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Autore: CowgirlSara    20/12/2004    5 recensioni
La notte più lunga dell'anno, una tempesta, un'occasione d'oro per passare qualche ora più vicino alla persona amata... Ma forse una regina sarà sempre troppo lontana dal suo cavaliere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beh, a quanto pare sono riuscita a scrivere un'altra ff sui Cavalieri

Beh, a quanto pare sono riuscita a scrivere un'altra ff sui Cavalieri! Questa volta si cambia un po' ambientazione (a patto che abbiate letto l'altra mia ff "Nuova vita al Grande tempio"...), infatti, questa one-shot è ambientata ad Asgard, la fredda città del remoto nord (luogo in cui, secondo me, si sono svolti alcuni degli episodi più belli della serie). Siccome amo molto i personaggi dei Cavalieri del Nord (o God Saints, come preferite), ho pensato di dedicargli questo breve racconto.

Vi chiederete la necessità di questa introduzione, il fatto è che vi devo dire due cose; la prima, e meno importante, è che ho usato i nomi originali, perciò Siegfried non è altri che il bellissimo Orion, per chi non lo sapesse.

La seconda cosa è che questa ff è stata ispirata da un'altra; si tratta della stupenda "A silent other where" di Hilda Polaris, che ancora oggi è una delle mie fanfiction preferite in assoluto; è importante dire questo, anche perché si tratta di una AU, dove i God Saints sono risorti a nuova vita, per la gioia della Celebrante e di noi tutti. ^__-

Inoltre, ritengo doveroso, da parte mia, ringraziare pubblicamente (dopo averlo già fatto in privato) l'autrice di quella ff per l'ispirazione che mi ha dato nella stesura di questa storia, e per aver scritto la sua bellissima ff (di cui spero di poter leggere il seguito); chi le avrà lette entrambe si renderà, infatti, conto che sono due cose molto diverse, che io e Hilda abbiamo idee differenti rispetto ai personaggi ed alle loro interazioni, e che, pur essendo stata ispirata da lei, ho preso una strada totalmente indipendente. Il suo parere già lo conosco, ma ci tengo a precisare questo.

Per il resto, che altro dire? I personaggi tratti dalla serie "Saint Seya" sono di proprietà dei loro legittimi autori, mentre il padre di Siegfried è un'idea di Hilda Polaris, che ho usato perché mi aveva colpito, ovviamente autorizzata (se lei non avesse gradito non lo avrei mai usato, o pubblicato questa ff).

Ora godetevi la storia e fatemi sapere cosa ne pensate! Un bacione grande a tutti, grazie di nuovo a Hilda Polaris, e buon Natale! Lunga vita e prosperità.

Sara

 

h The night of light h

 

L'orizzonte è bianco, ma il sole sta rapidamente calando, ad ovest. Mi giro verso di te, stai fissando pensieroso il cielo a nord; sì, le vedo anch'io quelle nuvole minacciose che vengono verso di noi. Tu scendi dal cavallo, con l'eleganza che ti è tipica, il tuo mantello ondeggia.

E' bianco il tuo mantello, bordato di pelliccia dorata; il mio è grigio cenere, con la pelliccia d'argento. Siamo così diversi, io e te, eppure... non posso fare a meno di amarti...

Sei così bello. Il tuo profilo è nobile, fiero e sicuro, la pelle è bianca, le labbra perfette; i tuoi occhi non so descriverli, ma preferisco non guardarli, non vorrei mai che tu capissi...

"Il fronte della tormenta si sta avvicinando." Mi annunci serio, comprendo bene anch'io che è così. "Ci troveremo in mezzo prima di arrivare alla foresta sacra."

Ogni tua parola emette calore, il tuo respiro caldo si condensa in vapore bianco nell'aria gelida; mi trovo a pensare che vorrei sentire quel respiro caldo sulla mia pelle, sono certa che basterebbe a scaldarmi anche in un giorno freddo come questo... Reprimo un brivido causato da quel poco casto pensiero e cerco di risponderti.

"Sì." Annuisco infine. "Me ne rendo conto."

Ti volti versi di me, e il cristallo trasparente dei tuoi occhi raggiunge i miei; un nuovo brivido, cerco di pensare che è il freddo. "Non arriveremo mai in tempo ad Asgard." Mi dici grave; sei sempre così serio, ma non sono certo io a poterti rimproverare di questo.

"Avevamo avvertito che forse non ce l'avremmo fatta a tornare." Affermo tranquilla. "Dobbiamo arrenderci al fatto che, a volte, nemmeno un cavaliere e una celebrante possono qualcosa contro l'ostile natura della nostra amata terra." Aggiungo con un sorriso, mentre tiro su il cappuccio; nevica sempre più forte. "Sarà meglio trovare un posto riparato dove fermarci."

Annuisci e risali a cavallo. "La casa di mio padre non è lontana, ci arriveremo prima che faccia buio." Proponi tranquillo. "Sarà felice di accogliervi."

