Beh, a quanto pare sono riuscita a scrivere un'altra ff sui
Cavalieri! Questa volta si cambia un po' ambientazione (a patto che abbiate
letto l'altra mia ff "Nuova vita al Grande tempio"...), infatti,
questa one-shot è ambientata ad Asgard, la fredda città del remoto nord (luogo
in cui, secondo me, si sono svolti alcuni degli episodi più belli della serie).
Siccome amo molto i personaggi dei Cavalieri del Nord (o God Saints, come
preferite), ho pensato di dedicargli questo breve racconto.
Vi chiederete la necessità di questa introduzione, il fatto è che
vi devo dire due cose; la prima, e meno importante, è che ho usato i nomi
originali, perciò Siegfried non è altri che il bellissimo Orion, per chi non lo
sapesse.
La seconda cosa è che questa ff è stata ispirata da un'altra; si
tratta della stupenda "A silent other where" di Hilda Polaris, che
ancora oggi è una delle mie fanfiction preferite in assoluto; è importante dire
questo, anche perché si tratta di una AU, dove i God Saints sono risorti a nuova
vita, per la gioia della Celebrante e di noi tutti. ^__-
Inoltre, ritengo doveroso, da parte mia, ringraziare pubblicamente
(dopo averlo già fatto in privato) l'autrice di quella ff per l'ispirazione che
mi ha dato nella stesura di questa storia, e per aver scritto la sua bellissima
ff (di cui spero di poter leggere il seguito); chi le avrà lette entrambe si
renderà, infatti, conto che sono due cose molto diverse, che io e Hilda abbiamo
idee differenti rispetto ai personaggi ed alle loro interazioni, e che, pur essendo
stata ispirata da lei, ho preso una strada totalmente indipendente. Il suo
parere già lo conosco, ma ci tengo a precisare questo.
Per il resto, che altro dire? I personaggi tratti dalla serie
"Saint Seya" sono di proprietà dei loro legittimi autori, mentre il
padre di Siegfried è un'idea di Hilda Polaris, che ho usato perché mi aveva
colpito, ovviamente autorizzata (se lei non avesse gradito non lo avrei mai
usato, o pubblicato questa ff).
Ora godetevi la storia e fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione
grande a tutti, grazie di nuovo a Hilda Polaris, e buon Natale! Lunga vita e
prosperità.
Sara
h The night of light h
L'orizzonte
è bianco, ma il sole sta rapidamente calando, ad ovest. Mi giro verso di te,
stai fissando pensieroso il cielo a nord; sì, le vedo anch'io quelle nuvole
minacciose che vengono verso di noi. Tu scendi dal cavallo, con l'eleganza che
ti è tipica, il tuo mantello ondeggia.
E' bianco il
tuo mantello, bordato di pelliccia dorata; il mio è grigio cenere, con la
pelliccia d'argento. Siamo così diversi, io e te, eppure... non posso fare a
meno di amarti...
Sei così
bello. Il tuo profilo è nobile, fiero e sicuro, la pelle è bianca, le labbra
perfette; i tuoi occhi non so descriverli, ma preferisco non guardarli, non
vorrei mai che tu capissi...
"Il
fronte della tormenta si sta avvicinando." Mi annunci serio, comprendo
bene anch'io che è così. "Ci troveremo in mezzo prima di arrivare alla
foresta sacra."
Ogni tua
parola emette calore, il tuo respiro caldo si condensa in vapore bianco nell'aria
gelida; mi trovo a pensare che vorrei sentire quel respiro caldo sulla mia
pelle, sono certa che basterebbe a scaldarmi anche in un giorno freddo come
questo... Reprimo un brivido causato da quel poco casto pensiero e cerco di
risponderti.
"Sì."
Annuisco infine. "Me ne rendo conto."
Ti volti
versi di me, e il cristallo trasparente dei tuoi occhi raggiunge i miei; un
nuovo brivido, cerco di pensare che è il freddo. "Non arriveremo mai in
tempo ad Asgard." Mi dici grave; sei sempre così serio, ma non sono certo
io a poterti rimproverare di questo.
"Avevamo
avvertito che forse non ce l'avremmo fatta a tornare." Affermo tranquilla.
"Dobbiamo arrenderci al fatto che, a volte, nemmeno un cavaliere e una
celebrante possono qualcosa contro l'ostile natura della nostra amata
terra." Aggiungo con un sorriso, mentre tiro su il cappuccio; nevica
sempre più forte. "Sarà meglio trovare un posto riparato dove
fermarci."
Annuisci e
risali a cavallo. "La casa di mio padre non è lontana, ci arriveremo prima
che faccia buio." Proponi tranquillo. "Sarà felice di
accogliervi."
"E io
sarò felice d’avere la sua ospitalità." Replico io; mi fai un breve
sorriso, non li sprechi mai, poi sproni il cavallo e io ti seguo. Ti seguirei
nel Walhalla e oltre...
