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Autore: madelifje    01/05/2014    11 recensioni
Adesso sei una povera illusa, sola come un cane, che vive in un'orrenda casa nel Villaggio dei Vincitori del Distretto Sette ed è stata appena condannata a morte.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason, Presidente Snow
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non so neanche come definire questa one shot. È la prima volta che pubblico qualcosa in questo fandom, ma questa proprio non voleva restare nel mio pc. L'ho iniziata ieri sera e finita circa mezz'ora fa. È un po' un esperimento - questa sorta di angst, la seconda persona, il fatto che non ci sia una storia d'amore, quello che faccio succedere nelle ultime parti - spero davvero che vi piaccia. L'ispirazione mi è venuta ieri sera mentre leggevo fic di uno sfigafandom su fanficion.net. Fatemi sapere cosa pensate, mi raccomando.
La canzone è Together, the xx. 
Boh, non so cos'altro dire. Eccovela qua. 

 
 
 

Parità





Ridi.
Ridi di gusto e così tanto da avere le lacrime agli occhi.
Hai spento la televisione, ti sei alzata, hai chiuso a chiave la porta – non vuoi che un’orda di vincitori terrorizzati venga a bussarti – e sei scoppiata a ridere.
“Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.”
È furbo, il Bastardo. Una cosa del genere a te non sarebbe mai venuta in mente.
E vuole davvero far credere che quel maledetto pezzo di carta sia stato scritto settantacinque anni fa? Va bene che gli abitanti di Panem non brillano di intelligenza ma, andiamo, questo è troppo.
Qualcuno bussa forte sulla porta chiusa. Non rispondi, sei troppo impegnata a prendere a calci qualunque cosa ti capiti a tiro. Non ti senti soddisfatta nemmeno dopo aver distrutto il tavolino del soggiorno, tre vasi e la televisione.
Hai continuato a ridere fino a quando le lacrime sono diventate cariche di rabbia, le forze ti hanno abbandonato e sei crollata sul pavimento.
E piangi. Oh, se piangi.
«Sai una cosa, bastardo? – urli, sperando che lui in qualche modo riesca a sentirti –Vaffanculo. Vaffanculo, pezzo di merda! Hai ammazzato mio padre. E mia madre. Mio nonno. Poi, visto che non eri contento, anche quei pochi amici che avevo. Ma non ti bastava, eh bastardo? Adesso vuoi farmi impazzire del tutto!» Forse, per quello che riguarda la tua sanità mentale, è già troppo tardi.
Un’illusa. Circa un’ora fa eri una povera illusa, sola come un cane, che viveva in una merdosa casa nel Villaggio dei Vincitori del Distretto Sette.
Adesso sei una povera illusa, sola come un cane, che vive in una merdosa casa nel Villaggio dei Vincitori del Distretto Sette ed è stata appena condannata a morte.
Perché tu dall’arena non uscirai viva. Non di nuovo. Non puoi mica prendere per il culo tutta Panem un’altra volta.
Sapere di stare per morire fa uno strano effetto.
Illusa. A dire il vero è stato il Bastardo ad illuderti, ma la colpa è comunque tua, che ci sei cascata. Credevi che l’inferno fosse finito, che ti bastasse cercare di salvare il culo a due ragazzini una volta  all’anno per poter stare in pace, che nel giro di una trentina d’anni gli incubi sarebbero spariti. Ma soprattutto, credevi di poter vivere.
Quando sei in grado di alzarti dal pavimento, ti trascini in cantina. Non avrai la scorta di Haymitch Abernathy, ma un po’ di vino c’è anche a casa tua.





