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Autore: 90kesya    28/04/2014    1 recensioni
La piccola sognatrice Yoo Mi è avvolta nella nuova, magica atmosfera della grande Seul… vivrà cullata dall’amore dei suoi genitori, e ben presto conoscerà nuovi fantastici luoghi e persone…
Divoratrice di libri di fiabe... sogna anche lei di poter incontrare il principe azzurro, di poter conoscere l'amore. Ma sarà, davvero, come nelle favole?
Salve mi chiamo Anna, ed è la mia prima storia che scrivo, una storia nata da un sogno rifatto più volte. Dopo tanti mesi ho deciso di mettere tutto nero su bianco e finalmente di condividerla con voi!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Erano  passati tre giorni dall’inizio della scuola e di lui nessuna traccia. Nemmeno in autobus lo avevo incrociato. Eppure i miei occhi lo cercavano. Sun Ha si era accorta del mio strano atteggiamento e come sempre chiedeva spiegazioni. Non ero riuscita ancora a parlare con lei di questo pensiero, ormai, diventato fisso… anche perché non sapevo come affrontare l’argomento… cosa dovevo dirle? che provavo qualcosa per un ragazzo con cui non avevo mai avuto un dialogo? E di cui non sapevo nemmeno il nome?

È proprio vero: più ti sforzi di cercare qualcosa, più non riesci a trovarla. Con questa convinzione entro in classe per una nuova giornata di studio. Oggi il capoclasse non c’è, e visto che durante le elezioni di ieri sono stata eletta vice, tocca a me riportare l’attenzione allorquando entrano i docenti.

Le ore passano veloci, tra una lezione e l’altra chiacchiero con Sun Ha. Mi chiede di andare a fare shopping, domani. Annuisco, perché ho davvero voglia di passare un po’ di tempo con lei.
“Vice capoclasse” chiama il professore.
Mi alzo in piedi per attendere alle istruzioni del docente.
“Ho lasciato la cartella nella classe 3.5 andresti a recuperarla, per favore?”
“Subito, professore” . Dopo un rapido inchino mi reco fuori dalla mia classe, e trovo l’aula 3.5 non troppo lontana dalla mia. Busso e entro.
“Mi scusi professore, il prof. di inglese ha detto di aver lasciato sua cartella qui, sono venuta per riprenderla.”
“Prego entra pure, penso sia quella” risponde indicando una valigetta di cuoio poggiata sul davanzale della finestra.
Attraverso l’aula con imbarazzo,  non riesco a guardare altro che i miei piedi mentre avanzo.
Prendo la cartellina, che nel contempo il vento aveva fatto cadere a terra. Mi rialzo e mi ritrovo di fronte a lui. Seduto al primo banco, si passa una mano tra i capelli, riavviandoseli, poi la porta sotto al mento e posa lo sguardo su di me. No! Deve essere un allucinazione, penso tra me. Sbatto più volte le palpebre. E invece è proprio lui. So di essere diventata paonazza, perché i suoi occhi non si staccano da me, così mi volto rapidamente verso la porta e dopo aver ringraziato, esco. Chiudo la porta e mi ci appoggio per un attimo. Devo riprendermi.

Dopo aver recuperato un po’ del fiato che mi era mancato, nel momento in cui l’ho riconosciuto, torno in classe; tutto procede tranquillamente come prima. Tutto tranne che in me. Ero nella confusione più totale. Dovevo assolutamente parlarne con qualcuno. Qualcuno con esperienza. Il problema era: chi?

Finite le lezioni Sun Ha mi chiede di tornare a casa insieme.
“Mi spiace Sun Ha oggi mi trattengo perché voglio prendere dei libri in biblioteca.”
A malincuore mi saluta e si allontana. Esco dalla classe. Per andare in biblioteca, attraverso tutto il corridoio, e scendo le scale. Un momento! Forse ho trovato! Risalgo le scale e mi fermo davanti all’infermeria. Chi meglio di una infermiera poteva spiegarmi questi sintomi?

“Buongiorno, sono Song Yoo Mi” esordisco entrando nella sala.
“Buongiorno cara, come posso esserti utile?” chiede gentilmente l’infermiera sospendendo ciò che era intenta a scrivere su un taccuino.
“Volevo parlarle di alcuni strani sintomi che sto avvertendo” le dico e lei subito mi fa cenno di sedermi accanto alla scrivania.
“Allora dimmi, ti ascolto”. Non sapevo proprio da dove cominciare.
“Io… io… non riesco a respirare bene, il cuore mi batte forte quasi a scoppiare, sento uno strano calore che si propaga nel mio corpo” La dottoressa mi interrompe.
“Li avverti spesso questi sintomi? Inoltre sono improvvisi o sono causati da qualche evento particolare?”
“Mi succede quando…quando un ragazzo mi guarda… e io guardo lui”. Aggiungo alquanto imbarazzata.
Il sorriso che mi rivolge ha un qualcosa di materno. Riprende la parola.
“Yoo Mi, il tuo corpo è in fase delicata. È evidente che quel ragazzo ti piace, e il tuo corpo ti da dei segnali chiari. Sono gli ormoni. È una cosa normalissima non c’è da preoccuparsi.”
“Quindi è perché mi piace?”
“Si. Tuttavia, è una questione fisica. Se una persona ti piace, deve anzitutto essere la sua personalità a piacerti e non solo l’aspetto.”
“Ho capito ajumma. Grazie mille per la sua spiegazione”
“Di niente cara, per qualunque altro consiglio sono qui”  mi saluta con la mano e ritorna a scrivere sul suo blocco di fogli
.
Finalmente sono in biblioteca. Mi reco alla sezione X, quella di letteratura. La prof. in questi quattro giorni ci ha parlato di un autore che mi ha particolarmente colpito per la sua sensibilità; mi sono appuntata il titolo di alcune sue opere ed ora eccomi qui a cercarle.
Nonostante i libri siano catalogati, ci metto del tempo per trovarle; sono in alto, ma riesco ad arrivarci.
Sono in procinto di prendere il terzo libro, ma sento un‘ombra dietro di me. Un corpo si avvicina al mio da dietro e di scatto mi volto. Sono a pochi centimetri dal suo corpo che però è intento a prendere un libro sullo scaffale superiore a quello cui ero interessata. Automaticamente i due libri che avevo preso mi cadono a terra. Lui mi guarda, si china per raccoglierli e me li rende, senza distogliere gli occhi dai miei, si avvicina vertiginosamente a me; cerco di indietreggiare, ma sono bloccata dalla libreria e dalle sue braccia che mi sbarrano la strada ai lati. È ad un palmo da mio naso e continua ad avvicinarsi, piega la testa leggermente di lato e la sua bocca raggiunge il mio orecchio.
“Dovresti almeno ringraziarmi Song Yoo Mi”. Sussurra questa parole con una voce talmente suadente da farmi sciogliere come neve al sole.
Mi fa l’occhiolino e si allontana.

Non riesco a credere a quello che mi sta capitando. Ora sa il mio nome. Probabilmente l’avrà letto dalla mia targhetta sulla giacca, ma io ancora non conosco il suo. Mi ha detto di ringraziarlo, ma con sono riuscita a proferire parola. Era talmente vicino che riuscivo a sentire il suo profumo, il suo respiro… il suo sapore di buono.
Persa di nuovo nei miei pensieri rimango immobile. Sbalordita. Sconcertata. Scioccata. Scossa. Questa volta consapevole che sono profondamente cotta del ragazzo senza nome.  
  
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