Un po' mi
dispiace, non poter tornare ad Asgard; io e Freya, la mia dolce sorellina,
abbiamo sempre festeggiato insieme questo giorno speciale. Manca poco a Natale,
ma noi non lo festeggiamo in modo particolare, la vera festa è oggi, il giorno
delle luci; in realtà sarebbe la notte più lunga dell'anno, ma noi del nord
festeggiamo la luce, che qui manca per tanto tempo. Questa è la notte in cui
tutti i bambini del nord aspettano i doni, si addobba l'albero e si mangia
tutti insieme; volevo cenare coi cavalieri e Freya, ma temo che non sia proprio
possibile. Il mio dono, ad ogni modo, per quest'anno l'ho già avuto...
Ti guardo,
mentre ordini senza severità allo stalliere di occuparsi in modo particolare
del mio cavallo; ci sono ancora momenti in cui non mi sembra vero che sei tornato,
credevo di averti perso, ma ora sei qui, vivo e presente, e l'emozione a volte
arriva a sopraffarmi.
Ecco, ora ti
avvicini a me, con un lieve sorriso; quando io ti rispondo alla stessa maniera,
abbassi gli occhi. Lo so che sei timido, non dovrebbe essere così, visto che
sei un guerriero tanto coraggioso e impetuoso, ma lo sei, la tua natura è
schiva e io amo molto questo di te.
Ci fosse una
cosa di te che non amo... A volte mi chiedo se sia giusto, usare tutto questo
amore per una persona sola; però, io, amo anche la mia terra, il mio popolo,
amo il mio ruolo di celebrante, e tutto intensamente. Il fatto è che, questa
intensità, non si avvicina minimamente a quello che provo per te. E non posso
farci niente. Ho provato, ma niente.
Mi porgi il
braccio, da bravo cavaliere e padrone di casa; io lo prendo e tu mi accompagni
verso il portone del palazzo. Porto i guanti, ma riesco lo stesso a sentire il
calore della tua grande ed elegante mano posata sulla mia. La sola idea di
starti così vicino mi fa volare via il cuore dall'emozione, quanto sono scema.
E' che... è
parte dell'amore, lo so, ma l'attrazione fisica è una cosa che gestisco male.
Perché mi sono accorta che ti desidero, in senso fisico intendo, e questo
peggiora la faccenda; solo il mio, per altro duramente messo alla prova,
autocontrollo riesce ancora a salvarmi.
Entriamo in
casa e tuo padre ci viene incontro; è ancora un bell'uomo, certo non
paragonabile a te, ma comunque affascinante.
"Siegfried,
ma cosa ci fai..." Esordisce, vagamente preoccupato.
"Lord
Siegmund." Lo saluto io, con un lieve inchino; si volta verso di me,
sorpreso.
"Maestà!"
Esclama incredulo, poi s'inchina profondamente.
"Suvvia,
mio signore." Gli dico. "Non sono necessarie troppe cerimonie, non
siamo a corte." Gli rimprovero con tono bonario; lui si rialza e guarda
te, in cerca di spiegazioni, credo.
"La
tormenta ci ha sorpresi mentre rientravamo da Yslung, non eravamo in grado di
raggiungere il palazzo reale." Racconti calmo. "Questo era il posto
più vicino."
"Vi
chiedo dunque ospitalità per questa notte, lord Siegmund." Intervengo io.
"Maestà,
non dovete neanche chiedere." Replica subito con garbo. "Sarà un
onore per me, e per la mia casa." Aggiunge, baciandomi la mano; io gli
sorrido.
"Vi
ringrazio." Siegmund s'inchina di nuovo e, a quel punto, si sposta dietro
di me e mi aiuta a togliere il mantello, mentre tu fai altrettanto col tuo.
"Vi
prego, ora, andate a scaldarvi davanti al camino." M'invita gentile,
indicando una porta sulla destra. "Io vi farò preparare una camera e della
biancheria asciutta."
Lo ringrazio
ancora una volta, e lui s'inchina di nuovo, mentre tu socchiudi la porta che ci
è stata indicata, pronto a farmi entrare per prima.
La tua casa
mi sembra più imponente e cupa di come la ricordavo, ma l'ultima volta che sono
stata qui il mio dolore non mi permetteva di guardarmi bene intorno.
Tuo padre
doveva finire un lavoro nel suo studio, perciò, nel piccolo salotto caldo ci
siamo solo io e te, ma sento che sei lontano; guardi fuori dalla finestra, il
vento impetuoso fa tremare i vetri, il tuo sguardo è assorto.
Sorseggio un
altro po' di the, poi alzo gli occhi; ricordavo bene il grande ritratto di tua
madre che domina questa stanza. Chissà cosa stava pensando, quando l'hanno
dipinta, sembra persa in un pensiero lontano. Poso la mia tazza sul tavolino e
mi alzo per guardare meglio il quadro, aggiustandomi una ciocca di capelli.
"Era
davvero bellissima, tua madre." Commento con sincerità; avverto un tuo
movimento, probabilmente ti sei girato verso di me, ora fai qualche passo e ti
fermi accanto a me. "Le somigli moltissimo." Aggiungo, voltandomi,
poi ti sorrido.
Mi fissi per
un lungo momento, con lo sguardo che si fa via via più triste, poi alzi gli
occhi sul ritratto e questi si fanno lucidi.
