Quei momenti mi piacevano tanto quanto mi piaceva il movimento delle onde nel mare, quanto un sole raggiante che con i suoi raggi ti riscalda la pelle facendoti sentire umana, quanto la mente, capace di ingannarti e di portarti in mondi paralleli che solo tu capisci. Stavo leggendo un libro dal titolo “Stay Strong”, i libri  mi avevano rapito fin da piccola, quando prima di andare a dormire mi facevo leggere più e più volte un libro o una pagina per capire fino in fondo come si svolgeva la storia e cambiando punti di vista ogni volta; a sette anni, quando  alle elementari avevo imparato le basi della lettura, ho iniziato a leggere libri di qualsiasi genere, ma soprattutto d’avventura o fantasy, mi piaceva chiudere gli occhi e immaginarmi in una di quelle storie, mi piaceva immaginarmi una protagonista di qualche storia fantastico  o di qualche avventura sperduta in giro per il mondo; e adesso ero qui con le cuffie nelle orecchie, musica a tutto volume e parole che mi affollavano la mente, occhi incantati da quelle lettere che si facevano strada su quel foglio ingiallito, era la terza volta che leggevo quel libro e ogni volta mi pareva di leggere una storia diversa, ero così fissata sui libri che quando leggevo il mondo al di fuori non mi toccava minimamente. Ma in quel preciso momento un suono acuto mi fece sobbalzare e tornai alla realtà, era un bambino che in riva alla spiaggia stava urlando come un pazzo scatenato, “i suoi genitori dove sono?” mi chiesi tra me e me con tono arrogante e forse un po troppo alto perché Luca  mi rispose “svegliata male stamattina?” con una fastidiosa risata che solo lui poteva fare, ma non ci feci molto caso e continuai a leggere assorta da quella storia. Luca era il mio “fratellone” diciamo da due anni, lo avevo conosciuto attraverso amici, a quell’epoca lui era sulla cattiva strada, del tipo che si faceva tre canne al giorno e su sette giorni, quattro lo ritrovavi dietro la chiesa a sniffarsi cocaina, non so come ma sono riuscita a diventare la sua migliore amica barra confidente e sono riuscita a farlo smettere. Adesso era un bravo ragazzo per me c’era sempre e lo stesso io per lui. Siamo venuti in vacanza per due settimane  io, lui, la Gaia, una nostra amica, e il suo ragazzo Jake. Fin ora erano passate tre ore da quando avevamo parcheggiato la macchina, messo giù le valige nel nostro appartamento e avevamo deciso di andare in spiaggia.                                                                   Decido di distogliere lo sguardo dal mio libro per osservare la spiaggia, era molto affollata, c’erano persone che camminavano e altre che correvano, bambini che giocavano con la sabbia mentre le madri prendevano il sole, ragazze che sghignazzavano mentre erano assorte da ragazzi che facevano il bagno, provai una certa pietà per quelle ragazze, non avevano obbiettivi, solo avere il ragazzo più figo del momento, a pensarci bene la maggior parte di ragazze era così, forse ero io quella strana, con obbiettivi e hobby; a quel punto chiesi a Luca “andiamo a fare un giretto in riva?” con un sorriso a trentasei denti lui rispose “ogni suo desiderio è un ordine, mia signora” io risi “smettila di fare lo sciocco e vieni” gli porsi la mano, lui la afferrò e iniziò a tirarmi come un bambino impaziente di fare il primo bagno della stagione. Ci fermammo proprio dove le onde si infrangevano sulla sabbia e guardavamo il mare, tutte quelle persone felici che si divertivano tra spruzzi e tuffi e a quel punto mi venne una certa nostalgia di quel divertimento che da tempo non provavo. “Fai conquiste” mi disse Luca dandomi un colpetto con il gomito “cosa?” gli dissi perplessa “un ragazzo ti ha squadrato” disse facendomi un cenno con la testa per indicarmi dove guardare, era alto con un bel fisico, aveva capelli neri, un sorriso smagliante e mi stava fissando, io gli feci un sorrisetto tirato poi tirai Luca e ce ne andammo.