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Autore: Anna Wanderer Love    28/04/2014    0 recensioni
-Tu... hai visto...- cominciò con voce strozzata la figlia di Apollo. Lui intuì al volo.
-Cosa, il tuo tatuaggio? Sì, l’ho visto... è bello- disse piano Hector, mentre lei arrossiva ancora di più.
-Potresti... non dirlo a nessuno?- Soffiò Laura, puntando gli occhi su una viola al margine del sentiero di scale.
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Hector fece scivolare le proprie mani sulle braccia di lei, tenendola stretta, e poi stringendole i fianchi con delicatezza. Laura sentiva le guance andare a fuoco e una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
-Fidati. Devi guardare. Non puoi dire di essere stata in Sicilia e di non aver mai visto il mare di notte Non ti lascerò mai andare.
[MISSING MOMENT della mia ff Shadows e possibile inzio della 3 parte della serie] {HectorxLaura}
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Shadows Cycle'
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Mi Dispiace.
 


La notte era gelida.
Hector era abituato al freddo, ma doveva ammettere che si gelava. Nonostante questo era seduto sullo spuntone di roccia che dava sul mare, a maniche corte.
Fissava pensoso il mare tranquillo. Non c’era nemmeno un alito di vento a scuotere le acque scure. Era seduto sulla roccia da qualche ora, più precisamente dal tramonto. Amava guardare il profilo del mare tingersi di arancione, di viola e di rosso, mentre il sole si specchiava nelle acque cristalline della Sicilia.
Sapeva che suo fratello conosceva il posto in cui si era rifugiato, ma non si era stupito capendo che Ajax non sarebbe andato a cercarlo. Entrambi dovevano assimilare ciò che era successo la notte prima.
Hector sospirò, prendendosi la testa tra le mani, e affondò le dita nei ricci biondi, stirando le labbra carnose in una riga sottile. Si sentiva in colpa senza averne nessun motivo. Lui e Ajax avevano soccorso i semidei non appena erano riusciti a rintracciarli, ma non avevano fatto abbastanza in fretta. Il ragazzo, Nico, era morto. Hector aveva lasciato il compito di comunicare la sua morte al fratello. Era bravo non con le parole, ma con i pugni e con tutte le armi conosciute.
Sentì dei passi echeggiare sul sentiero alle sue spalle, e si voltò, sospettoso.
Ho combattuto abbastanza questa settimana, pensò.
Quando tra le pietre grigie emerse la figura minuta di una ragazza, Hector sospirò di sollievo. Niente più botte. La fissò con il suo sguardo penetrante mentre lei si avvicinava esitante, chiaramente sorpresa di vederlo lì. Era Laura, la figlia di Apollo che aveva tirato fuori mezza svenuta dal dedalo di gallerie sotto l’isola. Lei  si fermò dopo un paio di passi verso di lui.
Si era cambiata. Non indossava più i vestiti lerci con cui l’aveva trovata, ma un paio di jeans di un azzurro chiaro e una magia bianca che facevano risaltare i suoi grandi occhi verdi. I capelli ricci e biondi, di una tonalità leggermente più chiara di quella di lui, erano raccolti in una coda di cavallo.
Hector si alzò in piedi e oltrepassò la roccia su cui era seduto, saltando sulla piccola sporgenza da cui proseguivano le scale -sempre di pietra -che scendevano alla spiaggia. Si fermò davanti a lei, osservando i suoi lineamenti dolci.
Calò un silenzio pesante. Nessuno dei due sapeva cosa dire, perciò Laura osservò di sottecchi il ragazzo.
Era alto, molto alto. Gli arrivava al petto. La sua corporatura era massiccia, piena di muscoli sodi e ben delineati. I suoi occhi grigi erano malinconici, aveva un’espressione triste. Alcune ciocche di capelli gli cadevano ribelli sulla fronte.
-Io... volevo ringraziarti per avermi tirata fuori da...- Laura non completò la frase. La voce le tremava. Lì era dove era morto Nico.
-Non devi. Chirone mi ha chiesto di aiutarvi, e... ho cercato di fare del mio meglio.
La voce di Hector aveva qualcosa di sbagliato. Terribilmente sbagliato, Laura lo avvertiva. La sua espressione si era indurita, i suoi occhi sembravano un mare in tempesta.
-Hector, non è colpa tua se Nico è...- di nuovo, alla figlia di Apollo mancò la voce.
Hector abbassò lo sguardo su di lei, distogliendolo dall’oleandro in fiore su cui l’aveva puntato. I suoi colori sgargianti sembravano quasi deridere il loro dolore.