"Lei mi
manca... a volte." Mormori mestamente.
Hai un'aria
così malinconica e fragile che mi trattengo a stento dall'abbracciarti; abbiamo
tutti le nostre debolezze e i nostri dolori, ma quando li vedi in una persona
che ami desideri soltanto poterla proteggere e rassicurare. E io non posso
farlo, perché equivarrebbe a confessarti i miei sentimenti e io non sono
pronta, non so se lo sarò mai.
Decido
allora di distrarti dai tuoi ricordi dolorosi in un altro modo. "Perché
non avete finito l'albero?" Ti domando, indicando l'abete in fondo alla
stanza, decorato solo in modo parziale.
Tu ti giri e
fissi per un attimo l'albero, apri le labbra per dire qualcosa, ma poi ci
ripensi, quindi mi guardi. "Dovevo farlo io, ma siamo partiti per
Yslung..."
"Beh,
allora possiamo farlo adesso." Propongo tranquillamente io; mi guardi
strano, per un breve istante, leggo il dubbio nei tuoi occhi.
"Maestà,
io veramente non credo..." Ribatti preoccupato.
Voglio
tranquillizzarti, sei quasi comico con questa apprensione. "Avrei dovuto
addobbare quello a palazzo, ma ormai Freya si sarà fatta aiutare da Hagen ed io
non voglio rinunciare a questa tradizione." Dichiaro decisa.
Finalmente,
dopo un ultimo secondo d'indecisione, sospiri arrendendoti; ad ogni modo, so
che non potresti mai dire di no alla tua regina, specie quando ti chiede una
cosa semplice e non pericolosa come quella di decorare un albero di Natale.
"Come
desiderate." Rispondi infine. "Le decorazioni sono in quello
scatolone." Aggiungi, indicando un punto ai piedi dell'abete; io mi
avvicino e tu mi segui.
E così ci
mettiamo a addobbare l'albero. So che è stupido pensarlo, ma è una cosa
stranamente intima, farlo con te, sembriamo quasi una coppia normale: tu mi
passi le decorazioni a forma di fiocco di neve, bianchi e d'argento, io le
applico tra i rami, pungendomi leggermente le dita, in silenzio, ogni tanto ci
scambiamo un sorriso. Abbiamo quasi finito, manca solo la grande stella che
farà da puntale all'albero; me la passi, per posizionarla devo mettermi in
punta di piedi sulla piccola scaletta che ho usato finora, per te sarebbe più
facile, ma mi hai appena detto che vuoi sia io a farlo. E' un onore per te, mi
hai detto; vorrei che fosse solo un piacere, farmi fare queste cose.
"Ecco
fatto!" Annuncio allegramente; tu mi sorridi, porgendomi la mano per
scendere.
Sono così
presa dai tuoi occhi che inciampo sul mio vestito come una sciocca e ti vengo
addosso; mi afferri prontamente sotto le ascelle, impedendoci di cadere
entrambi.
Ora siamo
fermi uno davanti all'altra e ci guardiamo negl'occhi; le mie mani sono sui
tuoi avambracci, le tue scendono sulla mia schiena fino alla vita. Un brivido
intenso percorre tutto il mio corpo e il cuore mi batte all'impazzata; dimmi
che sto sognando il turbamento nei tuoi occhi stupendi, perché altrimenti
potrei morire adesso...
"La
cena è pronta." La voce di tuo padre viene ad interrompere quella
sospensione del tempo che ci aveva circondati; ha un tono strano, quasi di
rimprovero.
Lo guardo,
lui fissa te che mi hai appena lasciata, allontanandoti di un passo, come a dimostrargli
che quel gesto, forse ritenuto irrispettoso nei confronti della regina, era
assolutamente non voluto.
"Grazie..."
Gli rispondo, dopo un silenzio più lungo del necessario, ma del resto sono un
po' imbarazzata dalla situazione che Siegmund ha interrotto; l'uomo mi fa un
veloce inchino, poi ti lancia un ultimo gelido sguardo e se ne va, in silenzio
com’era venuto.
La cena è
stata piuttosto pesante, non per il cibo, certo, quello era delizioso, ma bensì
per i silenzi tra te e tuo padre; temo di esserne la responsabile, dovreste
spiegarvi, ma non conosco abbastanza le dinamiche di questa famiglia per sapere
come venite a capo delle dispute. Ho, però, idea che siate entrambi uomini
molto orgogliosi. Tu sono certa che lo sei.
Decido,
dunque, di ritirarmi presto, magari se non ci sono io di mezzo, riuscirete a
spiegarvi; se ce ne fosse bisogno, ad ogni modo, sono pronta a spiegare io a
tuo padre quello che è successo. E che tu non mi hai affatto mancato di
rispetto.
Siegmund,
comunque, è un ottimo padrone di casa; di questo ne ero convinta anche prima di
trovare già pronto per me un bel bagno caldo. Ne ho decisamente bisogno.
