Un mese dopo...
- Dearie, domani dovrò recarmi nel
reame di Re George per un certo affare. Partirò alle prime luci
dell'alba e tornerò verso sera. Bada di non trascurare le tue
faccende mentre sono via. -
Belle annuì e si lasciò sfuggire un
sospiro, un po' rattristata.
Ultimamente gli accordi di Rumpelstiltskin lo portavano ad
allontanarsi sempre più spesso dalla sua dimora, lasciandola sola.
Se non fosse stato per la compagnia dei suoi amati libri, quei giorni
le sarebbero sembrati insopportabili e tremendamente lunghi.
Il folletto studiò per un attimo
l'espressione della sua domestica, cercando, forse, di decifrare quel
velo di malinconia che era calato sui suoi occhi di cielo, poi
riprese a filare. - Molto bene. Ora puoi anche andare a dormire.
Direi che per oggi hai finito. -
La ragazza si congedò con un sorriso
forzato, cercando di celare il proprio dispiacere, e un lieve cenno
del capo: - Buonanotte, Rumpelstiltskin. -
- Buonanotte, dearie. -
La mattina dopo,
Belle si presentò, come di consueto, nella sala dove ogni giorno
serviva la colazione al folletto, ma la trovò deserta e silenziosa.
Evidentemente il Signore Oscuro era già partito.
La giovane sospirò,
delusa; non aveva neanche fatto in tempo a salutarlo e augurargli un
buon viaggio.
Come previsto, la
giornata trascorse lenta e monotona.
Belle terminò
tutte le faccende entro il pomeriggio e si ritrovò a vagare per il
castello in cerca di una qualche occupazione per poter ingannare il
tempo, in attesa del ritorno di Rumpelstiltskin.
Da lettrice
appassionata qual era, si diresse immediatamente in biblioteca e
iniziò a scorrere con lo sguardo i titoli dei numerosi volumi
conservati sugli antichi scaffali.
Solitamente, quelle
parole, vergate elegantemente sul dorso delle rilegature, a lettere
dorate e decorate con intricati ghirigori, esercitavano su di lei un
richiamo irresistibile; la seducevano con promesse di avventure
intessute di pericoli e adrenalina, e la invitavano con insistenza ad
allungare la mano e iniziare a sfogliarne le pagine per poi perdersi
nel loro vortice di emozioni e dimenticare ogni preoccupazione.
Ma non quel giorno.
Nemmeno i suoi
preziosi compagni di carta e inchiostro riuscirono a distogliere la
ragazza dal pensiero di Rumpelstiltskin. Il viso ghignante
dell'Oscuro continuava ad infilarsi, prepotentemente e senza invito,
tra le pieghe della sua mente, rendendo impossibile l'impresa di
concentrarsi sulla lettura.
Belle sbuffò e
richiuse il libro con un gesto secco, sollevando una piccola nube di
polvere.
Perché la
lontananza di quel folletto la turbava tanto? Perché non faceva
altro che guardare l'orologio, sperando di vedere le lancette
compiere più velocemente il loro giro intorno al quadrante? Perché
ogni due minuti le sembrava di udire il rumore del portone che si
spalancava per poi rimanere grandemente delusa quando realizzava che
lui non era tornato e che si era solo immaginata tutto?
Scosse la testa per
scacciare quelle domande inopportune, poi gettò un'occhiata fuori
dalla finestra e scorse all'orizzonte dei fitti e minacciosi nuvoloni
neri che si stavano avvicinando al castello molto rapidamente. L'idea
di uscire in giardino e spendere qualche ora all'aria aperta era
decisamente inattuabile.
La ragazza sospirò
e lasciò la biblioteca, prendendo a gironzolare per il Castello
Oscuro, senza meta, come uno di quegli spiriti che, nelle vecchie
storie, infestavano i luoghi antichi e caduti in rovina con la loro
malinconica e funesta presenza.
La giovane salì e
scese infinite rampe di scale, percorse innumerevoli corridoi, entrò
e uscì da centinaia di stanze, e, pian piano, la noia cedette il
posto alla curiosità e ad un'irrefrenabile voglia di esplorare ogni
angolo del grande maniero di Rumpelstiltskin.
Mentre passava da
una sala all'altra, Belle sorrideva, ripensando alla sua infanzia al
palazzo reale di Avonlea: anche da piccola aveva sempre avuto una
grande passione per quel genere di “avventure”. Le piaceva
girovagare per la reggia facendo finta di essere una degli eroi dei
suoi libri e immaginare di partire per un'impresa gloriosa e irta di
pericoli.