-Se fossi arrivato prima lui non sarebbe morto, tu non avresti una cicatrice sulla schiena e Celeste non avrebbe il cuore spezzato. Tutti non avreste il cuore spezzato- replicò asciutto il ragazzo, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.
Guardò il viso della ragazza diventare color mattone, senza capire da cosa derivava il suo imbarazzo.
-Tu... hai visto...- cominciò con voce strozzata la figlia di Apollo. Lui intuì al volo.
-Cosa, il tuo tatuaggio? Sì, l’ho visto... è bello- disse piano Hector, mentre lei arrossiva ancora di più.
-Potresti... non dirlo a nessuno?- Soffiò Laura, puntando gli occhi su una viola al margine del sentiero di scale.
Con la coda dell’occhio lo vide annuire, con aria un po’ confusa. Probabilmente si stava chiedendo perché fosse così imbarazzata. Non lo sapeva nemmeno lei, a dire il vero. Il solo pensiero del ragazzo che le guardava la schiena nuda la mise a disagio. Aveva sempre pensato che il primo che avrebbe visto il suo tatuaggio sarebbe stato il ragazzo che amava, ma... non amava Hector.
Quella convinzione era sempre stata uno dei suoi punti di riferimento fondamentali.
E ora era stata infranta come uno specchio che va in mille pezzi.
-Tutto bene?
Laura trasalì nel sentire le grandi mani calde di Hector posarsi sulle sue spalle. Alzò lo sguardo, mentre i suoi polmoni si riempivano di un profumo di dopobarba lieve, piacevole.
Incrociò gli occhi grigi del ragazzo e si sentì strizzare lo stomaco, mentre il suo cuore prendeva a battere a mille.
-Sì, io... mi ero distratta. Scusami- mormorò, facendo un passo indietro.
Hector sembrò intuire, visto che la lasciò andare. Le sue braccia muscolose ricaddero lungo i fianchi, e Laura si chiese se non avesse freddo.
-Non lo dirò a nessuno- ripeté Hector, e Laura tirò intimamente un sospiro di sollievo. -Ma posso chiederti perché ci tieni così tanto?
La figlia di Apollo si morse il labbro inferiore, e Hector si sentì a disagio accorgendosi di averla innervosita.
-Non importa- si affrettò a dire, anche se bruciava di curiosità.
Lei scosse la testa, i capelli biondi le dondolarono sulle spalle. Senza dire nulla si avvicinò al bordo di pietra del sentiero e si sedette sul muretto, che le arrivava alla vita. Hector si sedette accanto a lei, con le lunghe gambe che penzolavano nel vuoto, accanto a quelle molto più corte della ragazza.
-No, è solo che... be’, sono sempre stata sicura che il primo che avrebbe visto il mio tatuaggio sarebbe stata la persona più importante della mia vita. Una persona che mi avrebbe amata per sempre... e, ecco, non è stato proprio così.
Hector restò in silenzio, lo sguardo perso nei fondali profondi e cristallini del mare siciliano.
Laura interpretò male il suo silenzio.
-Lo so che è una cosa stupida, ma...
-Non è affatto stupida- la interruppe lui, voltandosi a guardarla. Dovette abbassare la testa per riuscire ad allacciare il proprio sguardo a quello di lei.
Per la prima volta in quei dieci minuti la figlia di Apollo non abbassò gli occhi. Rimase a fissarlo, le labbra leggermente schiuse in segno di sorpresa, con gli occhi color smeraldo pieni di stupore.
-Non è stupida- ripeté lui, abbozzando un sorriso nel vederla arrossire nuovamente -invece è una cosa molto bella. Solo, mi spiace di aver completamente distrutto la tua convinzione.
Laura scrollò le spalle, tornando a guardare il mare scuro. Sotto di loro, la spiaggia rocciosa veniva bagnata dagli spruzzi candidi delle onde che si infrangevano sulle rocce.
-Non importa...- mormorò, guardando assorta il paesaggio mozzafiato che si stendeva sotto di lei.
Alberi e piante in fiore ricoprivano la discesa fino alla spiaggia, illuminando il buio della notte con macchie colorate appena visibili. La luna splendeva nel cielo punteggiato di stelle.
Il rumore dello sciabordio delle onde accarezzava le orecchie dei due semidei, mentre un soffio di vento si levava ogni tanto dal mare e pungeva i loro volti.