Mentre mi
godo la rilassante sensazione dell'acqua sulla pelle, davanti al camino, penso
con soddisfazione al mio viaggio a Yslung; so che le genti di quella provincia
ci tengono alla mia visita annuale, e io non ci rinuncerei mai. E' mio dovere
mantenere una pace a lungo desiderata, per cui si è combattuto; desidero vedere
coi miei occhi se le mie leggi funzionano, non mi bastano i rapporti dei
governatori e dei dignitari. E sono felice di aver fatto questo soddisfacente
viaggio con te, Siegfried, il tuo sostegno mi da tanta forza e, anche se non ho
il tuo amore, è bello averti vicino; sei una persona intelligente, saggia e
sensibile, un consigliere prezioso e diventi ogni giorno più indispensabile per
me. Indipendentemente dai miei sentimenti nei tuoi confronti.
Complicano
tutto, i sentimenti. Se non fossi innamorata di te la mia vita sarebbe molto
più semplice; difficilmente, però, il cuore ascolta i consigli troppo severi
della mente. E torno a pensarti di nuovo: il tuo viso, i capelli, i tuoi
occhi... gemme di ghiaccio... la tua voce, le tue mani... Le tue mani su di
me...
Apro gli
occhi di scatto ed esco bruscamente dall'acqua; il freddo intenso rende
nuovamente limpida la mia mente e mi riporta alla realtà. Afferro un grande
asciugamano caldo e me lo avvolgo intorno alle spalle, cercando di smettere di
tremare.
Mi avvicino
al grande letto, asciugandomi, è stata preparata anche della biancheria per me;
si tratta di una camicia da notte di color rosa pallido, fatta a strati di
veli, con le maniche lunghe e uno scollo a drappeggio, c'è anche una lunga
vestaglia, un po' più scura, di fine lana morbida con un piccolo bordo di
pelliccia. Sono indumenti comodi e caldi, indossarli è un piacere; devo
ricordarmi di ringraziare lord Siegmund, domattina.
Dopo essermi
vestita mi avvicino alla finestra e guardo fuori, oltre le pesanti tende; il
vento si è placato, ma nevica ancora in maniera copiosa.
Mi giro di
nuovo verso l'interno della stanza. Non ho nulla da leggere, sarà difficile
prendere sonno; so che questa casa ha una biblioteca piuttosto fornita, che
dovrebbe stare al piano di sotto. Decido di scendere, quindi esco dalla mia
camera.
Il lungo
corridoio è illuminato solo da una lampada posta circa a metà del muro. Mi
avvicino lentamente alle scale e comincio a scenderle con cautela; quando sono
circa a metà del percorso, vedo una luce spuntare dal piano di sotto e mi
fermo. La figura resta in penombra, vedo solo il tremolare delle fiamme sul
candeliere.
"Sei
tu?" Domanda una titubante voce maschile; la figura fa un altro passo
sulla scala. "Perché mi tormenti ancora?" Aggiunge disperato.
Lo
riconosco, finalmente, è Siegmund. "Vi sbagliate, mio signore, sono
Hilda." Gli dico, quando mi riprendo dallo spavento iniziale.
La fiamma
trema, l'uomo si avvicina ancora a me e solleva le candele verso il mio viso;
gli sorrido. "Oh, mia regina, siete voi..." Mormora stupito, chinando
il capo. "Perdonatemi, ma nell'oscurità..." Rialza gli occhi nei
miei. "Gli indumenti che portate erano di mia moglie, e così..."
"Oh..."
Inutile dire che sono molto colpita da questo fatto; sollevo una mano e tocco
la vestaglia sul petto. "In questo caso, non dovevate..."
"No."
M'interrompe lui, negando col capo. "No, vi prego, sono felice che vi
siano utili." Aggiunge con un sorriso cordiale. "Piuttosto, che cosa
fate ancora alzata?" Mi chiede; so che è solo un modo di cambiare
argomento.
"Ecco,
non riesco a prendere sonno e cercavo qualcosa da leggere." Rispondo
calma; non voglio metterlo ulteriormente in imbarazzo.
Siegmund,
più tranquillo, riprende il suo solito contegno, quindi risponde. "La
nostra biblioteca è a vostra disposizione, si trova in fondo al corridoio a
sinistra, ci troverete mio figlio."
"Vi
ringrazio... di tutto." Affermò, con un breve cenno della testa, mentre
vedo che lui riprende a salire le scale.
"Vi
auguro la buona notte, Maestà." Mi dice, facendo seguire un inchino alle
sue parole.
"Buonanotte
a voi, mio signore." Rispondo, guardandolo salire, poi finisco la mia
discesa ed entro nel corridoio che mi è stato indicato.
Appena
girato l'angolo mi blocco, c'è una figura che mi ferma il passaggio: sei tu,
immobile, pensieroso, una mano abbandonata lungo il fianco, un libro
nell'altra. Come se ti fossi svegliato da un sogno, all'improvviso, i tuoi
occhi ridiventano vigili e mi guardi.
"Vi
accompagno in biblioteca?" Mi chiedi atono; sono sicura che devi aver
sentito tutto quel che ci siamo detti con tuo padre sulla scala.
Entriamo
nella stanza e tu accendi la luce, ma non mi è facile scegliere un libro, non è
mai stato semplice per me e con i tuoi occhi appuntati sulla schiena è ancora
peggio. Passano solo pochi minuti e mi giro arresa verso di te.
