Campagna di
Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
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felice milioni di scrittori.
Sialve! Tutti pronti ad un
bel capitolozzo di scazzottate? Succederanno un sacco
di cose in poco tempo, quindi non sto a cianciare e vi lascio libera la pista!
E giusto perché sono psicopatica, another new entry!
(sì, amo complicarmi la vita! *musichetta della Morte Nera*)
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Cap. 09 – Fighting on middle of crossing
Challenge of arrows, puddings and the strongest
warrior (?)
« Quindi mi dai di nuovo buca. »
Bofonchiò Ayumi guardando Retasu
torva. L'amica chinò la testa e si scusò:
« Mi dispiace… »
« Negli ultimi tempi sei sempre
chiusa in quel cavolo di Caffè. – sbuffò – E così anche le altre! »
« C'è molto da lavorare – spiegò
la mewfocena con un sorriso tirato – e Akasaka-san e Shirogane-san da soli non
ce la fanno… »
La rossa non gli rispose e assunse
un'espressione grave:
« Sul serio? »
« Eh? »
« Sei strana ultimamente… Sei
perfino stata a casa con la febbre e non mi hai chiamata una volta. »
Spiegò riferendosi alla scusa
della verde sulla sua assenza durante le ispezioni allo Yakori:
« E anche le ragazze sono un po'
schive. »
Retasu non le rispose.
« Non è che mi stai nascondendo
qualcosa? »
« Ma cosa dici? – le mentì
dolcemente – È tutto a posto. Siamo solo un po' indaffarate! »
Ayumi la fissò qualche istante, scettica,
poi alzò gli occhi al cielo e sospirò:
« Aaah, insomma! E io che volevo
portarti a cercare qualche bel ragazzo! »
« Non mi sembra proprio il caso.
»
« Prima o poi riuscirò a
trascinarti con me! »
Rise la rossa. Si fermò sull'incrocio dove si sarebbe separata
dall'amica e le sorrise furba:
« Di ad Akasaka che mi deve un parfait speciale, mi sta rovinando la
vita sociale! – le ammiccò e si diresse nella direzione opposta alla sua –
Stasera mi telefoni? »
« Certo! – sorrise la verde – A
stasera. »
Attraversò e proseguì verso il
Caffè, sforzandosi di sorridere e di ignorare il senso di colpa. Si sentiva
malissimo a mentire ad Ayumi, ma non poteva certo rivelarle degli alieni o del
fatto che fosse una MewMew, l'avrebbe solo esposta al pericolo.
Per il suo bene avrebbe dovuto
continuare a mentirle.
Anche a costo di ferirla
tacendole la verità, doveva tenerla al sicuro.
Proprio
perché le voglio tanto bene, devo tacere.
Quel pomeriggio fuori dal
vialetto del locale Keiichiro aveva apposto il cartello di chiusura, corredato
di scuse annotate a mano per gli affezionati clienti. Retasu stette a scrutare
per alcuni minuti la minuziosa scritta lilla, lo stomaco che si attorcigliava,
ma poi prese un bel respiro per farsi coraggio ed entrò; fu con un certo sollievo
che vide le sue amiche già disposte alla partenza e tutte con la sua stessa
faccia tesa.
« Non sono l'unica ad aver paura?
»
Chiese con un sorrisino triste;
Ichigo le rispose con la medesima espressione, sospirando:
« Visto il successo dell'ultima
volta io me la sto facendo sotto. »
« A questo proposito – la
punzecchiò Minto – potresti, per piacere, cercare di contenerti dal fare
qualsiasi mossa stupida? »
La mewneko si limitò ad un verso
di disappunto.
« È l'ora. »
La voce di Zakuro, sebbene appena
un sussurro, perforò il silenzio come uno sparo:
« MoiMoi-san ci aspetta. »
Ichigo non fece mistero
dell'agitazione che le serrò la gola alla sua frase e deglutì a fatica.
Senza che qualcuno aggiungesse
altro tutto il gruppo si incamminò verso il portale; la giornata era mite e
soleggiata, eppure il nervosismo era così tanto che Retasu sentiva solo freddo.
« Tutto a posto? – le domandò
Ryou – Sei pallida. »
« Sto bene, grazie – gli sorrise
– Sono solo un po' nervosa. »
Lui annuì e tornò a guardare avanti.
Retasu pensò non fosse molto delicato fargli la stessa domanda, in fondo la
mascella contratta e la fronte aggrottata rispondevano da sole.
Raggiunsero il punto in cui
sapevano trovarsi il passaggio e restarono disorientati non vedendo altro che
un praticello ben curato. Ichigo fece qualche altro titubante passo sull'erba,
cacciando un urlo quando si trovò quasi a sbattere contro la testa di MoiMoi.
« Eccovi, siete in ritardo. »
Scherzò. La rossa, capitombolata
a terra, non gli rispose, troppo intenta a ispezionare il busto dell'alieno,
all'apparenza sospeso a mezz'aria e privo del resto a cui di solito era
attaccato.
« M-MoiMoi-chan – balbettò –
c-che… »
« Uh? Ah, è vero, la
barriera. »
Fece un passo indietro,
scomparendo del tutto eccetto che per la mano destra con cui indicò loro di
seguirlo. Poco convinti i terrestri obbedirono, avvertendo solo un lieve
pizzicore nell'istante in cui passavano dentro una membrana impalpabile;
dall'altra parte, come doveva essere, c'era il portale per Jeweliria. Le
ragazze si strinsero un poco per farsi coraggio, mentre MoiMoi dava a Ryou uno
dei bracciali schermanti e gli spiegava sommariamente il suo uso.
« Una cosa che mi sono scordata…
Visto che non c'è bisogno non è settato per la mia lingua. – disse sbrigativo –
Quindi se ogni tanto non cogliessi qualche parola, non preoccuparti. »
« In effetti non me lo sono mai
chiesta… – fece Purin entrando nel
portale – Ma come mai noi e voi parliamo la stessa lingua? »
« Beh, se ci pensi noi un tempo
vivevamo sulla Terra – le sorrise MoiMoi – le varie lingue che parlate ora sono
diverse evoluzioni della nostra. »
« In effetti c'è una teoria
secondo cui tutti gli idiomi della Terra avrebbero una stessa origine(*)…
»
Disse distrattamente Ryou.
« Per noi i vostri inglese, francese,
giapponese e compagnia non sono altro che strane inflessioni dialettali –
ammiccò MoiMoi – e per voi è la stessa cosa con noi; per quello non avete mai
avuto problemi a capire quello che dicevamo. Magari non cogliete tutte le
sfumature di significato e nemmeno noi quando parlate voialtri, ma diciamo che
siamo ad un buon livello. »
Ridacchiò e spuntarono dall'altra
parte del passaggio. In fondo al declivio ai loro piedi c'erano Kisshu e gli
altri ad aspettarli e nemmeno loro sembravano troppo rilassati.
« Allora – chiese ancora Minto –
finora noi abbiamo ascoltato e parlato la lingua aliena senza rendercene conto?
»
« Fonde un po' il cervello a
pensarci – rise l'alieno – quindi credo sia meglio non farlo. »
« Si può sapere cos'avete tanto
da chiacchierare? – borbottò Kisshu interrompendoli – Sembrate delle galline
che starnazzano. »
Con sua sorpresa Minto non si
oppose alla battuta e lo ignorò. Non aveva intenzione di reagire per una simile
inezia: Kisshu doveva ancora scontare le sue stupide insinuazioni della notte
alla piscina, lei avrebbe centellinato la sua vendetta per il momento
opportuno.
« Com'è altezzosa e composta oggi
la nostra cornacchia! »
Anche se sarebbe stato
complicato. Molto complicato.
« Kisshu, falla finita. – lo
seccò Pai gelido – Avanti, dobbiamo andare. »
« … M-ma »
Retasu tentennò e indicò il
piccolo edificio del laboratorio, seminascosto dagli alberi:
« Non passiamo… Da lì? »
« Assolutamente no, Reta-chan! –
proruppe vivacemente MoiMoi – Su, testa alta e petto in fuori! Si entra dalla
porta principale! »
Era strano camminare per
Jeweliria, molto più che il primo giorno in cui avevano curiosato le strade e
le viuzze di quel mondo sconosciuto: la gente non le vedeva più come alcune tra
i tanti, ma le notava ad una sola occhiata e le indicava al culmine dello
stupore, parlottando, bisbigliando stupiti e talvolta ostili o sgomenti. Retasu
camminava senza smettere di far saettare la coda dell'occhio a destra e a
manca, incassando sempre più la testa tra le spalle ogniqualvolta incrociava
per errore lo sguardo con qualcuno. Odiava trovarsi al centro dell'attenzione e
in quel caso non si trattava neppure di attenzione benevola; se avesse dato
retta al suo istinto, se la sarebbe già data a gambe. Fu irrefrenabile
l'invidia per Minto, che seppur nervosa camminava con passo fermo e deciso, o
per Purin, che come unica preoccupazione aveva la ricerca di una superfice
riflettente in cui vedere come apparisse agli alieni; Zakuro come ogni volta
procedeva indifferente, e perfino Ichigo passeggiava con un certo contegno.
