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Autore: Sux Fans    28/04/2014    2 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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4.

-Per chiederti scusa. -

Brian smise di respirare, perse di qualche battito poi rinvenne balbettando.

-I-io non capisco. P-per cosa? - I capelli arruffati le incorniavano il viso. Jillian era la ragazza più bella che avesse mai visto, nonostante cercasse di non tenerlo a mente se ne accorgeva ogni volta la guardava e lei guardava lui.

-Ti prego, Haner, smettila! - Jillian rise cercando di smorzare lo sguardo perso del ragazzo, poi continuò. Ogni volta che si arrabbiava o infastidiva lo chiamava sempre per il cognome, e Brian sorrise. Non credeva di risentirselo dire dopo tanto tempo.

-Per tutto quello che hai fatto per me quando eravano appena due mocciosi. Sei stato un fratello che non ho mai avuto. - Jillian era figlia unica di genitori Canadesi, persone splendide, ma sempre troppo indietro per quella che era la mentalità americana. Un disastro insomma. Lei veniva cresciuta con degli ideali che poi scomparivano sotto un cumulo di polvere e solitudine, in un adolescenza disturbata dalla triste realtà di controversie e gerarchie spudoratamente stupide, con la passione per la scrittura, i vestiti comodi e la libertà. Insomma, una persona che non sarebbe mai interessata a nessuno sotto questo punto di vista. Eppure, nonostante i tanti problemi contrastanti che avevano portato le scuole, i ragazzi erano l'unica cosa migliore che sia potuta capitare. Insieme a Brian, dove nacque subito un'intesa speciale, un unione, una grande stima. Sarebbe stato bello ricordare insieme a lui tutto quello che avevano passato insieme, e sperava che proprio adesso che era tornata avrebbe avuto la possibillità di farlo. Piano piano, poco a poco.

-Non era necessario.. - Brian si incupì, con grande sorpresa della giovane che invece dischiuse le labbra sperando in un risvolto.

-..Dimentichiamoci di tutto, adesso sei qui per un motivo per diverso: restare. -

-Ma io non voglio dimenticarmene.-

-Io invece sì. -Brian insistette, con la sua voce bassa e profonda Jillian cedette e si accigliò cercando di capire cosa lo spingesse a contraddirla.

-Sono più felice di sapere che le cose cambiaranno, adesso siamo adulti, non mi farò bastare un "devo cambiare aria" oppure un "non c'è posto per me". Il posto ce lo troveremo e semmai vorrai andare via di nuovo devi guardarmi negli occhi e dirmelo. Dirmelo! - Era così alto adesso, impalato avanti a lei a fronteggiarla con le spalle larghe e la giacca fradicia e lucida. Il mascara dalle ciglia di Jillian colava sulle occhiaia cerchiate di stanchezza e si impiastricciò in un modo disastroso, tanto che Brian, notato il silenzio, le passò un dito cercando di toccarla e ripulirla appena. Anche lui aveva gli occhi impiastricciati di nero e Jillian alzò appena gli occhi ad accorgersene quando la sfiorò con delicatezza. Le sue mani erano ruvide, raspose, eppure lei poté solo avvertire una delicatezza tale da calmarla.

-Ha smesso di piovere.. - pronunciò solo, e Brian si allontanò appena per accorgersi che era rimasto solo un vento freddo e leggero.

-Stasera resta con me. -

-Non lo so, i-io.. -

-Me lo devi. -

-Sì ma.. -

-Cosa? - Cosa? Non lo sapeva neanche lei cosa inventarsi.

-Che hai in mente? - Chiese a disagio con una voce sottile.

-Qualcosa di improvvisato, non voglio complicarti niente, ma resta con me. - Jillian si umettò le labbra ormai disidratate, stesso per il fatto che lui non le staccasse gli occhi di dosso. Si sentiva così a disagio che voleva disintegrarsi da sola.

-Va bene, ma.. cioè, avrei bisogno prima di assestarmi un po' e..-

-Da me! Potrai fare tutto da me, sempre se delle t-shirt XL non ti diano fastidio. - Continuò a tenerla d'occhio con un'aria davvero speranzosa, e Jillian adescò. Maledizione!

-Sì. Sì, va bene. -

-Cavolo sì! - Brian divenne euforico e come se il broncio di prima non fosse mai esistito la strinse forte, le tenne i capelli, la cinse con delicatezza. Quando si staccarono su entrambi cadde un alone di imbarazzo e a parte qualche risatina trattenuta non dissero più nulla per un po'.

