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Autore: Livvy    30/04/2014    1 recensioni
Post "City of Heavenly Fire" (no spoiler) + ClaryxSimon friendship.
Trovò la sua migliore amica lì, sdraiata sul suo ampio divano; con le rughe che solcavano il suo viso, i capelli rossi ormai andati e gli occhi verdi splendenti.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Simon entrò nell'appartamento di Clary, che profumava di fiori, aria fresca e quel solito odore che sentiva addosso agli Shadowhunter: dolore di Sole. Se qualcuno gli avrebbe chiesto com'era, lui non avrebbe saputo rispondere esattamente cosa rispondere, ma era un odore che non aveva nulla a che fare con l'aria di Brooklyn e nemmeno con quella italiana che aveva sentito in quella piccola vacanza fatta assieme alla sua famiglia.
  
Si rinfilò il mazzo di chiavi nella tasca del giubbotto di pelle rosso e si diresse verso il salone, e per la prima volta notò come la casa di Clary fosse bianca, pura. Per un momento si sentì fuori posto: lui non era una creatura pura. Lui non faceva parte del Team delle Creature Buone, ma aveva combattuto per il bene. Non il suo bene, non il bene della sua razza, ma il bene della sua specie.
  Trovò la sua migliore amica lì, sdraiata sul suo ampio divano; con le rughe che solcavano il suo viso, i capelli rossi ormai andati e gli occhi verdi splendenti.
Clary non combatteva più da tempo, e dopo la guerra combattuta quando avevano nemmeno vent'anni, non erano molti i casi in cui si necessitava l'aiuto di tanti Nephilim. Si era limitata a difendere la sua zona, con i loro amici e poi, giunta l'età adatta aveva smesso, ormai madre e moglie.
  
Jace, era l'ultima persona a cui Simon voleva pensare. Morto qualche anno prima, finalmente in pace. Lui si sentiva in colpa, avevano avuto delle stupide dispute per il cuore di Clary. Simon avrebbe pianto, il giorno del funerale, se avesse potuto.
– Per l'Angelo, Simon! Mi hai spaventato. – disse con voce rauca Clary, e gli sorrise.
  
Simon ricambiò il sorriso, sperando che valesse come uno “scusami”.
– Cosa è successo? – chiese la donna, cercando di alzare il busto. Simon corse ad aiutarla, afferrandola per un braccio e sollevandola.
– Nulla. Volevo stare con te. – le disse, teso. Simon non avrebbe avuto il coraggio di dirle che aveva un brutto presentimento, come un grosso peso. Esattamente come quelle volte che sai una cosa preoccupante su una persone e non potergliela dire. Era disarmante.
– Allora siediti vicino a me, che devo dirti un paio di cose. – lo invitò Clary con tono allegro.
  
Simon si sedette, ancora più teso di prima. Clary tirò fuori un foglietto ripiegato dalla tasca del maglione verde scuro. Era logo, quindi Clary sapeva che doveva succedere. – Simon – lesse ad alta voce, con la sua voce rauca – vorrei dirti che tu sei la... – lasciò cadere il discorso, accartocciò il foglio e lo gettò alle sue spalle. Questo atterrò con flebile rumore che Simon sentì benissimo, come se fosse caduto sulla sua spalla. – Simon, sei il mio migliore amico. Ormai sei l'unica cosa che mi sei rimasta, ma questo non è l'importante. – prese un respiro e continuò: – Il punto è che io sono l'unica cosa che rimane a te. – gli occhi verdi di Clary erano seri. – E io non arriverò alla fine di questa giornata. Lo so.
  
Simon aveva aperto la bocca ma Clary continuò: – Devi giurarmi che andrai in giro a farti degli amici. Tu hai tutta l'eternità, Simon, non puoi startene da solo per sempre. – Giurami che la tua vita andrà avanti. – Lo pregò.
  
Il ragazzo guardò intensamente Clary, e poi sospirò: – Lo giuro.
  
E passarono così il pomeriggio, a chiacchierare di quello che volevano fare e non avevano fatto, della loro breve storia, delle partite giocate alla PlayStation e risero per delle battute deficienti che uscivano dalla bocca di Simon.
  
Giunse la sera, e Clary era stanca, si era rimessa giù e si era fatta portare una coperta da Simon. Più scorrevano i minuti, più Simon sentiva il bisogno di dire l'ultima parola alla sua migliore amica. – Giurami che non sarà la nostra ultima chiacchierata.
– Simon... – sussurrò, con le palpebre tremolanti – sai che non lo è. –
E chiuse gli occhi, tranquilla, come se domani si fosse risvegliata e avesse vissuto ancora un giorno.
Simon la guardò, non sentì il peso della morte, la sua tristezza. Sentì solamente pura e semplice beatitudine. 

   
 
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