Fate come se non ci fossero. – bisbigliò Eyner appena udibile – Voi siete qui previo permesso del Consiglio e sotto la nostra custodia e, soprattutto, senza intenzioni bellicose; tranquille e interessate. »

Scherzò. Ichigo annuì e tentò di appoggiare la cosa meglio che potè, vagando incuriosita con lo sguardo e finendo per scorgere la sua immagine specchiata in una finestra meno illuminata dal sole delle altre.

Le sembrò piacevolmente bizzarra l'Ichigo che vide riflessa: i suoi abiti assomigliavano a quelli di Kisshu e degli altri, con un sentore arabeggiante, anche se la maglietta che portava lei, rosso scuro, appariva molto più corta delle loro scoprendole la pancia fin sotto al seno; alle gambe portava pantaloni color panna lunghi e un po' informi, che si chiudevano sulla caviglia, e ai piedi ballerine scure. Dando una rapida occhiata ai riflessi delle compagne si accorse che gli abiti erano tutti sullo stesso genere, ma si coordinavano per lunghezza e per colore a ciascuna di loro: la maglia di Retasu, ad esempio, sembrava più coprente della sua e tendeva al verde acqua; viceversa, Zakuro pareva indossare un top più che adatto al suo fisico da modella e tutto il suo completo era di un cupo lilla. Ichigo si sorprese – tralasciando senza riserbo il colpo al cuore che le diede la vista – di come stesse bene lo stile stravagante a Ryou, all'aspetto nato per indossare l'aderente maglia blu scuro senza maniche e i pantaloni morbidi che aveva.

« Carini, vero? »

La risatina di MoiMoi, che le ammiccò sottovoce vedendola così concentrata, le strappò un sobbalzo.

« Segretezza non vuol dire trascurare i dettagli, specie per il look! »

Ichigo non potè trattenere un sospiro divertito e si rilassò, continuando a sostenere il finto giro turistico dell'amico.

Raggiunsero la Sala del Consiglio dopo qualche minuto, ma tirarono avanti e svoltarono per il corridoio dove avevano incontrato Iader; da lì proseguirono per un altro paio di minuti e più procedevano, più le stanze attorno a loro diminuivano e l'ambiente diventava più sobrio, senza perdere in bellezza. Si ritrovarono in una sorta di gigantesco chiostro con passaggi aperti su un largo spiazzo erboso, un cortile interno al palazzo: una grande luce veniva dall'alto e all'inizio i terrestri pensarono di trovarsi all'aperto, invece sopra le loro teste si chiudeva una splendida cupola trasparente incorniciata di metallo dorato.

« Ora ascoltatemi. – sussurrò MoiMoi con più discrezione possibile – Da qui in poi, ci siamo organizzati a puntino. Voi… Cercate di seguire il "copione" e quand'è il momento… Fate vedere di cosa siete capaci. »

Non certo granché come direttiva, ma Ryou e le ragazze poterono solo annuire e seguirono gli alieni per il portico, uscendo con loro sull'erba.

Sul prato c'era una figura intenta ad esercitarsi in una qualche attività fisica; a ben guardare si trattava di una giovane donna che si allenava a centrare bersagli che apparivano a mezz'aria, uno di fila all'altro, in ogni punto del prato e ad ogni altezza. Fu strano rendersi conto che l'arma usata dalla giovane era un arco, oggetto che forse le terrestri vedevano più nelle mani di un elfo(**) in un libro fantasy, ma ancor più strana e strabiliante era la precisione millimetrica con cui centrava l'obbiettivo.

MoiMoi le corse subito incontro con l'aria felice e sorpresa di chi rivede inaspettatamente dopo anni un vecchio amico e Kisshu e gli altri la imitarono, sorridendo e salutando; solo Pai, le braccia conserte e l'espressione funerea, si limitò ad un grugnito inudibile.

« Senpai, erano secoli! »

Scherzò la giovane; MoiMoi le diede un rapido abbraccio:

« Sai com'è, il laboratorio non è dietro l'angolo. »

« Già. E immagino che siate sempre impegnati… »

Sollevò appena lo sguardo color rame verso un punto imprecisato del gruppo, allusiva, e Retasu notò di sottecchi Pai farsi più cupo.

« Ah, ma non vi ho presentati! – esclamò MoiMoi battendosi una mano sulla fronte – Ragazze, Ryou-kun, questa è una mia kohai e amica… »

« Lenatheri Inetaki. »

Si presentò la ragazza con un cenno del capo e fece l'occhiolino:

« Visto che è complicato, fate come tutti e chiamatemi Lena. »

Retasu sospirò, il suo intuito ci aveva azzeccato.

Studiò la ragazza per qualche minuto, mentre questa si faceva presentare il resto del gruppo dai compagni: la mewfocena non era in grado di definire con certezza le sensazioni che le dava, ma era certa di non aver mai conosciuto qualcuno come lei. Lena era senza alcun dubbio una ragazza affascinante, dal fisico magro e forte, ma dotata di una bellezza che negli anni doveva aver reso lei stessa più mascolina e spartana, più dura, più selvaggia; come i capelli ebano che erano stati tagliati cortissimi, scalando dal collo alla nuca, lasciando solo due ciuffi più lunghi ad incorniciarle il viso magro dove si distendevano labbra sottili e ben disegnate. Gli abiti sui toni del bosco, pantaloncini corti al limite del sensuale e una sorta di fascia sul seno, con scollo tondo e provvista di due maniche morbide che arrivavano al polso, erano minimali ma non curati, tenuti corti solo per la comodità di movimento; l'unica cosa che pareva unicamente di bellezza in quel pratico vestiario, era una lunga benda color mirto che le abbracciava con cura la gamba sinistra fino alla coscia.

Splendida. Forte. Indomabile. Feroce.

Retasu si visualizzò limpidi gli aggettivi per l'aliena nella sua testa e si chiese amaramente dove si trovasse, nell'universo, la fabbrica che produceva simili particolari bellezze. Lei, di sicuro, fosse anche uscita dallo stesso posto era uno degli scarti malriusciti.

« E tu sei? »

Retasu sbatté  gli occhi un paio di volte e divenne paonazza, rendendosi conto che Lena le stava parlando e le aveva rivolto per due volte la medesima domanda, mentre lei la fissava come una stupida.

« R-Retasu M-Midorikawa… »

Perché non c'era mai un fulmine, un maremoto, un chimero impazzito pronto ad aggredirla quando si trovava in situazioni simili?

« Piacere. »

Retasu non riuscì a non sentire una nota di scherno nelle parole dell'aliena mentre le sorrideva, seppur pronunciata con candore.