All'epoca era
solita scorrazzare in giro per il palazzo sotto lo sguardo benevolo e
divertito di alcuni e guardata con disappunto e perplessità da
altri, che ritenevano il suo comportamento decisamente inadeguato per
una principessa, anche se ancora bambina.
Durante quelle
“esplorazioni”, Belle aveva scoperto l'esistenza di molti
passaggi segreti e stanze nascoste; aveva perfino disegnato una mappa
del castello che custodiva gelosamente in uno dei suoi libri
preferiti. Ovviamente si trattava di un'opera molto rudimentale e
imprecisa, ma la piccola ne andava assai fiera.
La ragazza si
riscosse da quei dolci ricordi d'infanzia e tornò al presente.
Anche il Castello
Oscuro celava di sicuro molti segreti tra le sue mura e i suoi
corridoi, e la tentazione di svelarne quanti più possibile era
irresistibile per una mente curiosa e vivace come la sua.
In fondo, che male
c'era in questo?
Cammina cammina,
Belle si ritrovò in cima a una delle torri più alte del castello,
in una stanza circolare simile a quella che Rumpelstiltskin
utilizzava come laboratorio, ma molto più piccola e spoglia.
L'unico elemento di
arredo era costituito da un vecchio arazzo tutto impolverato, appeso
alla parete di pietra.
Belle si avvicinò
e lo studiò con attenzione: un tempo i colori della trama dovevano
essere stati un rosso acceso e un dorato luminoso, ma ora erano quasi
del tutto sbiaditi, spenti dal tempo e dalla polvere; la decorazione
era ormai talmente rovinata che non si distinguevano più i contorni
delle figure.
La giovane non vi
trovò nulla di interessante così fece per tornare sui suoi passi,
quando venne investita da uno spiffero freddo che, ne era sicura,
proveniva da dietro il pannello di tessuto polveroso. Evidentemente
in quell'innocua stanzetta c'era molto di più di quanto apparisse ad
un primo sguardo.
La ragazza allungò
una mano con cautela e scostò il pesante tessuto, sollevando una
densa nuvola di polvere che la fece tossire e le provocò un lieve
bruciore a occhi e gola; ma ella non ci badò e il suo entusiasmo
salì alle stelle quando si rese conto che l'arazzo nascondeva, in
realtà, l'entrata di un corridoio buio e freddo. Gli spifferi
arrivavano proprio da lì.
Belle rabbrividì e
si strinse nelle spalle, contemplando il passaggio segreto davanti a
sé, che, più avanti, sembrava finire completamente inghiottito
dalle tenebre.
Il buonsenso le
diceva che non era affatto una buona idea avventurarsi là dentro.
Non sapeva nemmeno dove quell'oscuro tunnel l'avrebbe condotta. Ma,
in fondo, non era proprio questo il bello delle avventure? Non erano
forse l'ignoto, il pericolo e il mistero ad affascinarla?
Così, la curiosità
mise presto a tacere la prudenza.
Tuttavia, la
ragazza decise di procurarsi almeno una fonte di luce prima di
addentrarsi in quell'angusta galleria, così tornò al piano di
sotto, afferrò una candela e in pochi minuti si ritrovò di nuovo di
fronte all'arazzo.
Prese un gran
respiro per darsi coraggio dopodiché si addentrò nella piccola
apertura.
Era una fortuna che
fosse così minuta, perché il soffitto era molto basso e Belle
doveva procedere, a tratti, chinandosi leggermente.
La flebile luce
della candela non era di molto aiuto e sembrava che l'oscurità di
quel luogo potesse divorarla da un momento all'altro. Le pareti erano
umide e scivolose, inoltre il freddo aumentava sempre di più man
mano che la giovane proseguiva il cammino.
Non aveva idea di
dove stesse andando. Lo stretto percorso proseguiva in discesa e
curvava in più punti.
Il rumore dei suoi
passi e del suo respiro affannato risuonavano tutt'intorno e, più di
una volta, la ragazza ebbe l'impressione di non essere sola in quel
cunicolo.
Non essere sciocca, Belle. Non c'è
nessun altro qui. Ricorda: fa' una cosa coraggiosa e il coraggio
verrà da sé.
Si ripeteva in
continuazione quelle parole, come un mantra.