"E io sarò felice d’avere la sua ospitalità." Replico io; mi fai un breve sorriso, non li sprechi mai, poi sproni il cavallo e io ti seguo. Ti seguirei nel Walhalla e oltre...

 

Un po' mi dispiace, non poter tornare ad Asgard; io e Freya, la mia dolce sorellina, abbiamo sempre festeggiato insieme questo giorno speciale. Manca poco a Natale, ma noi non lo festeggiamo in modo particolare, la vera festa è oggi, il giorno delle luci; in realtà sarebbe la notte più lunga dell'anno, ma noi del nord festeggiamo la luce, che qui manca per tanto tempo. Questa è la notte in cui tutti i bambini del nord aspettano i doni, si addobba l'albero e si mangia tutti insieme; volevo cenare coi cavalieri e Freya, ma temo che non sia proprio possibile. Il mio dono, ad ogni modo, per quest'anno l'ho già avuto...

Ti guardo, mentre ordini senza severità allo stalliere di occuparsi in modo particolare del mio cavallo; ci sono ancora momenti in cui non mi sembra vero che sei tornato, credevo di averti perso, ma ora sei qui, vivo e presente, e l'emozione a volte arriva a sopraffarmi.

Ecco, ora ti avvicini a me, con un lieve sorriso; quando io ti rispondo alla stessa maniera, abbassi gli occhi. Lo so che sei timido, non dovrebbe essere così, visto che sei un guerriero tanto coraggioso e impetuoso, ma lo sei, la tua natura è schiva e io amo molto questo di te.

Ci fosse una cosa di te che non amo... A volte mi chiedo se sia giusto, usare tutto questo amore per una persona sola; però, io, amo anche la mia terra, il mio popolo, amo il mio ruolo di celebrante, e tutto intensamente. Il fatto è che, questa intensità, non si avvicina minimamente a quello che provo per te. E non posso farci niente. Ho provato, ma niente.

Mi porgi il braccio, da bravo cavaliere e padrone di casa; io lo prendo e tu mi accompagni verso il portone del palazzo. Porto i guanti, ma riesco lo stesso a sentire il calore della tua grande ed elegante mano posata sulla mia. La sola idea di starti così vicino mi fa volare via il cuore dall'emozione, quanto sono scema.

E' che... è parte dell'amore, lo so, ma l'attrazione fisica è una cosa che gestisco male. Perché mi sono accorta che ti desidero, in senso fisico intendo, e questo peggiora la faccenda; solo il mio, per altro duramente messo alla prova, autocontrollo riesce ancora a salvarmi.

Entriamo in casa e tuo padre ci viene incontro; è ancora un bell'uomo, certo non paragonabile a te, ma comunque affascinante.

"Siegfried, ma cosa ci fai..." Esordisce, vagamente preoccupato.

"Lord Siegmund." Lo saluto io, con un lieve inchino; si volta verso di me, sorpreso.

"Maestà!" Esclama incredulo, poi s'inchina profondamente.

"Suvvia, mio signore." Gli dico. "Non sono necessarie troppe cerimonie, non siamo a corte." Gli rimprovero con tono bonario; lui si rialza e guarda te, in cerca di spiegazioni, credo.

"La tormenta ci ha sorpresi mentre rientravamo da Yslung, non eravamo in grado di raggiungere il palazzo reale." Racconti calmo. "Questo era il posto più vicino."

"Vi chiedo dunque ospitalità per questa notte, lord Siegmund." Intervengo io.

"Maestà, non dovete neanche chiedere." Replica subito con garbo. "Sarà un onore per me, e per la mia casa." Aggiunge, baciandomi la mano; io gli sorrido.

"Vi ringrazio." Siegmund s'inchina di nuovo e, a quel punto, si sposta dietro di me e mi aiuta a togliere il mantello, mentre tu fai altrettanto col tuo.

"Vi prego, ora, andate a scaldarvi davanti al camino." M'invita gentile, indicando una porta sulla destra. "Io vi farò preparare una camera e della biancheria asciutta."

Lo ringrazio ancora una volta, e lui s'inchina di nuovo, mentre tu socchiudi la porta che ci è stata indicata, pronto a farmi entrare per prima.

 

La tua casa mi sembra più imponente e cupa di come la ricordavo, ma l'ultima volta che sono stata qui il mio dolore non mi permetteva di guardarmi bene intorno.

Tuo padre doveva finire un lavoro nel suo studio, perciò, nel piccolo salotto caldo ci siamo solo io e te, ma sento che sei lontano; guardi fuori dalla finestra, il vento impetuoso fa tremare i vetri, il tuo sguardo è assorto.

Sorseggio un altro po' di the, poi alzo gli occhi; ricordavo bene il grande ritratto di tua madre che domina questa stanza. Chissà cosa stava pensando, quando l'hanno dipinta, sembra persa in un pensiero lontano. Poso la mia tazza sul tavolino e mi alzo per guardare meglio il quadro, aggiustandomi una ciocca di capelli.

"Era davvero bellissima, tua madre." Commento con sincerità; avverto un tuo movimento, probabilmente ti sei girato verso di me, ora fai qualche passo e ti fermi accanto a me. "Le somigli moltissimo." Aggiungo, voltandomi, poi ti sorrido.

