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Autore: Layla    29/04/2014    0 recensioni
Ti amo ancora e vorrei rientrare nella tua vita, se non è troppo tardi.”
lui rimane in silenzio per un po’.
“Io ci devo pensare, Avril. Per me non è stata una passeggiata divorziare da te e vederti uscire prima con un imbecille dei reality show e poi sposare Chad.
No, non è stato facile.
Non sei l’unica che ha sofferto, ho bisogno di tempo per pensare.”

{Avril Lavigne/ Deryck Whibley
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1)Give me a reason to believe.


I tried to hide, but I still believe
We, that we were always meant to be, be
And I can't never let you go, no
Hush hush, now
{"Hush" Avril Lavigne



È incredibile che un divorzio faccia più notizia di qualsiasi altra cosa.
Il giorno in cui io e Chad ci siamo separati non pensavo che avrei avuto la casa assediata dai giornalisti, invece è così.
La Russia e l’Ucraina stanno litigando, ci sono omicidi, rapimenti, stupri giornalieri  e tutto quello che interessa a questi idioti è perché la principessa del punk ha lasciato Chad Kroeger dopo pochi mesi di matrimonio.
Sono quasi peggio di Chad, lui non l’ha presa affatto bene, ma dovevo immaginarlo, visto il suo carattere un po’ eccessivo a volte.
Partiamo dall’inizio.
Dopo aver lasciato Tom me ne sono andata da Los Angeles e sono tornata in Canada per parlare con Chad, sapevo che non sarebbe stato facile. Lui è sempre stato quello più innamorato della coppia, ma era arrivato il momento di porre fine a quella recita patetica, anche per lui che si meritava di meglio di una moglie ancora innamorata del suo ex.
Quando sono arrivata a casa, ne abbiamo parlato e lui ha lanciato una bottiglia di liquore contro il muro, mancandomi di pochi centimetri e facendomi spaventare.
“Parliamone, Avril. Ti prego!”
Mi ha detto, io gli ho risposto che non volevo parlare con un uomo violento e lui si è scusato. Abbiamo passato gran parte di quel pomeriggio a parlare del nostro matrimonio e di come io non abbia mai smesso di pensare a Deryck, gli ho detto anche di Tom e non gli è piaciuto.
In ogni caso ha dovuto adattarsi alla situazione, mi ha detto che spera di trovarsi una moglie migliore di una vacca come me.
Sì, lo so che non è carino, ma ha perfettamente ragione.
Quando si semina vento si raccoglie tempesta e giornalisti fuori da casa tua.
In ogni caso io devo uscire, voglio provare a parlare con Deryck, come posso fare?
La cameriera  sta passando l’aspirapolvere nella sua divisa immacolata e capisco come posso fare.
“Rose?”
“Sì, signora?”
“Io devo uscire, mi presteresti la tua divisa?”
Lei mi guarda stupita, ma alla fine accetta.
Lei si mette i suoi abiti non da lavoro e continua a pulire casa mia, io mi metto la sua divisa.
“Prendo anche il furgoncino delle pulizie, te lo riporterò presto.”
“Va bene, signora.”
Afferro le chiavi ed esco dall’uscita sul retro, mi infilo sul furgone e attraverso indenne la massa che assedia casa mia: un furgoncino delle pulizie non stupisce.
Con un sospiro di sollievo mi dirigo verso casa di Deryck, sperando che sia a casa da solo e che voglia parlarmi. Da quando abbiamo divorziato tra di noi è sparita anche l’amicizia e non posso dargli alcun torto: sono la donna che gli ha spezzato il cuore.
