[Intro] - "Lord".
[*Presente/Futuro*] Ucciderete,
figli miei. Continuerete a farlo.
Come
i vecchi mortali uccidevano per realizzare un sogno, riportarlo con l’unico
carbone da bruciare per riportare in vita l’araba fenice, voi tenterete, ma
saprete soltanto perseverare. E’ esistita solo un’altra persona come voi. Quella
fu il Diavolo. Oggi egli è una lontana leggenda. Oggi, a governarvi ci sono
io.
Che
non voglio governarvi, ma istruirvi. Insegnarvi perché una maledizione sa
rendervi immortali, perché il vostro stesso malocchio sarà la rovina dei
terzi.
Continuerete
a combattere per qualcosa che vi appartiene. Perché dovrete sapere che la
disciplina è qualcosa di più grande di voi. Avrete l’onore di conoscervi e di
fare dei vostri nomi stendardi di guerra e di terrore, ma nessuno di voi sarà
destinato a me. Al risultato ultimo. Perché nessuno è disposto a versare il
sangue del suo sangue per qualcun altro.
Ma
voi tutti continuerete a mordere le vostre zanne. A mostrare al mondo quanto la
vostra sia un’identità animalesca e razionale al contempo, zoppicante risultato
dell’evoluzione inumana, fallimento di quella umana, ora voltata alla
preservazione.
Siate
immortali figli miei. Fra i mortali v’è un Dio a proteggerli, sarò io a vegliare
su voi.
Perché
nessuno davvero sa, all’inizio. Ora io so.
Ora
voi sappiate, che questo non sarà il tempo di sapere. Ma di
affrontare.
Il
tempo delle comprensioni non ha limiti. Il tempo sarà un vostro nemico.
Solo
quando avrete afferrato energicamente la vostra immortalità, quando questo
nemico diventerà parte della grande volta del passato, allora
capirete.
~
[*Passato*] Mentre
sdraiato me ne sto sull’erba, osservo le nubi corrermi sugli occhi, silenti
specchi del cielo dal vento solcato, come la mia falce una volta solcava i campi
di grano. Per questa era, non v’è nessuna storia che possa raccontare come il
grano sia la vita degli uomini, e la falce la morte ultima loro. Eppure so che
ve ne saranno, che noi non saremo gli unici. Perché qui, in questo giorno, dove
per la prima volta non falciai il mio campo di grano, mi rendo conto che le cose
cambieranno. Si evolveranno, nel bene e nel male, sino all’eternità, la stessa
concessami ora, dall’unica cosa per cui provo pentimento. Imparerò, che solo il
tempo saprà darmi disciplina, che anche io come le mie spighe devo maturare,
senza arrestarmi, senza rinsecchire, trovando quella giusta via fra evoluzione e
eternità. Vita eterna.
Questo cielo che osservo e che mi avvolge oggi sarà la mia
condanna. Lo sarà domani, quando non lo era ieri. Quando nel mio passato appena
segnato era la calda coperta che mi avvolgeva. Ora so che il passato sarà per il
regno degli uomini un rifugio che spesso cercheranno. Per questo stesso motivo.
Lo stesso per il quale questo cielo oggi e per l’eternità sarà la mia dannazione
moltiplicata per le mie morti. Moltiplicata per tutte le mani che oseranno
macchiarsi del mio stesso reato. Tutti
siamo fratelli l’uno dell’altro. Io questo lo dimenticai al tempo. Lo dimentico
oggi, so che lo dimenticherò domani. Perché adesso del mio passato nulla rimane,
io sono rinato, e cent’altre volte rinascerò, padre d’una nuova stirpe ed era.
Possano le braccia dei miei figli accogliermi e rendermi
onore.
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