Mi fissi per un lungo momento, con lo sguardo che si fa via via più triste, poi alzi gli occhi sul ritratto e questi si fanno lucidi.

"Lei mi manca... a volte." Mormori mestamente.

Hai un'aria così malinconica e fragile che mi trattengo a stento dall'abbracciarti; abbiamo tutti le nostre debolezze e i nostri dolori, ma quando li vedi in una persona che ami desideri soltanto poterla proteggere e rassicurare. E io non posso farlo, perché equivarrebbe a confessarti i miei sentimenti e io non sono pronta, non so se lo sarò mai.

Decido allora di distrarti dai tuoi ricordi dolorosi in un altro modo. "Perché non avete finito l'albero?" Ti domando, indicando l'abete in fondo alla stanza, decorato solo in modo parziale.

Tu ti giri e fissi per un attimo l'albero, apri le labbra per dire qualcosa, ma poi ci ripensi, quindi mi guardi. "Dovevo farlo io, ma siamo partiti per Yslung..."

"Beh, allora possiamo farlo adesso." Propongo tranquillamente io; mi guardi strano, per un breve istante, leggo il dubbio nei tuoi occhi.

"Maestà, io veramente non credo..." Ribatti preoccupato.

Voglio tranquillizzarti, sei quasi comico con questa apprensione. "Avrei dovuto addobbare quello a palazzo, ma ormai Freya si sarà fatta aiutare da Hagen ed io non voglio rinunciare a questa tradizione." Dichiaro decisa.

Finalmente, dopo un ultimo secondo d'indecisione, sospiri arrendendoti; ad ogni modo, so che non potresti mai dire di no alla tua regina, specie quando ti chiede una cosa semplice e non pericolosa come quella di decorare un albero di Natale.

"Come desiderate." Rispondi infine. "Le decorazioni sono in quello scatolone." Aggiungi, indicando un punto ai piedi dell'abete; io mi avvicino e tu mi segui.

E così ci mettiamo a addobbare l'albero. So che è stupido pensarlo, ma è una cosa stranamente intima, farlo con te, sembriamo quasi una coppia normale: tu mi passi le decorazioni a forma di fiocco di neve, bianchi e d'argento, io le applico tra i rami, pungendomi leggermente le dita, in silenzio, ogni tanto ci scambiamo un sorriso. Abbiamo quasi finito, manca solo la grande stella che farà da puntale all'albero; me la passi, per posizionarla devo mettermi in punta di piedi sulla piccola scaletta che ho usato finora, per te sarebbe più facile, ma mi hai appena detto che vuoi sia io a farlo. E' un onore per te, mi hai detto; vorrei che fosse solo un piacere, farmi fare queste cose.

"Ecco fatto!" Annuncio allegramente; tu mi sorridi, porgendomi la mano per scendere.

Sono così presa dai tuoi occhi che inciampo sul mio vestito come una sciocca e ti vengo addosso; mi afferri prontamente sotto le ascelle, impedendoci di cadere entrambi.

Ora siamo fermi uno davanti all'altra e ci guardiamo negl'occhi; le mie mani sono sui tuoi avambracci, le tue scendono sulla mia schiena fino alla vita. Un brivido intenso percorre tutto il mio corpo e il cuore mi batte all'impazzata; dimmi che sto sognando il turbamento nei tuoi occhi stupendi, perché altrimenti potrei morire adesso...

"La cena è pronta." La voce di tuo padre viene ad interrompere quella sospensione del tempo che ci aveva circondati; ha un tono strano, quasi di rimprovero.

Lo guardo, lui fissa te che mi hai appena lasciata, allontanandoti di un passo, come a dimostrargli che quel gesto, forse ritenuto irrispettoso nei confronti della regina, era assolutamente non voluto.

"Grazie..." Gli rispondo, dopo un silenzio più lungo del necessario, ma del resto sono un po' imbarazzata dalla situazione che Siegmund ha interrotto; l'uomo mi fa un veloce inchino, poi ti lancia un ultimo gelido sguardo e se ne va, in silenzio com’era venuto.

 

La cena è stata piuttosto pesante, non per il cibo, certo, quello era delizioso, ma bensì per i silenzi tra te e tuo padre; temo di esserne la responsabile, dovreste spiegarvi, ma non conosco abbastanza le dinamiche di questa famiglia per sapere come venite a capo delle dispute. Ho, però, idea che siate entrambi uomini molto orgogliosi. Tu sono certa che lo sei.

Decido, dunque, di ritirarmi presto, magari se non ci sono io di mezzo, riuscirete a spiegarvi; se ce ne fosse bisogno, ad ogni modo, sono pronta a spiegare io a tuo padre quello che è successo. E che tu non mi hai affatto mancato di rispetto.

Siegmund, comunque, è un ottimo padrone di casa; di questo ne ero convinta anche prima di trovare già pronto per me un bel bagno caldo. Ne ho decisamente bisogno.