« Come mai tanti visitatori, senpai? »

« Un po' di sfoggio del nostro bel palazzo, mentre aspettiamo i risultati degli ultimi dati. »

Fece vago ridacchiando. Lena sorrise complice e proprio nello stesso momento si sentirono in lontananza alcuni passi e delle porte che si aprivano.

« Questo dev'essere Sando. »

Borbottò tra sé e sé Kisshu con un sorriso compiaciuto, indicando alle spalle di Lena. Altri passi più calmi ed indicò soddisfatto alla sua sinistra:

« E questo è Teruga… »

Lo sguardo ambrato puntò il gruppo che si avvicinava più velocemente, scrutando una decina di persone che si dirigevano nella loro direzione; Kisshu, i fratelli e gli amici si rivolsero rapidissime occhiate complici e Minto, più avvezza delle altre ragazze a simili scambi di battute mute e sotterfugi, intuì che la sceneggiatura si stava compiendo con millimetrica precisione.

« Quindi voi sareste le famose MewMew… – disse con tono vago Lena – In effetti sembrano comuni ragazzine. »

« Ma molto più forti di quel che appare. »

Chiarì con orgoglio Purin. Il sorriso di Lena si allargò per l'interesse:

« Davvero? »

In quel momento il drappello più numeroso di ospiti li raggiunse: una combriccola di ragazzi molto giovani, con in faccia la fatica di un allenamento appena concluso, e alla loro testa Sando, la solita aria scrupolosamente distaccata e seccata.

« Cos'è tutto questo casino? »

« Solo qualche chiacchiera, senpai. – sorrise Lena gentile – Facevo la conoscenza delle nostre ospiti. »

Tornò a guardare le terrestri e, se non avesse saputo della sua recita, Minto avrebbe potuto credere senza problemi alla sua squisita curiosità.

« A dire il vero sono rimasta stupita e avrei voluto conoscere le loro tanto decantate abilità. »

« Non esageriamo… »

Lena e gli altri soldati risero alla battuta di Kisshu mentre le terrestri lo trucidarono con lo sguardo.

« Sei proprio l'ultimo che può contestarle. »

Fece Zakuro piano. Lena rise ancora, facendo finta di non vedere il gruppo di consiglieri scortato da Teruga che si avvicinava incuriosito, e guardò le ragazze:

« Facciamo una prova? »

« Perché no? »

Minto si fece avanti sorridendo. Era il momento di cogliere la palla al balzo.

« Le nostre armi sono simili – continuò la mora afferrando il suo ciondolo tra le dita – sarei curiosa di vederle all'opera. »

Lena assunse un'aria di sfida e sorrise. Allungò la mano di lato e sotto le sue dita s'illuminò una tastiera trasparente su cui digitò veloce e si udì un rumore elettrico mentre una sorta di tabellone segnapunti, composto solo di luci come la pulsantiera, si accese sotto la cupola; poi l'aria attorno al prato tremò frizzando sorda e una barriera, percepibile solo dal baluginio del sole su di essa, scese a proteggere l'area attorno alle due.

« Scegliamo un avversario che conosciamo entrambe. »

Suggerì Lena e attorno lei e Minto spuntarono un gruppo di creature deformi. I corpi tondi e tozzi, coperti di pelo verdognolo e grigiastro, avevano solo due zampe lunghe e magre dotate di artigli, musi triangolari e ringhianti e grandi orecchie cespugliose.

Alla loro vista il piccolo Masha si staccò dalla cintura di Ichigo, prendendo a pigolare:

« Chimeri! Chimeri! Piii! C'è un chimero! »

La mewneko lo afferrò con un balzo e lo schiacciò contro il suo petto, pregando che nessuno avesse notato la buffa palletta di pelo rosa.

Sul campo, incuranti di tutti tranne che dei chimeri, Lena e Minto erano immobili; con nonchalance l'aliena prese arco e freccia in mano e guardò la moretta divertita:

« Chi arriva prima a 30? »

L'altra le rispose con tono di superiorità:

« Io. Nemmeno da chiederlo. »

Si trasformò causando qualche fischio di apprezzamento dai soldati, subito strigliati senza pietà da Sando:

« Cos'è, non avete mai visto una donna? – tuonò – Pensate che una lama in quelle teste vuote faccia meno male se arriva da una portatrice di gonnella?! Guardate invece come si combatte, voialtri che non alzate nemmeno una spada! Ebeti! »

« Noto che Sando-san non si fa scrupoli di esibire un caratteraccio al momento opportuno… »

Constatò Zakuro divertita.

« Sai come corri veloce per la pista di allenamento – sogghignò con un sorriso tirato Eyner – quando hai uno con quella faccia che ti urla alle spalle? »

Nel frattempo la sfida era cominciata. Minto si rese subito conto del peso degli anni di pace e di quanto la sua avversaria, alleata o meno, non avesse intenzione di farsi scrupoli o riservarle trattamenti di favore. Lena si teletrasportava con pause di pochi decimi di secondo da un obbiettivo all'altro e possedeva la precisione e la capacità di reazione ottimale a non sprecare nemmeno una freccia, centrando ogni preda al primo colpo; neppure i contrattacchi dei chimeri le erano di ostacolo e la ragazza si piegava e schivava i loro artigli e le loro zanne con tutta tranquillità. Minto ci mise alcuni secondi per riprendere il controllo lasciando a Lena un vantaggio di 10 bersagli, ma non si fece sconfortare e ripartì all'attacco: volando rapida e puntellandosi all'occorrenza contro la barriera per darsi slancio – cosa che fornì alle reclute un nuovo piacevole spunto per altri fischi – la mewbird conquistò metà del punteggio massimo nel giro di un minuto. Sotto di lei gli incoraggiamenti delle compagne e di qualcuno dei soldati, impressionati dalla sua rapidità, la caricavano e la spingevano a colpire a ritmo sempre più serrato, cercando di ignorare la pressione degli sguardi del Consiglio che avvertiva alla sua sinistra.

A dieci minuti dall'inizio sul grosso tabellone sospeso brillavano un 25 e un 22,  con un vantaggio di tre colpi per Lena; entrambe le ragazze si erano dovute fermare perché i chimeri si erano innervositi troppo e si muovevano troppo disordinatamente rendendo impossibile mirare con sicurezza. Minto prese due profondi respiri e si morse il labbro, doveva trovare un modo di chiudere la faccenda e ottenere gli ultimi punti.

« Oh, per l'amor del cielo Ichigo! – sbottò – Puoi far star zitto Masha per almeno cinque secondi?! »

Il robottino continuava a scappare dalle mani della rossa e cercava senza successo di entrare nella barriera, dove decine di piccoli chimeri parassita pulsavano e fluttuavano pigri.

