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Autore: BabyzQueeny    22/07/2008    2 recensioni
Ascoltava il suono dei suoi passi che si affrettavano, l’uno dopo l’altro senza sosta, veloci e carichi di un’adrenalina che lei stessa mai avrebbe desiderato, l’adrenalina che il dolore e l’agitazione davano. [...] Beh lei è una ragazza, forse non come tutte le altre, forse diversa o forse uguale a chiunque cammini sulla terra, a cui è stata distrutta una vita per una causa troppo comune...Solo che c'è sempre l'altra faccia della medaglia no?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciau, eccomi qui con una nuova fic in originali, è una cosa che ho in testa da molto tempo ma non trovavo mai il modo di scrivere. beh che dirvi se non :
Buona lettura e spero che vi piaccia!



______Prologo______

Correva, correva più che poteva, senza sosta, la matita nera ormai sciolta le rigava il viso, gli occhi erano ormai rossi e gonfi. 

Non sapeva dove volesse andare, non ne aveva idea, aveva solo voglia di correre, tanto sapeva che nessuno l’avrebbe seguita perché ormai era sola, non aveva nessuno, sola con se stessa, sola con il suo cuore.

Ascoltava il suono dei suoi passi che si affrettavano, l’uno dopo l’altro senza sosta, veloci e carichi di un’adrenalina che lei stessa mai avrebbe desiderato, l’adrenalina che il dolore e l’agitazione davano.

Già, lei era agitata, triste, il cuore in mille pezzi che però batteva ad un ritmo veloce, irrefrenabile, perché dal giorno dopo sarebbe iniziata la sua nuova vita, la vita che lei non voleva, la vita che le era stata imposta.

Da sedici anni aveva vissuto male ma il sorriso comunque non lo aveva mai perso, forse perché era di carattere o forse perché con il suo sorriso dava la forza a chiunque le stesse a fianco e non era importante come lei stesse, bastava che gli altri sorridessero
.
Ora però era completamente sola, sola con se stessa, perché il suo unico appiglio di vita era volato via come una foglia in autunno, la sua foglia d’autunno era volata via perché la stagione la richiamava.
 
I ruoli si erano invertiti e ora era stata lei l’albero che era stato abbandonato, sola, in una stagione fredda che non ha pietà per nessuno e nemmeno per lei.

Tutto era incominciato quando, appena un’ora prima la bara era calata sotto terra, in quel momento, solo in quel momento, aveva realizzato che non avrebbe mai più rivisto quegl’occhi che l’avevano sempre accompagnata.

Solo allora si era resa conto che mai più avrebbe ricevuto carezze da quelle mani così calde ed estremamente dolci.

Solo allora si era resa conto che mai più avrebbe rivisto quel sorriso che l’aveva cresciuta.

Solo allora si era resa conto che mai più avrebbe avuto la sua mamma.



_____Capitolo 1_______Forgotten_______

Mezzanotte e due minuti esatti, zaino in spalla. Nessuno, ovviamente, era venuto a prenderla all’aeroporto, camminava a passo lento per il centro della città, l’aereo era arrivato verso le otto ma non le andava affatto di entrare a quell’ora nella sua nuova vita e così con il suo vecchissimo lettore Mp3 nelle orecchie, aveva fatto un giro per la città.


La canzone ora era “Forgotten” di Avril Lavigne. Già, dimenticato, perché lei avrebbe voluto aver dimenticato ma la sua mente glielo impediva perché si sa, i ricordi sono indelebili, e nessuno, mai, li può cancellare.

Certo puoi fingere di aver dimenticato ma alla fine tutto viene a galla.
Lei però non ci aveva nemmeno provato, perché da masochista, la quale era, continuava a ripercorrere ogni istante nella mente

I suoi bagagli consistevano nella giacca che aveva addosso con mille tasche che conteneva ogni pezzo della sua vita. Era larghissima, come i suoi pantaloni, pienissimi anche loro di mille oggetti che la ragazza si era portata dietro.
Aveva il cappuccio calato sul viso e qualche ciocca bionda, ribelle aveva fatto la sua comparsa, nonostante il suo capellino li avesse obbligati tutti sotto di sé.

Vista da lontana poteva sembrare benissimo uno di quei ragazzi over cento, con uno zaino ricco di mille scritte che conteneva le sue poche robe. Non aveva altro con sé, solo frammenti di una vita ormai da dimenticare.

Ad un certo punto però un frastuono superò le note che fuoriuscivano dalle sue cuffiette, era un rimbombare acuto, proveniente da un pub, la fila era poca ma, dalla sua visuale aveva visto che era stracolmo di persone.

Un omone, sulla trentina, grande quanto un armadio era all’entrata e osservava. Bastò un’occhiata della ragazza per farla passare.

Lei, le dicevano, aveva occhi che incantavano, color del ghiaccio, quasi bianchi, che lasciano trasparire ogni emozione, bella o brutta che sia e, anche se il buttafuori non aveva capito quale emozione fosse, di certo non era rose e fiori.