Solo lei, sempre e solo lei, Retasu, dava l'impressione di un pulcino in un
cortile di volpi.
« Non credo di essere un buon
esempio di come si cammina a testa alta… »
Mormorò a disagio. Pai, che le camminava
davanti, si voltò appena per guardarla da oltre la spalla ma non disse nulla,
fissandola interrogativo; lei si innervosì ulteriormente e prese a fregarsi le
mani:
« I-io… Non sono adatta a… Queste
cose. Mi sento un fenomeno da baraccone… »
Era così in difficoltà che Pai
sentì il bisogno inspiegabile di dire qualcosa, ma non gli venne in mente nulla
e rimase dov'era, inespressivo.
Retasu stava ormai per cominciare
ad ammirarsi le punte dei piedi pur di togliersi da sotto quei penetranti occhi
scuri, quando avvertì una pacca garbata in mezzo alle scapole e fu costretta a
drizzare di colpo la testa, mandando un urletto di stupore.
« Niente ansia, Retasu-chan:
ancora duecento metri e ci siamo. »
« Eyner-san… »
Lui le sorrise gentile e ammiccò:
« Guarda dritto e non farci caso.
Il massimo che possono fare è sparlottare un po', nulla di cui preoccuparsi. »
Retasu prese un bel respiro e gli
sorrise, sentendosi un po' più coraggiosa. Di fronte a lei, Pai distolse
l'attenzione dalla scena e accelerò il passo con fare un po' scocciato.
« … Ma che ho detto? »
Zakuro, che camminava a poca
distanza, gli rivolse un sorriso da sfinge:
« Non ne ho idea. »
« Pai-chan è solo nervoso. »
Sospirò MoiMoi e guardò il bruno
allusivo:
« Ho chiesto aiuto anche a Lena.
»
Le due terrestri non capirono
perché Eyner fissasse l'amico con occhi sgranati:
« Senpai sei impazzita? »
« Dobbiamo affidarci a tutti gli
aiuti possibili! »
Puntualizzò con foga ed Eyner
potè solo annuire poco convinto senza aggiungere commenti. Lo stesso fecero le
due ragazze, ma Retasu non potè non constatare, tra sé e sé e con un curioso
malessere, che "Lena" le suonava moltissimo come un nome femminile.
Visto da fuori e alla luce del
giorno il Palazzo del Consiglio risultava imponente, una gigantesca struttura a
base rettangolare dai lisci muri color sabbia su cui si incurvavano, ad
intervalli regolari, protuberante ovali che accentuavano l'affusolarsi delle
finestre; l'ingresso si affacciava perfettamente in mezzo alla via principale
ed era formato da due alti battenti bianchi, spessi un palmo e fissati alla
parete con enormi cardini. Quando Kisshu e Pai, che aprivano il piccolo corteo,
vi si trovarono di fronte fecero un cenno di saluto alle quattro guardie
disposte due a due ai lati dell'entrata: le più vicine al portone afferrarono
le maniglie e tirarono aprendo a fatica, ricambiando nuovamente il saluto ai
commilitoni che entravano e guardando torvi i curiosi ospiti che li seguivano.
Kisshu guidò con sicurezza il
gruppo verso quello che i terrestri potevano intuire il centro del palazzo,
mentre MoiMoi prendeva a chiacchierare con loro dell'edificio e di altre
sciocchezze, per connotare ancora di più i loro piani di innocenza e
spontaneità. Le ragazze lo assecondavano annuendo e sorridendo, tentando di ignorare
le occhiatacce che ricevevano dalle varie guardie appostate per i corridoi e da
quelli che, dedussero dall'abbigliamento semplice e dall'aria affaccendata,
dovevano essere servi o domestici.
« Fate come se non ci fossero. –
bisbigliò Eyner appena udibile – Voi siete qui previo permesso del Consiglio e
sotto la nostra custodia e, soprattutto, senza intenzioni bellicose; tranquille
e interessate. »
Scherzò. Ichigo annuì e tentò di
appoggiare la cosa meglio che potè, vagando incuriosita con lo sguardo e
finendo per scorgere la sua immagine specchiata in una finestra meno illuminata
dal sole delle altre.
Le sembrò piacevolmente bizzarra
l'Ichigo che vide riflessa: i suoi abiti assomigliavano a quelli di Kisshu e
degli altri, con un sentore arabeggiante, anche se la maglietta che portava
lei, rosso scuro, appariva molto più corta delle loro scoprendole la pancia fin
sotto al seno; alle gambe portava pantaloni color panna lunghi e un po'
informi, che si chiudevano sulla caviglia, e ai piedi ballerine scure. Dando
una rapida occhiata ai riflessi delle compagne si accorse che gli abiti erano
tutti sullo stesso genere, ma si coordinavano per lunghezza e per colore a
ciascuna di loro: la maglia di Retasu, ad esempio, sembrava più coprente della
sua e tendeva al verde acqua; viceversa, Zakuro pareva indossare un top più che
adatto al suo fisico da modella e tutto il suo completo era di un cupo lilla.
Ichigo si sorprese – tralasciando senza riserbo il colpo al cuore che le diede
la vista – di come stesse bene lo stile stravagante a Ryou, all'aspetto nato
per indossare l'aderente maglia blu scuro senza maniche e i pantaloni morbidi
che aveva.
« Carini, vero? »
La risatina di MoiMoi, che le
ammiccò sottovoce vedendola così concentrata, le strappò un sobbalzo.
« Segretezza non vuol dire
trascurare i dettagli, specie per il look! »
Ichigo non potè trattenere un
sospiro divertito e si rilassò, continuando a sostenere il finto giro turistico
dell'amico.
Raggiunsero la Sala del Consiglio
dopo qualche minuto, ma tirarono avanti e svoltarono per il corridoio dove
avevano incontrato Iader; da lì proseguirono per un altro paio di minuti e più
procedevano, più le stanze attorno a loro diminuivano e l'ambiente diventava
più sobrio, senza perdere in bellezza. Si ritrovarono in una sorta di
gigantesco chiostro con passaggi aperti su un largo spiazzo erboso, un cortile
interno al palazzo: una grande luce veniva dall'alto e all'inizio i terrestri
pensarono di trovarsi all'aperto, invece sopra le loro teste si chiudeva una
splendida cupola trasparente incorniciata di metallo dorato.
« Ora ascoltatemi. – sussurrò
MoiMoi con più discrezione possibile – Da qui in poi, ci siamo organizzati a
puntino. Voi… Cercate di seguire il "copione" e quand'è il momento…
Fate vedere di cosa siete capaci. »
Non certo granché come direttiva,
ma Ryou e le ragazze poterono solo annuire e seguirono gli alieni per il
portico, uscendo con loro sull'erba.
Sul prato c'era una figura
intenta ad esercitarsi in una qualche attività fisica; a ben guardare si
trattava di una giovane donna che si allenava a centrare bersagli che
apparivano a mezz'aria, uno di fila all'altro, in ogni punto del prato e ad
ogni altezza. Fu strano rendersi conto che l'arma usata dalla giovane era un
arco, oggetto che forse le terrestri vedevano più nelle mani di un elfo(**)
in un libro fantasy, ma ancor più strana e strabiliante era la precisione
millimetrica con cui centrava l'obbiettivo.
MoiMoi le corse subito incontro
con l'aria felice e sorpresa di chi rivede inaspettatamente dopo anni un
vecchio amico e Kisshu e gli altri la imitarono, sorridendo e salutando; solo
Pai, le braccia conserte e l'espressione funerea, si limitò ad un grugnito
inudibile.
« Senpai, erano secoli! »
Scherzò la giovane; MoiMoi le
diede un rapido abbraccio:
« Sai com'è, il laboratorio non è
dietro l'angolo. »
« Già. E immagino che siate
sempre impegnati… »
Sollevò appena lo sguardo color
rame verso un punto imprecisato del gruppo, allusiva, e Retasu notò di
sottecchi Pai farsi più cupo.