« Chimeri! Chimeri! Pii! Chimeri! Chimeri! »

« Siamo un po' nervose? »

La canzono Kisshu sussurrando, ma Minto si limitò a bisbigliare:

« Sto cercando un'idea… E se continuate a darmi noia, non la troverò. »

« Se sei tesa come una corda di violino, non ci riuscirai. »

Le delucidò. Lei rispose grugnendo e lo sentì ponderare su qualcosa:

« … Sbaglio o quel tubino ti sta un po' più stretto in certi punti rispetto a tre anni fa? »

Minto tirò d'impulso un calcio contro la barriera e questa tremò fin alla cupola, emettendo un lievissimo tintinnio lugubre. Al suono un gruppetto dei chimeri rimasti si fiondò contro la morettina, che scartò di lato all'ultimo momento mandandoli a schiantarsi sulla parete invisibile. Minto li ascoltò uggiolare ritirandosi e incrociò un secondo un'occhiata allusiva di Kisshu, capendo.

Questi chimeri… Non ci vedono.

Creature che si muovevano solo in base al suono, la spiegazione ad orecchie così grandi ed ingombranti; e la sua carta per la vittoria.

Lena centrò uno dei chimeri storditi e il punteggio divenne 26 a 22. Minto incoccò una freccia d'energia e senza badare all'avversaria si posizionò più al centro che potè, valutando di aver una visuale ampia e libera; Lena non si preoccupò della manovra visto il marasma in cui si dimenavano i chimeri e in cui si sarebbe potuto beccare il bersaglio solo per caso, ma Minto non tirò dopo tese l'arco. Di colpo, fischiò. Un fischio lungo e acuto che attirò tutta l'attenzione dei chimeri, che le si gettarono addosso con bassi latrati: il primo chimero fu colpito non appena rivolse il muso verso Minto, altri quattro furono centrati prima di avvicinare anche solo il fiato alla ragazza; un balzo con capriola per liberarsi lo spazio di manovra necessario, e la mewbird concluse con una freccia negli ultimi tre, chiudendo il gioco.

Alle sue spalle Purin mandò un grido di vittoria:

« Chi vuole uno spiedino di chimeri?! – rise saltellando entusiasta – Sei grande onee-chan! »

Lena si lasciò sfuggire una risata ammirata e dai soldati e perfino dai membri del consiglio partirono tiepidi ma incoraggianti applausi. MoiMoi si trattenne quanto più potè, ma non riuscì a non sorridere:

« Grande! Se ce la caviamo con una, è fatta! »

Pai sollevò lo sguardo, attratto da qualcosa, e strinse gli occhi scuri rivolgendosi amaro al compagno:

« Hai troppe speranze, senpai. »

Dalla parte opposta alla loro videro avvicinarsi i consiglieri che non erano ancora lì presenti; con stizza e con sollievo, tra loro scorsero sia Ebode che il consigliere Meryold.

« Davvero niente male! – continuò Lena rivolta a Minto – Sei una delle poche che mi abbia battuta. »

Minto sciolse la trasformazione – qualche recluta non gradì il cambiamento e si lamentò sottovoce, beccandosi altre sgridate da Sando – e sorrise, cercando di mascherare il fiatone:

« Lo considero un onore. »

Lena la guardò con aria furba e fece ricomparire la tastiera luminosa: dal terreno spuntarono piccole teche con dentro grosse piante dalle foglie carnose color viola pallido, al centro delle quali vi era adagiato uno strano, enorme seme bitorzoluto; subito i chimeri parassita vi si attaccarono, ma la pianta non cambiò aspetto e le creature restarono da assorbire il baccello coi corti tentacoletti.

« Questi simpaticoni vanno matti per i semi di paina. – spiegò Lena – E credo sia meglio rimandarli a casa, prima che il vostro amichetto lì si faccia prendere un cortocircuito. »

Indicò Masha che tentava ancora di sfuggire alla presa di Ichigo, incurante delle sue suppliche di stare buono. Nel momento in cui anche l'ultima teca e l'ultimo parassita scomparvero il robottino si acquietò, attirando una risata famigliare:

« Che curioso essere…! »

Ichigo sobbalzò diventando viola in viso e nascose Masha dietro la schiena:

« Meryold-sama… »

« È una creatura meccanica? – chiese gentile, sentendo il cigolio prodotto dalle ali di Masha – Alquanto vivace! »

« È un'unità di raccolta dati – si intromise Ryou – e progettata per catturare i chimeri parassita. »

Meryold guardò incuriosita l'umano sconosciuto che le rivolse un educato inchino e sorrise in assenso.

« Ryou Shirogane, mi perdoni. – fece il biondo – Sono i- »

« Un altro umano! – sbottò tra i denti Ebode – Meryold-sama, è una cosa intollerabile! »

« Shirogane è qui su nostra richiesta – intervenne Pai, chinando appena il capo in segno di saluto – in quanto creatore del progetto m. »

Meryold studiò sorpresa l'umano che ricambiava l'occhiata di Ebode con educata indifferenza.

« Siete molto giovane anche voi. »

« Non ho mai ritenuto che l'età fosse un problema rilevante. »

Meryold alzò un sopracciglio divertita, mentre Ebode borbottava:

« Era ovvio… Dato che ha scelto come guerriere delle bambine. »

Alcuni consiglieri lo appoggiarono e bofonchiarono maligni; Ryou, fermata Purin dal protestare, continuò pacato:

« Non sono stato io a sceglierle. Il loro corredo genetico le ha scelte. »

« Una magnifica frase retorica. »

Insisté Ebode e Ryou lo guardò con sufficienza, ma si rifiutò di aggiungere altro.

« Sono solo delle ragazzine con simpatici abitini colorati – proruppe con ferocia l'uomo – non certo soldati! »

Scoccò un'occhiataccia maligna a Kisshu, Pai e Taruto, stendendo un ghigno sprezzante:

« Da queste madamigelle vi siete fatti soggiogare? »

All'affermazione si avvicinò loro un vecchio consigliere che aveva assistito alla sfida scortato da Teruga, e indicò con un cenno Minto:

« A dire il vero, questa giovane si è dimostrata perfettamente all'altezza del sergente Inetaki… »

« Proprio così – rincarò Teruga – e i nostri stimati colleghi qui presenti possono confermarlo, come i nostri soldati laggiù. »

Le reclute che avevano fatto il tifo per Minto poco prima annuirono convinte, ma gli altri invece presero a parlottare tra loro come se all'improvviso non fossero più certi di quanto avevano visto.

« Suvvia! – si ostinò Ebode – Un tiro al bersaglio non è certo un duello! »

« State diventando ingiusto, Ebode. »

Lo ammonì un consigliere sulla trentina dai capelli azzurri.

