è stesa sul suo letto e si guarda le mani. Quando è sola ed è certa che nessuno possa disturbarla a volte si toglie i guanti e osserva la sua pelle: nessuno, guardandole le mani, direbbe che quella pelle, anche se più pallida del normale, celi un tale potere.
Lei congela le cose.
Genera ghiaccio.
Il suo corpo genera freddo di natura.
Gli altri corpi no, gli altri generano calore!
Pensando al calore di un abbraccio chiude gli occhi e subito, quasi automaticamente, la sfiora il ricordo di Olaf. Si lascia sfuggire un dolce amaro sorriso e sussurra* Sono Olaf.. e amo i caldi abbracci.. *stringe di più gli occhi, raggomitolandosi su sé stessa e mordendosi forte l'interno della guancia per trattenere le lacrime e i singhiozzi.
Ha sempre amato il suo potere: insomma, quale bambina non vorrebbe poter generare neve e ghiaccio senza bisogno di aspettare l'inverno?
Il problema è che lei l'inverno ce lo aveva sempre avuto dentro, con tutti i suoi lati negativi.. e pericolosi.
E aveva scoperto questi ultimi a spese di sua sorella Anna, anni prima.
Questo aveva portato fuori l'inverno che Elsa celava dentro di sé.

Prova a rilassarsi distendendo le gambe e riaprendo lentamente gli occhi, respirando profondamente.
Ormai ha imparato a controllare il suo potere, ma quando l'emozione prende il sopravvento è sempre difficile.
Infatti la coperta scricchiola sotto il suo esile corpo, coperta da un sottile strato di ghiaccio, i pugni sono più freddi del solito e ogni volta che espira si forma una piccola nuvoletta di condensa, che rimane qualche secondo a levitare davanti ai suoi occhi quasi a volerla schernire -riesce, con un po' di immaginazione, a sentirne la voce stridula: "Elsa, sei debole! Ancora non riesci a controllarti!".

Si asciuga col dorso della mano le poche lacrime che sono riuscite a rotolare giù dalle sue lunghe ciglia, e queste subito formano brevi strisce ghiacciate che si scrolla di dosso con un gesto di stizza.
Se ne sta qualche attimo a rimirare i luccicanti frammenti ghiacciati sul suo letto, poi si alza con calma assumendo l'espressione indifferente che ha imparato con fatica a indossare.
Si concede un ultimo, freddo sospiro e poi recupera i guanti abbandonati sul comodino, indossandoli e sentendosi subito più tranquilla.
Ora il freddo è di nuovo confinato solo dentro di sé: nessuno lo vedrà, nessuno ne soffrirà.
Solo lei.