« Ah, ma non vi ho presentati! –
esclamò MoiMoi battendosi una mano sulla fronte – Ragazze, Ryou-kun, questa è
una mia kohai e amica… »
« Lenatheri Inetaki. »
Si presentò la ragazza con un
cenno del capo e fece l'occhiolino:
« Visto che è complicato, fate
come tutti e chiamatemi Lena. »
Retasu sospirò, il suo intuito ci
aveva azzeccato.
Studiò la ragazza per qualche
minuto, mentre questa si faceva presentare il resto del gruppo dai compagni: la
mewfocena non era in grado di definire con certezza le sensazioni che le dava,
ma era certa di non aver mai conosciuto qualcuno come lei. Lena era senza alcun
dubbio una ragazza affascinante, dal fisico magro e forte, ma dotata di una
bellezza che negli anni doveva aver reso lei stessa più mascolina e spartana,
più dura, più selvaggia; come i capelli ebano che erano stati tagliati
cortissimi, scalando dal collo alla nuca, lasciando solo due ciuffi più lunghi
ad incorniciarle il viso magro dove si distendevano labbra sottili e ben
disegnate. Gli abiti sui toni del bosco, pantaloncini corti al limite del
sensuale e una sorta di fascia sul seno, con scollo tondo e provvista di due
maniche morbide che arrivavano al polso, erano minimali ma non curati, tenuti
corti solo per la comodità di movimento; l'unica cosa che pareva unicamente di
bellezza in quel pratico vestiario, era una lunga benda color mirto che le
abbracciava con cura la gamba sinistra fino alla coscia.
Splendida. Forte. Indomabile.
Feroce.
Retasu si visualizzò limpidi gli
aggettivi per l'aliena nella sua testa e si chiese amaramente dove si trovasse,
nell'universo, la fabbrica che produceva simili particolari bellezze. Lei, di
sicuro, fosse anche uscita dallo stesso posto era uno degli scarti malriusciti.
« E tu sei? »
Retasu sbatté gli occhi un paio di volte e divenne
paonazza, rendendosi conto che Lena le stava parlando e le aveva rivolto per
due volte la medesima domanda, mentre lei la fissava come una stupida.
« R-Retasu M-Midorikawa… »
Perché non c'era mai un fulmine,
un maremoto, un chimero impazzito pronto ad aggredirla quando si trovava in
situazioni simili?
« Piacere. »
Retasu non riuscì a non sentire
una nota di scherno nelle parole dell'aliena mentre le sorrideva, seppur
pronunciata con candore.
« Come mai tanti visitatori, senpai?
»
« Un po' di sfoggio del nostro
bel palazzo, mentre aspettiamo i risultati degli ultimi dati. »
Fece vago ridacchiando. Lena
sorrise complice e proprio nello stesso momento si sentirono in lontananza
alcuni passi e delle porte che si aprivano.
« Questo dev'essere Sando. »
Borbottò tra sé e sé Kisshu con
un sorriso compiaciuto, indicando alle spalle di Lena. Altri passi più calmi ed
indicò soddisfatto alla sua sinistra:
« E questo è Teruga… »
Lo sguardo ambrato puntò il gruppo
che si avvicinava più velocemente, scrutando una decina di persone che si
dirigevano nella loro direzione; Kisshu, i fratelli e gli amici si rivolsero
rapidissime occhiate complici e Minto, più avvezza delle altre ragazze a simili
scambi di battute mute e sotterfugi, intuì che la sceneggiatura si stava
compiendo con millimetrica precisione.
« Quindi voi sareste le famose
MewMew… – disse con tono vago Lena – In effetti sembrano comuni ragazzine. »
« Ma molto più forti di quel che
appare. »
Chiarì con orgoglio Purin. Il
sorriso di Lena si allargò per l'interesse:
« Davvero? »
In quel momento il drappello più
numeroso di ospiti li raggiunse: una combriccola di ragazzi molto giovani, con
in faccia la fatica di un allenamento appena concluso, e alla loro testa Sando,
la solita aria scrupolosamente distaccata e seccata.
« Cos'è tutto questo casino? »
« Solo qualche chiacchiera, senpai.
– sorrise Lena gentile – Facevo la conoscenza delle nostre ospiti. »
Tornò a guardare le terrestri e,
se non avesse saputo della sua recita, Minto avrebbe potuto credere senza
problemi alla sua squisita curiosità.
« A dire il vero sono rimasta
stupita e avrei voluto conoscere le loro tanto decantate abilità. »
« Non esageriamo… »
Lena e gli altri soldati risero
alla battuta di Kisshu mentre le terrestri lo trucidarono con lo sguardo.
« Sei proprio l'ultimo che può
contestarle. »
Fece Zakuro piano. Lena rise
ancora, facendo finta di non vedere il gruppo di consiglieri scortato da Teruga
che si avvicinava incuriosito, e guardò le ragazze:
« Facciamo una prova? »
« Perché no? »
Minto si fece avanti sorridendo.
Era il momento di cogliere la palla al balzo.
« Le nostre armi sono simili –
continuò la mora afferrando il suo ciondolo tra le dita – sarei curiosa di
vederle all'opera. »
Lena assunse un'aria di sfida e
sorrise. Allungò la mano di lato e sotto le sue dita s'illuminò una tastiera
trasparente su cui digitò veloce e si udì un rumore elettrico mentre una sorta
di tabellone segnapunti, composto solo di luci come la pulsantiera, si accese
sotto la cupola; poi l'aria attorno al prato tremò frizzando sorda e una
barriera, percepibile solo dal baluginio del sole su di essa, scese a
proteggere l'area attorno alle due.
« Scegliamo un avversario che
conosciamo entrambe. »
Suggerì Lena e attorno lei e
Minto spuntarono un gruppo di creature deformi. I corpi tondi e tozzi, coperti
di pelo verdognolo e grigiastro, avevano solo due zampe lunghe e magre dotate
di artigli, musi triangolari e ringhianti e grandi orecchie cespugliose.
Alla loro vista il piccolo Masha
si staccò dalla cintura di Ichigo, prendendo a pigolare:
« Chimeri! Chimeri! Piii!
C'è un chimero! »
La mewneko lo afferrò con un
balzo e lo schiacciò contro il suo petto, pregando che nessuno avesse notato la
buffa palletta di pelo rosa.
Sul campo, incuranti di tutti
tranne che dei chimeri, Lena e Minto erano immobili; con nonchalance l'aliena
prese arco e freccia in mano e guardò la moretta divertita:
« Chi arriva prima a 30? »
L'altra le rispose con tono di
superiorità:
« Io. Nemmeno da chiederlo. »
Si trasformò causando qualche
fischio di apprezzamento dai soldati, subito strigliati senza pietà da Sando:
« Cos'è, non avete mai visto una
donna? – tuonò – Pensate che una lama in quelle teste vuote faccia meno male se
arriva da una portatrice di gonnella?! Guardate invece come si combatte,
voialtri che non alzate nemmeno una spada! Ebeti!
»
« Noto che Sando-san non si fa
scrupoli di esibire un caratteraccio al momento opportuno… »
Constatò Zakuro divertita.
« Sai come corri veloce per la
pista di allenamento – sogghignò con un sorriso tirato Eyner – quando hai uno
con quella faccia che ti urla alle spalle? »
Nel frattempo la sfida era
cominciata. Minto si rese subito conto del peso degli anni di pace e di quanto
la sua avversaria, alleata o meno, non avesse intenzione di farsi scrupoli o
riservarle trattamenti di favore. Lena si teletrasportava con pause di pochi
decimi di secondo da un obbiettivo all'altro e possedeva la precisione e la
capacità di reazione ottimale a non sprecare nemmeno una freccia, centrando
ogni preda al primo colpo; neppure i contrattacchi dei chimeri le erano di
ostacolo e la ragazza si piegava e schivava i loro artigli e le loro zanne con
tutta tranquillità. Minto ci mise alcuni secondi per riprendere il controllo
lasciando a Lena un vantaggio di 10 bersagli, ma non si fece sconfortare e
ripartì all'attacco: volando rapida e puntellandosi all'occorrenza contro la
barriera per darsi slancio – cosa che fornì alle reclute un nuovo piacevole
spunto per altri fischi – la mewbird conquistò metà del punteggio massimo nel
giro di un minuto. Sotto di lei gli incoraggiamenti delle compagne e di
qualcuno dei soldati, impressionati dalla sua rapidità, la caricavano e la
spingevano a colpire a ritmo sempre più serrato, cercando di ignorare la
pressione degli sguardi del Consiglio che avvertiva alla sua sinistra.