Fa' una cosa coraggiosa e il
coraggio verrà da sé. Fa' una cosa coraggiosa e il coraggio verrà
da sé.
La giovane non
sapeva da quanto tempo stesse camminando nell'oscurità: minuti o
forse ore, non avrebbe proprio saputo dirlo. Il tunnel sembrava non
avere fine.
Le facevano male i
piedi, rabbrividiva in continuazione, batteva i denti e aveva perso
la sensibilità delle dita a causa del freddo, inoltre la candela si
era quasi del tutto consumata.
Belle stava giusto
prendendo in considerazione l'idea di tornare da dov'era arrivata,
quando intravide una luce fioca e tremolante in lontananza e pensò
con sollievo di essere vicina all'uscita di quell'angusto budello
scavato nella roccia.
Avanzò verso il
barlume e si accorse che il corridoio si faceva sempre più largo.
Infine, arrivò in
una sorta di anticamera quadrata. Di fronte a lei ardevano due torce
accese, affisse alla parete, ai lati di una porta di legno, con i
battenti in ottone che raffiguravano il muso feroce di una terribile
bestia.
Belle deglutì:
aveva un brutto presentimento riguardo ciò che avrebbe trovato una
volta varcata la soglia, ma era arrivata fin lì e non aveva la
minima intenzione di tirarsi indietro dopo tutta quella strada.
Fa' una cosa coraggiosa e il
coraggio verrà da sé.
Prese un grande
respiro, appoggiò una mano intorpidita dal freddo sulla superficie
di legno e spinse con poca convinzione.
Con sua grande
sorpresa, l'uscio si aprì immediatamente, emettendo un cigolio
sinistro che riecheggiò tutt'intorno.
La giovane sfilò
con fatica una delle due torce dal proprio sostegno arrugginito, poi
mosse qualche passo incerto oltre la porta.
L'ambiente nel
quale si ritrovò era meno soffocante del lungo tunnel che aveva
percorso per giungere fin lì. Il soffitto era più alto e,
nonostante la mancanza di finestre o aperture verso l'esterno,
l'odore di chiuso e muffa impregnava molto meno l'aria.
Belle tenne la
fiaccola alta davanti a sé e la sua luce calda rivelò uno
sgangherato tavolino di legno: l'unico mobile presente in quel luogo
spoglio e freddo.
Sopra di esso, la
ragazza notò un curioso oggetto: uno strano pugnale era sospeso a
mezz'aria a pochi centimetri dalla superficie del tavolo e pareva
emanare un tenue bagliore. Una campana di vetro piuttosto impolverata
lo proteggeva, come se fosse stato un fiore delicato.
Sempre più
incuriosita, Belle avvicinò la torcia per poter osservare meglio
l'oggetto e avvertì un tuffo al cuore quando notò una scritta a
lettere nere come la pece che spiccava sulla lama, curiosamente
ricurva ai lati.
“RUMPELSTILTSKIN”.
Cosa significava?
Perché il nome del Signore Oscuro era scritto su quell'arma?
Esitò un istante,
poi rimosse con delicatezza la campana di vetro e strinse le dita
tremanti intorno all'elsa, sollevando il coltello e studiandolo
attentamente.
Qualunque cosa
fosse, doveva essere importante. Possibile che il folletto l'avesse
nascosto volontariamente nelle viscere del castello per tenerlo al
sicuro?
La giovane tracciò
con l'indice il contorno della R e fu come se una strana e
maligna energia si sprigionasse dal freddo metallo della lama.
All'improvviso
Belle avvertì una tremenda sensazione stringerle lo stomaco. La
sensazione di aver appena violato un arcano segreto, di cui lei non
poteva in alcun modo comprendere l'antico e oscuro potere; perché
quel coltello era chiaramente impregnato di magia nera e sembrava
pulsare di vita propria.
Rumpelstiltskin si
materializzò davanti al portone del suo castello, ben felice di
essersi finalmente potuto congedare da Re George e di essere di nuovo
a casa.
In realtà non
aveva mai considerato quell'imponente maniero una vera e propria
casa; semmai un luogo particolarmente isolato e lussuoso dove vivere
e potersi dedicare alla magia e alle arti oscure in completa
solitudine.
Ma, da qualche
tempo, gli veniva curiosamente spontaneo pensare al Castello Oscuro
come ad un luogo in cui poter ritrovare l'atmosfera calda e intima
che caratterizza un vero focolare domestico.
