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Autore: mithrinhin    21/07/2008    3 recensioni
Capitolo 2: Come Secchan si fece furbo. Che abbia imparato qualcosa?
Durante le piovose serate estive, un ragazzo rinchiuso in casa con due vecchietti, che può fare per divertirsi? Fiondarsi nel seno di Mele? Prendere in giro Sesshoumaru?
Attenzione, storia ad alto contenuto di Melesità: Se Sesshoumaru in panni domestici vi annoia o disgusta, non leggete.
Attenzione, storia ad alto contenuto idiota. Se i pigiami azzurri indossati da adolescenti (maschi) vi annoiano, non leggete.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Routine Business

 


Se mi fossi ricordato che lui sarebbe stato lì, ieri mattina, mi sarei presentato in cucina con qualcosa di più… ehm. Virile?
Beh, diciamo meno infantile del pigiama che mi ha regalato Mele.
Lei sembra ricordarsi la mia età solo quando gli serve qualcosa tipo spostare mobili, andare a ritirare qualcosa da qualche parte, etc.
Solo che lui… non ha proprio una grandissima stima di me.
Mica puoi dargli torto. Soprattutto quando mi presento alle dieci di mattina con un pigiama estivo azzurro a coccinelle blu e nere (e lo stemma della Dea ricamato a mano… Mele ti amo), mi getto tra le braccia di lei scalpicciando a piedi nudi fino ad affondare nelle sue enormi poppe come se volessi essere allattato.
Eh, sì. Ho un debole per le poppe di Mele e gli abbracci, è un reato? Ho ricevuto poche attenzioni da piccolo. (Non è vero, mi piacciono sole le tette grandi.)
Beh, non mi ero neanche accorto che lui era lì (effetto calamita di Mele), finché non ha arrotolato il giornale e me l’ha dato in testa.
-Ahio.-
-Staccati.-
-Uffi.-
Mi sedetti dall’altra parte del tavolo, colla vaga sensazione di essere in castigo. Poi Mele mi diede un bacio in testa e mi passò la colazione, sancendo il vincitore morale. Io.
L’istinto materno batte tutto.
Non vorrei essere frainteso. Io non sono geloso di Mele. È che lui è davvero un gran pezzo di gnocco.
Scusate la sincerità.
E si da il caso che io, oltre che per le poppe, abbia un debole per i bishounen.
Il fatto che lui mi consideri una qualche specie di esotica, estetica checca, non mi fa certo guadagnare punti ai suoi occhi.


-Certo che sarebbe carino, se fossi vostro figlio.-
-Se fossi mio figlio, non ti lascerei andare in giro conciato così, a comportarti come un idiota.-
-Guarda, lo diceva anche mio padre, poi si è rassegnato.- allungai le gambe sul tavolino della sala. –Ma non vedete il lato positivo. Ho il 50% in meno di possibilità di mettere incinta una ragazza.-
-Ne basta una per rimanere fregato.-
Che saggezza. Lui sarà anche da venirsi addosso, ma è noioso peggio di me quando ho le mie rogne.
Oh, miei dei… come mio padre.
Mele sa come prenderlo, però.
Ogni tanto passava dietro le poltrone dove eravamo seduti, portando avanti e indietro panni appena asciugati e vestiti stirati.
La fermai. –Mele, tu dove eri una notte di gennaio di diciotto anni fa?-
Sbatté più volte le palpebre. –Come, scusa?-
-Dai, dammi una mano. Sto cercando di organizzare una storia su come io possa essere figlio tuo e di lui.-
Mele fece una faccia stanca e un po’ infastidita. –Oh, per favore. Già sono in ritardo…-
Se ne andò verso la terrazza a finire di stirare.
Mi voltai verso di lui. Era impallidito.
Cioè, da bianco era diventato grigino.
Lo presi un po’ in giro. –Ehi, 100%. Basta una volta sola, eh?-