A dieci minuti dall'inizio sul
grosso tabellone sospeso brillavano un 25 e un 22, con un vantaggio di tre colpi per Lena;
entrambe le ragazze si erano dovute fermare perché i chimeri si erano
innervositi troppo e si muovevano troppo disordinatamente rendendo impossibile
mirare con sicurezza. Minto prese due profondi respiri e si morse il labbro,
doveva trovare un modo di chiudere la faccenda e ottenere gli ultimi punti.
« Oh, per l'amor del cielo
Ichigo! – sbottò – Puoi far star zitto Masha per almeno cinque secondi?! »
Il robottino continuava a
scappare dalle mani della rossa e cercava senza successo di entrare nella
barriera, dove decine di piccoli chimeri parassita pulsavano e fluttuavano
pigri.
« Chimeri! Chimeri! Pii!
Chimeri! Chimeri! »
« Siamo un po' nervose? »
La canzono Kisshu sussurrando, ma
Minto si limitò a bisbigliare:
« Sto cercando un'idea… E se
continuate a darmi noia, non la troverò. »
« Se sei tesa come una corda di
violino, non ci riuscirai. »
Le delucidò. Lei rispose
grugnendo e lo sentì ponderare su qualcosa:
« … Sbaglio o quel tubino ti sta
un po' più stretto in certi punti
rispetto a tre anni fa? »
Minto tirò d'impulso un calcio
contro la barriera e questa tremò fin alla cupola, emettendo un lievissimo
tintinnio lugubre. Al suono un gruppetto dei chimeri rimasti si fiondò contro
la morettina, che scartò di lato all'ultimo momento mandandoli a schiantarsi
sulla parete invisibile. Minto li ascoltò uggiolare ritirandosi e incrociò un
secondo un'occhiata allusiva di Kisshu, capendo.
Questi
chimeri… Non ci vedono.
Creature che si muovevano solo in
base al suono, la spiegazione ad orecchie così grandi ed ingombranti; e la sua
carta per la vittoria.
Lena centrò uno dei chimeri
storditi e il punteggio divenne 26 a 22. Minto incoccò una freccia d'energia e
senza badare all'avversaria si posizionò più al centro che potè, valutando di
aver una visuale ampia e libera; Lena non si preoccupò della manovra visto il
marasma in cui si dimenavano i chimeri e in cui si sarebbe potuto beccare il
bersaglio solo per caso, ma Minto non tirò dopo tese l'arco. Di colpo, fischiò.
Un fischio lungo e acuto che attirò tutta l'attenzione dei chimeri, che le si
gettarono addosso con bassi latrati: il primo chimero fu colpito non appena
rivolse il muso verso Minto, altri quattro furono centrati prima di avvicinare
anche solo il fiato alla ragazza; un balzo con capriola per liberarsi lo spazio
di manovra necessario, e la mewbird concluse con una freccia negli ultimi tre,
chiudendo il gioco.
Alle sue spalle Purin mandò un
grido di vittoria:
« Chi vuole uno spiedino di
chimeri?! – rise saltellando entusiasta – Sei grande onee-chan! »
Lena si lasciò sfuggire una
risata ammirata e dai soldati e perfino dai membri del consiglio partirono
tiepidi ma incoraggianti applausi. MoiMoi si trattenne quanto più potè, ma non
riuscì a non sorridere:
« Grande! Se ce la caviamo con
una, è fatta! »
Pai sollevò lo sguardo, attratto
da qualcosa, e strinse gli occhi scuri rivolgendosi amaro al compagno:
« Hai troppe speranze, senpai. »
Dalla parte opposta alla loro
videro avvicinarsi i consiglieri che non erano ancora lì presenti; con stizza e
con sollievo, tra loro scorsero sia Ebode che il consigliere Meryold.
« Davvero niente male! – continuò
Lena rivolta a Minto – Sei una delle poche che mi abbia battuta. »
Minto sciolse la trasformazione –
qualche recluta non gradì il cambiamento e si lamentò sottovoce, beccandosi altre
sgridate da Sando – e sorrise, cercando di mascherare il fiatone:
« Lo considero un onore. »
Lena la guardò con aria furba e
fece ricomparire la tastiera luminosa: dal terreno spuntarono piccole teche con
dentro grosse piante dalle foglie carnose color viola pallido, al centro delle
quali vi era adagiato uno strano, enorme seme bitorzoluto; subito i chimeri
parassita vi si attaccarono, ma la pianta non cambiò aspetto e le creature
restarono da assorbire il baccello coi corti tentacoletti.
« Questi simpaticoni vanno matti
per i semi di paina. – spiegò Lena –
E credo sia meglio rimandarli a casa, prima che il vostro amichetto lì si
faccia prendere un cortocircuito. »
Indicò Masha che tentava ancora
di sfuggire alla presa di Ichigo, incurante delle sue suppliche di stare buono.
Nel momento in cui anche l'ultima teca e l'ultimo parassita scomparvero il
robottino si acquietò, attirando una risata famigliare:
« Che curioso essere…! »
Ichigo sobbalzò diventando viola
in viso e nascose Masha dietro la schiena:
« Meryold-sama… »
« È una creatura meccanica? –
chiese gentile, sentendo il cigolio prodotto dalle ali di Masha – Alquanto
vivace! »
« È un'unità di raccolta dati –
si intromise Ryou – e progettata per catturare i chimeri parassita. »
Meryold guardò incuriosita
l'umano sconosciuto che le rivolse un educato inchino e sorrise in assenso.
« Ryou Shirogane, mi perdoni. –
fece il biondo – Sono i- »
« Un altro umano! – sbottò tra i
denti Ebode – Meryold-sama, è una cosa intollerabile! »
« Shirogane è qui su nostra
richiesta – intervenne Pai, chinando appena il capo in segno di saluto – in
quanto creatore del progetto m.
»
Meryold studiò sorpresa l'umano
che ricambiava l'occhiata di Ebode con educata indifferenza.
« Siete molto giovane anche voi.
»
« Non ho mai ritenuto che l'età
fosse un problema rilevante. »
Meryold alzò un sopracciglio
divertita, mentre Ebode borbottava:
« Era ovvio… Dato che ha scelto
come guerriere delle bambine. »
Alcuni consiglieri lo
appoggiarono e bofonchiarono maligni; Ryou, fermata Purin dal protestare,
continuò pacato:
« Non sono stato io a sceglierle.
Il loro corredo genetico le ha scelte. »
« Una magnifica frase retorica. »
Insisté Ebode e Ryou lo guardò
con sufficienza, ma si rifiutò di aggiungere altro.
« Sono solo delle ragazzine con
simpatici abitini colorati – proruppe con ferocia l'uomo – non certo soldati! »
Scoccò un'occhiataccia maligna a
Kisshu, Pai e Taruto, stendendo un ghigno sprezzante:
« Da queste madamigelle vi siete
fatti soggiogare? »
All'affermazione si avvicinò loro
un vecchio consigliere che aveva assistito alla sfida scortato da Teruga, e
indicò con un cenno Minto:
« A dire il vero, questa giovane
si è dimostrata perfettamente all'altezza del sergente Inetaki… »
« Proprio così – rincarò Teruga –
e i nostri stimati colleghi qui presenti possono confermarlo, come i nostri
soldati laggiù. »
Le reclute che avevano fatto il
tifo per Minto poco prima annuirono convinte, ma gli altri invece presero a
parlottare tra loro come se all'improvviso non fossero più certi di quanto
avevano visto.
« Suvvia! – si ostinò Ebode – Un
tiro al bersaglio non è certo un duello! »
« State diventando ingiusto,
Ebode. »
Lo ammonì un consigliere sulla
trentina dai capelli azzurri.
« Mettete in dubbio il mio
operato, Ebode-san? »
Chiese Lena senza nascondere
l'offesa per una tale affermazione. Ebode si limitò ad un'occhiata allusiva e
Lena stritolò il suo arco tra le mani:
« Come mai potrei? »
« Che le terrestri dimostrino il
loro valore, allora! »
Eruppe seccato uno del gruppo di
Ebode, un alto omone con la testa rasata e profondi occhi di brace:
« Le nostre reclute non saranno
troppo stanche per un altro allenamento, no? »
I terrestri videro Sando fare un
cenno d'assenso all'uomo e sorridere compiaciuto: non doveva aspettare altro.