-Ma lui l’ha spezzato a te.-
-Ma io lo amo e l’ho perdonato, ho finalmente fatto quell’atto di coraggio necessario per andare avanti.-
-Ma potrebbe essere troppo tardi.-
Metto a tacere la mia vocina interiore con uno sbuffo irritato, mi riprenderò Deryck, costi quel che costi e avremo dei figli e invecchieremo insieme, esattamente come sognavamo da ragazzini.
Lui è mio e di nessun altra.
-Ma tu l’hai lasciato andare.-
-Sono pronta a rimediare a questo sbaglio.-
A forza di discorsi mentali sono arrivata davanti a casa sua, parcheggio e scendo, non prima di aver dato un’occhiata intorno. Non vorrei che ci fosse qualche fotografo in giro.
Non c’è nessuno e io suono il campanello della villa, il cancello viene aperto e io mi incammino lungo il viale di pietre lastricate, intorno a me c’è un bellissimo giardino con tanto di stagno e piscina.
Suono alla porta e mi apre una ragazza bionda che squadra la mia divisa.
“Scusa, posso sapere chi sei?”
“Sono Avril, l’ex moglie di Deryck.”
Lei alza un sopracciglio.
“E come mai indossi una divisa da cameriera?”
“I paparazzi sono appostati fuori da casa mia da giorni ormai.”
Rispondo piatta.
“Ah, capisco.
Cosa vuoi?”
“Parlare con Deryck.”
La ragazza mi fa entrare sospettosa, un’ex che si ripresenta non porta mai a nulla di buono, questo lo so anche io.
Deryck sta uscendo dalla cucina con una bottiglia di birra in mano quando mi vede.
“Avril? Cosa ci fai qui?
Pensavo che la tua casa fosse assediata dopo il tuo divorzio.”
“In effetti lo è, per questo indosso la divisa della mia cameriera.”
“Ahn, capisco. Come mai qui, comunque?”
“Ti dovrei parlare, ma sono capitata nel momento sbagliato.”
“E di cosa? Abbiamo già discusso tutto nel divorzio.”
“Uhm, beh, di altre cose.”
Rispondo vaga.
“Va bene. Ci vediamo domani alle dieci al nostro solito bar.”
“Va bene. Ciao, Deryck! Ciao…”
“Jess, mi chiamo Jess.”
“Ciao, Jess.”
Li lascio da soli sentendomi una cretina, era ovvio che si sarebbe rifatto una vita e avrebbe trovato un’altra ragazza, non ho fatto così anche io?
Però mi brucia molto essere stata sostituita, anche se la ragazza mi somiglia parecchio e questo mi fa ben sperare.
Entro di nuovo nel furgoncino e mi metto alla guida, casualmente in quel momento alla radio stanno trasmettendo “Still into you” dei Paramore. Che coincidenza!
Esattamente quello che vorrei dire io a Deryck, cantato da una ragazza che si merita molto più di me il titolo di principessa punk. Non sono mai stata punk, sono stata pop-punk e poi sono stata solo pop.
Qualcuno mi chiama poser e ha ragione, forse ho tradito le aspettative di me stessa adolescente con quello che sto facendo adesso, ma d’altronde si cresce.
Una motivazione del cazzo, ma è l’unica che mi viene.
Arrivata a casa mia ridò la divisa alla cameriera insieme alla chiavi del furgoncino, ringraziandola con una mancia generosa.
Una volta da sola mi butto sul divano e piango.
Piango per i miei errori, la mia testardaggine, la mia idiozia.
Non sarà facile porvi rimedio, Deryck poteva forse passare sopra a Brody, ma non a un secondo matrimonio.
Devo essere convincente domani o sentirò solo dell’aspro risentimento.
Che mi merito fino all’ultima goccia.