-Beh, ci conviene andare prima che torni a piovere. - Jillian di cuor suo stava ancora giocherellando da sola con i propri pollici, poi però asserì e cercando di darsi un contegno annuì.

Mio Dio, che figura della stupida che stava facendo!

Quando tornarono in strada, si tennero silenziosi per tutto il tragitto verso casa toccandosi appena le punte delle dita.


***


-Gates, maledetto, ti odio. - Vengance gracchiò dal cellulare quando finalmente rispose, schiacciando ancora la testa contro il cuscino con le palpebre incollate.

-Ma non ti arrendi mai? Voglio ricordarti che per due giorni ho dovuto portarti a casa in spalla tanto facevi schifo a camminare sbronzo. - Si strofinò gli occhi con poco garbo poi sbuffò assonnato.

-Mh..? - Mugugnò.

-Ma dai, mi prendi in giro? -

-Mh, mmh.. - Si girò supino e ancora ad occhi chiusi mugugnò con la voce impastata dal sonno, sistemandosi le coperte con distrazione e rigirandosi le dita fra i capelli. Le persiane chiuse non lasciavano trasparire neanche un filo di luce, solo la sveglia analogica poggiata al comodino rendeva per quella che era l'orario di mattinata. Poi ad un tratto scoppio a ridere.

-Sì amico, tranquillo. Bastava dirlo subito, se il piacere era per te allora non dovevi contarci. Soprattutto in un momento come questo.- Sbadigliò ed incassò incurante qualche violento insulto, portandosi pian piano, come un vecchio centenario, a sedere in mezzo al letto.

-Stasera passaci a prendere almeno. -

-Che cavolo, manco uno strappo posso chiedere?-

-Come puoi farti ancora ritirare la patente alla tua età come un collegiale?-

-Sì, grazie tante. Non sfondarmi il cancello di casa quando arrivi, Gates! - Zacky scoppiò a ridere ed interruppe la telefonata stiracchiò le braccia, e passandosi solo dopo un'ennesima manata fra i capelli stendendosi di nuovo con poca grazia.

-Ok, ancora cinque minuti almeno.-


***

-Ma che brutto stronzo.- mormorò a voce bassa una volta chiusa la comunicazione.

Brian prese un respiro profondo e tornò all'entrata dove Jillian l'aspettava con un asciugamano a tamponare i capelli lunghi.

-Eccomi scusa, possiamo tranquillamenta andare di là.- Jillian lo seguì e con Pinkly che si intersecava fra i suoi passi aggirarono il corridoio fino la camera da letto, dove diede un'occhiata attenta. Era tutto molto ordinato, il che lasciava sicuramente intendere che ci fosse lo zampino di una donna; Michelle e Brian si conoscevano addirittura da più tempo di lei, che si fossero messi insieme, come appurava nei messaggi Matt quando le scriveva i primi anni, di sicuro non c'era da sorprendersi. 'chelle è sempre stata una donna molto gioiosa, ammirevole, una dolcezza coinvolgente, e oltretutto una vera bellezza. Una bellezza per metà italiana.

Eppure, quello di cui Jillian non era sicura e se stessero ancora insieme. Brian non aveva parlato una sola volta di lei e non aveva lasciato intendere niente; forse c'erano particolari che non conosceva. Non volle indagare.

-Da quanto hai cambiato casa? - Brian tossì, forse colto alla sprovvista, poi riprese.

-Non meno di un anno. - Sugli armadietti c'era qualche foto simpatica, che Jillian andò a spiare in silenzio, spostandosi da un angolo all'altro distrattamente. Brian che gioca a Baseball; Brian con Bella e Pinkly; Brian alla festa di Halloween con i ragazzi e i suoi fratelli.

-Tieni, questi potrebbero farti comodo. - Jillian rinvenne dalla sua distrazione e lo guardò stranita mentre le veniva incontro con qualche vestito, poi prima che potesse dire qualcosa lo vide sfilarsi la shirt con velocità e deglutì. Le braccia erano completamente tatuate e le spalle larghe, non era mai stato un tipo particolarmente palestrato ma nonostante il filo di pancetta il suo torso era teso e sulle clavicole leggeva grande una scritta a carattere cubitali. Quando si voltò la schiena era intricata dai muscoli leggermente tesi ed una leggera curvatura gli slittava lungo la spina vertebrale.