Schioccò le dita e indicò ad uno dei suoi di farsi avanti, portando in campo un
ragazzo allampanato e scattante con una zazzera aranciata; sembrava incuriosito
all'idea di affrontare una delle ragazze e un po' smanioso da come fece subito
comparire tra le mani un lungo bastone di metallo nero.
« Vado io. »
« No, aspetta, Ichigo nee-chan! –
Purin le saltò davanti come una furia – Vado io! »
Fissò decisa il suo avversario e
brandì il suo ciondolo, trasformandosi: se quei vecchiacci pensavano che lei
fosse solo una bimbetta, li avrebbe fatti ricredere!
Taruto sentì un tremendo moto di
nostalgia vedendo spuntare la famigliare codina arricciata da scimmia e,
seguendola, si accorse che la divisa gialla da cui spuntava era leggermente
diversa rispetto all'ultima volta che l'aveva vista: al posto del vestito a
pagliaccetto Purin indossava una gonna a pieghe e una maglietta a maniche corte
con scollo a rombo sul petto, che le lasciava scoperta la pancia(***),
il tutto sempre giallo limone. Ebode, dal suo cantuccio di accoliti, sussurrò
beffardo:
« Una mocciosa in gonnella. »
Lena digitò ancora sulla tastiera
e la barriera si allargò, arrivando fino al confine del prato; i consiglieri si
sistemarono oltre di essa, prudenti, mentre il resto dei presenti si limitò a
spostarti quanto più possibile di lato.
« Siamo sicuro che ci possiamo
fidare di quello li? »
Domandò Taruto a bassa voce;
MoiMoi gli sorrise:
« Se Sando si fida, io mi fido. »
Gli altri ragazzi annuirono.
Taruto non rispose, ma si morse distratto il labbro inferiore: il fatto che
fosse un alleato non stava a significare che Pel-di-carota avrebbe usato la
mano meno pesante.
« Purin è forte. »
Il brunetto guardò appena Retasu
che gli sorrideva incoraggiante:
« Non devi assolutamente
preoccuparti. »
Lui rimase qualche istante a
studiare il suo viso gentile e poi si voltò scocciato, borbottando:
« E chi si preoccupa? »
Si udì Sando urlare un via e i due avversari si gettarono uno
contro l'altro. I timori di Taruto furono confermati da come l'arma della
recluta aprì un bel buco per terra, ma Purin non sembrò impressionata: evitò il
colpo con noncuranza e brandì i suoi anelli, intrappolando la gamba destra del
ragazzo in una massa di budino giallo.
« Che diavolo è… Questa cosa?! »
Soffiò lui incapace di liberarsi
e Purin ammiccò:
« Un delizioso diversivo. »
Il poveretto dovette dimenticarsi
dell'impiccio e proteggersi il viso col suo bastone prima che Purin lo
centrasse con una ginocchiata. La biondina saltò indietro e altri Ribbon Purin Ring Inferno sibilarono
accanto alla recluta che però ebbe la prontezza di schivarli, mentre tentava
invano di usare la sua arma come leva per distruggere la trappola gelatinosa;
quando finalmente potè tornare a camminare un colpo di Purin lo centrò in pieno
petto, disintegrandosi all'impatto e facendolo ruzzolare per alcuni metri nelle
risate generali dei compagni.
« Il prossimo che fa casino – gli
berciò contro Sando – alla prossima seduta di allenamento combatte contro di
me! »
Fu silenzio di tomba.
Pel-di-carota intanto si era
rimesso in piedi ed era furioso per la vergogna: le stava prendendo da una
ragazzina alta un metro e uno sputo, guerriera o meno che fosse.
« Ora basta guanti di velluto. »
Purin vide il bastone nelle mani
del ragazzo mandare per un momento scintille azzurre e blu e corrugò la fronte.
Tentò di fermarlo con altri Ribbon Purin
Ring Inferno, ma Pel-di-carota li schivò portandosi a mezzo metro da lei;
solo i suoi riflessi e la sua conoscenza delle arti marziali le permisero di
non farsi rompere il naso, bloccando la bastonata con gli avambracci. Assecondò
il contraccolpo e si lasciò spingere all'indietro guardando il ragazzo mettersi
in posizione di attacco: ormai lei avrebbe potuto affidarsi solo al kou-en-ji kenpo e
pregare che i geni della scimmia leonina le dessero lo slancio in più
necessario a non farsi friggere.
Lo scontro riprese più serrato e
dai soldati cominciò un vociare entusiasta. Pel-di-carota era un abile
combattente e non aveva tanto da invidiare a Kisshu e agli altri, da quel che
Purin riusciva a capire, ma nemmeno lei si risparmiava e rispondeva colpo su
colpo con forza e velocità. Ichigo riuscì a sentire che anche tra i consiglieri
in molti avevano preso ad elogiare la cinese, ma non riuscì a trarne conforto:
i fulmini che aveva intravisto sul bastone della recluta l'avevano allarmata
,era sicura che Purin avrebbe rischiato grosso finché avesse continuato a
lottare.
In quel momento la biondina si
trovò in posizione di svantaggio e fu costretta a bloccare il colpo di
Pel-di-carota con le mani, chiudendo saldamente le dita attorno al metallo;
vide il ragazzo sorridere soddisfatto e un brivido le serrò lo stomaco.
« Mossa sbagliata. »
Lo sfrigolio delle scariche
invase l'aria attorno a loro assieme al gemito di Purin, che fu sbalzata
violentemente all'indietro e rotolò a faccia in giù nell'erba.
I soldati cacciarono urla di
trionfo come tifosi allo stadio, mentre nella fazione opposta scese un silenzio
gelido.
« Purin…! »
Ichigo chiamò la compagnia
imponendosi di rimanere immobile e, con enorme sollievo, la vide tentare di
alzarsi; Pel-di-carota non era però intenzionato a finire col dubbio sulla
vittoria e prese ad avvicinarsi alla biondina minaccioso, facendo ondeggiare il
bastone in una mano.
Taruto avvertì il panico
inondargli il petto e fece per bloccare il soldato, ma due mani tremanti gli si
serrarono attorno al braccio per impedirgli di muoversi. Seguì confuso la linea
di quelle dita pallide e non capì perché a tenerlo fosse Retasu; il mormorio
che emise fu appena udibile :
« Se intervieni… »
Le labbra così strette da essere
una linea invisibile sul viso e gli occhi terrorizzati, la ragazza prese due
grandi respiri per calmarsi e ripetè:
« Se intervieni – deglutì un
istante, correggendosi – se interveniamo,
temo che rovineremmo tutto… »
« Retasu-chan ha ragione. –
sospirò Eyner teso – State fermi. »
Taruto non gli rispose e rimase
immobile, ma Retasu non lasciò la presa.
Intanto Purin era riuscita a
tirarsi almeno in ginocchio; ancora stordita, si guardò attorno con gli occhi
socchiusi e annebbiati, respirando forte, cogliendo solo all'ultimo la sagoma
della recluta vicino a lei.
« La chiudiamo qui? »
L'arma nera riprese a sfrigolare.
Purin tentò id rimettersi in piedi senza successo, i muscoli erano ancora
irrigiditi dalle scariche che li avevano invasi e non volevano reggerla; vide
Pel-di-carota tirare indietro le braccia pronto a colpirla per metterla
definitivamente fuori combattimento, così si lanciò in un'idea parecchio
stupida.
Si ritrasse per non prendere il
bastone in testa e poi ci si gettò sopra, pregando che i vestiti la
proteggessero per i pochi secondi che le occorrevano; con tutto il suo peso
sull'arma costrinse Pel-di-carota a scivolare in basso e, usando l'asta come
appoggio, Purin fece leva sulle braccia e
calciò all'insù con tutta la forza centrando la mandibola del soldato
con una tallonata.
Il bastone smise di colpo di
emettere fulmini e Pel-di-carota crollò a terra con un lamento, reggendosi il
mento tra le mani e imprecando sottovoce. Purin lo imitò lasciandosi sedere a
terra sfinita e lo studiò mentre si alzava lentamente, la mano sempre serrata
sul mento e sulla bocca:
« "Mocciosa"? »
Si voltò verso i consiglieri
parlando ammirato e senza nascondere un certo rammarico:
« Io la definirei uno
schiacciasassi in miniatura. »
Ci furono grasse risate, prese in
giro ed esclamazioni di stima dai suoi commilitoni e solo in pochi del
Consiglio non vollero dispensare un breve applauso a Purin, che mise su il suo
miglior sorriso e si fece aiutare a rialzarsi da Pel-di-carota, ancora intento
a massaggiarsi la mascella.