 

Il giorno dopo il sole splende caldo sulla nostra cittadina, non abbastanza per osare dei pantaloncini comunque, così decido di indossare dei pantaloni di tessuto scozzese stretti, una maglia con un teschio e degli anfibi.
Sembro quasi punk, che soddisfazione!
Esco da casa mi di nascosto e prendo un taxi per arrivare al bar dove io e Deryck eravamo soliti vederci, lui è già là, da solo, per fortuna.
“Ciao, Deryck.”
“Ciao, Avril.”
Ordiniamo cappuccino e brioche, poi sul nostro tavolo cala una cappa di imbarazzo.
“Cosa vuoi, Avril?
Perché vuoi vedere me dopo la fine del tuo matrimonio?
Non è una coincidenza.”
“No, non lo è.”
Ammetto
“Non avrei dovuto sposarmi con Chad, è stato un errore.”
"Lui non dice nulla.
“Non avrei mai dovuto sposare lui quando amo un altro.”
Il suo volto si distorce in una strana smorfia.
“Non sarà quell’imbecille di Brody Jenner?”
“No, non è lui.”
“E allora chi è? Tom DeLonge?”
Io sbianco.
“Come fai a saperlo?”
“Amici che ti hanno vista.”
“Jen, non lo sa, vero?”
Lui scuote la testa.
“No, non lo sa. Ma non hai risposto alla mia domanda.”
“Non è lui, comunque.”
Questa volta è lui ad impallidire.
“No, Avril. Non può essere quello che penso io.”
“Dipende da cosa pensi.”
“Che sia io quello e non va bene.
No, assolutamente no. Non sarò il rimpiazzo di Chad Kroeger.
Scusa, me ne devo andare, Jess mi aspetta.”
“Deryck aspetta!”
Urlo io.
Peggio di così non potava andare, come posso parlargli senza fargli venire una crisi isterica?
Dio, l’ho distrutto con il divorzio!
Mi prendo la testa tra le mani e comincio a piangere silenziosamente sul cappuccino ormai freddo e sulla brioche integra.
Ho fatto un dannato casino! Nella mia vita non ne ho azzeccata nemmeno una!
L’unica cosa che mi rimane da fare – a parte iniziare a fare la stalker di Deryck –  è aspettare che si rifaccia vivo lui, una dichiarazione del genere lo ha scioccato, devo dargli tempo per ragionarci sopra. Prima o poi si rifarà vivo, spero.
E se non si facesse vivo, troverò un altro modo per potergli parlare, perché ne ho bisogno.
Ne ho davvero bisogno.
Forza, Avril.
Pago la consumazione ed esco dal bar, l’aria mi sembra più fredda di quando sono entrata.

 