-P-perché hai pantaloni da donna? - Jillian cercò di darsi un contegno e con molta fatica cercò un'qualcosa da dire, il ragazzo fece spallucce e sorrise rivestendosi in fretta.

-McKenna sta crescendo, qualche volta viene a dormire da me che ho il college dall'altra parte della strada. Penso ti vadano e che non le dispiacerà prestarteli. -

-Grazie. - Si era sentita imbarazzata quando sfiorò i dorsi delle sue mani per prendere il ricambio.

-Il bagno e dall'altra parte. - disse dopo qualche secondo di silenzio. Il corridoio distava giusto per la camera da letto, la cucina ed il bagno; le altre camere si potevano raggiungere anche dal retro, come la camera degli ospiti, un piccolo atrio e lo stanzino. Nel mezzo c'erano le scale per la soffitta ed il passaggio per il garage in un angolo del cucinino. Quando l'accompagnò sino al bagno entrò per togliere un po' di disordine, poi la lasciò accomodare per darle largo dominio, si scambiarono un sorriso e Brian si poggiò all'uscio passandosi una mano fra i capelli ancora umidi.

-Allora, ehm.. fa quello che devi, io magari ti aspetto di là con qualcosa da mangiare. -

-Sicuro che non hai bisogno del bagno anche tu prima? -

-No, no.. solo non far caso al disordine. Ho cose sparse un po' ovunque. - Rise imbarazzato.

-Perché ti preoccupi tanto? - Il ragazzo annuì, fece un cenno con la testa e si chiuse la porta alle spalle lasciandola tranquilla. Dopo qualche minuto Jillian si mosse, ripose gli abiti sul marmo dei lavandini e si avvicinò alla doccia per lasciar scorrere dell'acqua calda. Gettò gli anfibi completamente infangati in un angolo e si tolse la giacca, sentendo ghiacciata la pelle che era rimasta umida fino ad allora. Probabilmente nei prossimi giorni si sarebbe beccata qualche grado di febbre nonostante le giornate un po' più calde.

Quando i vetri della cabina della doccia furono abbastanza appannati dal calore comincio a denudarsi e a fare qualche passo sul freddo pavimento di granito, attendendo famelica il dolcissimo abbraccio dell'acqua bollente sul suo corpo. Jillian tremò, chiuse gli occhi e sentì il peso della sua chioma completamente appesantita che le cadeva sulla schiena fino a solleticarla. Che tepore, sembrava un sogno. Sputò via dalle labbra dell'acqua che aveva lasciato scivolare in bocca poi portò i capelli all'indietro fino a sentire l'acqua in viso, poi sul busto, sulla pancia piatta. Non c'era più peso sulle sue spalle, tutto aveva preso una piega già leggermente diversa, fino a ricordarsi che si trovava nel bagno di casa Haner e che non aveva la minima idea di quello che l'avrebbe attesa quella sera, la sera del suo compleanno. Quasi se ne era dimenticata eppure era quello lo scatto che aveva trattenuto gli anelli di tutta la catena.

Quando dovette allontarsi dalla doccia quasi si lamentò, eppure si era trattenuta troppo per continuare. Con un asciugamano ripulì lo specchio principale e si specchiò fino a portarsene un altro intorno al corpo. Il freddo aveva cancellato molti lividi e attenuato degli altri. Nel cercare una spazzola scavò per i cassetti dell'arredamento: rasoi, dopobarba, boxer; dall'imbarazzo richiuse tutto e provo altrove. C'era anche qualche borsetta, con del trucco, delle cremine, qualche smalto, cosa che magari non interessava a Brian; almeno non di certe tinte. Jillian rimase stranita, un po' accigliata continuò a guardare al suo interno, passando da qualche interno all'altro sempre con qualche nuova scoperta fino a sobbalzare al bussare della porta.

-S-sì? -

-Sono io. E' tutto ok? - si grattò la testa, poi tornò dritta parlando con tono apparentemente normale.

-Sì, certo, m-mi serve qualche minuto. - Sentì Brian ridere divertito poi si allontanò.

-Fai con comodo. - emanò un sospiro di sollievo e lasciò perdere tutto, sistemandosi i capelli come meglio poteva e asciugandoli per qualche altro minuto minimo.

Quando finì di sistemarsi uscì dirigendosi verso i rumori che sembravano provenire dalla cucina trovando Brian con i capelli asciutti e con abiti cambiati ad affettare qualcosa.

-Ok, uova, asparagi, del formaggio. Troveremmo di meglio mangiando per strada però, magari vorrai riposare. - Jillian annuì e ringraziò.