Dalla sua postazione, Taruto
avvertì Retasu sciogliere la presa sul suo braccio e tirare un sospiro di
sollievo:
« Che spavento…! Bravissima
Purin! »
« Incosciente. – bofonchiò il brunetto
– Ha rischiato di farsi bollire il cervellino che ha sotto quel cespuglio
biondo. »
« Ma se l'è cavata, no? »
Replicò Kisshu. Studiò il
fratellino, ancora irrigidito nella stessa posizione dei dieci minuti
precedenti e col respiro pesante, e sospirò:
« Quindi ora metti via quei
giocattoli. »
Taruto lo guardò senza una parola
e si ricompose drizzando la schiena, quindi mosse appena il polso destro e tre
piccoli affilatissimi coltelli scomparvero dalle sue dita con uno sfregare
metallico. Per fortuna il brunetto era ancora troppo inesperto con le sue nuove
armi per farsi trascinare dall'impulso, o si sarebbero ritrovati a dover
spiegare il perché di un soldato ridotto a porcospino.
« Dici sempre la cosa giusta al
momento giusto, uh? »
Fece sarcastica Minto; Kisshu la
squadrò divertito:
« Mi avresti dato ascolto,
nervosa com'eri, se prima ti avessi suggerito qualcosa? »
Lei non gli rispose.
« È molto più facile e veloce
farti arrabbiare. »
« Sei tu che sei troppo
irritante. »
Intanto Purin era tornata nel
gruppo con aria gongolante, facendo qualche inchino ai consiglieri come quando
ringraziava il proprio pubblico durante i suoi spettacoli. Ormai sembrava fosse
rimasto solo Ebode ad opporsi a lei e alle sue compagne da come, incupito, non
si univa al chiacchiericcio degli altri tormentandosi nervoso le mani curate.
L'uomo non aveva, però, ancora
intenzione di gettare la spugna, e preso un bel respiro distese i denti gialli
in un gran sorriso ed esclamò:
« Complimenti! »
Con aria colma di ammirazione e
ritrovata gentilezza applaudì piano e si avvicinò ai terrestri aprendo i palmi
in segno di pace:
« Ammetto di avervi
sottovalutate! Non nego di essere sorpreso, una grande dimostrazione. »
Pai non si perdeva un solo
movimento del volto dell'uomo né una sola sillaba, chiedendosi dove volesse
andare a parare.
« Suonerei indelicato se
chiedessi a voi, che non ce le avete ancora mostrate, – indicò le ragazze con
un lieve cenno – di darci un assaggio delle vostre capacità? »
Il viso di Pai si fece più duro
ed Ebode indicò:
« Voi, per esempio? »
Retasu tremò appena sotto gli
occhi di pietra dell'uomo. Lui sorrise untuoso e la verde drizzò la schiena,
pregando che la voce non suonasse tremante come alle sue orecchie:
« Con tutto il rispetto, devo
declinare. »
I consiglieri si guardarono
confusi ed Ebode allargò la smorfia di vittoria, ma prima che potesse
riprendere con domande insinuanti Meryold intervenne:
« È una risposta insolita. »
Retasu lo sapeva, specie in
simili circostanze, ma non sarebbe andata contro alla sua volontà:
« Capisco i vostri timori sulla
nostra scelta e ritengo giusto vogliate prova di cosa possiamo fare. – rispose
gentilmente – Io, però, non ho mai avuto desiderio di combattere; se e quando
sarà necessario, lotterò e difenderò ciò che devo come ho sempre fatto, ma mi
rifiuto di attaccare di mia volontà. »
La donna la osservò a lungo senza
mutare espressione, incurante dei colleghi che mormoravano alle sue spalle.
« Senza contare che le mie amiche
hanno dimostrato le nostre abilità meglio di quanto potrei mai fare io. »
Meryold sorrise con garbo:
« Una difficile presa di
posizione. »
« La guerra porta soltanto
amarezza. »
Retasu sgranò gli occhi e sollevò
la testa verso Pai, a cui Meryold stava sorridendo con aria divertita:
« Non sembra farina del suo
sacco, colonnello. »
Lui non rispose sospirando
sibillino. Retasu era interdetta: Meryold aveva ragione, quelle parole non
erano di Pai, ma sue.
La guerra porta
soltanto dolore e sofferenza. È mai possibile che non riusciate a capirlo?!
Lo ricordava alla perfezione quel
pomeriggio. Il cielo nero, l'oscura sagoma del castello di Deep Blue sopra il
tempio semidistrutto, l'aria satura di umidità e paura; un Pai al tempo nemico,
guerriero spietato al punto da eliminare anche il giovane compagno che si
opponeva alla loro causa, combattente a cui Retasu rivolgeva l'ennesima,
inutile, disperata supplica per la pace.
Quanto tempo era passato da
quando aveva pronunciato quella frase?
Come poteva Pai ricordarsene dopo
tutto quel tempo? E soprattutto per quale motivo le ricordava?
Retasu sapeva di non avere
abbastanza coraggio per domandarglielo e che non si trovavano nella situazione
adatta per farlo, così rimase basita a scrutarlo. Meryold sospirò:
« Capisco. Beh, voi non siete
certo sotto esame – puntualizzò gettando un'occhiata rapidissima ad Ebode – e
avete già assecondato fin troppo la nostra curiosità. »
Sorrise a Retasu che ricambiò con
un timido cenno del capo.
« Quindi, rispetteremo la tua
scelta. »
Non tutti sembrarono soddisfatti
della pacifica soluzione e molti furono gli sguardi scettici e seccati, finchè
Zakuro si fece avanti decisa:
« Se è utile a chiudere a
questione. »
Incrociò le braccia e guardò il
Consiglio con eloquenza:
« Io sono più propensa ai fatti
che alle parole. »
I consiglieri presero a
consultarsi un po' sospettosi per l'intervento improvviso e così perentorio,
mentre Eyner si avvicinò alla mewwolf :
« Puoi lasciar perdere, se
preferisci. »
« Retasu non combatterà; e, data
la natura del suo potere, è meglio che Ichigo non lo mostri. – spiegò lei – Se
basta dimostrare di sapersi difendere per non avere altri problemi, conviene
assecondarli. »
Lui la fissò in silenzio; Zakuro
ebbe l'impressione che avesse intuito i suoi propositi e non gli piacessero per
niente:
« E cosa vorresti fare? »
La mora sorrise battagliera:
« Sando-san. »
L'inquisito alzò la testa e
Zakuro insisté:
« Una sfida tra me e te? »
Le reclute schierate alle spalle di
Sando si esaltarono a quella richiesta e cominciarono ad acclamare il loro
superiore, che fissava la giovane come non fosse certo di aver capito le sue
parole.
« Ok, lo sapevo. – sospirò Eyner
– Una buona soluzione. E un ottimo sistema per farsi massacrare. »
Zakuro sollevò un sopracciglio
risentita:
« Sono più forte di quanto tu
possa pensare. »
Fece gelida e con sua sorpresa
Eyner annuì:
« Più che convinto. Il problema…
»
Vide preoccupato Sando assumere
un'aria di sfida e avvicinarsi a loro, inneggiato dai soldati, e schioccò la
lingua preoccupato:
« … È che posso dire la stessa
cosa di lui. »
I due avversari si misero uno di
fronte all'altro senza che nessun'altro protestasse; l'intero Consiglio tornò
oltre la barriera e anche i terrestri, spinti dai compagni, furono invitati a
mettersi al riparo.
« Forse era meglio fermarla. »
Appurò Ichigo e Kisshu ridacchiò
ironico:
« Troppo tardi, gattina. »
Zakuro si trasformò e i soldati,
probabilmente trattenendosi per la presenza del capo Consiglio e memori delle
minacce di Sando, si limitarono a confabulare tra loro commenti di evidente
gradimento.
« Ormoni in avaria eh? »
« Kisshu tu sei l'unico che non
può esprimere un simile giudizio – fece Pai freddo – visti i precedenti. »
Ichigo non riuscì ad ignorare la
rapida stilettata che le lanciarono gli occhi scuri del ragazzo e si corrucciò
piccata: come se fosse colpa sua che Kisshu le si era attaccato alla sottana
come una mosca sul miele!