"Non so
decidermi." Confesso timidamente, appoggiando la schiena contro la
libreria. "Tu che cosa stai leggendo?" Mi scruti perplesso, poi dai
un'occhiata al tuo libro.
"Hm,
solo una raccolta di fiabe nordiche..." Rispondi con noncuranza.
"Leggeresti
qualcosa per me?" Per tutti i Numi del cielo, non so perché l'ho chiesto,
è solo che ti ho qui tutto per me, in una situazione che so non si ripeterà, e
non ho potuto resistere.
Sembri
completamente incredulo che io ti abbia chiesto una cosa simile, chissà che
stai pensando, perché lo vedo che sei preso in pensieri contrastanti, il tuo
viso non potrebbe essere più espressivo. Non ho parole per dire quanto sei
bello.
"Volete
veramente che lo faccia?" Mi domandi infine, aggrottando la fronte.
"Sì."
Rispondo in un soffio, è quanto mi permette il cuore che mi batte nella gola.
Rimani
ancora un attimo in silenzio, osservandomi; io abbasso gli occhi, non voglio
che mi scruti nell'anima, devo proteggermi da tutto questo o diventerò debole.
"Allora
andiamo nell'altra stanza, qui fa troppo freddo." Affermi infine, secco;
rialzò lo sguardo sorpresa, non riesco a capire se lo vivi come un ordine o
come un piacere, alle volte sei così insondabile.
Ti seguo nel
salotto, quello col ritratto di tua madre; tu sembri infastidito da questa mia
richiesta, cammini per la stanza senza uno scopo, almeno sembra.
"Volevi
andare a dormire?" Ti chiedo infine, dopo infiniti ripensamenti, ho paura
della tua risposta; ti giri verso di me e fai un sospiro.
"Non
fraintendetemi..." Rispondi avvicinandoti. "...è solo che mi sento un
po' a disagio, non avevamo mai fatto una cosa simile... insieme..."
Spieghi titubante.
"C'è
sempre una prima volta..." Mormorò incerta, cercando di non guardarti.
"Sì..."
Replichi con un vago sorriso. "...ma è strano lo stesso."
Sarà per
come hai pronunciato quelle parole, ma non riesco a trattenere un brivido dal
salirmi lungo la schiena; mi stai guardando negl'occhi, in quel momento, e
dunque ti accorgi che sto tremando. Ti fai più preoccupato e mi posi una mano
sulla spalla, cosa che mi fa tremare ancora di più.
"Avete
freddo?" Mi domandi con premura; non faccio in tempo a rispondere che ti
allontani voltandoti verso il camino. "Il fuoco si sta spegnendo,
aspettate." Annunci deciso, poi esci dalla stanza.
Io, nel
frattempo, prendo un lungo respiro, cercando di recuperare la mia sicurezza,
non posso comportarmi così, finirò per scoprirmi troppo, potresti capire; ho
troppa paura di perderti, per rivelare un sentimento che potrebbe dividerci. Se
non posso avere il tuo amore, almeno la tua amicizia la voglio conservare.
Rientri a
passi lievi nella stanza, col tuo mantello in mano. "Mettete questo."
Mi dici, posandomelo delicatamente sulle spalle, poi mi sorridi, più sereno.
E io che
volevo riprendere il controllo... Ogni centimetro di questa stoffa porta il tuo
profumo, è un po' come se tu mi stringessi tra le tue braccia... no, non è
proprio uguale, ma è comunque qualcosa di tuo, che mi avvolge, mi scalda,
qualcosa di te su di me...
Quanto mi
spaventa questo desiderio di te! Allo stesso tempo, la gioia per un piccolo e
innocente gesto come questo, mi spazza il cuore come il vento dal mare del nord
colpisce il picco di Odino.
"Sedetevi."
M'inviti verso il divano con un gesto elegante; io sono ancora troppo
emozionata per parlare, ma assecondo il tuo desiderio, tenendo stretti i lembi
del mantello.
Ha uno
strano, meraviglioso, profumo di neve, vento e pini, e dolce muschio d'estate;
se solo penso che anche la tua pelle potrebbe avere quest'odore, sento il
calore invadere il mio corpo. Quanto può essere erotico un mantello bordato di
pelliccia? Penso di essere arrossita, per fortuna c'è poca luce...
"Che
cosa volete che vi legga?" Mi chiedi sporgendoti verso di me, dopo esserti
seduto al mio fianco; fatico a voltarmi verso di te, ma faccio uno stentato
sorriso.
Capisco che
devo riprendermi, riassumere il contegno che deve possedere sempre una regina,
la celebrante di Odino, o stenterai a riconoscermi; mi sistemo, rimettendomi
dritta e aggiustando bene il mantello sulle spalle.
"Puoi
riprendere ciò che avevi lasciato in sospeso uscendo dalla biblioteca."
Rispondo, indicando il segnalibro che esce dalle pagine.
Annuisci
sorridendo, poi ti sistemi sul divano, appoggiandoti alla spalliera e
accavallando le gambe, quindi aprì le pagine al segno; io raccolgo le gambe al
petto, sia per stare più calda che più comoda, e mi metto laterale rispetto
alla spalliera, in modo da vederti. Ci sorridiamo e tu cominci a leggere.