Sebbene proficua,
la visita a Re George era stata tutt'altro che piacevole.
Come il folletto
aveva previsto, l'arrogante principe James era morto, il sovrano
aveva chiesto il suo aiuto per sconfiggere il drago che terrorizzava
il regno di Re Mida e così era giunto il momento di far entrare in
scena un'altra pedina fondamentale del suo piano: il fratello gemello
del principe.
Il Signore Oscuro
aveva provato grande disprezzo e un profondo disgusto per il re che,
davanti alla salma del figlio, era parso molto più interessato alle
casse del regno e all'alleanza con Re Mida, e poco importava che
James non fosse sangue del suo sangue. Un figlio è pur sempre un
figlio.
Era stata una lunga
giornata e ora Rumpelstiltskin aveva solo voglia di rivedere il
sorriso con il quale Belle avrebbe accolto il suo ritorno. Sì,
sembrava strano anche a lui formulare certi pensieri, ma, in un certo
senso, quella piccola sfrontata, sempre con la testa fra le nuvole,
gli era quasi mancata quel giorno.
Senza indugiare
oltre su quelle scomode riflessioni, il folletto spalancò il portone
d'ingresso ed entrò nell'atrio.
- Belle! Sono
tornato! - Annunciò.
Quando non ottenne
alcuna risposta alzò gli occhi al cielo: sicuramente la sua
domestica si era rintanata in biblioteca a leggere, estraniandosi dal
mondo e da tutto ciò che la circondava.
Si diresse a grandi
falcate al piano di sopra ma trovò il locale completamente deserto e
silenzioso, come lo era stato per molti anni. Di Belle nessuna
traccia.
Dove poteva essersi
cacciata? Forse era già intenta a preparare la cena?
Rumpelstiltskin
stava giusto per andare a cercarla nelle cucine, quando avvertì
un'improvvisa e sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco, come
una morsa, poi l'immagine chiara e distinta del suo pugnale balenò
nella sua mente per qualche secondo, prima di svanire con la stessa
velocità con cui era apparsa.
Ciò poteva
significare solo una cosa: per quanto fosse difficile da credere,
qualcuno doveva aver trovato l'unico oggetto in grado di controllare
il Signore Oscuro...e di ucciderlo.
Rumpelstiltskin si
precipitò come un fulmine all'entrata del passaggio segreto che
conduceva al nascondiglio del coltello, mentre una miriade di
pensieri e domande presero a vorticare nella sua testa, come uno
sciame di api impazzite: chi mai era riuscito a penetrare nel suo
castello e a scovare il tunnel segreto dietro l'arazzo? E Belle? Le
era stato fatto del male? Era ancora viva oppure...?
La sua stessa mente
si rifiutò di soffermarsi su quell'ultima fosca possibilità. No,
Belle non era morta. Non poteva esserlo!
Arrivò al buio
corridoio in un istante e imboccò, senza la minima esitazione, lo
stretto passaggio che portava alla stanza segreta.
Corse a più non
posso e raggiunse il luogo in cui aveva riposto il suo pugnale
moltissimi anni prima, quando si era insediato in quel castello.
Si arrestò sulla
soglia della porta socchiusa e fece apparire una sfera di fuoco
scarlatto nella mano destra, pronto ad usare la magia contro gli
intrusi, chiunque essi fossero.
Ma si sentì gelare
il sangue nelle vene quando scorse la persona che si rigirava tra le
mani quel potente oggetto con fare curioso e, allo stesso tempo,
diffidente.
Belle?!
Non era possibile.
Come aveva scoperto quel posto? Che fosse una spia di Regina? L'aveva
ingannato per tutto quel tempo? Il suo unico obiettivo era sempre
stato solo il suo pugnale?
Rumpesltiltskin
vacillò per la sorpresa, ma solo un momento, poi riprese il
controllo della situazione e parlò con voce glaciale e
incredibilmente calma: - Cosa stai facendo quaggiù, dearie? -
La ragazza venne
colta di sorpresa e sussultò; per poco l'arma non le sfuggì di
mano.
- Rumpelstiltskin!
Io...io non... - Belle non sapeva proprio cosa dire. Per quanto il
tono del Signore Oscuro fosse sembrato pacato, era piuttosto ovvio
che fosse adirato con lei; il suo sguardo gelido sembrava volerla
trafiggere come una lama di ghiaccio.