Il ragazzo dai capelli verdi rise
con noncuranza e incrociò le braccia dietro la testa:
« Più che altro mi chiedo come
faccio ad essere l'unico ad aver apprezzato! – rise malizioso – Beh, Taruto
puzzava ancora di latte tre anni fa, per cui… »
« Di che diavolo parli? »
« Che, Pai caro, diavolo anche tu
hai gli occhi attaccati alla testa! Oppure non ci vedi? »
Pai si rifiutò di replicare.
« Dico bene, Eyn? »
Il bruno non rispose mandando uno
strano grugnito e Kisshu ridacchiando lo guardò fissare la mewwolf e Sando che lottavano senza badare al loro
pubblico.
La frusta di Zakuro si dispiegò
sul campo e picchiò sulla barriera alle spalle dell'uomo, evitandolo solo di
pochi centimetri. Quello fece una smorfia di rabbioso divertimento e agitò la
sua arma, un corto e letale coltello a lama ricurva che sulla Terra chiamavano karambit:
« Ho l'impressione che
continuerai a dimenare quell'arnese luminoso per non farmi avvicinare, o
sbaglio? »
« No – lo corresse Zakuro –
continuerò "a dimenare quest'arnese luminoso" finché non ti avrò
centrato, Sando-san. »
Lui rise eccitato:
« Vediamo se ci riesci, bambina.
»
La terra sotto i piedi di Zakuro
tremò mentre Sando si circondava di liane e rami, pronti a scagliarsi su di lei
come lance; un gesto e le creature vegetali le furono addosso. Aveva già visto
simili esseri manovrati da Taruto, ma quelli di Sando erano di tutt'altra
scuola: saettavano attorno alla mora con assurda velocità e lei riusciva a
schivarli solo grazie al suo intuito, ma anche così evitava il pericolo solo di
pochi millimetri e più di una volta avvertì la pelle bruciare al contatto
accidentale con le cortecce ruvide, o una liana spinosa sfiorarle le orecchie
animali; caparbia schivava gli attacchi senza arrendersi, distruggendo le
piante con la sua arma e arrivando sempre più vicina a colpire Sando.
All'improvviso, arrampicandosi sui tronchi e sulle liane che aveva evitato,
Zakuro si rese conto che ormai rimanevano un paio di metri tra lei e la cupola
trasparente sopra le loro teste e non aveva più modo di lottare a distanza;
strinse la presa sulla sua arma e con un rapido colpo di tacco si lanciò giù di
testa, mirando all'uomo.
I due si colpirono nello stesso
momento: la frusta di Zakuro si allacciò salda al polso di Sando, che fu tirato
verso la ragazza e colpito con un calcio al petto, mentre un enorme ramo contorto
centrava la mewwolf con una scudisciata allo stomaco.
« Onee-sama! »
Nel fragore del tifo dei soldati
i duellanti si schiantarono dalle parti opposte del campo sollevando un gran
polverone. Per alcuni secondi non si capì cosa stesse succedendo e nella
foschia s'intravidero solo le ombre gigantesche delle creature vegetali, che
andavano ritirandosi, non più sotto il controllo del padrone. Zakuro si tirò in
piedi con un lamento, si asciugò rabbiosa un taglio sulla guancia e sentì Sando
ridere aspro:
« Porca di quella… Sei coriacea,
ragazzina! »
« Anche tu, vecchio. »
Il sarcasmo non piaceva a Zakuro,
ma nemmeno Sando lo gradiva.
La mewwolf tirò di nuovo fuori la
sua frusta e l'uomo fece ricomparire altre piante, più grosse e dall'aspetto
quasi senziente, dal modo in cui ondeggiavano inquietanti le estremità come
musi animali; MoiMoi diventò pallido in viso:
« Ehi, voi due, non starete
esagerando? »
Inutile. Quando Sando prendeva
quell'espressione era impossibile fermarlo, ed era preoccupante notare che
Zakuro aveva lo stesso sguardo.
« Ok, ora basta. – mormorò –
Dobbiamo fermarli, o si faranno male per davvero! »
Appena ebbe pronunciato quelle
parole Sando e Zakuro schizzarono uno contro l'altro. L'incitamento degli
spettatori e l'adrenalina li resero sordi ai richiami dei compagni e li fece
ignorare il rischio di uno scontro serio. Zakuro ebbe l'impressione che il
tempo rallentasse mentre scorgeva il punto in cui la sua frusta sarebbe calata
sul collo di Sando, sempre più vicino, più vicino…
« È ora di piantarla. »
Una stretta gentile sul braccio
che aveva tirato indietro per assestare il colpo e uno sfregare di metallo.
Zakuro fissò confusa Eyner
comparso tra lei e l'avversario, una mano a tenere il polso di lei e l'altra
armata di un jitte(****)
d'acciaio a bloccare il karambit di Sando.
« Senpai, direi che è
sufficiente. »
La mewwolf s'incupì e tentò di
liberarsi, rendendosi conto di non poterlo fare: Eyner non le stava facendo
male, né la stringeva in modo eccessivo, ma se attorno al braccio avesse avuto
un cubo di cemento da un quintale Zakuro avrebbe avuto la stessa libertà di
movimento. Perfino Sando, grande, grosso e con lo charme da elefante che aveva,
faceva evidentemente fatica a sostenere la spinta di Eyner contro il suo
pugnale.
Scese il silenzio e i tre
restarono immobili finchè Sando, preso un profondo respiro, ritrasse il braccio
e fece scomparire le sue piante, il fiato grosso per lo sforzo; Eyner abbassò
l'arma e lasciò Zakuro, sorridendo al suo senpai:
« Dov'è finita la diplomazia? »
« Dillo alla mocciosa che mi ha
dato del vecchio… »
I sottoposti di Sando risero e
presero ad applaudire, richiamando il loro comandante a più riprese:
« È stato grande, senpai! »
« Non esageri, che se le rovina
quel visino è un peccato! »
« Meglio se non ammacca nemmeno
il resto…! »
« Possiamo unirci anche noi al
loro gruppo? »
Non smisero anche quando Sando li
fulminò con un'occhiataccia.
Intanto i consiglieri avevano
preso di nuovo a parlare tra loro con una certa eccitazione, la breve ma
intensa sfida tra Zakuro e Sando doveva averli colpiti molto.
« Per tenere testa al colonnello
Okorene devono essere davvero abili… »
« A conti fatti. Comincio a
nutrire dei dubbi sul fatto che non siano state loro, a sconfiggere Deep
Blue-sama… »
« Ma nel caso… »
« … Andrebbe valutato il
tradimento. »
« Ma queste giovani sono qui per
aiutarci! Non… »
Un colpo di tosse parecchio
marcato del consigliere Meryold li fece tacere tutti:
« Non credo sia il luogo né il
momento adatto per aprire simili questioni. – disse calma – Se ora nessun'altro
di voi ha qualcosa da domandare ai nostri ospiti, a quel che rammento avrebbero
impegni urgenti. »
Nessuno si oppose e il Consiglio
per intero si ritirò. Terrestri e compagni salutarono rispettosamente e in
silenzio guardando i consiglieri uscire e non appena furono fuori dal
porticato, Sando si avventò sui suoi soldati ruggendo:
« Voi idioti e le vostre lingue
da maniaci di quart'ordine! Vi conviene filarvela, razza di debosciati, prima
che finisca di sfogarmi sopra le vostre teste da microcefali! »
Le reclute sparirono come il
vento tra le risate dei presenti.
« È andata…! »
Sospirò Kisshu sollevato.
« È andata sul serio! –
canticchiò MoiMoi – Sono un genio! »
« E io non sono stato di alcun
aiuto. »
Puntualizzò sarcastico Sando; MoiMoi
gli fece una linguaccia. Ci furono altre risate di sollievo mentre Eyner
provvedeva a far scomparire la barriera.
« Tutto a posto? »
Zakuro, che si massaggiava il
punto in cui l'aveva stretta, lo guardò appena.
« Scusami, ti ho fatto male? Io…
»
« No. – lo rassicurò ferma –
Solo… Non credevo fossi tanto forte. »
Lui fece un mezzo sorriso e alzò
le spalle. Zakuro lo studiò scrupolosa:
« Sei migliorato rispetto a tre
anni fa? »
La domanda lì per lì suonò
strana, ma poi Eyner si accorse di cosa intendesse e le rivolse un sorriso
strano:
« Non credo di aver fatto un solo
progresso nell'ultima decade. »
Tentò di scherzare. Zakuro lo
fissò ancora, ma alla fine preferì tenere la sua domanda per sé, ben sapendo
che lui l'aveva capita lo stesso.