-Più che altro per il tempaccio che ci siamo beccati.-

-Sì, tanto stasera potrai sbafare quanto ti pare. Almeno metteremo qualcosa di buono sotto i denti. - Si guardò un po' intorno: alla tavola di legno, la cucina chiara, le stoviglie penzoloni sul ripiano lucido di acciaio.

-Wow.. - Jillian si alzò e si avvicinò ai ripiani.

-Non credevo avessi gusti così "decisi". - Era inutile negare che stesse ridendo di gusto, tenendo fra le mani la bilancina più floreale che avesse mai visto. Brian scattò verso di lei e gliela sfilò dalle mani balbettando.

-Sei un'impicciona, ed io.. sono una persona molto creativa. - la fece scomparire in qualche mobile e continuò, sfidando le risate della ragazza.

-Non ne dubito, ma non pensavo fino a questo punto! -

-Ah – ah, si come no! - Brian la scimmiottò, poi al campanello del termos si avvicinò indicandole la tavola.

-Siediti, e pronto anche del caffé. - Jillian fece come chiesto e si accomodò tranquillamente, cominciando a mordicchiare qualche pezzetto di pane continuando a guardarlo divertita.

-Ma dai, non credevo che oramai ti fossi dato anche alla cucina. -

-A volte bisogna sorprendere anche se stessi, ed io lo faccio spesso. Mia madre quasi mi cacciava di casa se non mi fossi.. - Notò che si interruppe e attese immobile che continuasse. Ma non lo fece.

-Ehm, non ho neanche molto appetito ma è meglio mangiare qualcosa. - disse invece.

-Come stanno i tuoi? - Brian schioccò le dita e giocherellò con i dorsi sedendosi dirimpetto a lei.

-Bene. Devo ammettere che non si lamenta nessuno. Ognuno ha di nuovo la sua vita adesso, però sono grande per certe cose, non mi interessano più. -

-McKenna deve essere cresciuta molto.. - Brian annuì ricordando la sorella.

-Sì, ehm.. non ho mai a mente quanti anni ha a dire il vero però è davvero cresciuta. - Alla separazione dei suoi genitori lei e Brian avevano cominciato a frequentarsi anche di più. A vedersi la sera, dormire insieme arrangiando con qualche piumone del garage dei suoi e a leggere fumetti per tutta la notte; aveva avuto davvero molto bisogno di lei, ed anche a distanza di anni era stata molto orgogliosa di averlo fatto. Adesso lo vedeva molto meno sofferente a parlare di certe cose.

-Ma dove ho la testa?! Vuoi vedere la camera insonorizzata? E' il mio ultimo gioiello! - Lo vide alzarsi e Jillian lo seguì masticando ancora il suo boccone.

-Camera insonorizzata? -

-Sì, hai presente? Quella dove sei completamente estraneato dal resto del mondo, non c'è individuo che può sentirti al di fuori. -

-So cos'è una camera insonorizzata. -

-Ah. - Brian rise imbarazzato poi continuò.

-L'anno scorso mi è servita per incidere alcuni brani dell'album. Un vero spasso. Credo di averci passato mesi, avevo una cera inguardabile. - La scala della cantina scivolò giù e Brian la prededette.

-Stai attenta però. - Quando scomparve nel soppalco Jillian lo seguì, e comparso il capo dalla botola diede una veloce occhiata in giro. Il pavimento era lucidato e dei strumenti erano sia appesi alle pareti che allineati intorno alla stanza; chiusa la botola in casa non si sarebbe sentito più nessun rumore.

-Un vero spettacolo. - Jillian fu sincera e giacque meravigliata per un po'.

-Già, non ci passeresti mesi anche tu ? -

-Più che altro verrei a farci visita spesso.- Risero e Brian prendendosi un momento continuò a guardarla negli occhi con un sorriso accennato.

-Quando stai bene in un posto non le senti certe differente, qui sembra esserci il fuso orario. Ne giorno e ne notte, solo tu e tutto questo. - aprì le braccia a due ali e indicò il tutto. Non c'era neanche una finestrella, non passava un filo d'aria se non fosse stato per il piccolo ventilatore da parete.

-Perché non suoni qualcosa? - Brian l'aveva osservata tutto il tempo ed in tutto quello che faceva.

-Cosa vuoi che suoni? - le chiese, e lei fece spallucce voltandosi di nuovo.