Ovviamente, durante quella pagliacciata che è la mietitura, è stato pescato il tuo nome. Hai camminato a testa alta fuori dal recinto dove vi tengono – neanche foste delle bestie –, sapendo che nessuno si sarebbe offerto volontario per salvare te. Anzi, è probabile che tutte le vincitrici del Distretto Sette stiano mentalmente ringraziando Dio, il Destino, o chiunque ne faccia le veci perché non è toccato a loro.
Quando il tuo treno arriva al centro d’addestramento, lui è già lì. Il Distretto Quattro vanta una lunga serie di vincitori. Uno di loro esce vivo dagli Hunger Games praticamente ad anni alterni. Possibile che, tra tutti, abbiano estratto proprio lui?
Vi incrociate in ascensore.
Lo saluti con un cenno del capo, a cui Finnick risponde con un «Ehi».
Per un attimo rimanete entrambi a fissare il pavimento, poi lui rompe il silenzio.
«Io non ci posso credere. Ancora adesso non riesco a crederci.»
«Quel brutto bastardo deve morire» è la risposta. Finnick esplode in una fragorosa risata, che in quella circostanza sembra ancora più assurda.
«È bello vederti, Johanna» dice. È bello anche per te, ma non c’è bisogno di dirlo.
L’ascensore si ferma al quarto piano. Uscite entrambi e camminate per i moderni corridoi fino ad arrivare alla piccola terrazza. Ovviamente non vi potete sporgere – c’è quel cazzo di campo di forza – ma a voi va bene così.
«Avevano estratto Annie. Lei sarebbe qui, se Mags non-»  Non riesce a continuare.
«Sta bene. Adesso sarà a casa, come ogni donna di Capitol City, a sperare che Finnick Odair vinca.»
«Ma noi non vinceremo.» Non è una domanda.
«No, infatti.»
Guardate entrambi Capitol City, frenetica e colorata anche a quell’ora della sera.
«Sai che ti voglio bene, vero?»
«Mangi troppo zucchero, Finnick.» Ride ancora. Troppo. La tua stupida battuta non era così divertente. Ma state per morire, avete tutto il diritto di ridere quanto volete.
«Che vita di merda – commenti. – Neanche noi ci meritavamo una fine del genere.»
Lui annuisce, fa un respiro profondo e guarda in alto, sbattendo più volte le palpebre.
È impossibile, ti dici, Finnick Odair non piange.





È un normale bistrot della capitale. Sono le dieci e mezza, troppo presto perché questo popolo e i loro cervellini bacati si facciano vedere in giro. Perciò hai scelto questo orario per il vostro appuntamento.
Non sei neanche sicura che lui si faccia vedere.
Alle dieci e trentacinque il suo bel viso compare sulla porta, dà un’occhiata in giro e alla fine si siede al tuo tavolo.
Da quanto tempo non lo vedi?
Il cameriere, entusiasta di avere dei clienti, veleggia verso di voi. Poi vi riconosce, un’ombra gli attraversa il viso ma sa di non poter tornare indietro. Così prende le vostre ordinazioni e batte in ritirata verso il bancone il più velocemente possibile.
E finalmente lui ti saluta.
«Ciao anche a te. Come te la passi?»
«Sul serio, Johanna?»
Annuisci. Non sei il genere di persona che pone domande a casaccio.
Sentirlo pronunciare il tuo nome ti provoca piacere, era da così tanto che non lo faceva… quasi due anni. Venti mesi.
Chi vuoi prendere in giro, hai tenuto il conto di ogni fottuto giorno.
 
I know to be there 
When and where, I'll be there 
You know what's to be said 
We said out loud, we never said 


