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Autore: Geilie    30/04/2014    0 recensioni
Raccolta di piccole storie scritte in occasione di serate drabble e simili.
Solo una manciata di momenti per raccontare qualcosa su questo singolare gruppo di personaggi sballottati dagli eventi come detriti sul pelo dell'acqua (da cui il titolo).
Rating e avvertimenti generici.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Geilie
Titolo: Ouroboros
Fandom: Thor, Avengers
Personaggi: Loki +  vari ed eventuali
Rating: verde; Pg
Avvertimenti: nonsense puro, Missing Moment con un pizzico di What if?
Parole: 620 (Word)
Note: la storia partecipa agli Easter Egg Days di Pseudopolis Yard ed è parzialmente ispirata a Slaughterhouse-five di Kurt Vonnegut: i Tralfamadoriani, abitanti del pianeta che nomino nella storia, sono degli alieni che percepiscono la realtà in quattro dimensioni e che quindi, in pratica, esistono contemporaneamente in ogni tempo. Sono infatti capaci di vedere – di vivere – qualsiasi momento del passato, del presente e del futuro a comando; conoscono l’intera storia dell’universo, dalla sua genesi alla sua distruzione, ma poiché non possono cambiare né evitare in alcun modo un futuro che per loro deve ancora venire e al contempo è già avvenuto (W i paradossi!), sono creature estremamente fataliste e preferiscono limitarsi a vivere e rivivere in eterno i loro momenti migliori. Ho immaginato che le doti di preveggenza di Frigga fossero in realtà il risultato dell’applicazione di questo modo di vedere l’universo, e che Frigga abbia insegnato a Loki la stessa arte.
Prompt #1: Viaggi nel tempo e nello spazio


Ouroboros

Tanti si chiedono cosa gli sia successo quando è caduto. Qualcuno osa addirittura chiederglielo. Lo fa Thor, perché Thor non è mai stato capace di smettere di preoccuparsi per lui, nonostante tutto; lo fa Stark, perché evidentemente Thor non è diventato più bravo a tenersi le preoccupazioni per sé, col tempo; lo fa l’agente Romanoff, con lo sguardo, ma è uno sguardo più loquace di mille parole.
Loki non si prende la briga di mentire, non attivamente, ma è sicuro cha la Romanoff concorderebbe con lui sul fatto che omettere parti di verità sia paragonabile a dire una menzogna – solo molto meno impegnativo.
A Thor dice solo di essere precipitato nel vuoto per un tempo indefinibile, e non è falso. A Stark parla di pianeti inesplorati, di galassie sconosciute, di universi paralleli intravisti da finestre tagliate nel tessuto della realtà, e sono tutte cose che ha visto davvero. A Natasha non racconta nulla, come lei non aveva chiesto nulla, ma è la sua domanda silenziosa quella che ottiene la risposta più esaustiva.
La verità, tutta la verità, Loki la racconta solo a sua madre, perché Frigga è l’unica a conoscerla senza aver bisogno di chiedere. È stata lei la prima a parlargli di Tralfamadore, quand’era ancora un bambino; è stata lei la prima a spiegargli i rudimenti della visione pandimensionale; è stata lei la prima a metterlo in guardia dalla conoscenza di ciò che non si ha il potere di cambiare.
E Loki ha ricordato, mentre cadeva. Loki ha messo in pratica gli antichi insegnamenti, ha sbloccato il fluire del tempo e ha abbandonato il suo presente colmo di oscurità per tornare ai momenti felici.
È un ragazzino sottile e ancora allegro, tra i prati fioriti di Asgard, e si allena a tirar di spada con Thor, spensierato, sudato, sicuro.
È un allievo diligente, mentre ascolta le storia di antiche battaglie e antichi misteri.
È orgoglioso quando mostra al Padre degli Dèi il suo primo serpente fatto di fumo e illusioni. Suo padre sorride, gli accarezza il capo.
È già appesantito dall’odio e dal rimorso, quando viene incoronato re di Asgard al posto di un padre dormiente e di un fratello diseredato, ma lo sguardo di sua madre è caldo ed è un balsamo per il suo rancore.
E poi Loki tocca terra, tra i Chitauri, e sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, Midgard si inginocchierà al suo volere e ci sarà una grande battaglia, e che finirà male.
Sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, rivedrà suo fratello, e suo fratello gli chiederà cosa gli fosse accaduto durante la caduta, e lui risponderà che c’era il vuoto.
E sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, un uomo che non conosce ancora, che presto conoscerà, che già ha conosciuto gli chiederà cosa avesse visto durante la sua caduta, e lui a Tony Stark narrerà di pianeti inesplorati, e di galassie sconosciute, e di universi paralleli.
E sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, una mortale con il fuoco nei capelli lo interrogherà con lo sguardo, e lui con lo sguardo risponderà e le svelerà segreti che lei non capirà.
E sa che un giorno che è già stato e che ancora deve arrivare, sarà di nuovo tra le braccia di sua madre, a chiederle perché, a piangerle sulle vesti, a maledire il fato.
Ma tutto è già accaduto, e sta accadendo, e accadrà. Tutto ruota e ruota, e lui è rimasto indietro, a guardare, guardare, guardare… Finché non chiude gli occhi, per non vedere più.
Loki perde ogni appiglio, Loki perde il senno.
E cade.
  
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