Io li origliavo dal corridoio, e me la ridevo.
Mele aveva la sua solita faccia da “Ma che boiate stai tirando fuori?”.
Oh cavolo. Anche lei ogni tanto assomiglia a mio padre.
Lui era seduto sul tavolino, lei in poltrona. Potevo vedere chiaramente la scena chiudendo gli occhi.
Mi immaginavo lui che le prendeva le mani, la guardava di sfuggita in volto. –Mele.-
-Sì?-
-Per caso… devi dirmi qualcosa?-
-Sì?-
Lui sospirò. Io mi strozzai mentre cercavo di non ridere.
Lui è distratto. Tu gli metti una pulce nell’orecchio e lui dà fuori di matto. E non si accorge delle cavolate pazzesche che tira in ballo.
-Noi… non stiamo insieme da molto.-
Ops. Quasi mi venne voglia di schiarirmi la voce e suggerirgli: “Due anni”, ma mi trattenni.
Immaginai Mele che si tirava un po’ indietro, appena appena, proprio solo una punta irritata.
-Tuttavia…- continuò lui. Anzi, si bloccò. –Ma perché quando parlo con te mi trovo sempre in difficoltà?-
-Tesoro.- Mele, scommetto che aveva quel suo sguardo dolce che mi rivolge quando sto per avere una crisi isterica.
-Senti. Se ci fosse qualcosa, me lo diresti, vero?-
-Certo.-
-Mh.- Annuì, penso. –E… lo so che ho sempre detto…- mi avvicinai un po’, perché lui stava abbassando la voce. -che la questione “cosa seria” e annessi e connessi mi sta un po’ indigesta… ma non vorrei che tu pensassi che… nel caso… io non mi prenderei le mie responsabilità.-
A ricordarmi adesso l’espressione di lei che mi venne in mente in quel momento… mi viene da ridere ancora.
Tira su le sopracciglia e le nasconde dietro la frangia, e le si alzano anche le orecchie. E fa una cosa strana colle narici.
-Quindi. Se tu fossi… avessi qualcosa. Me lo diresti.-
Mele rimase zitta per un po’. Il suo incipit successivo fu solenne. –Sesshoumaru.-
-Mh.-
-Non so se hai notato che io non sfioro neanche di sfuggita l’argomento, di solito.-
-Mhmh.-
-Quindi io mi chiedo: non è che, magari inconsciamente, vuoi un figlio?-
Ovviamente lui non fece la faccia che mi immaginai, perché è piuttosto… mh… irrigidito, come viso (bah… è un attore, ha la sua età… sarà mica il botulino?). Però temetti allo stesso per la mia vescica, in quel momento.
Rispondere “NO” scandalizzato e rischiare una crisi internazionale nel caso, spronarla con diplomatiche parole a rivelare il suo status prima di fare danni (il problema sarebbe stato dove trovare le parole), azzardare un “Ni” che può andar bene per tutto, ma che potrebbe in un futuro rivoltarsi contro di te…
Mele lo lasciò cuocere nel suo brodo di sudori freddi abbastanza da vendicarsi del “non insieme da molto” di prima. Poi prese fiato.
-Sesshoumaru.-
-Sì…?-
-Ho avuto le mie cose una settimana fa. Come puoi aver pensato che questo pomeriggio mi riferissi a quello e non, per esempio, a che se non mi sbrigavo a stirare la pila di roba (tua, tra l’altro) che avevo di là non avrei fatto in tempo a preparare la pizza necessaria a sfamare voi due leoni?-
Mi turbai un po’, perché volevo rimanere fuori della sfuriata di Mele… lei non avrebbe saputo che io stavo ascoltando, ma mi avrebbe lo stesso dato una marea di pizzicotti, dopo, se si fosse arrabbiata con me in quel momento.
-O devo pensare che lasci ad un ragazzo il potere di condizionare la tua mente fino a questo punto? Lo sanno anche i muri che sei ossessionato da questa storia. Ti vuoi fidare o no, del mio anticoncezionale?-

A quel punto, in punta di piedi, me ne tornai in camera. Un po’ ero infastidito dal fatto che lei avesse rivelato il mio trucchetto a lui. Ma sapevo anche che lui si sarebbe dimenticato della cosa entro le due di notte.

Perché… il posto dove sta Mele è un tantino isolato. Ci sto per riposare, non per fare il balordo fino all’alba, ma un po’ di casino la sera non mi dispiace. E allora ripiego.
Soltanto che lui pensa che io sia solo un ragazzino (eppure mi rado da qualche anno) un po’ frivolo e parecchio invadente.
Non una minaccia, ma un tafano che proprio non riesce a schiacciare (Mele lo picchierebbe, credo)
Scusatemi, se ogni tanto mi vendico.
E mantenete il segreto.

  
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