Ci vogliono due settimane perché lui si rifaccia vivo.
Due settimana da reclusa in casa mia, perché i giornalisti non se ne sono ancora andati e sperano ancora di beccarmi. Non vedo nessuno, eccetto la mia agente, che è molto felice.
Dice che questo divorzio mi sta dando tanta visibilità mediatica e che il mio cd sta vendendo tantissimo, così tanto che non importa se io non faccio concerti o altro per promuovermi.
Il fatto che io mi senta come un leone in gabbia non importa a nessuno.
In ogni caso questa notte alle due una persona si  attacca al mio campanello e non ha intenzione di mollarlo prima di vedermi rispondere.
Bestemmiando mi metto una felpa e scendo le scale, chi potrà mai essere?
Apro la porta e un Deryck ubriaco mi cade addosso.
“Scusa, è che le mie gambe non mi reggono e non so perché, è tutto così strano.”
“Non ti reggono più perché sei ubriaco marcio.”
Con un po’ di fatica lo faccio sedere sul divano e gli porto un bicchiere d’acqua.
“Come mai sei venuto qui?”
Lui si prende la testa tra le mani.
“Non lo so, da quando mi hai detto che hai mollato Chad per me è tutto strano e se ne è accorta persino Jess. Quando le ho detto perché mi ha mollato, dicendo che non vuole perdere tempo con uomo che non la ama.
Non so cosa volesse dire, non so più nulla.
Mi fa male la testa e mi viene da vomitare.”
Io lo faccio alzare e lo accompagno, lì vomita anche l’anima, io gli reggo la fronte un po’ schifata.
Quando ha finito si lava la faccia e si pulisce alla bell’e meglio e si asciuga, poi mi guarda dritto negli occhi come se volesse scavare fino in fondo alla mia anima.
Sostengo il suo sguardo per un paio di minuti, poi sono costretta ad abbassare gli occhi perché mi sento nuda e inerme davanti a lui.
“Deryck, dimmi qualcosa.”
“Non lo so, ci devo pensare.
È da giorni che ci penso e la testa mi si sta spaccando, tu non puoi davvero amare ancora me.”
“Perché no?”
“Tu mi odi perché ti ho tradito, te lo leggevo in faccia durante gli ultimi giorni.”
“A volte si può sbagliare, Deryck. Per odio, per amore, per orgoglio si può sbagliare e lasciare andare l’unica persona che ami davvero, quella che chiamano anima gemella.”
Lui non dice nulla.
Vomita di nuovo e poi mi guarda ancora.
“Non possiamo fare un discorso del genere con te in queste condizioni, vieni, dormirai nella camera degli ospiti.”
“E se volessi dormire con te?”
“Ne sarei felice, ma potresti pentirtene al tuo risveglio, Deryck.”
“Non mi interessa niente di quando mi sveglierò, voglio solo dormire con te come una volta. Posso?”
Io sospiro e poi annuisco, lo guido verso la mia camera e spero seriamente che domani non si voglia prendere a calci per esserci finito.
Apro la porta, lui si spoglia tranquillamente e poi si butta su una parte del letto, io mi metto dall’altra, senza sapere bene cosa fare.
È lui ad attirarmi a sé e a darmi una risposta temporanea, per ora mi vuole, domattina vedremo.
Spero che non se ne penta e di poter parlare con lui a cuore aperto.
Il giorno dopo mi sveglio da sola nel letto, dal rumore che viene dal bagno deduco che lui si stia facendo la doccia.
Sbadiglio, mi vesto e scendo in cucina per preparare la colazione e recuperare qualcosa per il mal di testa. Preparo uova e bacon come ai vecchi tempi e pancakes e cereali per me.
Poco dopo scende con un asciugamano sulla testa e sorride alla vista della colazione e delle pastiglie.
“Grazie, Avril.”
Si siede e mangiamo insieme, poi lui ingolla le sue pastiglie e io aspetto.
Finito, si guarda attorno a disagio.
“Così alla fine non ce l’ho fatta a starti alla larga.
Forse dovremmo parlare ora.”
“Solo se vuoi.”
Lui sospira.
“Avril, mi hai detto che mi ami ancora. Ne dobbiamo parlare, scappare non serve a nulla.”
Si siede sul divano e io lo raggiungo.
“Avanti, dimmi tutto, Avril.”
Io prendo fiato, non è facile.
Non è per niente facile, ora che sta succedendo.
“Beh, direi di partire da quando mi hai tradito, è da lì che le cose hanno cominciato ad andare in merda, giusto?”
“Giusto.”
“Mi sono sentita ferita e umiliata, non me lo aspettavo da te. Tu eri, ti ho sempre considerato… la mia anima gemella.
Sai, quella che completa, che ti fa sentire bene, quella persona che non vorresti mai e poi mai fuori dalla tua vita, quella che non ti avrebbe mai fatto del male.
Ma me ne hai fatto e io non riuscivo a capire come fosse stato possibile, ero arrabbiata e, sì, ti ho odiato, ma l’odio è solo un’altra faccia dell’amore e io allora ero troppo giovane per capirlo.
Quando te ne sei andato mi sono come divisa in due parti, una era felice che te ne fossi andato, l’altra voleva rincorrerti e fermarti.
