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Autore: Clouds_Jas    02/05/2014    4 recensioni
«Polvere di speranza» Una voce spezzò il mio silenzio interiore, una voce melodiosa e dolce come lo zucchero filato.
Così spostai lo sguardo dai colori per poi sprofondare in due grandi pozze scure, tanto profonde quanto luminose.
Mi guardava così come io guardavo lui, con curiosità e un pizzico di stupore, perché tra mille quadri solo io e lui eravamo li ad ammirarne uno così abbandonato.
Questo fu solo l’inizio di un amore fatto di sguardi e nessuna parola, fatto di emozioni nel silenzio riempito dai battiti del nostro cuore, e dalla luce delle stelle.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Cioccolato fuso, ma freddo. Cosa nasconderà dietro quello sguardo profondo? Perdersi in ciò che sembra non è difficile per me, ormai conosco il suo viso come fosse il mio, ma non ho ancora decifrato nulla nei suoi occhi.
Ricordo ancora il giorno in cui lui e io ci notammo davvero.
 
Ero ad una mostra d’arte, annoiata a morte dalla spiegazione del professore e con gli occhi fissi su un quadro in particolare: una tela scura ritraente le stelle.
Le varie sfumature di blu mi incantarono, la bellezza dei colori mi fece avvicinare, ero trasportata da una forza più intensa di quella artistica, ero mossa dalla magia del destino.
Mi sentivo rapita, dai sentimenti che quella tela suscitava in me: la durezza del cielo notturno, la malinconia; l’amore, le stelle e la luce da esse provocata, la speranza.
«Polvere di speranza» Una voce spezzò il mio silenzio interiore, una voce melodiosa e dolce come lo zucchero filato.
Così spostai lo sguardo dai colori per poi sprofondare in due grandi pozze scure, tanto profonde quanto luminose.
Mi guardava così come io guardavo lui, con curiosità e un pizzico di stupore, perché tra mille quadri solo io e lui eravamo li ad ammirarne uno così abbandonato.
Questo fu solo l’inizio di un amore fatto di sguardi e nessuna parola, fatto di emozioni nel silenzio riempito dai battiti del nostro cuore, e dalla luce delle stelle.
 
Sono passati ormai sei mesi, sei mesi in cui l’ho cercato tra la gente, sei mesi in cui l’ho pensato costantemente, sei mesi in cui l’ho associato alla bellezza delle stelle. Sei mesi in cui non ero più me stessa, sei mesi passati a cambiare lentamente e a chiedermi perché fossi così interessata a lui.
 