Sei talmente
elegante, mi chiedo se te ne rendi conto; passerei ore solo a guardarti, ad
osservare come muovi le mani, le labbra.
Mi concentro
sulla tua voce, calda e dolce, su come pronunci le parole, sulle pause, gli
accenti; estasiata, reclino il capo sulla spalliera, con il sorriso sulle
labbra. Credo di non essere mai stata così felice: la lampada sul tavolo
illumina dolcemente il tuo amato viso, sono avvolta nel calore del tuo
mantello, il fuoco arde ancora e il riflesso della luna sulla neve, attraverso
la finestra, fa brillare le decorazioni dell'albero. Deve aver smesso di nevicare,
la tormenta è finita, c'è solo pace adesso.
Il calore
delle tue parole mi circonda e accompagna il torpore delicato del sonno nelle
mie membra; non vorrei dormire, vorrei godermi la tua compagnia, ma non sono
forte abbastanza. Spero di sognarti...
Di fronte a
me c'è un corridoio e, in fondo, un portone alto e scuro; so che ho qualcosa da
fare oltre quella porta, perciò cammino decisa, a testa alta, ma ho una strana
sensazione di freddo e non mi piace il buio di questo corridoio. Ogni passo che
faccio mi sento più sicura, sono certa del mio scopo, è per il bene di Asgard
che lo porto avanti, ma non posso fare a meno di sentirmi sempre più sola. Sono
sola nella mia missione, ma accetto questo fatto e vado avanti; io non posso
arrendermi, sono la Celebrante di Odino. Avrei bisogno di luce però, questo
buio e il freddo cominciano a farmi paura.
Arrivo alla
porta, i pomelli hanno la forma di due teste di drago, mi ricordano qualcosa,
ma non ho tempo; cerco di aprire, è molto pesante, ma devo farlo e dunque spingo
con tutte le mie forze. C'è qualcosa di cui ho bisogno, dietro questo pesante
portone. Quando penso questo, i battenti finalmente cedono, aprendosi
dolcemente.
La prima
cosa che mi colpisce è la luce; infatti, la grande stanza dove entro,
sovrastata da una alta volta ad arco, è illuminata da migliaia di candele. Qui
c'è calore, un'atmosfera avvolgente che mi rasserena, ma cerco ancora qualcosa
e l'idea di non trovarla mi spaventa a morte; mi guardo intorno impaziente,
finché non vedo un uomo di spalle.
So chi è,
non potrebbe essere altrimenti; si gira quando sente i miei passi. Mi guarda e
sorride, allargando le braccia; non riesco a trattenere le lacrime, ma è un
pianto di gioia.
Sì, ti corro
incontro, Siegfried, e tu mi prendi tra le braccia. Oh, quanto è caldo il tuo
petto e come sono larghe e protettive le tue spalle... Mi baci la fronte,
mentre accarezzi i miei capelli, non dici niente, ma non c'è n'è bisogno,
perché io so tu sei tutto ciò di cui ho bisogno per continuare, con forza
ancora maggiore, a svolgere il mio compito. Stringimi, dunque, perché è del tuo
amore che io ho bisogno...
Mi sveglio
di soprassalto. Sono a letto, coperta da una calda trapunta di piume; guardo
fuori dalla finestra, il cielo si sta appena schiarendo. Mi passo una mano sul
viso, sono leggermente confusa, come sono arrivata al piano di sopra e infilata
a letto?
Un pensiero
improvviso mi attraversa la mente e mi sollevo seduta. Tu. Sei stato tu a
portarmi qui, non c'è altra spiegazione; mi sono addormentata ieri sera, e tu
non mi hai svegliata. Il cuore mi batte all'impazzata, se penso che mi hai
portata in braccio fin qui. Tra le tue braccia, davvero...
Scrollo il
capo. Il dovere; sono la tua regina, non avresti mai potuto lasciarmi a dormire
sul divano, col fuoco spento. E poi, sei un uomo gentile per natura, con un
educazione severa alle spalle; non devo vedere in questo gesto più di quel che
c'è in realtà.
Pensare a
questo mi riporta al sogno. Me ne chiedo il significato, forse ho solo paura
della risposta che potrei darmi. Sono sempre stata fin troppo realista, molto
tempo fa mi ero imposta di non rivelare mai i miei sentimenti per te, perché mi
avrebbero impedito di concentrarmi sul mio compito e cioè celebrare Odino e
mantenere Asgard nella pace; le mie energie dovevano, devono, essere rivolte
principalmente a questo. Ma, per quanto sia stata brava con gli altri, non sono
mai riuscita a domare questo amore nel mio cuore, tutt'ora ne è difatti
sovrano.
Adesso la
pace sembra stabile ed io sono un regina, a quanto pare, amata e capace; da
molte parti mi fanno presente che dovrei dare un erede al trono di Asgard, che
è il dovere di un sovrano. Poi ci si mette anche Freya, che sembra non veda
l'ora di vedermi sposata; lei dice che dovrò scegliere una persona adatta,
l'uomo più degno di Asgard. Non so se è la mia fantasia, ma a volte ho come
l'impressione che si riferisca a te, quando fa quei discorsi, forse ha capito
qualcosa, non me ne stupirei.