Ho lasciato prevalere la prima perché ero caduta in una sorta di apatia, che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Pensavo che niente fosse reale, che non potesse succedere a noi.”
Un paio di lacrime fanno capolino dai miei occhi, io me le asciugo imbarazzata.
“Scusa. In ogni caso è diventato tutto reale con il divorzio e non sapevo come tornare indietro. Lo sai che sono orgogliosa e ammetto raramente di sbagliare, così ho cercato di rifarmi una vita.
Prima con Brody.”
“Coglione.”
“Sì, lo era. E poi con Chad e quando mi ha chiesto di sposarlo, beh, ho accettato solo perché c’era della buona chimica tra noi e speravo bastasse. È evidente che mi sono sbagliata, dopo pochi mesi di matrimonio l’ho tradito con Tom e mi sono torturata per giorni per capire il perché e alla fine ho capito.
Ho scelto Tom perché mi ricordava te e quella parte che ti rivoleva nella mia vita si è fatta risentire forte e chiara e questa volta non ho potuto ignorarla.
Ed ecco il divorzio ed eccoci qui.
Ti amo ancora e vorrei rientrare nella tua vita, se non è troppo tardi.”
lui rimane in silenzio per un po’.
“Io ci devo pensare, Avril. Per me non è stata una passeggiata divorziare da te e vederti uscire prima con un imbecille dei reality show e poi sposare Chad.
No, non è stato facile.
Non sei l’unica che ha sofferto, ho bisogno di tempo per pensare.”
Io annuisco.
“Bhe, io adesso me ne vado.”
“Va bene, cerca di non farti vedere dai giornalisti.”
“Va bene.”
Mi saluta con un cenno della mano e se ne va, io rimango pietrificata sperando con tutta me stessa che ritorni presto.
Inizio a sentire freddo senza di lui e voglio uscire, ho un dannato bisogno di uscire da queste mura e fare una passeggiata. Potrei andare allo skate park, perché no?
Da ragazzina ero brava con lo skate e potrebbe essere un buon modo per non pensare. Salgo in camera mia e cerco un paio di pantaloni a tre quarti larghi, una maglia larga, una felpa larga e i miei soliti braccialetti e collane.
Mi trucco di nero senza esagerare, mi metto un cappellino in testa e gli occhiali da sole, infilo un paio di calzini a strisce e un paio di anfibi. Metto il contenuto della mia borsa in un più pratico zainetto e  poi scendo dabbasso.
Esco dalla porta sul retro con il mio skate sottobraccio e scavalco il muro di cinta di casa mia per atterrare in quello dei vicini.
Appena riesco ad arrivare sulla strada mi metto sullo skate e zigzago tra la folla che si dirige verso il centro.
Sì, andare allo skatepark è stata una buona idea. A quest’ora non c’è nessuno, i ragazzi sono tutti a scuola, così anche se dovessi fare qualche errore non se ne accorgerebbe nessuno.
Onestamente di errori ne faccio parecchi e mi ritrovo culo a terra un po’ troppo spesso per i miei gusti, si vede che sono secoli che non faccio skate.
“Ahi, ahi Avril! Una volta ti ammiravano tutti per le tue acrobazie, adesso sai stare a malapena sulla tavola!”
Esclamo ad alta voce.
Continuo così ancora per un po’, almeno fino a mezzogiorno, poi me ne vado sulla mia fedele tavola. Arrivata  a casa mi faccio una doccia, mangio e cerco di non pensare a quello che è successo stamattina per non mettermi ansia, il che è piuttosto difficile.
Come al solito nelle mie situazioni difficili cerco la mia vecchia chitarra e cerco di comporre qualcosa per sfogarmi, questa volta non faccio eccezione.
Ben presto sono china sullo strumento cercando di trarne qualche accordo, con dei fogli vicini su cui scribacchio la melodia e pezzi di testi che mi vengono in mente a caso: sistemerò tutto dopo.
Ho abbastanza tempo per farlo, ne ho fin troppo.
Alla fine esce qualcosa che parla di perdono, di come sia difficile perdonare e passare sopra agli errori altrui, ma di come a volte sia necessario farlo.
Sono abbastanza soddisfatta del mio lavoro, ma anche un po’ triste, so da dove vengono queste parole. So che mi aspetto che qualcuno le metta in pratica, ci spero con tutto il cuore.
-Non mi ha detto di no, mi ha detto che ci deve pensare. Non è ancora finita, non ancora.
Posso lottare e vincere questa battaglia, perché è la più importante della mia vita.-
Verso le quattro mi stendo sul divano e chiudo gli occhi, la mia mente mi rimanda tutti i momenti felici che ho vissuto con lui e sorridendo mi addormento.
Spero di riaverlo presto con me.
Non vedo l’ora di riaverlo con me.
Mi manca come non mai, lui è mio in fondo.
Ce la farò, andrà tutto bene.

 

   
 
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