« Mettete in dubbio il mio operato, Ebode-san? »

Chiese Lena senza nascondere l'offesa per una tale affermazione. Ebode si limitò ad un'occhiata allusiva e Lena stritolò il suo arco tra le mani:

« Come mai potrei? »

« Che le terrestri dimostrino il loro valore, allora! »

Eruppe seccato uno del gruppo di Ebode, un alto omone con la testa rasata e profondi occhi di brace:

« Le nostre reclute non saranno troppo stanche per un altro allenamento, no? »

I terrestri videro Sando fare un cenno d'assenso all'uomo e sorridere compiaciuto: non doveva aspettare altro. Schioccò le dita e indicò ad uno dei suoi di farsi avanti, portando in campo un ragazzo allampanato e scattante con una zazzera aranciata; sembrava incuriosito all'idea di affrontare una delle ragazze e un po' smanioso da come fece subito comparire tra le mani un lungo bastone di metallo nero.

« Vado io. »

« No, aspetta, Ichigo nee-chan! – Purin le saltò davanti come una furia – Vado io! »

Fissò decisa il suo avversario e brandì il suo ciondolo, trasformandosi: se quei vecchiacci pensavano che lei fosse solo una bimbetta, li avrebbe fatti ricredere!

Taruto sentì un tremendo moto di nostalgia vedendo spuntare la famigliare codina arricciata da scimmia e, seguendola, si accorse che la divisa gialla da cui spuntava era leggermente diversa rispetto all'ultima volta che l'aveva vista: al posto del vestito a pagliaccetto Purin indossava una gonna a pieghe e una maglietta a maniche corte con scollo a rombo sul petto, che le lasciava scoperta la pancia(***), il tutto sempre giallo limone. Ebode, dal suo cantuccio di accoliti, sussurrò beffardo:

« Una mocciosa in gonnella. »

Lena digitò ancora sulla tastiera e la barriera si allargò, arrivando fino al confine del prato; i consiglieri si sistemarono oltre di essa, prudenti, mentre il resto dei presenti si limitò a spostarti quanto più possibile di lato.

« Siamo sicuro che ci possiamo fidare di quello li? »

Domandò Taruto a bassa voce; MoiMoi gli sorrise:

« Se Sando si fida, io mi fido. »

Gli altri ragazzi annuirono. Taruto non rispose, ma si morse distratto il labbro inferiore: il fatto che fosse un alleato non stava a significare che Pel-di-carota avrebbe usato la mano meno pesante.

« Purin è forte. »

Il brunetto guardò appena Retasu che gli sorrideva incoraggiante:

« Non devi assolutamente preoccuparti. »

Lui rimase qualche istante a studiare il suo viso gentile e poi si voltò scocciato, borbottando:

« E chi si preoccupa? »

Si udì Sando urlare un via e i due avversari si gettarono uno contro l'altro. I timori di Taruto furono confermati da come l'arma della recluta aprì un bel buco per terra, ma Purin non sembrò impressionata: evitò il colpo con noncuranza e brandì i suoi anelli, intrappolando la gamba destra del ragazzo in una massa di budino giallo.

« Che diavolo è… Questa cosa?! »

Soffiò lui incapace di liberarsi e Purin ammiccò:

« Un delizioso diversivo. »

Il poveretto dovette dimenticarsi dell'impiccio e proteggersi il viso col suo bastone prima che Purin lo centrasse con una ginocchiata. La biondina saltò indietro e altri Ribbon Purin Ring Inferno sibilarono accanto alla recluta che però ebbe la prontezza di schivarli, mentre tentava invano di usare la sua arma come leva per distruggere la trappola gelatinosa; quando finalmente potè tornare a camminare un colpo di Purin lo centrò in pieno petto, disintegrandosi all'impatto e facendolo ruzzolare per alcuni metri nelle risate generali dei compagni.

« Il prossimo che fa casino – gli berciò contro Sando – alla prossima seduta di allenamento combatte contro di me! »

Fu silenzio di tomba.

Pel-di-carota intanto si era rimesso in piedi ed era furioso per la vergogna: le stava prendendo da una ragazzina alta un metro e uno sputo, guerriera o meno che fosse.

« Ora basta guanti di velluto. »

Purin vide il bastone nelle mani del ragazzo mandare per un momento scintille azzurre e blu e corrugò la fronte. Tentò di fermarlo con altri Ribbon Purin Ring Inferno, ma Pel-di-carota li schivò portandosi a mezzo metro da lei; solo i suoi riflessi e la sua conoscenza delle arti marziali le permisero di non farsi rompere il naso, bloccando la bastonata con gli avambracci. Assecondò il contraccolpo e si lasciò spingere all'indietro guardando il ragazzo mettersi in posizione di attacco: ormai lei avrebbe potuto affidarsi solo al kou-en-ji kenpo e pregare che i geni della scimmia leonina le dessero lo slancio in più necessario a non farsi friggere.

Lo scontro riprese più serrato e dai soldati cominciò un vociare entusiasta. Pel-di-carota era un abile combattente e non aveva tanto da invidiare a Kisshu e agli altri, da quel che Purin riusciva a capire, ma nemmeno lei si risparmiava e rispondeva colpo su colpo con forza e velocità. Ichigo riuscì a sentire che anche tra i consiglieri in molti avevano preso ad elogiare la cinese, ma non riuscì a trarne conforto: i fulmini che aveva intravisto sul bastone della recluta l'avevano allarmata ,era sicura che Purin avrebbe rischiato grosso finché avesse continuato a lottare.

In quel momento la biondina si trovò in posizione di svantaggio e fu costretta a bloccare il colpo di Pel-di-carota con le mani, chiudendo saldamente le dita attorno al metallo; vide il ragazzo sorridere soddisfatto e un brivido le serrò lo stomaco.

« Mossa sbagliata. »

Lo sfrigolio delle scariche invase l'aria attorno a loro assieme al gemito di Purin, che fu sbalzata violentemente all'indietro e rotolò a faccia in giù nell'erba.

I soldati cacciarono urla di trionfo come tifosi allo stadio, mentre nella fazione opposta scese un silenzio gelido.

« Purin…! »

Ichigo chiamò la compagnia imponendosi di rimanere immobile e, con enorme sollievo, la vide tentare di alzarsi; Pel-di-carota non era però intenzionato a finire col dubbio sulla vittoria e prese ad avvicinarsi alla biondina minaccioso, facendo ondeggiare il bastone in una mano.