Si osservava, i colori delle luci psichedeliche erano svariati, c’era un bancone dove un barista belloccio serviva bevande, non poteva avere più di vent’anni e faceva cocktail a tutto spiano.

Alla sua sinistra c’erano diversi divani, dai colori più svariati, alla sua destra invece la pista da ballo e una scaletta. Questa portava su, in una balconata, dove un dj aveva da poco messo la canzone più commerciale che esistesse: “Please don’t stop the music”.

Ci aveva pensato e, perché no, si poteva fare, dopotutto lei aveva sempre avuto una certa abilità nel convincere le persone, le bastava un’occhiata e tutti facevano ciò che voleva. Non sarebbe stato difficile, solo complicato.

A passo lento ma duro cominciò a salire quelle scale di ferro con le sue scarpe da ginnastica ormai consumate dal tempo, non era sfuggita a nessuno quella figura grassa e goffa, non era da tutti entrare in uno dei pub più in della città con un abbigliamento simile, solo che dopo un primo sguardo, avevano ripreso tranquillamente a fare ciò che li aveva portati lì.

Lei non ci fece caso, dopotutto era abituata agli sguardi curiosi e di certo non sarebbero stati né i primi né gli ultimi.

Arrivata a destinazione, il dj, che in quel momento era distratto da una bella rossa che sculettava senza pudore, non fece nemmeno caso alla figura al suo fianco, fin quando due dita non gli picchiettarono la spalla.

“Che vuoi?” gli urlò a causa dell’audio troppo alto.
“ la tua console per cinque minuti esatti” gli rispose.
“ Ehi bimbo….”
“ bimba” non si mosse, glielo disse calma correggendolo
 “ si si certo, ehmn bimba devi sapere che io non cedo mai la mia console a nessuno”

Lo guardò dritto negli occhi, decisa, fredda, non sorrideva, non voleva, doveva convincerlo e quella era l’arma migliore anche perché prima di quel tipino aveva aggirato dj dalla testa ben più dura.

“ Anche se si potrebbe fare a costo di qualcosa in cambio”
“ Non sono la puttana di nessuno”
“ Mi piaci sai bimba? Fammi vedere che sai fare”

Gli sorrise riconoscente, ce l’aveva fatta, ancora. Tirò fuori da una delle tante tasche della maglia, un cd, non aveva un bell’aspetto ma funzionava alla grande.

Stoppò la musica e un coro di “noooo” si diffuse per tutto il locale.

Si levò la giacca, pesante, da dosso, sfilò il cappellino e lo agganciò ad uno dei passanti del pantaloni mentre la giacca finì appesa al balcone.

In quel momento il dj poteva notare quanto la “bimba” così grassa non lo fosse affatto. Il suo fisico era asciutto ma non troppo. I fianchi belli, larghi al punto giusto ben delineati e una terza favolosa agli occhi di qualsiasi uomo.
Il tutto coperto da una canotta, stile olimpico,  bianca che aderiva perfettamente al corpo.

Capelli lunghi fino al fondoschiena, biondissimi e naturali, viso dolce, trucco accennato sugli occhi solo una matita nera.

Quella giacca e quei pantaloni così larghi avevano coperto un fisico ben modellato, una delle poche cose di cui lei stessa andava fiera.
Era bella, davvero bella!

Finalmente una melodia, creata da violini elettrici, partì. Aveva inserito il suo cd.
 Era fortissima ma bellissima. Durò pochi secondi e subito dopo lei, con movimenti veloci cominciò a lavorare con la console, creando un sound pazzesco facendo scatenare tutto il pub.

Improvvisava in quel momento, era sempre stata brava ad improvvisare su di una delle sue basi.

Il dj era allibito, insomma la “bimba” ci sapeva fare. Lui stesso per sapere la metà di quello che lei stava facendo ci aveva messo anni.

Molti occhi erano puntati su quella bella figura che muoveva le sue dita lunghe ed affusolate sulla console. Due occhi in particolari era volti verso l’alto proprio verso di lei.

“ Brava la ragazza” fu quello che pensò, avrebbe voluto conoscerla ma appena finirono i cinque minuti, lei si infilò la sua giacca e scappò via.

Il volto basso, il cappellino calato sugli occhi.
Come era entrata uscì, senza sentire i mille complimenti che le avevano dato, ora era davvero tardi, ora davvero doveva andar via.

Ora poteva dare il benvenuto alla sua nuova vita.


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Ciau a tutti, bene bene se siete arrivati qui, come dico sempre, o vi è piaciuto o l'avete odiata oppure pensavate: ma questa fessa dove vuole arrivare?
Ebbene dove voglio arrivare? Ad una storia che ho in testa da circa un mese complicata, casinata ma dalla trama, a mio parere particolare e carina. Spero che recensiate e/o leggiate in molti la fic perchè a questa ci tengo taaaanto tanto. Beh che dirvi più se non il classico Baci Baciotti Bacioni Regina
p.s. se vi va leggete anche le altre mie fic...sempre se vi va....Ciauuuu

  
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