-Quello che suonavate un tempo..-

-Facevamo davvero schifo, davvero vuoi che suoni qualche reliquia del genere? - Brian rise di gusto e la donna fece altrettando lasciandogli qualche colpo sulla spalla annuendo.

-Guarda però che sono facilmente impressionabile. -

-Tranquilla, ci andrò piano con te! - si fece scivolare la cinta di cuoio sulle spalle ed imbracciò la chitarra prendendo tempo. Jillian invece si accomodò ancora un po' contro la parete, ridendo della sua faccia impegnata a collaudare le vibrazioni di qualche corda fra le dita.

Quando Brian cominciò a suonare però rimase impalata lì, ad ascoltarlo ed osservarlo in tutto quello che faceva senza rendersene conto. Le vene delle braccia e i nervi si ingrossarono così tanto che quasi tremava e i muscoli della schiena si erano irrigiditi quanto il collo e la mascella. Era diventato teso come la corda di un arco, poi pian piano cominciò a sciogliersi, a slittare con le ginocchia e a fare qualche smorfia. Appena il suono divenne più lieve e meno veloce, e quando cominciò ad espandersi forte in tutta la stanza.

-Hei, ti sei impalata? - Non l'aveva mai visto suonare dopo tutto quel tempo e anche se breve era stato davvero un bello spettacolo. Quando si accorse di essere rimasta impalata a fissarlo arrossì distogliendo lo sguardo e con enorme sopresa nello spacco del colletto vide fuoriuscire il tatuaggio che aveva sul torace. Di nuovo, ma stavolta ci fece più attenzione, alle lettere e alla disposizione, alle linee sottili e spesse che si alternavano. Ad un significato grande che aveva colto solo ora. I giornali e i tabloid ne erano stati infestati, avrebbe potuto pensarci pure prima se ci avesse messo un briciolo di attenzione in più. Vedendo Brian, solo in quel momento aveva preso coscienza di quello che stava succedendo, di dove era adesso e di tutto il tempo perso via in quegli anni. Della sua attuale vita. Si portò una mano alla faccia instintivamente, come se avesse avvertito uno schiaffo in realtà invisibile. Appurata questa sensazione gli occhi le si bagnarono di lacrime, il che Brian la osservò e silenzioso giacque tutto a terra, avvicinandosi con cautela come se temesse di romperla in qualsiasi momento. La vide rannicchiare le spalle e carezzarsi con le braccia; con forte impulso strinse i palmi sul tessuto della t-shirt e cercò di farsi guardare da quegli occhi infossati.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato? - Lei disdì col capo frettolosamente, si divincolò piano dalla presa e cercò di darsi un contegno.

-Voglio vedere i ragazzi.. tutti. - un sorriso le colorò la bocca e Brian tornò a respirare dopo quella tensione.

-Non posso aspettare ancora troppo tempo per vederci. Ne ho già perso abbastanza. - Brian annuì e l'abbracciò piano, per non farle male, sentendo come i suoi pugni si chiudessero contro la stoffa della propria maglia per stringerlo a sè. Forse tremava, o forse era lui, il semplice fatto che sentisse il suo fiato debole sul collo lo tranquillizzava e carezzandole i capelli sospirò con un filo di voce.

-Tranquilla, è tutto ok. Saranno tutti felici di vederti. - Tutti e anche Jimmy, se solo potesse abbracciarla ancora.


***

Forse era già da qualche minuto che squillava. La suoneria del cordless continuò con il più assoluto silenzio in casa, rimbalzando fra le pareti, ripetitivo e solitario. Pinkly si accucciò ai piedi del tavolino posizionato in corridoio e alzò il muso fino all'apparecchio, uggiolando silenziosamente con la lingua penzoloni. Bastò qualche altro squillo e scattò la segreteria, registrando l'ennesimo messaggio della mattinata:


Michelle e Brian Haner sono assenti in questo momento, lasciateci un messaggio dopo il Bip, ci faremo risentire. Promesso! - BIP.


-Brian, sono io, ma dove sei? ti sto cercando anche al cellulare, possibile che tu sia così sbadato? Chiamami appena senti il messaggio, idiota. Ti amo. -



Mentirei se vi dicessi che non amo i casini, quindi nonostante vorrei tenere ancora un po' di mistero sulle vicende lancio già la prima pietra. E ritiro la mano ovviamente.

Come di consueto ringrazio chi ha recensito la fan fiction, chi la segue, la legge, l'ha inserita fra le ricordate e preferite. Ne sono felice! :)



   
 
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