Taruto avvertì il panico inondargli il petto e fece per bloccare il soldato, ma due mani tremanti gli si serrarono attorno al braccio per impedirgli di muoversi. Seguì confuso la linea di quelle dita pallide e non capì perché a tenerlo fosse Retasu; il mormorio che emise fu appena udibile :

« Se intervieni… »

Le labbra così strette da essere una linea invisibile sul viso e gli occhi terrorizzati, la ragazza prese due grandi respiri per calmarsi e ripetè:

« Se intervieni – deglutì un istante, correggendosi – se interveniamo, temo che rovineremmo tutto… »

« Retasu-chan ha ragione. – sospirò Eyner teso – State fermi. »

Taruto non gli rispose e rimase immobile, ma Retasu non lasciò la presa.

Intanto Purin era riuscita a tirarsi almeno in ginocchio; ancora stordita, si guardò attorno con gli occhi socchiusi e annebbiati, respirando forte, cogliendo solo all'ultimo la sagoma della recluta vicino a lei.

« La chiudiamo qui? »

L'arma nera riprese a sfrigolare. Purin tentò id rimettersi in piedi senza successo, i muscoli erano ancora irrigiditi dalle scariche che li avevano invasi e non volevano reggerla; vide Pel-di-carota tirare indietro le braccia pronto a colpirla per metterla definitivamente fuori combattimento, così si lanciò in un'idea parecchio stupida.

Si ritrasse per non prendere il bastone in testa e poi ci si gettò sopra, pregando che i vestiti la proteggessero per i pochi secondi che le occorrevano; con tutto il suo peso sull'arma costrinse Pel-di-carota a scivolare in basso e, usando l'asta come appoggio, Purin fece leva sulle braccia e  calciò all'insù con tutta la forza centrando la mandibola del soldato con una tallonata.

Il bastone smise di colpo di emettere fulmini e Pel-di-carota crollò a terra con un lamento, reggendosi il mento tra le mani e imprecando sottovoce. Purin lo imitò lasciandosi sedere a terra sfinita e lo studiò mentre si alzava lentamente, la mano sempre serrata sul mento e sulla bocca:

« "Mocciosa"? »

Si voltò verso i consiglieri parlando ammirato e senza nascondere un certo rammarico:

« Io la definirei uno schiacciasassi in miniatura. »

Ci furono grasse risate, prese in giro ed esclamazioni di stima dai suoi commilitoni e solo in pochi del Consiglio non vollero dispensare un breve applauso a Purin, che mise su il suo miglior sorriso e si fece aiutare a rialzarsi da Pel-di-carota, ancora intento a massaggiarsi la mascella.

Dalla sua postazione, Taruto avvertì Retasu sciogliere la presa sul suo braccio e tirare un sospiro di sollievo:

« Che spavento…! Bravissima Purin! »

« Incosciente. – bofonchiò il brunetto – Ha rischiato di farsi bollire il cervellino che ha sotto quel cespuglio biondo. »

« Ma se l'è cavata, no? »

Replicò Kisshu. Studiò il fratellino, ancora irrigidito nella stessa posizione dei dieci minuti precedenti e col respiro pesante, e sospirò:

« Quindi ora metti via quei giocattoli. »

Taruto lo guardò senza una parola e si ricompose drizzando la schiena, quindi mosse appena il polso destro e tre piccoli affilatissimi coltelli scomparvero dalle sue dita con uno sfregare metallico. Per fortuna il brunetto era ancora troppo inesperto con le sue nuove armi per farsi trascinare dall'impulso, o si sarebbero ritrovati a dover spiegare il perché di un soldato ridotto a porcospino.

« Dici sempre la cosa giusta al momento giusto, uh? »

Fece sarcastica Minto; Kisshu la squadrò divertito:

« Mi avresti dato ascolto, nervosa com'eri, se prima ti avessi suggerito qualcosa? »

Lei non gli rispose.

« È molto più facile e veloce farti arrabbiare. »

« Sei tu che sei troppo irritante. »

Intanto Purin era tornata nel gruppo con aria gongolante, facendo qualche inchino ai consiglieri come quando ringraziava il proprio pubblico durante i suoi spettacoli. Ormai sembrava fosse rimasto solo Ebode ad opporsi a lei e alle sue compagne da come, incupito, non si univa al chiacchiericcio degli altri tormentandosi nervoso le mani curate.

L'uomo non aveva, però, ancora intenzione di gettare la spugna, e preso un bel respiro distese i denti gialli in un gran sorriso ed esclamò:

« Complimenti! »

Con aria colma di ammirazione e ritrovata gentilezza applaudì piano e si avvicinò ai terrestri aprendo i palmi in segno di pace:

« Ammetto di avervi sottovalutate! Non nego di essere sorpreso, una grande dimostrazione. »

Pai non si perdeva un solo movimento del volto dell'uomo né una sola sillaba, chiedendosi dove volesse andare a parare.

« Suonerei indelicato se chiedessi a voi, che non ce le avete ancora mostrate, – indicò le ragazze con un lieve cenno – di darci un assaggio delle vostre capacità? »

Il viso di Pai si fece più duro ed Ebode indicò:

« Voi, per esempio? »

Retasu tremò appena sotto gli occhi di pietra dell'uomo. Lui sorrise untuoso e la verde drizzò la schiena, pregando che la voce non suonasse tremante come alle sue orecchie:

« Con tutto il rispetto, devo declinare. »

I consiglieri si guardarono confusi ed Ebode allargò la smorfia di vittoria, ma prima che potesse riprendere con domande insinuanti Meryold intervenne:

« È una risposta insolita. »

Retasu lo sapeva, specie in simili circostanze, ma non sarebbe andata contro alla sua volontà:

« Capisco i vostri timori sulla nostra scelta e ritengo giusto vogliate prova di cosa possiamo fare. – rispose gentilmente – Io, però, non ho mai avuto desiderio di combattere; se e quando sarà necessario, lotterò e difenderò ciò che devo come ho sempre fatto, ma mi rifiuto di attaccare di mia volontà. »

La donna la osservò a lungo senza mutare espressione, incurante dei colleghi che mormoravano alle sue spalle.

« Senza contare che le mie amiche hanno dimostrato le nostre abilità meglio di quanto potrei mai fare io. »

Meryold sorrise con garbo:

« Una difficile presa di posizione. »

« La guerra porta soltanto amarezza. »

Retasu sgranò gli occhi e sollevò la testa verso Pai, a cui Meryold stava sorridendo con aria divertita:

« Non sembra farina del suo sacco, colonnello. »

Lui non rispose sospirando sibillino. Retasu era interdetta: Meryold aveva ragione, quelle parole non erano di Pai, ma sue.

La guerra porta soltanto dolore e sofferenza. È mai possibile che non riusciate a capirlo?!

Lo ricordava alla perfezione quel pomeriggio. Il cielo nero, l'oscura sagoma del castello di Deep Blue sopra il tempio semidistrutto, l'aria satura di umidità e paura; un Pai al tempo nemico, guerriero spietato al punto da eliminare anche il giovane compagno che si opponeva alla loro causa, combattente a cui Retasu rivolgeva l'ennesima, inutile, disperata supplica per la pace.