Mentre mi godo la rilassante sensazione dell'acqua sulla pelle, davanti al camino, penso con soddisfazione al mio viaggio a Yslung; so che le genti di quella provincia ci tengono alla mia visita annuale, e io non ci rinuncerei mai. E' mio dovere mantenere una pace a lungo desiderata, per cui si è combattuto; desidero vedere coi miei occhi se le mie leggi funzionano, non mi bastano i rapporti dei governatori e dei dignitari. E sono felice di aver fatto questo soddisfacente viaggio con te, Siegfried, il tuo sostegno mi da tanta forza e, anche se non ho il tuo amore, è bello averti vicino; sei una persona intelligente, saggia e sensibile, un consigliere prezioso e diventi ogni giorno più indispensabile per me. Indipendentemente dai miei sentimenti nei tuoi confronti.

Complicano tutto, i sentimenti. Se non fossi innamorata di te la mia vita sarebbe molto più semplice; difficilmente, però, il cuore ascolta i consigli troppo severi della mente. E torno a pensarti di nuovo: il tuo viso, i capelli, i tuoi occhi... gemme di ghiaccio... la tua voce, le tue mani... Le tue mani su di me...

Apro gli occhi di scatto ed esco bruscamente dall'acqua; il freddo intenso rende nuovamente limpida la mia mente e mi riporta alla realtà. Afferro un grande asciugamano caldo e me lo avvolgo intorno alle spalle, cercando di smettere di tremare.

Mi avvicino al grande letto, asciugandomi, è stata preparata anche della biancheria per me; si tratta di una camicia da notte di color rosa pallido, fatta a strati di veli, con le maniche lunghe e uno scollo a drappeggio, c'è anche una lunga vestaglia, un po' più scura, di fine lana morbida con un piccolo bordo di pelliccia. Sono indumenti comodi e caldi, indossarli è un piacere; devo ricordarmi di ringraziare lord Siegmund, domattina.

Dopo essermi vestita mi avvicino alla finestra e guardo fuori, oltre le pesanti tende; il vento si è placato, ma nevica ancora in maniera copiosa.

Mi giro di nuovo verso l'interno della stanza. Non ho nulla da leggere, sarà difficile prendere sonno; so che questa casa ha una biblioteca piuttosto fornita, che dovrebbe stare al piano di sotto. Decido di scendere, quindi esco dalla mia camera.

Il lungo corridoio è illuminato solo da una lampada posta circa a metà del muro. Mi avvicino lentamente alle scale e comincio a scenderle con cautela; quando sono circa a metà del percorso, vedo una luce spuntare dal piano di sotto e mi fermo. La figura resta in penombra, vedo solo il tremolare delle fiamme sul candeliere.

"Sei tu?" Domanda una titubante voce maschile; la figura fa un altro passo sulla scala. "Perché mi tormenti ancora?" Aggiunge disperato.

Lo riconosco, finalmente, è Siegmund. "Vi sbagliate, mio signore, sono Hilda." Gli dico, quando mi riprendo dallo spavento iniziale.

La fiamma trema, l'uomo si avvicina ancora a me e solleva le candele verso il mio viso; gli sorrido. "Oh, mia regina, siete voi..." Mormora stupito, chinando il capo. "Perdonatemi, ma nell'oscurità..." Rialza gli occhi nei miei. "Gli indumenti che portate erano di mia moglie, e così..."

"Oh..." Inutile dire che sono molto colpita da questo fatto; sollevo una mano e tocco la vestaglia sul petto. "In questo caso, non dovevate..."

"No." M'interrompe lui, negando col capo. "No, vi prego, sono felice che vi siano utili." Aggiunge con un sorriso cordiale. "Piuttosto, che cosa fate ancora alzata?" Mi chiede; so che è solo un modo di cambiare argomento.

"Ecco, non riesco a prendere sonno e cercavo qualcosa da leggere." Rispondo calma; non voglio metterlo ulteriormente in imbarazzo.

Siegmund, più tranquillo, riprende il suo solito contegno, quindi risponde. "La nostra biblioteca è a vostra disposizione, si trova in fondo al corridoio a sinistra, ci troverete mio figlio."

"Vi ringrazio... di tutto." Affermò, con un breve cenno della testa, mentre vedo che lui riprende a salire le scale.

"Vi auguro la buona notte, Maestà." Mi dice, facendo seguire un inchino alle sue parole.

"Buonanotte a voi, mio signore." Rispondo, guardandolo salire, poi finisco la mia discesa ed entro nel corridoio che mi è stato indicato.

Appena girato l'angolo mi blocco, c'è una figura che mi ferma il passaggio: sei tu, immobile, pensieroso, una mano abbandonata lungo il fianco, un libro nell'altra. Come se ti fossi svegliato da un sogno, all'improvviso, i tuoi occhi ridiventano vigili e mi guardi.

"Vi accompagno in biblioteca?" Mi chiedi atono; sono sicura che devi aver sentito tutto quel che ci siamo detti con tuo padre sulla scala.