Seduta sul pavimento della palestra lo fissavo parlare con i suoi amici.
«Pensierosa Eveline?» Domandò una voce proveniente dalla mia destra.
Mi voltai verso di essa e vidi il volto sorridente della mia migliore amica sorridermi leggermente divertita dal mio comportamento.
Le sorrisi di rimando. «Violet! Non puoi spuntarmi così alle spalle, mi farai prendere un infarto prima o poi!»
Era impossibile non notarla, con quegli occhi chiarissimi e i capelli corvini, sembrava essere uscita da una rivista di moda; al contrario di me che con questi banali occhi castani e i capelli così scuri passavo tranquillamente inosservata, cosa che non mi dispiaceva nemmeno un po’.
«Scommetto un gelato che stai di nuovo stalkerando il povero Nate! »
«Ehi… – Cominciai distogliendo lo sguardo dal biondo e dirigendolo nuovamente verso di lei. – Per chi mi hai presa? Io non stalkero proprio nessuno!»
Afferrai una ciocca di capelli e ne esaminai le punte.
Avevano proprio bisogno di una spuntatina, ormai le doppie punte avevano le doppie punte.
«Ah si, vediamo un po’… Quando è il suo compleanno?»
«Sedici luglio.» Risposi senza pensare.
«Nome completo? Classe? Sezione? Sport preferito? » Chiese tutto d’un fiato osservandosi le unghie.
«Natan Yer. Quinto B. Calcio. Vuoi anche la sua squadra preferita? Real Madrid, ovviamente!»
Presi un respiro profondo mentre lei tratteneva a stento una risata.
«E poi non saresti una stalker! Nemmeno lui sa tutte queste cose di se! »
«Effettivamente avendogli parlato solo una mezza volta… Ma tu mi hai chiesto cose elementari!»
Ignorò la mia risposta mugugnando.
Sospirai piano tornando a concentrarmi sui suoi lineamenti dolci del suo volto e sui movimenti armoniosi del suo corpo.
Violet si girò di nuovo verso di me. «Perché non vai lì e gli parli?»
Strabuzzai gli occhi alle sue parole. Me lo stava chiedendo davvero?
«Con la timidezza che mi ritrovo credo che mi sverrei presa dall’emozione, oppure gli vomiterei addosso, o –
«Ma che dici? Tu devi pensare di essere sola con lui, come in una bolla, e che le persone intorno a voi siano in mutande! Funziona sempre!»
Storsi le labbra disgustata da quel pensiero.
«Oppure – Continuò lei notando la mia espressione di disapprovazione – Puoi semplicemente parlargli pensando a lui come ad una ragazza, una amica.» Appoggiò la testa al muro aspettando una mia mossa.
Posai le mani sul pavimento, e feci pressione per alzarmi in piedi con il sedere addormentato. Presi una mano di Violet e la tirai su.
«Nemmeno in sogno.» Dissi guardandola.
Strinse ancora di più la mia mano e mi trascinò con se. «Devi avere fede in te stessa Eveline, sei forte, devi solo cacciare il tuo coraggio e farti avanti. Su su, andiamo.»
Mi puntellai sui piedi impedendole di proseguire. «Ti ho detto che non voglio parlargli! Vedi, non mi interessa nemmeno più!»
La mora mi lanciò un’occhiataccia. «Ma se fino a due secondi fa ti deprimevi mangiandotelo con gli occhi! – Mi trascinò ancora verso di lui – Ma se vuoi, puoi anche rimanere zitella a vita!»
Mi morsi il labbro inferiore e spostai parte del peso sul piede destro riflettendo. «Cosa centra restare zitella a vita?» Chiesi confusa.
«Se non trovi il coraggio di parlare ad un ragazzo ora, non lo troverai mai! Attiva il cervellino scemetta!»
«Hai ragione… Ma ehi! A chi stai dando della scema? Brutta babbuina!»
Scoppiammo a ridere insieme e poi continuammo a camminare per il perimetro della palestra.
«Dammi del tempo e mi avvicinerò a lui!» Continuai contenta.
Lei annuì prendendomi a braccetto e trascinandomi aumentando la velocità per poi fermarsi all’improvviso a pochi passi da Natan.
Sentii un colpo secco dietro la mia schiena e il vuoto sotto il mio corpo.
Precipitavo.
Allungai velocemente le braccia e mi aggrappai alla prima cosa davanti a me, ad una persona. Ad un ragazzo.
Gli allacciai le braccia al collo e resi stabile il mio -ormai precario- equilibrio. Spaventato, lui mise le sue mani sulla mia vita per aiutarmi a non cascare entrambi sul pavimento.
Nel vedere i suoi splendidi occhi scuri guardarmi con dolcezza e preoccupazione, il mio cuore si fermò per un secondo per poi riprendere a battere sempre più forte e più velocemente.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, i suoi magnifici occhi scuri mi fissavano con curiosità mista a preoccupazione e -dettaglio assolutamente non trascurabile- mi stava stringendo in qualcosa molto simile ad un abbraccio.
Percepii le guance andarmi a fuoco e presa da un forte imbarazzo, lasciai cadere le braccia lungo i fianchi.
«S-s-sc-scusa» Balbettai.
Mi persi in quel sorriso dolce, in quell’espressione buffa che avevano assunto i suoi occhi trascinati in una dolce risata.
Guardare lui era come guardare un neonato, provavo la stessa tenerezza, lo stesso impulso di stringerlo tra le braccia e non lasciarlo più andare.
«Fa niente.» Mi tese la mano. «Comunque io sono Natan, puoi chiamarmi anche Nate.»
Confusa, abbassai lo sguardo sulle sue dita affusolate e gliela strinsi con fare incredulo.
«Eveline.» Squittii quasi.
«Lo so.» Aggiunse lui sorridendomi ancora.
 
Non avevo mai creduto all’amore a prima vista, eppure da quando l’ho incontrato, ho cominciato a crederci.


Spazio autrice.
Salve a tutti! Sono Jasmine, una nuova iscritta del sito.
Ho scritto questa fanfiction impostandomi sulla dolcezza più che sull'amore, non ho voluto concludere con il solito "ti amo" che negli ultimi tempi viene usato come carta straccia. Cosa dire? Lascio a voi i commenti! :D
Un bacione, 
Clouds_Jas 
  
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