Se era così in gamba, perché non
era stato scelto lui per conquistare la Terra?
« Dobbiamo subito correre al
laboratorio! – chiocciava intanto MoiMoi, parecchio su di giri – Dobbiamo
procedere con… Ma dov'è andata Lena-chan? »
« Non vorrai portarla, vero? »
« Come sei noioso Pai-chan! –
protestò impassibile allo sguardo minaccioso del kohai – Volevo solo salutarla…
»
Prese a guardarsi attorno e
scorse la figura della ragazza che si dileguava lentamente in un corridoio
laterale; la chiamò, ma lei non rispose e sparì zoppicando dietro un angolo.
« Uffa! Non mi ha sentita! »
« Io direi più che non ti ha
voluta sentire, senpai. »
Fece Taruto e MoiMoi lo guardò
storto.
« Era una mia impressione –
domandò Retasu piano – o Lena-san era pallida…? »
« Intendi più del normale? »
Scherzò Purin, ma i ragazzi
invece si esaminarono a vicenda con facce strane. Fu dopo qualche secondo di
silenzio che Pai, sbuffando al limite della sopportazione, si diresse dietro
alla ragazza.
« Ci vediamo là, Pai-chan! »
Lui fece un cenno rapido con una
mano, palesemente stizzito. I terrestri si lanciarono occhiate confuse, ma
nessuno disse altro sulla faccenda e dovettero seguire MoiMoi, che li invitava
a tornare indietro.
« Spero che Pai-chan si sbrighi –
sorrise misterioso – abbiamo scoperto un sacco di cose con quella Goccia. E
ora, sappiamo dove cercare le altre. »
Lena si accasciò contro la parete
del corridoio e cercò di reggersi con ogni muscolo del braccio e delle dita,
pur di far ricevere meno peso alla gamba sinistra. Si passò una mano tremante
sulla benda e strinse, digrignando i denti dal dolore; ogni centimetro del suo
corpo pulsava dalla la coscia alla schiena e le martellava tutta la spina
dorsale, placandosi quel che basta per stare decentemente in piedi solo dopo
interminabili, sfibranti minuti.
« Quand'è l'ultima volta che ti
sei fatta controllare, Inetaki? »
Lei tentò inutilmente di calmare
i respiri affannosi, la fronte madida di sudore e guardò il suo interlocutore
con fare sarcastico:
« Come siamo formali, Pai. »
« Tu invece ti prendi troppa
confidenza. »
Non replicò al tono spietato e
duro come l'acciaio. Aveva smesso di farlo tanto tempo prima e, del resto, non
aveva troppi diritti di sgridarlo.
Avvertì altre stilettate
incendiarle i nervi ma si costrinse a fare un'espressione noncurante:
« Saranno tre mesi. Mese più,
mese meno… »
Ignorò lo sguardo di aspro
rimprovero del ragazzo e fece un sorrisino malizioso, mettendosi più dritta:
« Non ti ho mai visto difendere
così qualcuno. »
« Non ho difeso proprio nessuno.
»
« Oh, andiamo! Non la dai a bere
proprio a me! – la sua voce gentile si piegò di una stridente nota di perfidia
– " La guerra porta soltanto amarezza"… E questa da dov'è uscita? »
Lui la fissò truce senza
risponderle.
« La tua amica con l'erba in
testa mi sembra decisamente prima di nerbo… »
« Vedi di farla finita. »
La seccò.
« Mi prendi in giro? E' un
discorso da mocciosi! – rise alzandosi del tutto – Se bisogna combattere, si
combatte. »
« Sì – rispose incolore – ma si
può scegliere per cosa lottare, e chiedersi se è giusto. Si può anche scegliere
di non farlo. »
Lena lo fissò sgranando gli occhi
rossastri e smise di colpo di ridere:
« Stai scherzando. »
« Perché dovrei? »
« Non puoi credere ad una cosa
del genere! »
Il suo sguardo fermo la fece
impallidire:
« Cos'è ti sei rincretinito?! Non
puoi appoggiare un'idea così vigliacca e appoggiare una mocciosa del…! »
Lui la guardò con ferocia tale
che Lena si sentì morire le parole in gola.
« Ha avuto più coraggio lei a non
cambiare mai strada – sibilò – di te.
»
Lei abbassò lo sguardo e non
rispose. Pai la trafisse con rabbia ancora alcuni istanti e quindi girò sui
tacchi:
« Fatti controllare quella gamba.
»
Lei lo fissò storto e sulle sue
labbra si dipinse un no, ma il
ragazzo inasprì l'occhiata:
« È un ordine, sergente Inetaki.
»
Lena potè solo chinare il capo
umiliata. Mentre la lasciava nel corridoio, Pai si convinse che il sissignore con cui le rispose fosse in
realtà un invito ad andarsene a quel paese.
Nel corridoio limitrofo, dopo
alcuni minuti di consultazione, i consiglieri si congedarono riprendendo
ciascuno le proprie mansioni. Ebode seguì i suoi colleghi che sparivano con lo
sguardo colmo di rabbia: gli sciocchi si erano fatti abbindolare dal teatrino
messo in piedi da Teruga e da quattro trucchetti con giocattoli luminosi, ma
non lui.
No, lui vedeva la verità su
quelle terrestri e sui traditori, lui li avrebbe smascherati e fermati.
Avrebbe riabilitato il grande
nome di Deep-Blue.
Lui avrebbe supportato la grande
opera degli Ancestrali, gli unici degni di servire il loro signore.
Doveva solo trovare un modo di
minare la fiducia neonata nelle umane. Gli occorreva un diversivo, un
espediente. Un aiuto.
Sentì qualcuno imprecare a poca
distanza e poi udì dei passi, scorgendo una figura familiare. Sul suo volto
malaticcio ricomparve un sorriso.
(*)
incredibile, ma vero, esiste sul serio! La lessi tanti e tanti anni fa su un
mio libro di scuola e ho avuto conferme online che è una teoria valutata (anche
se non si è certi sia quella giusta)
(**) la somiglianza c'è,
ammettiamolo…
Lena:
spiritosa -.-!
(***) ho ripreso il cambio di
look che le avevo apportato ne Il Collezionista ;)
Kisshu: vivi di pappa pronta, eh?
Zitto te! Roba mia, ci faccio
quel che voglio!
Kisshu:
-.-…
(****)
iiih, quanti pallini oggi @_@""! ok, il jitte (o jutte) è quella
storta di bastone dotato di uncino usato soprattutto un tempo dalle forze
dell'ordine giapponesi, un incrocio tra un manganello e una spada corta (qui
qualche info se siete curiosi ;) http://it.wikipedia.org/wiki/Jitte)
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
*Ria ancora con
trombette e fischietti di Capodanno* vai ragazze! Dai dai dai! Spaccac****!
Kisshu: che hai visto, un film di Jason Statham che sei così
ingasata?
Ma se non sai nemmeno
chi è Jason Statham!
Kisshu: scherzi?! Sai come sarebbe figo vivere come lui? Pieno
di gnocca ed essere tamarro sempre e comunque! Farei a cambio subito!
Ancora
non capisco come tu possa conoscerlo, ma sorvoliamo -.-""…
Allora gente cosa ne
dite? Lo so succede un po' di tutto qui ^^". E io continuo ad inserire
personaggi, e non abbiamo ancora cominciato la VERA ricerca della MewAqua!
Pai: infatti, dobbiamo menarcela ancora tanto? Ci sta morendo il
pianeta, se non ve ne foste accorti -.-…
Cosa
ne pensate di Lena ^^? Sì avrei voluto postare il suo chara e quello di altri pg, ma non ho avuto il tempo troppo lavoro ç_ç… Spero di rifarmi la volta prossima! Riguardo a Lena
cmq… Andando avanti con la storia sarà importante, nonché molto inopportuna
^w^!
Lena: sarebbe un complimento -.-"?
No, mia Legolas –w-
Lena: andiamoci piano con gli insulti -.-**…
Dico grazie graziemille graziemillissime a
tutti i miei lettori! Vi lascio e scappo che approfitto di queste pochissime ore
libere per scrivere qualche altra riga. Al prox cap, dove finalmente capiremo come trovare le altre Gocce
e… Sorpresa! Niente spoiler, vietatissimo! Ci vediamo tra un mese!
Mata Ne~©!