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Autore: Nessie86    02/05/2014    0 recensioni
Alla tua pelle attingo quando il richiamo nella notte si fa irresistibile e l’oscurità sopraggiunge inarrestabile. Mi fondo in essa e con essa, e lascio che mi avvolga tutt’intorno senza tregua. Immobile la osservo, nelle sue lievissime increspature, quasi invisibili ma presenti. Segni, segni del nulla, bianca e delicata, protezione. (Estratto)
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Tina

 

 

 

“Contro un amore gradito vuoi ribellarti?”

 

Con queste parole incendiò l’animo ardente d’amore,

speranza diede al cuore incerto,

dissolse il pudore.

 

“Me fuggi? Oh, per queste mie lagrime, per la tua destra,

pel nostro amore,

se t’ho fatto del bene, se pur qualche cosa

di me ti fu dolce,

o ti prego,

se posto c’è ancor per le suppliche,

smetti questo pensiero!

T’inseguirò, con faci fumose:

quando la gelida morte separerà corpo ed anima,

fantasma t’inseguirò dappertutto.”

 

Crudele Amor, a che cosa non forzi i cuori degli uomini.

Ascendere ancora alle lagrime, ancora a tentar le preghiere,

a piegare l’orgoglio, supplicando, all’amore,

per non lasciar nulla intentato,

per non vanamente morire.

 

 

Virgilio, Eneide, Libro Quarto

 

 

 

 

 

 

 

 

Parte di te

 

 

 

 

 

Capelli.

 

Seta d’oriente, rifugio per le mie dita, attratte da essi come da un ancestrale richiamo. Velluto prezioso, scomposta matassa, vortici ineffabili, girandole gioiose, rassicurante oscurità. Riflessi notturni, lucente fragilità, eppure instancabile forza, appiglio, ricongiungimento.

Con gli occhi chiusi, in piedi davanti a me, la mia mano, protesa, continuamente scompare tra essi. Si ribellano alle carezze, quando ancora ti ritrovo e non sei più parte di me.

Non passa molto, tuttavia, perché divengano docili e si arrendano al mio tocco continuo e scomposto, incostante ma persistente. Eccoli, nuovamente, riconoscono me e i miei palmi che li accompagnano nella giusta direzione.

Ricordi di quando ti trascinavo dovunque su di me, stringendoli e tirandoli, così forti, unica speranza di salvarmi dal vento impetuoso dell’infinito che sopraggiungeva.

Sono ancora miei, i tuoi capelli. Fibre del mio corpo, corde della mia anima, essenza e destinazione.

Sono miei, li sento, e posso sentirti cedere attraversandoli, e ancora posso sentire la mia pelle arrendersi al solo sfiorarli, tremante e a tratti insicura, quando vorrei solo riaverti, come un tempo, nulla più.  

 

 

Occhi.

 

Calore tropicale, intensità del firmamento, fogliame autunnale caduto su un prato di giovane erba. Resina di un vecchio abete, tramutatasi in ambra battuta dall’arsura solare. Alveare stillante il miele più dolce, e amaro al contempo, quando l’apicoltore esige un non dovuto tributo e le custodi del prezioso tesoro si ribellano a lui. Battaglie d’ogni tempo si intrecciano in essi e da essi si spandono, diramandosi alla continua ricerca di un punto indefinito su cui arrestarsi. Languore, terra bagnata, vento del deserto, acque agitate, mare mosso in un inarrestabile turbinio. Noce, castano, ciliegio, imbrunire, o forse albeggiare.

Mi perderei se non vi trovassi una strada già tracciata, e potrei percorrerla a nuoto, quando limpidi e cristallini mi invitano a immergermi in essi.

Ti guardo e in un momento ti vedo dentro. Attraverso l’impalpabile velo dai mille riflessi dell’oro e rimango abbagliato dall’intensità di ciò che scopro.

Un intero universo si schiude intorno a me e credo di volare. Vortice, vortice, e ancora bufera, ma d’un tratto arresti il mio incedere incerto.

Ti ho trovato, e mi hai riconosciuto. Mi guardi di nuovo come la prima volta, sbalordito e incantato. Mi guardi e io torno a vivere. Sei consapevole di noi, lo sei così tanto che il tuo stupore mi squarcia il cuore e se ne nutre.