Quanto tempo era passato da quando aveva pronunciato quella frase?

Come poteva Pai ricordarsene dopo tutto quel tempo? E soprattutto per quale motivo le ricordava?

Retasu sapeva di non avere abbastanza coraggio per domandarglielo e che non si trovavano nella situazione adatta per farlo, così rimase basita a scrutarlo. Meryold sospirò:

« Capisco. Beh, voi non siete certo sotto esame – puntualizzò gettando un'occhiata rapidissima ad Ebode – e avete già assecondato fin troppo la nostra curiosità. »

Sorrise a Retasu che ricambiò con un timido cenno del capo.

« Quindi, rispetteremo la tua scelta. »

Non tutti sembrarono soddisfatti della pacifica soluzione e molti furono gli sguardi scettici e seccati, finchè Zakuro si fece avanti decisa:

« Se è utile a chiudere a questione. »

Incrociò le braccia e guardò il Consiglio con eloquenza:

« Io sono più propensa ai fatti che alle parole. »

I consiglieri presero a consultarsi un po' sospettosi per l'intervento improvviso e così perentorio, mentre Eyner si avvicinò alla mewwolf :

« Puoi lasciar perdere, se preferisci. »

« Retasu non combatterà; e, data la natura del suo potere, è meglio che Ichigo non lo mostri. – spiegò lei – Se basta dimostrare di sapersi difendere per non avere altri problemi, conviene assecondarli. »

Lui la fissò in silenzio; Zakuro ebbe l'impressione che avesse intuito i suoi propositi e non gli piacessero per niente:

« E cosa vorresti fare? »

La mora sorrise battagliera:

« Sando-san. »

L'inquisito alzò la testa e Zakuro insisté:

« Una sfida tra me e te? »

Le reclute schierate alle spalle di Sando si esaltarono a quella richiesta e cominciarono ad acclamare il loro superiore, che fissava la giovane come non fosse certo di aver capito le sue parole.

« Ok, lo sapevo. – sospirò Eyner – Una buona soluzione. E un ottimo sistema per farsi massacrare. »

Zakuro sollevò un sopracciglio risentita:

« Sono più forte di quanto tu possa pensare. »

Fece gelida e con sua sorpresa Eyner annuì:

« Più che convinto. Il problema… »

Vide preoccupato Sando assumere un'aria di sfida e avvicinarsi a loro, inneggiato dai soldati, e schioccò la lingua preoccupato:

« … È che posso dire la stessa cosa di lui. »

I due avversari si misero uno di fronte all'altro senza che nessun'altro protestasse; l'intero Consiglio tornò oltre la barriera e anche i terrestri, spinti dai compagni, furono invitati a mettersi al riparo.

« Forse era meglio fermarla. »

Appurò Ichigo e Kisshu ridacchiò ironico:

« Troppo tardi, gattina. »

Zakuro si trasformò e i soldati, probabilmente trattenendosi per la presenza del capo Consiglio e memori delle minacce di Sando, si limitarono a confabulare tra loro commenti di evidente gradimento.

« Ormoni in avaria eh? »

« Kisshu tu sei l'unico che non può esprimere un simile giudizio – fece Pai freddo – visti i precedenti. »

Ichigo non riuscì ad ignorare la rapida stilettata che le lanciarono gli occhi scuri del ragazzo e si corrucciò piccata: come se fosse colpa sua che Kisshu le si era attaccato alla sottana come una mosca sul miele!

Il ragazzo dai capelli verdi rise con noncuranza e incrociò le braccia dietro la testa:

« Più che altro mi chiedo come faccio ad essere l'unico ad aver apprezzato! – rise malizioso – Beh, Taruto puzzava ancora di latte tre anni fa, per cui… »

« Di che diavolo parli? »

« Che, Pai caro, diavolo anche tu hai gli occhi attaccati alla testa! Oppure non ci vedi? »

Pai si rifiutò di replicare.

« Dico bene, Eyn? »

Il bruno non rispose mandando uno strano grugnito e Kisshu ridacchiando lo guardò fissare la mewwolf  e Sando che lottavano senza badare al loro pubblico.

La frusta di Zakuro si dispiegò sul campo e picchiò sulla barriera alle spalle dell'uomo, evitandolo solo di pochi centimetri. Quello fece una smorfia di rabbioso divertimento e agitò la sua arma, un corto e letale coltello a lama ricurva che sulla Terra chiamavano karambit:

« Ho l'impressione che continuerai a dimenare quell'arnese luminoso per non farmi avvicinare, o sbaglio? »

« No – lo corresse Zakuro – continuerò "a dimenare quest'arnese luminoso" finché non ti avrò centrato, Sando-san. »

Lui rise eccitato:

« Vediamo se ci riesci, bambina. »

La terra sotto i piedi di Zakuro tremò mentre Sando si circondava di liane e rami, pronti a scagliarsi su di lei come lance; un gesto e le creature vegetali le furono addosso. Aveva già visto simili esseri manovrati da Taruto, ma quelli di Sando erano di tutt'altra scuola: saettavano attorno alla mora con assurda velocità e lei riusciva a schivarli solo grazie al suo intuito, ma anche così evitava il pericolo solo di pochi millimetri e più di una volta avvertì la pelle bruciare al contatto accidentale con le cortecce ruvide, o una liana spinosa sfiorarle le orecchie animali; caparbia schivava gli attacchi senza arrendersi, distruggendo le piante con la sua arma e arrivando sempre più vicina a colpire Sando. All'improvviso, arrampicandosi sui tronchi e sulle liane che aveva evitato, Zakuro si rese conto che ormai rimanevano un paio di metri tra lei e la cupola trasparente sopra le loro teste e non aveva più modo di lottare a distanza; strinse la presa sulla sua arma e con un rapido colpo di tacco si lanciò giù di testa, mirando all'uomo.

I due si colpirono nello stesso momento: la frusta di Zakuro si allacciò salda al polso di Sando, che fu tirato verso la ragazza e colpito con un calcio al petto, mentre un enorme ramo contorto centrava la mewwolf con una scudisciata allo stomaco.

« Onee-sama! »

Nel fragore del tifo dei soldati i duellanti si schiantarono dalle parti opposte del campo sollevando un gran polverone. Per alcuni secondi non si capì cosa stesse succedendo e nella foschia s'intravidero solo le ombre gigantesche delle creature vegetali, che andavano ritirandosi, non più sotto il controllo del padrone. Zakuro si tirò in piedi con un lamento, si asciugò rabbiosa un taglio sulla guancia e sentì Sando ridere aspro:

« Porca di quella… Sei coriacea, ragazzina! »

« Anche tu, vecchio. »

Il sarcasmo non piaceva a Zakuro, ma nemmeno Sando lo gradiva.