Mi chiedo se
non siano tutte queste storie, ad influenzare il mio inconscio, mescolando
desideri e doveri e condensando il tutto nella tua figura; quando si ama è
inevitabile fare castelli in aria, anche per una persona di solito severa con
se stessa come me.
Mi alzo
ravviandomi i capelli e mi avvicino la camino; il fuoco è ormai sopito, dunque
smuovo le ceneri e ci butto un ciocco, in poco tempo la fiamma si ravviva. Il
mio abito è asciutto e posso, quindi, vestirmi; ripongo con delicatezza la
camicia e la vestaglia di tua madre. Li hai sicuramente riconosciuti anche tu,
questi indumenti, ma non hai detto nulla.
Li guardo
un'ultima volta, posati sul letto; chissà se un giorno avrai voglia di parlarmi
di lei, ne sarei felice. Prendo il mio mantello, appeso vicino alla porta, ed
esco.
Alla fine
del corridoio, proprio in cima alla scala, ci sei tu; sembra proprio che mi
stai aspettando, sorridi tranquillo e mi guardi camminare verso di te. Ricambio
il sorriso, avvicinandomi.
"Buongiorno."
Mi auguri, senza smettere di sorridere; non può che essere una buona giornata,
se la prima persona che incontro sei tu.
"Buongiorno."
Rispondo quindi, dopo essermi goduta il tuo sorriso.
Mi offri con
gentilezza il braccio, per scendere le scale, come posso rifiutare un invito
tanto cortese? Infatti, non lo faccio e allungo la mano.
Non mi
aspetto quello che succede dopo: mentre avvolgo il braccio, tu fermi la mia
mano nella tua e mi guardi negl'occhi. Non riesco a capire questo tuo sguardo,
quasi appassionato, ma il cuore mi si è fermato per un momento. Avvicini la mia
mano alle labbra e la baci, delicatamente, come deve un vero cavaliere, poi la
posi sul tuo braccio e cominci a scendere le scale; io ti seguo, ma non sono
molto padrona di me.
Durante
tutto il tempo della colazione continuo a lanciarti occhiate incredule, ma tu
non te n'accorgi, troppo preso dalla conversazione con tuo padre; nello stesso
momento, io mi applico in infiniti voli pindarici sul significato del tuo gesto
e, soprattutto, del tuo sguardo.
Ma di cosa
voglio convincermi? E' il mio trasporto verso di te, sono sicura, a farmi
immaginare cose che non esistono; so che provi dell'affetto per me, sono sempre
stata gentile con te e sono la tua regina, è inevitabile, ma non ho indizi di
un'evoluzione di questo sentimento da parte tua. Mi convinco che mi sono
immaginata tutto.
Improvvisamente
alzi gli occhi su di me e sorridi; come sempre trovo l'estasi e la fine nel tuo
sguardo, col cuore intrappolato senza scampo nella fiamma glaciale delle tue
iridi.
"Volete
rientrare questa mattina, Maestà?" Mi chiedi.
Riesco a
strappare il cuore alla sua adorata prigione e a farlo ricominciare a battere
in maniera quasi normale, mentre il mio viso, che non ha mostrato alcun
turbamento, ti sorride appena.
"Preferirei."
Rispondo infine. "Oggi dovrei tornare sul picco, prima rientriamo, meglio
è." Tu annuisci, poi ti giri verso tuo padre.
"Dunque
è deciso." Gli dici. "Appena il sole si sarà levato del tutto
ripartiamo..."
Continuate a
parlare, mentre io torno a ripetermi, per l'ennesima volta, che la mia
decisione iniziale, presa anni fa, è sempre la più valida: la verità sui miei
sentimenti per te non dovrà essere rivelata, la devo definitivamente seppellire
nel mio cuore ribelle...
Un paio
d'ore dopo saluto tuo padre, aspettando che mi portino il cavallo; lo ringrazio
per l'ennesima volta, sono sincera quando lo faccio, è stato così gentile e
disponibile. Mi sta baciando la mano, quando arrivi tu coi cavalli; lo saluti a
tua volta, non vi abbracciate, vi stringete solo la mano. Apprezzo questo, non
sono molto amante dei gesti d'affetto troppo evidenti; mi pare chiaro che non
lo siete nemmeno voi due.
Salgo a
cavallo, pronta al viaggio verso Asgard; mi piace cavalcare in mezzo alla neve
fresca. Mi giro e ti vedo montare a tua volta, facciamo entrambi un ultimo
gesto a tuo padre e incitiamo i cavalli a partire.
Cavalchiamo
da qualche minuto, quando decido di voltarmi verso di te; ero indecisa se
farlo, pensavo che non guardandoti sarebbe stato più facile, attuare i miei
propositi.
Stai
guardando dritto davanti a te, i tuoi capelli si agitano ai movimenti del cavallo;
appena posò gli occhi su di te, come se rispondessi ad un richiamo silenzioso,
anche tu ti giri e mi sorridi. E io capisco che devo farla finita di
raccontarmi favole.