In quel momento
desiderò di non essere mai scesa per quel dannato corridoio,
desiderò di essere rimasta in biblioteca e di non aver mai trovato
quel malefico pugnale.
Il folletto le si
avvicinò e le strappò di mano l'oggetto: ora i suoi occhi mandavano
lampi e la mascella era contratta per la furia. Ogni traccia di calma
era svanita.
- CHE COSA CREDEVI
DI FARE, EH?! - Sbraitò, poi la prese saldamente per le spalle e
iniziò a scuoterla in malo modo.
- VOLEVI FORSE
USARE QUESTO PUGNALE PER COSTRINGERMI A LASCIARTI ANDARE?! E COME
FACEVI A SAPERE DI QUEST'ARMA E DEI SUOI POTERI?! CHI TE NE HA
PARLATO?! -
Belle rimase
paralizzata dal terrore, senza capire il significato di quelle
accuse. Non aveva mai visto Rumpelstiltskin perdere il controllo in
quel modo, preda di una furia cieca e incontrollabile.
I tratti bestiali
del suo volto si erano fatti ancora più marcati e feroci, rendendo
il suo aspetto perfino meno umano del solito.
- Io non...io non
volevo... - La voce le uscì roca e debole.
- Ti avevo ordinato
espressamente di stare lontana dall'ala ovest del castello, eppure tu
mi hai disubbidito! -
La ragazza si sentì
mancare. In tutto quel suo distratto girovagare, non si era neanche
accorta di essersi avventurata proprio nella zona del Castello Oscuro
alla quale le era interdetto l'accesso.
- Mi dispiace, io
non sapevo... -
Ma il folletto non
la lasciò finire e prese a trascinarla con forza fuori dalla stanza.
- Sta' zitta! Non voglio più sentire una sola parola da te! -
La giovane non osò
replicare, terrorizzata com'era, ma grosse lacrime calde presero a
scivolarle lungo le gote.
Il percorso per
tornare all'arazzo sembrò molto più breve rispetto all'andata.
La presa ferrea
delle dita di Rumpelstiltskin sul suo polso le faceva male, ma Belle
non si lamentò né cercò di divincolarsi.
Il Signore Oscuro
non parlò più e non si voltò a guardarla neanche una volta; si
limitava a trascinarsela dietro con malagrazia, come se fosse stata
una bambola di pezza.
La giovane non
aveva la più pallida idea di dove la stesse portando.
Cosa voleva farle?
L'avrebbe punita? Le avrebbe fatto del male?
Presto però
riconobbe le scale che portavano alla sua cella, nei sotterranei del
castello.
Il folletto aprì
la porta con la magia e, con uno strattone, la spinse dentro,
facendola cadere in ginocchio sul freddo pavimento di pietra.
Prima che lei
potesse dire o fare qualunque cosa, Rumpelstiltskin richiuse a chiave
l'uscio e se ne andò, lasciandola sola.
- Aspettate, vi
prego! Lasciatemi spiegare! -
Ma l'unica risposta
che ricevette fu il suono dei passi del folletto che si allontanavano
e il secco rumore della porta delle segrete che sbatteva con furia.
Allora Belle si
accasciò sul pagliericcio e pianse, maledicendosi per non essere
rimasta in biblioteca e per aver ceduto alla sua fatale curiosità.
Da Stria93: Ma
buongiorno, splendori! :)
Come promesso, ecco qui l'aggiornamento di questa storia!
Ovviamente la principale fonte d'ispirazione per la stesura di questo
secondo capitolo è stata, ancora una volta, il capolavoro firmato
Disney “La Bella e la Bestia”, anche se ho volutamente attinto
anche alla scena di Skin Deep che ha spezzato il cuore a noi
rumbellers per la prima volta.
So di essere stata un po' cattiva, specialmente con la nostra eroina
che si trova a subire l'ira del Signore Oscuro senza poter fare nulla
per contrastarlo, ma non odiatemi per aver fatto emergere il lato
peggiore di Rumpel e per aver fatto litigare i RumBelle; ogni cosa
verrà risolta. Abbiate fede! ;)
Detto ciò, non posso esimermi dal ringraziare infinitamente
claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, Nimel17, padme83,
PoisonRain, Rosaspina7 per le bellissime parole che hanno speso
per il capitolo precedente; annachiara27, Araba Shirel Stark,
Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, padme83, S05lj
per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e
ultimi, ma non meno importanti, tutti i lettori silenziosi. :)
Alla prossima, dearies! <3
Baci!