Entriamo nella stanza e tu accendi la luce, ma non mi è facile scegliere un libro, non è mai stato semplice per me e con i tuoi occhi appuntati sulla schiena è ancora peggio. Passano solo pochi minuti e mi giro arresa verso di te.

"Non so decidermi." Confesso timidamente, appoggiando la schiena contro la libreria. "Tu che cosa stai leggendo?" Mi scruti perplesso, poi dai un'occhiata al tuo libro.

"Hm, solo una raccolta di fiabe nordiche..." Rispondi con noncuranza.

"Leggeresti qualcosa per me?" Per tutti i Numi del cielo, non so perché l'ho chiesto, è solo che ti ho qui tutto per me, in una situazione che so non si ripeterà, e non ho potuto resistere.

Sembri completamente incredulo che io ti abbia chiesto una cosa simile, chissà che stai pensando, perché lo vedo che sei preso in pensieri contrastanti, il tuo viso non potrebbe essere più espressivo. Non ho parole per dire quanto sei bello.

"Volete veramente che lo faccia?" Mi domandi infine, aggrottando la fronte.

"Sì." Rispondo in un soffio, è quanto mi permette il cuore che mi batte nella gola.

Rimani ancora un attimo in silenzio, osservandomi; io abbasso gli occhi, non voglio che mi scruti nell'anima, devo proteggermi da tutto questo o diventerò debole.

"Allora andiamo nell'altra stanza, qui fa troppo freddo." Affermi infine, secco; rialzò lo sguardo sorpresa, non riesco a capire se lo vivi come un ordine o come un piacere, alle volte sei così insondabile.

Ti seguo nel salotto, quello col ritratto di tua madre; tu sembri infastidito da questa mia richiesta, cammini per la stanza senza uno scopo, almeno sembra.

"Volevi andare a dormire?" Ti chiedo infine, dopo infiniti ripensamenti, ho paura della tua risposta; ti giri verso di me e fai un sospiro.

"Non fraintendetemi..." Rispondi avvicinandoti. "...è solo che mi sento un po' a disagio, non avevamo mai fatto una cosa simile... insieme..." Spieghi titubante.

"C'è sempre una prima volta..." Mormorò incerta, cercando di non guardarti.

"Sì..." Replichi con un vago sorriso. "...ma è strano lo stesso."

Sarà per come hai pronunciato quelle parole, ma non riesco a trattenere un brivido dal salirmi lungo la schiena; mi stai guardando negl'occhi, in quel momento, e dunque ti accorgi che sto tremando. Ti fai più preoccupato e mi posi una mano sulla spalla, cosa che mi fa tremare ancora di più.

"Avete freddo?" Mi domandi con premura; non faccio in tempo a rispondere che ti allontani voltandoti verso il camino. "Il fuoco si sta spegnendo, aspettate." Annunci deciso, poi esci dalla stanza.

Io, nel frattempo, prendo un lungo respiro, cercando di recuperare la mia sicurezza, non posso comportarmi così, finirò per scoprirmi troppo, potresti capire; ho troppa paura di perderti, per rivelare un sentimento che potrebbe dividerci. Se non posso avere il tuo amore, almeno la tua amicizia la voglio conservare.

Rientri a passi lievi nella stanza, col tuo mantello in mano. "Mettete questo." Mi dici, posandomelo delicatamente sulle spalle, poi mi sorridi, più sereno.

E io che volevo riprendere il controllo... Ogni centimetro di questa stoffa porta il tuo profumo, è un po' come se tu mi stringessi tra le tue braccia... no, non è proprio uguale, ma è comunque qualcosa di tuo, che mi avvolge, mi scalda, qualcosa di te su di me...

Quanto mi spaventa questo desiderio di te! Allo stesso tempo, la gioia per un piccolo e innocente gesto come questo, mi spazza il cuore come il vento dal mare del nord colpisce il picco di Odino.

"Sedetevi." M'inviti verso il divano con un gesto elegante; io sono ancora troppo emozionata per parlare, ma assecondo il tuo desiderio, tenendo stretti i lembi del mantello.

Ha uno strano, meraviglioso, profumo di neve, vento e pini, e dolce muschio d'estate; se solo penso che anche la tua pelle potrebbe avere quest'odore, sento il calore invadere il mio corpo. Quanto può essere erotico un mantello bordato di pelliccia? Penso di essere arrossita, per fortuna c'è poca luce...

"Che cosa volete che vi legga?" Mi chiedi sporgendoti verso di me, dopo esserti seduto al mio fianco; fatico a voltarmi verso di te, ma faccio uno stentato sorriso.

Capisco che devo riprendermi, riassumere il contegno che deve possedere sempre una regina, la celebrante di Odino, o stenterai a riconoscermi; mi sistemo, rimettendomi dritta e aggiustando bene il mantello sulle spalle.

"Puoi riprendere ciò che avevi lasciato in sospeso uscendo dalla biblioteca." Rispondo, indicando il segnalibro che esce dalle pagine.