La mewwolf tirò di nuovo fuori la sua frusta e l'uomo fece ricomparire altre piante, più grosse e dall'aspetto quasi senziente, dal modo in cui ondeggiavano inquietanti le estremità come musi animali; MoiMoi diventò pallido in viso:

« Ehi, voi due, non starete esagerando? »

Inutile. Quando Sando prendeva quell'espressione era impossibile fermarlo, ed era preoccupante notare che Zakuro aveva lo stesso sguardo.

« Ok, ora basta. – mormorò – Dobbiamo fermarli, o si faranno male per davvero! »

Appena ebbe pronunciato quelle parole Sando e Zakuro schizzarono uno contro l'altro. L'incitamento degli spettatori e l'adrenalina li resero sordi ai richiami dei compagni e li fece ignorare il rischio di uno scontro serio. Zakuro ebbe l'impressione che il tempo rallentasse mentre scorgeva il punto in cui la sua frusta sarebbe calata sul collo di Sando, sempre più vicino, più vicino…

« È ora di piantarla. »

Una stretta gentile sul braccio che aveva tirato indietro per assestare il colpo e uno sfregare di metallo.

Zakuro fissò confusa Eyner comparso tra lei e l'avversario, una mano a tenere il polso di lei e l'altra armata di un jitte(****) d'acciaio a bloccare il karambit di Sando.

« Senpai, direi che è sufficiente. »

La mewwolf s'incupì e tentò di liberarsi, rendendosi conto di non poterlo fare: Eyner non le stava facendo male, né la stringeva in modo eccessivo, ma se attorno al braccio avesse avuto un cubo di cemento da un quintale Zakuro avrebbe avuto la stessa libertà di movimento. Perfino Sando, grande, grosso e con lo charme da elefante che aveva, faceva evidentemente fatica a sostenere la spinta di Eyner contro il suo pugnale.

Scese il silenzio e i tre restarono immobili finchè Sando, preso un profondo respiro, ritrasse il braccio e fece scomparire le sue piante, il fiato grosso per lo sforzo; Eyner abbassò l'arma e lasciò Zakuro, sorridendo al suo senpai:

« Dov'è finita la diplomazia? »

« Dillo alla mocciosa che mi ha dato del vecchio… »

I sottoposti di Sando risero e presero ad applaudire, richiamando il loro comandante a più riprese:

« È stato grande, senpai! »

« Non esageri, che se le rovina quel visino è un peccato! »

« Meglio se non ammacca nemmeno il resto…! »

« Possiamo unirci anche noi al loro gruppo? »

Non smisero anche quando Sando li fulminò con un'occhiataccia.

Intanto i consiglieri avevano preso di nuovo a parlare tra loro con una certa eccitazione, la breve ma intensa sfida tra Zakuro e Sando doveva averli colpiti molto.

« Per tenere testa al colonnello Okorene devono essere davvero abili… »

« A conti fatti. Comincio a nutrire dei dubbi sul fatto che non siano state loro, a sconfiggere Deep Blue-sama… »

« Ma nel caso… »

« … Andrebbe valutato il tradimento. »

« Ma queste giovani sono qui per aiutarci! Non… »

Un colpo di tosse parecchio marcato del consigliere Meryold li fece tacere tutti:

« Non credo sia il luogo né il momento adatto per aprire simili questioni. – disse calma – Se ora nessun'altro di voi ha qualcosa da domandare ai nostri ospiti, a quel che rammento avrebbero impegni urgenti. »

Nessuno si oppose e il Consiglio per intero si ritirò. Terrestri e compagni salutarono rispettosamente e in silenzio guardando i consiglieri uscire e non appena furono fuori dal porticato, Sando si avventò sui suoi soldati ruggendo:

« Voi idioti e le vostre lingue da maniaci di quart'ordine! Vi conviene filarvela, razza di debosciati, prima che finisca di sfogarmi sopra le vostre teste da microcefali! »

Le reclute sparirono come il vento tra le risate dei presenti.

« È andata…! »

Sospirò Kisshu sollevato.

« È andata sul serio! – canticchiò MoiMoi – Sono un genio! »

« E io non sono stato di alcun aiuto. »

Puntualizzò sarcastico Sando; MoiMoi gli fece una linguaccia. Ci furono altre risate di sollievo mentre Eyner provvedeva a far scomparire la barriera.

« Tutto a posto? »

Zakuro, che si massaggiava il punto in cui l'aveva stretta, lo guardò appena.

« Scusami, ti ho fatto male? Io… »

« No. – lo rassicurò ferma – Solo… Non credevo fossi tanto forte. »

Lui fece un mezzo sorriso e alzò le spalle. Zakuro lo studiò scrupolosa:

« Sei migliorato rispetto a tre anni fa? »

La domanda lì per lì suonò strana, ma poi Eyner si accorse di cosa intendesse e le rivolse un sorriso strano:

« Non credo di aver fatto un solo progresso nell'ultima decade. »

Tentò di scherzare. Zakuro lo fissò ancora, ma alla fine preferì tenere la sua domanda per sé, ben sapendo che lui l'aveva capita lo stesso.

Se era così in gamba, perché non era stato scelto lui per conquistare la Terra?

« Dobbiamo subito correre al laboratorio! – chiocciava intanto MoiMoi, parecchio su di giri – Dobbiamo procedere con… Ma dov'è andata Lena-chan? »

« Non vorrai portarla, vero? »

« Come sei noioso Pai-chan! – protestò impassibile allo sguardo minaccioso del kohai – Volevo solo salutarla… »

Prese a guardarsi attorno e scorse la figura della ragazza che si dileguava lentamente in un corridoio laterale; la chiamò, ma lei non rispose e sparì zoppicando dietro un angolo.

« Uffa! Non mi ha sentita! »

« Io direi più che non ti ha voluta sentire, senpai. »

Fece Taruto e MoiMoi lo guardò storto.

« Era una mia impressione – domandò Retasu piano – o Lena-san era pallida…? »

« Intendi più del normale? »

Scherzò Purin, ma i ragazzi invece si esaminarono a vicenda con facce strane. Fu dopo qualche secondo di silenzio che Pai, sbuffando al limite della sopportazione, si diresse dietro alla ragazza.

« Ci vediamo là, Pai-chan! »

Lui fece un cenno rapido con una mano, palesemente stizzito. I terrestri si lanciarono occhiate confuse, ma nessuno disse altro sulla faccenda e dovettero seguire MoiMoi, che li invitava a tornare indietro.