-Come l’hai fatto?- Hector era curioso, ma allo stesso tempo aveva paura ad arrischiarsi a chiedere cose così personali.
-Un mio amico... be’, più che altro un conoscente. L’ha fatto quando avevo quattordici anni. Non ha voluto che lo pagassi. Era... è il padre di un semidio a cui ho salvato la vita, nella vecchia scuola in cui andavo. Dei segugi hanno attaccato la mia classe mentre eravamo in gita. Non so nemmeno come ho fatto a ficcare quell’ombrello nell’occhio del segugio- Laura sorrise brevemente al ricordo, e Hector alzò le sopracciglia, impressionato. -Comunque, mi ha chiesto come poteva ripagarmi per aver salvato la vita a suo figlio, e io gli ho chiesto un tatuaggio. Non voleva farlo senza dirlo a mia madre, ma poi ha accettato.
-Però. Hai ucciso un segugio piantandogli un ombrello in un occhio. Complimenti- disse il semidio, guardandola con un’espressione scherzosamente adorante. La fece persino arrossire, e una risatina sfuggì dalle labbra della ragazza, che subito dopo si tappò la bocca con aria colpevole.
Anche Hector si gelò. Entrambi avevano capito che cosa passava nelle loro teste.
Loro ridevano e scherzavano mentre Nico era morto e Celeste dormiva sognando incubi, con il cuore a pezzi.
Lentamente, ogni traccia di ilarità sparì dai loro volti, sostituita da un’espressione seria e, nel caso di Hector, piena di sensi di colpa.
Hector è davvero sensibile, si disse Laura, osservando gli occhi grigi del semidio.
In quel momento lui distolse lo sguardo e si alzò in piedi sul muretto. Il cuore di Laura sussultò. Hector si muoveva elegante e sicuro, con movimenti armoniosi, ma la ragazza temette per un breve istante che potesse cadere dalla pietra. Da lì erano almeno trenta metri d’altezza fino alle rocce della spiaggia. Un solo passo falso poteva costargli la vita.
Ma Hector saltò agilmente giù dal muretto e si voltò verso di lei.
-Vieni?
Laura annuì. Fece per alzare una gamba e spostarla al di là della barriera di pietra che separava il vuoto dal terreno, ma lui la bloccò.
-No. Mettiti in piedi.
Lei lo fissò interrogativa, e lui le sorrise con dolcezza.
-Dai. Fidati.
Laura lo guardò indecisa per qualche secondo, poi annuì. Cautamente si accucciò sul muretto, reggendosi al bordo con le mani. Guardò giù, e per un attimo le girò la testa nel vedere quant’era distante dalla spiaggia, colorata di fiori rosati al limitare del pendio.
Poi le mani grandi di Hector si posarono sulle sue spalle, e la figlia di Apollo sentì una fitta di una strana emozione che non seppe riconoscere stringerle dolorosamente lo stomaco, mentre le sue guance si imporporavano.
-Alzati. Ti tengo io- mormorò il semidio al suo orecchio.
Lei deglutì, chiudendo per un attimo gli occhi. L’ansia e la paura le facevano battere il cuore a mille. Lentamente si alzò in piedi, serrando gli occhi. Fin da piccola soffriva di vertigini da grandi altezze e lì la consapevolezza che facendo un solo passo falso si sarebbe schiantata sulle rocce sottostanti di certo non aiutava.
Laura aveva il respiro pesante. Il cuore le martellava in petto, e nonostante la sicurezza che le infondeva il semidio non riusciva a far meno di pensare a quanto dolore avrebbe dovuto sopportare se fosse caduta di sotto. Poi si rimproverò mentalmente.
Mi ha tirata fuori dai tunnel mezza dissanguata. Non mi lascerà cadere.
-Vedi, è semplice. Ora apri gli occhi- la voce di Hector le solleticò il collo in un soffio caldo.
La sentì trasalire sotto alla presa delle mani. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, ma non fece domande. 
-Non... non ci riesco.
Hector fece scivolare le proprie mani sulle braccia di lei, tenendola stretta, e poi stringendole i fianchi con delicatezza. Laura sentiva le guance andare a fuoco e una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Per un attimo si chiese se permettere a Hector di toccarla così fosse giusto nei confronti di Connor, ma poi si ricordò del silenzio offeso che l’aveva salutata la mattina della partenza e scacciò quel pensiero.
-Fidati. Devi guardare. Non puoi dire di essere stata in Sicilia e di non aver mai visto il mare di notte. Non ti lascerò mai andare.