Annuisci sorridendo, poi ti sistemi sul divano, appoggiandoti alla spalliera e accavallando le gambe, quindi aprì le pagine al segno; io raccolgo le gambe al petto, sia per stare più calda che più comoda, e mi metto laterale rispetto alla spalliera, in modo da vederti. Ci sorridiamo e tu cominci a leggere.

Sei talmente elegante, mi chiedo se te ne rendi conto; passerei ore solo a guardarti, ad osservare come muovi le mani, le labbra.

Mi concentro sulla tua voce, calda e dolce, su come pronunci le parole, sulle pause, gli accenti; estasiata, reclino il capo sulla spalliera, con il sorriso sulle labbra. Credo di non essere mai stata così felice: la lampada sul tavolo illumina dolcemente il tuo amato viso, sono avvolta nel calore del tuo mantello, il fuoco arde ancora e il riflesso della luna sulla neve, attraverso la finestra, fa brillare le decorazioni dell'albero. Deve aver smesso di nevicare, la tormenta è finita, c'è solo pace adesso.

Il calore delle tue parole mi circonda e accompagna il torpore delicato del sonno nelle mie membra; non vorrei dormire, vorrei godermi la tua compagnia, ma non sono forte abbastanza. Spero di sognarti...

 

Di fronte a me c'è un corridoio e, in fondo, un portone alto e scuro; so che ho qualcosa da fare oltre quella porta, perciò cammino decisa, a testa alta, ma ho una strana sensazione di freddo e non mi piace il buio di questo corridoio. Ogni passo che faccio mi sento più sicura, sono certa del mio scopo, è per il bene di Asgard che lo porto avanti, ma non posso fare a meno di sentirmi sempre più sola. Sono sola nella mia missione, ma accetto questo fatto e vado avanti; io non posso arrendermi, sono la Celebrante di Odino. Avrei bisogno di luce però, questo buio e il freddo cominciano a farmi paura.

Arrivo alla porta, i pomelli hanno la forma di due teste di drago, mi ricordano qualcosa, ma non ho tempo; cerco di aprire, è molto pesante, ma devo farlo e dunque spingo con tutte le mie forze. C'è qualcosa di cui ho bisogno, dietro questo pesante portone. Quando penso questo, i battenti finalmente cedono, aprendosi dolcemente.

La prima cosa che mi colpisce è la luce; infatti, la grande stanza dove entro, sovrastata da una alta volta ad arco, è illuminata da migliaia di candele. Qui c'è calore, un'atmosfera avvolgente che mi rasserena, ma cerco ancora qualcosa e l'idea di non trovarla mi spaventa a morte; mi guardo intorno impaziente, finché non vedo un uomo di spalle.

So chi è, non potrebbe essere altrimenti; si gira quando sente i miei passi. Mi guarda e sorride, allargando le braccia; non riesco a trattenere le lacrime, ma è un pianto di gioia.

Sì, ti corro incontro, Siegfried, e tu mi prendi tra le braccia. Oh, quanto è caldo il tuo petto e come sono larghe e protettive le tue spalle... Mi baci la fronte, mentre accarezzi i miei capelli, non dici niente, ma non c'è n'è bisogno, perché io so tu sei tutto ciò di cui ho bisogno per continuare, con forza ancora maggiore, a svolgere il mio compito. Stringimi, dunque, perché è del tuo amore che io ho bisogno...

 

Mi sveglio di soprassalto. Sono a letto, coperta da una calda trapunta di piume; guardo fuori dalla finestra, il cielo si sta appena schiarendo. Mi passo una mano sul viso, sono leggermente confusa, come sono arrivata al piano di sopra e infilata a letto?

Un pensiero improvviso mi attraversa la mente e mi sollevo seduta. Tu. Sei stato tu a portarmi qui, non c'è altra spiegazione; mi sono addormentata ieri sera, e tu non mi hai svegliata. Il cuore mi batte all'impazzata, se penso che mi hai portata in braccio fin qui. Tra le tue braccia, davvero...

Scrollo il capo. Il dovere; sono la tua regina, non avresti mai potuto lasciarmi a dormire sul divano, col fuoco spento. E poi, sei un uomo gentile per natura, con un educazione severa alle spalle; non devo vedere in questo gesto più di quel che c'è in realtà.

Pensare a questo mi riporta al sogno. Me ne chiedo il significato, forse ho solo paura della risposta che potrei darmi. Sono sempre stata fin troppo realista, molto tempo fa mi ero imposta di non rivelare mai i miei sentimenti per te, perché mi avrebbero impedito di concentrarmi sul mio compito e cioè celebrare Odino e mantenere Asgard nella pace; le mie energie dovevano, devono, essere rivolte principalmente a questo. Ma, per quanto sia stata brava con gli altri, non sono mai riuscita a domare questo amore nel mio cuore, tutt'ora ne è difatti sovrano.