« Spero che Pai-chan si sbrighi – sorrise misterioso – abbiamo scoperto un sacco di cose con quella Goccia. E ora, sappiamo dove cercare le altre. »

 

 

 

Lena si accasciò contro la parete del corridoio e cercò di reggersi con ogni muscolo del braccio e delle dita, pur di far ricevere meno peso alla gamba sinistra. Si passò una mano tremante sulla benda e strinse, digrignando i denti dal dolore; ogni centimetro del suo corpo pulsava dalla la coscia alla schiena e le martellava tutta la spina dorsale, placandosi quel che basta per stare decentemente in piedi solo dopo interminabili, sfibranti minuti.

« Quand'è l'ultima volta che ti sei fatta controllare, Inetaki? »

Lei tentò inutilmente di calmare i respiri affannosi, la fronte madida di sudore e guardò il suo interlocutore con fare sarcastico:

« Come siamo formali, Pai. »

« Tu invece ti prendi troppa confidenza. »

Non replicò al tono spietato e duro come l'acciaio. Aveva smesso di farlo tanto tempo prima e, del resto, non aveva troppi diritti di sgridarlo.

Avvertì altre stilettate incendiarle i nervi ma si costrinse a fare un'espressione noncurante:

« Saranno tre mesi. Mese più, mese meno… »

Ignorò lo sguardo di aspro rimprovero del ragazzo e fece un sorrisino malizioso, mettendosi più dritta:

« Non ti ho mai visto difendere così qualcuno. »

« Non ho difeso proprio nessuno. »

« Oh, andiamo! Non la dai a bere proprio a me! – la sua voce gentile si piegò di una stridente nota di perfidia – " La guerra porta soltanto amarezza"… E questa da dov'è uscita? »

Lui la fissò truce senza risponderle.

« La tua amica con l'erba in testa mi sembra decisamente prima di nerbo… »

« Vedi di farla finita. »

La seccò.

« Mi prendi in giro? E' un discorso da mocciosi! – rise alzandosi del tutto – Se bisogna combattere, si combatte. »

« Sì – rispose incolore – ma si può scegliere per cosa lottare, e chiedersi se è giusto. Si può anche scegliere di non farlo. »

Lena lo fissò sgranando gli occhi rossastri e smise di colpo di ridere:

« Stai scherzando. »

« Perché dovrei? »

« Non puoi credere ad una cosa del genere! »

Il suo sguardo fermo la fece impallidire:

« Cos'è ti sei rincretinito?! Non puoi appoggiare un'idea così vigliacca e appoggiare una mocciosa del…! »

Lui la guardò con ferocia tale che Lena si sentì morire le parole in gola.

« Ha avuto più coraggio lei a non cambiare mai strada – sibilò – di te. »

Lei abbassò lo sguardo e non rispose. Pai la trafisse con rabbia ancora alcuni istanti e quindi girò sui tacchi:

« Fatti controllare quella gamba. »

Lei lo fissò storto e sulle sue labbra si dipinse un no, ma il ragazzo inasprì l'occhiata:

« È un ordine, sergente Inetaki. »

Lena potè solo chinare il capo umiliata. Mentre la lasciava nel corridoio, Pai si convinse che il sissignore con cui le rispose fosse in realtà un invito ad andarsene a quel paese.

 

 

Nel corridoio limitrofo, dopo alcuni minuti di consultazione, i consiglieri si congedarono riprendendo ciascuno le proprie mansioni. Ebode seguì i suoi colleghi che sparivano con lo sguardo colmo di rabbia: gli sciocchi si erano fatti abbindolare dal teatrino messo in piedi da Teruga e da quattro trucchetti con giocattoli luminosi, ma non lui.

No, lui vedeva la verità su quelle terrestri e sui traditori, lui li avrebbe smascherati e fermati.

Avrebbe riabilitato il grande nome di Deep-Blue.

Lui avrebbe supportato la grande opera degli Ancestrali, gli unici degni di servire il loro signore.

Doveva solo trovare un modo di minare la fiducia neonata nelle umane. Gli occorreva un diversivo, un espediente. Un aiuto.

Sentì qualcuno imprecare a poca distanza e poi udì dei passi, scorgendo una figura familiare. Sul suo volto malaticcio ricomparve un sorriso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) incredibile, ma vero, esiste sul serio! La lessi tanti e tanti anni fa su un mio libro di scuola e ho avuto conferme online che è una teoria valutata (anche se non si è certi sia quella giusta)

(**) la somiglianza c'è, ammettiamolo…

Lena: spiritosa -.-!

(***) ho ripreso il cambio di look che le avevo apportato ne Il Collezionista ;)

Kisshu: vivi di pappa pronta, eh?

Zitto te! Roba mia, ci faccio quel che voglio!

Kisshu: -.-…

(****) iiih, quanti pallini oggi @_@""! ok, il jitte (o jutte) è quella storta di bastone dotato di uncino usato soprattutto un tempo dalle forze dell'ordine giapponesi, un incrocio tra un manganello e una spada corta (qui qualche info se siete curiosi ;) http://it.wikipedia.org/wiki/Jitte)

 

 

~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~

 

*Ria ancora con trombette e fischietti di Capodanno* vai ragazze! Dai dai dai! Spaccac****!

Kisshu: che hai visto, un film di Jason Statham che sei così ingasata?

Ma se non sai nemmeno chi è Jason Statham!

Kisshu: scherzi?! Sai come sarebbe figo vivere come lui? Pieno di gnocca ed essere tamarro sempre e comunque! Farei a cambio subito!
Ancora non capisco come tu possa conoscerlo, ma sorvoliamo -.-""…

Allora gente cosa ne dite? Lo so succede un po' di tutto qui ^^". E io continuo ad inserire personaggi, e non abbiamo ancora cominciato la VERA ricerca della MewAqua!

Pai: infatti, dobbiamo menarcela ancora tanto? Ci sta morendo il pianeta, se non ve ne foste accorti -.-…
Cosa ne pensate di Lena ^^? Sì avrei voluto postare il suo chara e quello di altri pg, ma non ho avuto il tempo troppo lavoro ç_ç… Spero di rifarmi la volta prossima! Riguardo a Lena cmq… Andando avanti con la storia sarà importante, nonché molto inopportuna ^w^!
Lena: sarebbe un complimento -.-"?

No, mia Legolas –w-

Lena: andiamoci piano con gli insulti -.-**…

 

Dico grazie graziemille graziemillissime a tutti i miei lettori! Vi lascio e scappo che approfitto di queste pochissime ore libere per scrivere qualche altra riga. Al prox cap, dove finalmente capiremo come trovare le altre Gocce e… Sorpresa! Niente spoiler, vietatissimo! Ci vediamo tra un mese!

 

Mata Ne~©!

 

   
 
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