Laura deglutì, prendendo un respiro profondo, e appoggiò le proprie mani su quelle infinitamente più grandi del ragazzo. Sentiva il bordo del muretto di pietra sotto alle punte dei piedi, l’aria che le pungeva la pelle e la consapevolezza del corpo enorme del ragazzo dietro di lei.
Poi aprì le palpebre. Schiuse le labbra, sorpresa, mentre i suoi occhi si riempivano di meraviglia.
Sotto di lei il mare ondeggiava tranquillo, mentre i riflessi delle stelle e della luna facevano sembrare che il cielo fosse caduto sulla terra. L’aria fredda le frustava la pelle e le faceva ondeggiare i boccoli biondi. In un gesto istintivo, Laura tolse una mano da sopra quella di Hector e sciolse la coda. I capelli le ricaddero sulle spalle e lungo la schiena, accarezzando dolcemente il suo profilo.
I suoi occhi riflettevano il paesaggio mozzafiato che le si stagliava davanti agli occhi.
-Allora? Ti piace?- Mormorò Hector, avvicinandosi a lei e sussurrandole quelle parole all’orecchio, sorridendo dolcemente nel vederla così meravigliata.
Laura si voltò verso di lui, gli occhi verdi che brillavano nella notte.
-Stai scherzando? Avevi ragione, è belliss...Nell’euforia del momento, Laura si mosse troppo bruscamente. Il suo piede scivolò oltre il bordo della roccia su cui era in piedi, e con un grido strozzato la gravità la reclamò.
O meglio. Provò a reclamarla.
Hector, preso alla sprovvista, la lasciò andare per un infinitesimo di secondo, e il corpo inerme della figlia di Apollo disegnò un arco verso terra, i capelli biondi che si gonfiavano attorno al suo viso terrorizzato.
In un secondo il figlio di Ares scattò in avanti e la strinse per la vita, passandole un braccio attorno al busto, e l’attirò violentemente a sé, il cuore bloccato e gli occhi pieni di terrore.
Laura si ritrovò schiacciata contro il ragazzo, le braccia attorno alle sue spalle, il respiro ansimante.
Hector barcollò indietro, respirando velocemente, e Laura si accorse troppo tardi di essere completamente sorretta da lui. Le sue gambe penzolavano contro quelle del ragazzo, i piedi distanti due spanne dal terreno. Serrò la presa sulle spalle ampie del semidio, sentendo con precisione il profilo dei suoi muscoli.
I loro volti spaventati erano a pochi centimetri di distanza. Hector sentiva con confusa precisione tutte le curve del corpo della ragazza premere contro di lui, e viceversa.
I loro occhi si fusero in uno sguardo verde e grigio, e per un attimo si accorsero di sentire i loro cuori, attraverso gli strati di vestiti  di muscoli. Battevano all’unisono.
Non seppero chi si fosse avvicinato per primo, o forse fu un caso.
Ma si ritrovarono a baciarsi, le labbra che giocavano e le lingue che lottavano, senza riuscire a respirare. Hector la lasciò andare piano, accompagnandola a terra, stringendole i fianchi. Laura gli strinse la nuca per attirarlo a sé. Si sentiva come sulle montagne russe.
Era come se una colata di lava avesse improvvisamente preso il posto del suo stomaco. Un calore rovente al posto delle labbra, della pelle che veniva sfiorata dalla bocca di Hector. Fuoco.Laura si riscosse all’improvviso quando un volto le apparve in mente.
Un volto dai lineamenti affilati, ricci scuri, occhi furbi.
Connor.
Con un singhiozzo soffocato si tirò indietro. Guardò con le lacrime agli occhi il figlio di Ares.
-M... mi dispiace- balbettò col respiro affannoso, indietreggiando e inciampando nelle rocce.
Gli occhi grigi di Hector diventarono scuri come una tempesta, e Laura non riuscì a guardarlo più.
-Scusa.
Si voltò e corse via, gocce di cristallo rovente che le solcavano il viso.
Mi dispiace.

 



ANGOLINO DELL'AUTRICE:
Come detto nelle note d'introduzione, questa è una breve OS che ritrae due personaggi della mia ff Shadows, la 1 storia della serie Shadows Cycle ^^
Ora sono alla seconda, I need you, per chi vogli informarsi ;)
Ho scritto questa one shot perché mi mancava terribilmente Laura e volevo approfondire il personaggio, di Hector, di cui mi sono perdutamenteeee innamorata *occhi a cuore*
Detto questo, mi defilo!
Un bacio!
Wanderer
   
 
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