Ricambio il
sorriso, poi torno a guardare davanti a me; l'orizzonte è bianco, come all'inizio
di questa avventura con te, ma c'è il sole oggi, che si riflette sulla neve,
accecando il mio sguardo. Amo tutto questo, è il mio mondo.
Amo la neve
e il ghiaccio, il vento gelido che spazza la nostra sofferta e splendida terra,
amo il dovere di celebrante, il sacrifico sulle mie spalle e le responsabilità
che comporta, amo il mio popolo e la sua dignità, la forza che dimostra di
giorno in giorno, e amo le stelle, mie uniche compagne quando prego sul picco.
E amo te, che sei parte e fulcro di tutto questo.
Non potrei
mai rinunciare ad ognuna delle cose che ho citato e, quindi, nemmeno a te;
capisco, dunque, che è impossibile continuare ancora a reprimere questo
sentimento. Lo accetterò in me stessa, guardando solo avanti, e se un giorno il
destino vorrà che tu mi ricambi, beh accadrà. E se sarà il volere degli Asi,
allora saremo felici insieme.
Mi sento già
più serena, se avessi saputo che accettare di amarti mi avrebbe tanto
sollevata, lo avrei fatto anni fa; ti guardo ancora una volta, sorridendo della
tua bellezza, poi sprono il cavallo al galoppo e ti distanzio. Voglio correre
ridendo fino a diventare vento.
Lei
cavalca eretta e nobile, anche ora che ha incitato il cavallo al galoppo; che è
bella non lo scopro certo io e soprattutto non adesso, ma questa notte è stata
strana.
La
conosco, è la mia regina, ho per lei rispetto e stima illimitati, nelle scorse
ore, però, mi ha mostrato un lato di se che tiene nascosto: la fanciulla dietro
la celebrante. Non sono stupido, capisco quanto si è scoperta, stanotte, e so
quanto le sia costato.
Mi ha
stupito, ben più di una volta, e mi domando se abbia capito che è stato in
maniera positiva; è sempre così fredda, distaccata con tutti, tranne Freya, ma
credo sia normale. E' per questo che non riesco ancora a capacitarmi del suo
comportamento: la sua dolcezza, quell'evitare il mio sguardo, la vaga
timidezza, caratteristiche così umane. E' stato inevitabile un tuffo al cuore,
quando me la sono ritrovata tra le braccia, ma è bastata la voce di mio padre,
a ricordarmi che io e lei, prima di essere un uomo e una donna, siamo un
cavaliere e la sua regina, legati da vincoli e doveri reciproci che non possono
essere messi in dubbio, o il nostro mondo crollerebbe. So che lei ne è
consapevole.
Resta il
fatto che mi si è mostrata per ciò che di solito non è; certo, conosco la sua
generosità, il suo spirito di sacrificio e la saggezza, ma sono caratteristiche
da regina, un po' lontane da quella ragazza che mi si è addormentata su una
spalla, sorridendo, mentre le leggevo le favole. Lontana è la mia algida e
meravigliosa regina, dalla fanciulla di eterea semplicità che dormiva serena
contro il mio fianco. Ho sorriso, guardandola, sentendo ancora più forte il mio
dovere di proteggerla, poi le ho accarezzato i capelli. Sì, l'ho fatto, anche
se non l'avrei mai pensato.
L'ho
presa in braccio, quindi, per portarla in camera; sembrava una bambina, col
capo reclinato sul mio petto e le mani abbandonate, e ho sentito una grande
tenerezza invadere il mio cuore e l'ho stretta più forte.
Dopo
averla messa a letto sono rimasto a guardarla, non so per quanto tempo; la
tempesta era finita, dalla finestra filtrava la luce della luna che le
illuminava dolcemente il viso. Ho osservato a lungo la sua bellezza come fosse
un dono segreto di quella notte; i suoi capelli sembravano di ghiaccio, lucenti
come argento, le lunghe ciglia socchiuse sul candore del viso, aveva un'aria
così serena. Alla fine mi sono alzato e avvicinato, ho sorriso e le ho baciato
la fronte. La mia regina è bella come un perfetto cristallo di neve.
E ora,
che la vedo galoppare davanti a me, mentre siamo circondati solo da sole, cielo
e neve, io sono convinto che non ci sia, ad Asgard, luce più splendente della
Stella Polare...
Si gira
verso di me, ridendo, io rispondo con un sorriso, poi sprono il mio cavallo e
la raggiungo; continua a guardarmi, sembra felice.
La corsa
dei cavalli solleva spruzzi di neve fresca e la luce sul bianco ci acceca; lei
allunga la mano verso di me, io faccio altrettanto, le nostre dita si sfiorano,
è solo un attimo, perché il galoppo ci allontana subito.
Corri,
mia regina, corri verso il tuo destino e il tuo dovere, poiché io farò
altrettanto, e ci sarò, ogni volta che ti volterai a cercarmi, perché io non ti
lascerò mai, tutta la forza del mio cuore e del mio braccio sono per te, sei
tutto ciò in cui credo, Hilda Polaris.
FINE