Adesso la pace sembra stabile ed io sono un regina, a quanto pare, amata e capace; da molte parti mi fanno presente che dovrei dare un erede al trono di Asgard, che è il dovere di un sovrano. Poi ci si mette anche Freya, che sembra non veda l'ora di vedermi sposata; lei dice che dovrò scegliere una persona adatta, l'uomo più degno di Asgard. Non so se è la mia fantasia, ma a volte ho come l'impressione che si riferisca a te, quando fa quei discorsi, forse ha capito qualcosa, non me ne stupirei.

Mi chiedo se non siano tutte queste storie, ad influenzare il mio inconscio, mescolando desideri e doveri e condensando il tutto nella tua figura; quando si ama è inevitabile fare castelli in aria, anche per una persona di solito severa con se stessa come me.

Mi alzo ravviandomi i capelli e mi avvicino la camino; il fuoco è ormai sopito, dunque smuovo le ceneri e ci butto un ciocco, in poco tempo la fiamma si ravviva. Il mio abito è asciutto e posso, quindi, vestirmi; ripongo con delicatezza la camicia e la vestaglia di tua madre. Li hai sicuramente riconosciuti anche tu, questi indumenti, ma non hai detto nulla.

Li guardo un'ultima volta, posati sul letto; chissà se un giorno avrai voglia di parlarmi di lei, ne sarei felice. Prendo il mio mantello, appeso vicino alla porta, ed esco.

Alla fine del corridoio, proprio in cima alla scala, ci sei tu; sembra proprio che mi stai aspettando, sorridi tranquillo e mi guardi camminare verso di te. Ricambio il sorriso, avvicinandomi.

"Buongiorno." Mi auguri, senza smettere di sorridere; non può che essere una buona giornata, se la prima persona che incontro sei tu.

"Buongiorno." Rispondo quindi, dopo essermi goduta il tuo sorriso.

Mi offri con gentilezza il braccio, per scendere le scale, come posso rifiutare un invito tanto cortese? Infatti, non lo faccio e allungo la mano.

Non mi aspetto quello che succede dopo: mentre avvolgo il braccio, tu fermi la mia mano nella tua e mi guardi negl'occhi. Non riesco a capire questo tuo sguardo, quasi appassionato, ma il cuore mi si è fermato per un momento. Avvicini la mia mano alle labbra e la baci, delicatamente, come deve un vero cavaliere, poi la posi sul tuo braccio e cominci a scendere le scale; io ti seguo, ma non sono molto padrona di me.

Durante tutto il tempo della colazione continuo a lanciarti occhiate incredule, ma tu non te n'accorgi, troppo preso dalla conversazione con tuo padre; nello stesso momento, io mi applico in infiniti voli pindarici sul significato del tuo gesto e, soprattutto, del tuo sguardo.

Ma di cosa voglio convincermi? E' il mio trasporto verso di te, sono sicura, a farmi immaginare cose che non esistono; so che provi dell'affetto per me, sono sempre stata gentile con te e sono la tua regina, è inevitabile, ma non ho indizi di un'evoluzione di questo sentimento da parte tua. Mi convinco che mi sono immaginata tutto.

Improvvisamente alzi gli occhi su di me e sorridi; come sempre trovo l'estasi e la fine nel tuo sguardo, col cuore intrappolato senza scampo nella fiamma glaciale delle tue iridi.

"Volete rientrare questa mattina, Maestà?" Mi chiedi.

Riesco a strappare il cuore alla sua adorata prigione e a farlo ricominciare a battere in maniera quasi normale, mentre il mio viso, che non ha mostrato alcun turbamento, ti sorride appena.

"Preferirei." Rispondo infine. "Oggi dovrei tornare sul picco, prima rientriamo, meglio è." Tu annuisci, poi ti giri verso tuo padre.

"Dunque è deciso." Gli dici. "Appena il sole si sarà levato del tutto ripartiamo..."

Continuate a parlare, mentre io torno a ripetermi, per l'ennesima volta, che la mia decisione iniziale, presa anni fa, è sempre la più valida: la verità sui miei sentimenti per te non dovrà essere rivelata, la devo definitivamente seppellire nel mio cuore ribelle...

 

Un paio d'ore dopo saluto tuo padre, aspettando che mi portino il cavallo; lo ringrazio per l'ennesima volta, sono sincera quando lo faccio, è stato così gentile e disponibile. Mi sta baciando la mano, quando arrivi tu coi cavalli; lo saluti a tua volta, non vi abbracciate, vi stringete solo la mano. Apprezzo questo, non sono molto amante dei gesti d'affetto troppo evidenti; mi pare chiaro che non lo siete nemmeno voi due.

Salgo a cavallo, pronta al viaggio verso Asgard; mi piace cavalcare in mezzo alla neve fresca. Mi giro e ti vedo montare a tua volta, facciamo entrambi un ultimo gesto a tuo padre e incitiamo i cavalli a partire.

Cavalchiamo da qualche minuto, quando decido di voltarmi verso di te; ero indecisa se farlo, pensavo che non guardandoti sarebbe stato più facile, attuare i miei propositi.

Stai guardando dritto davanti a te, i tuoi capelli si agitano ai movimenti del cavallo; appena posò gli occhi su di te, come se rispondessi ad un richiamo silenzioso, anche tu ti giri e mi sorridi. E io capisco che devo farla finita di raccontarmi favole.