«Uno schifo. Sto malissimo.» Annuisci, perché in fondo già lo sapevi.
«Ho sentito tanto parlare di te…»
Sì, sei piuttosto famosa.
«…non in modo positivo» termina.
«La gente non ha mai parlato bene di me, Finnick. Io non sono andata a letto con ogni donna in crisi di mezza età di Capitol City, nessuno prende le mie difese.» Non volevi essere così cattiva. O forse sì. Ormai non te ne frega più niente.
«Annie è morta. Durante l’ultimo attacco le hanno tagliato la gola. Io… ho bisogno di saperlo, sei stata tu?»
E ti viene da ridere, anche se forse non è il caso. Scuoti la testa. Non l’avresti mai fatto. Il vecchio Finnick lo sapeva.
Lo vedi rilassarsi leggermente.
«Non puoi davvero lavorare per lui. Cos’è successo a Johanna Mason? Alla ragazza che aveva paura di morire quel giorno prima dell’Edizione della Memoria? Ti hanno rapito dopo che l’arena è stata distrutta e ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Che ne hai fatto di lei?»
«L’ho uccisa tanto tempo fa. Anzi, ci hanno pensato loro.»
«Loro sono le persone per cui lavori. Per cui uccidi i ribelli!»
Finalmente ci sei riuscita. Dopo anni, hai finalmente fatto perdere la calma a Finnick Odair. È un bel traguardo.
Tiri fuori dalla borsa quella che sembra una sveglia digitale e l’appoggi sul tavolo. Lui ti chiede cosa sia. Non rispondi.
«Anche voi uccidete le persone.»
«Non è vero!» scatta subito.
«Che mi dici di Katniss? Se non vi foste inventati quella pagliacciata della Ghiandaia Imitatrice-Paladina di Panem, lei sarebbe ancora viva. Dovevate dare ascolto a Haymitch, forse era l’unico con un po’ di cervello.» Rivedi Haymitch. La pallottola che lo colpisce in piena fronte. La tua bocca è ancora aperta per l’urlo di avvertimento che non sei mai riuscita a lanciare. E lui muore.
 
My premonition of the world comes to me 
A sun in your hands from the middle life 
Says I'm alright


«Katniss voleva morire. Dopo che voi avete ammazzato Peeta» scandisce Finnick.
«Katniss non doveva morire. Adesso il popolo ha perso la speranza e la Coin è andata a firmare quei dannati accordi con un uomo di Snow. Congratulazioni, la vostra rivolta è finita.»
Snow ovviamente non si farà vedere il pubblico. Sarà a casa sua, nello studio o nella serra. Casa sua. Qualcuno dice che lì si riesce a entrare ma non a uscire. Forse è vero, chissà.
«Anche Annie è morta per colpa vostra. Non era mica incinta del vostro secondo figlio? Cosa ci faceva nel bel mezzo di un attacco, eh?»
«Non osare parlare di lei. Comunque voleva vendicare-»
Il cameriere arriva con il vassoio e tu sorseggi avidamente la cioccolata mentre Finnick zucchera il suo thè. Sembrate due persone normali che si incontrano in un normale giovedì mattina. Sembrate amici.
La sveglia digitale  - che in realtà è un timer - segna un minuto e cinquantasette secondi. Cinquantasei.
«Johanna, che diavolo è?»
Continui a sorridere. Ci arriverà. Capirà da solo.
«Johanna, diamine, sembra una bomba.»
E bravo Odair.
«Lo è. Ti ricordi cosa diceva Rotella? Tic-tac – canticchi – tic-tac. È stato facile rubare il progetto di quel Gale. Dubito che se ne sia reso conto.»
«Dov’è la bomba?» lo ignori.
Un minuto.
«Johanna…»
Tamburelli le dita sul legno lucidato del tavolo. Ti si è rovinato lo smalto, dovresti cambiarlo.
Venticinque secondi.
 
You said you don't have to speak 
I can hear you 
I can't feel all the things you've ever felt before 