Ricambio il sorriso, poi torno a guardare davanti a me; l'orizzonte è bianco, come all'inizio di questa avventura con te, ma c'è il sole oggi, che si riflette sulla neve, accecando il mio sguardo. Amo tutto questo, è il mio mondo.

Amo la neve e il ghiaccio, il vento gelido che spazza la nostra sofferta e splendida terra, amo il dovere di celebrante, il sacrifico sulle mie spalle e le responsabilità che comporta, amo il mio popolo e la sua dignità, la forza che dimostra di giorno in giorno, e amo le stelle, mie uniche compagne quando prego sul picco. E amo te, che sei parte e fulcro di tutto questo.

Non potrei mai rinunciare ad ognuna delle cose che ho citato e, quindi, nemmeno a te; capisco, dunque, che è impossibile continuare ancora a reprimere questo sentimento. Lo accetterò in me stessa, guardando solo avanti, e se un giorno il destino vorrà che tu mi ricambi, beh accadrà. E se sarà il volere degli Asi, allora saremo felici insieme.

Mi sento già più serena, se avessi saputo che accettare di amarti mi avrebbe tanto sollevata, lo avrei fatto anni fa; ti guardo ancora una volta, sorridendo della tua bellezza, poi sprono il cavallo al galoppo e ti distanzio. Voglio correre ridendo fino a diventare vento.

 

Lei cavalca eretta e nobile, anche ora che ha incitato il cavallo al galoppo; che è bella non lo scopro certo io e soprattutto non adesso, ma questa notte è stata strana.

La conosco, è la mia regina, ho per lei rispetto e stima illimitati, nelle scorse ore, però, mi ha mostrato un lato di se che tiene nascosto: la fanciulla dietro la celebrante. Non sono stupido, capisco quanto si è scoperta, stanotte, e so quanto le sia costato.

Mi ha stupito, ben più di una volta, e mi domando se abbia capito che è stato in maniera positiva; è sempre così fredda, distaccata con tutti, tranne Freya, ma credo sia normale. E' per questo che non riesco ancora a capacitarmi del suo comportamento: la sua dolcezza, quell'evitare il mio sguardo, la vaga timidezza, caratteristiche così umane. E' stato inevitabile un tuffo al cuore, quando me la sono ritrovata tra le braccia, ma è bastata la voce di mio padre, a ricordarmi che io e lei, prima di essere un uomo e una donna, siamo un cavaliere e la sua regina, legati da vincoli e doveri reciproci che non possono essere messi in dubbio, o il nostro mondo crollerebbe. So che lei ne è consapevole.

Resta il fatto che mi si è mostrata per ciò che di solito non è; certo, conosco la sua generosità, il suo spirito di sacrificio e la saggezza, ma sono caratteristiche da regina, un po' lontane da quella ragazza che mi si è addormentata su una spalla, sorridendo, mentre le leggevo le favole. Lontana è la mia algida e meravigliosa regina, dalla fanciulla di eterea semplicità che dormiva serena contro il mio fianco. Ho sorriso, guardandola, sentendo ancora più forte il mio dovere di proteggerla, poi le ho accarezzato i capelli. Sì, l'ho fatto, anche se non l'avrei mai pensato.

L'ho presa in braccio, quindi, per portarla in camera; sembrava una bambina, col capo reclinato sul mio petto e le mani abbandonate, e ho sentito una grande tenerezza invadere il mio cuore e l'ho stretta più forte.

Dopo averla messa a letto sono rimasto a guardarla, non so per quanto tempo; la tempesta era finita, dalla finestra filtrava la luce della luna che le illuminava dolcemente il viso. Ho osservato a lungo la sua bellezza come fosse un dono segreto di quella notte; i suoi capelli sembravano di ghiaccio, lucenti come argento, le lunghe ciglia socchiuse sul candore del viso, aveva un'aria così serena. Alla fine mi sono alzato e avvicinato, ho sorriso e le ho baciato la fronte. La mia regina è bella come un perfetto cristallo di neve.

E ora, che la vedo galoppare davanti a me, mentre siamo circondati solo da sole, cielo e neve, io sono convinto che non ci sia, ad Asgard, luce più splendente della Stella Polare...

Si gira verso di me, ridendo, io rispondo con un sorriso, poi sprono il mio cavallo e la raggiungo; continua a guardarmi, sembra felice.

La corsa dei cavalli solleva spruzzi di neve fresca e la luce sul bianco ci acceca; lei allunga la mano verso di me, io faccio altrettanto, le nostre dita si sfiorano, è solo un attimo, perché il galoppo ci allontana subito.

Corri, mia regina, corri verso il tuo destino e il tuo dovere, poiché io farò altrettanto, e ci sarò, ogni volta che ti volterai a cercarmi, perché io non ti lascerò mai, tutta la forza del mio cuore e del mio braccio sono per te, sei tutto ciò in cui credo, Hilda Polaris.

 

FINE

   
 
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