«Quella sera non te l’ho detto. Sulla terrazza del centro di addestramento. Non te l’ho detto, ma ti voglio bene anche io.»  Finnick non riesce a capire. A capire le tue parole. A capire te.
Un secondo.
Il timer emette dei beep e tu lo spegni.
Poi ti concedi di guardare Finnick Odair negli occhi.
«In questo momento è esplosa una bomba proprio qui a Capitol City. La Coin è morta. Tutti gli scagnozzi del presidente sono morti. I nostri amici hanno ottenuto la loro vendetta e la pace che volevano così tanto. Forse è arrivato il momento che qualcuno organizzi delle vere elezioni, in questo paese di merda.»
Nella tua mente, quando costruivi questo incontro, arrivavi sempre fino a qui. Non riuscivi mai ad andare oltre e immaginare la reazione di Finnick alle tue parole. Adesso puoi. Lo vedi.
Apre e richiude la bocca parecchie volte, incapace di formulare una frase che abbia senso e di trovare delle parole che esprimano quello che sente.
«Johanna» mormora.
«Cazzo, ci ho messo venti mesi ma alla fine ci sono riuscita.» Finalmente ridi. Una risata amara, che non stona neanche troppo con la situazione. Hai gli occhi lucidi. Preghi che Finnick non se ne accorga.
«Sapevi tutto dal principio.»
Adesso siamo davvero rimasti solo noi due.
 
I said it's been a long time 
Since someone looked at me that way 
It's like you knew me 
And all the things I couldn't say 


«È bello sapere che tutti abbiate una così grande considerazione di me.»
Rimanete così per parecchio tempo, uno di fronte all’altra. In questo momento qualcuno sarà già andato ad avvisare Snow. Lui starà già progettando di scappare. Farà preparare un hovercraft e convincerà qualcuno, il suo maggiordomo forse, ad andare con lui. Perché anche il Bastardo, come te, non ha più nessuno. Per merito tuo. Siete quasi pari.
Sorridi a Finnick, un sorriso diverso dai precedenti, un sorriso che gli comunica quanto sia importante per te. Che gli fa capire che Johanna Mason c’è ancora. È ancora la ragazza sulla terrazza… è cambiata solo una cosa.
Ti alzi.
«Ci si vede, Odair. Forse. Salutami tua figlia.»
«Johanna?» Ti volti, a pochi metri dall’uscita.
«Perché mi hai fatto venire?»
«Perché sono un’egoista di merda e volevo che sapessi» dici. E ti volevo salutare. E volevo essere sicura che non andassi a quell'incontro, perché non so cosa farei se anche tu morissi.
«Ciao Finnick.»
«Aspett-» Ma sei già andata via.
 
Together, to be 
Together and be 
Together, to be 
Together and be 
Together, to be 
Together and be 


Il presidente Snow ha raccolto le sue cose in fretta. L’hovercraft che lo aspetta sta volando sopra il giardino, perché lui ha detto di dover prendere ancora qualcosa dal suo studio. Apre la porta.
Lo stupore sulla sua faccia è qualcosa di impagabile. Si sarebbe aspettato di tutto, ma non di vederti lì, seduta sulla sua poltroncina troppo morbida con i tuoi piedi appoggiati sulla scrivania.
Per quanto hai aspettato questo momento?
Giocherelli con il coltello che tieni in mano. Lui non lo può ancora vedere.
Non ha ancora fatto due più due.
Infatti si richiude la porta alle spalle.
Tu sorridi.
Hai calcolato tutto.
Sai benissimo che ci vorranno solo cinque minuti prima che i piloti dell’hovercraft inizino a preoccuparsi. Sai che entreranno. Parleranno con il maggiordomo. Lui dirà loro di te e loro finalmente lo metteranno al corrente di quello che è successo quaranta minuti fa. E allora si precipiteranno tutti nello studio. Sarai qui ad aspettarli.
Tu lo sai. Hai pianificato tutto alla perfezione.
Il presidente Snow non si è preso solo la vita di tutti quelli a cui volevi bene. No. Si è preso anche la tua. È giunto il momento di ricambiare.
“In casa del presidente Snow si riesce a entrare ma non a uscire"
Ti voglio bene, Finnick.
Johanna Mason è ancora la ragazza che c’era su quella terrazza, ma non ha più paura di morire.
 
Together, to be 
Together and be 
Together, to be 
Together and be 
Together, to be 
Together and be 



«Salve, Snow.»
  
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