Volevo soltanto che anche tu mi vedessi. Volevo soltanto che anche tu non mi dimenticassi.

 

 

Pelle.

 

Infinita distesa ombreggiata, solcata da rilievi e avvallamenti. Sinuosa malinconia, nettare, primizia. Nata per richiamarmi alla fonte. Liscio e morbido incanto, avvolgente primavera, aurora d’inverno, mio nutrimento. Fragile seppur sicuro rifugio per ogni parte di me.

Alla tua pelle attingo quando il richiamo nella notte si fa irresistibile e l’oscurità sopraggiunge inarrestabile. Mi fondo in essa e con essa, e lascio che mi avvolga tutt’intorno senza tregua. Immobile la osservo, nelle sue lievissime increspature, quasi invisibili ma presenti. Segni, segni del nulla, bianca e delicata, protezione.

Le tue braccia scoperte mi rimandano a mille promesse e ancor più desideri. Mi ricordano il calore e la forza, il mio tremare tra esse. Ogni porzione esposta del tuo collo è un diverso profumo e sapore, un diverso sentore, un diverso colore, diverso da tutti quelli esistenti e da quelli ancora ignoti. Non potrei, nemmeno se lo volessi, smettere di venerare ogni singola parte di te, quando dormi e la tua schiena nuda è l’enorme distesa su cui disporre il mio corpo, su cui tessere intricati e invisibili intrecci con le mie dita, su cui inspirare a pieni polmoni e poi poggiare il capo, seguendo i tuoi movimenti fluidi e lasciandomi cullare.

Mi manca poterti sfiorare, mi manca poterlo fare in ogni momento del giorno, mi manca la ruvidezza della tua barba appena accennata, mi manca la tensione nell’incavo del tuo collo quando vi affondo con le labbra.

E tu, che stai qui davanti, non dici niente, immobile e forse impassibile finché non faccio un passo nella tua direzione.

Eccoci di nuovo, legati dallo stesso respiro che viene fuori dalla mia bocca e si insinua nelle tue narici per poi essermi restituito. Sento il tuo calore, eppure non mi credi ancora, lo sento e mi distrugge. Fidati di me. Ti prego. Fidati.

 

 

 

Mani.

 

Fusi sottili e torniti, sentore di fragilità, chiaroscuro di lucido e opaco, tensione, delicatezza, ricordo. Mille volte ho tentato di spiegarmi le ragioni, mille volte ho miseramente fallito nel trovarle, quando vagavo dentro me stesso chiedendomi il perché. Sono nate per rendere palese e manifesta ogni parte di te che tenti con ostinazione di nascondere, si ribellano alla tua volontà, rischiarando ogni singola sfumatura della tua essenza. Non potrai fermarle, non potrai controllarle, sfuggono di continuo come anguille guizzanti e rimango incantato a osservarle. Dicono di te tutto ciò su cui taci, e ne gioisco, poiché grazie ad esse ho potuto scoprire i cangianti e mille volte sorprendenti caleidoscopici riflessi che da te si irradiano.

Sapienti, come poche, pizzicano corde tese creando melodie che parlano di noi. Lo so. Ancor prima che ti incontrassi suonavi per noi. Avevi già creato quel rifugio di nuvole per me e te. Aspettavi solo di trovarmi, aspettavi solo che la tua metà se ne accorgesse, e ti permettesse di prenderla per mano e di aiutarla a ricongiungersi a te.

Su di me vagano, esplorano, si confondono mischiandosi e separandosi. Mai potei immaginare, neppur delle più sfrenate fantasie, tutto ciò che avrei provato quando si fossero posate lievi su di me. Come un ceramista lascia che l'argilla ruoti morbida tra le sue mani, l'accompagna nel percorso che la porterà alla sua destinazione. Il suo è un lavoro lento e paziente, non tenta di forzarla, si limita ad assecondarla poiché conosce già il suo destino e, per quanto possa essere lunga la strada per il suo compimento, sa che nulla potrà impedire che avvenga.

È per esse che ritrovai me stesso, fui la tua argilla e tu mi plasmasti ogni notte in modo diverso, rendendomi capace di assumere forme di cui non ero mai stato a conoscenza.

Vorresti tornare a toccarmi? Vorresti credere che questo ammasso incomposto si stia sciogliendo lentamente alla pioggia rischiando di spargersi sull'asfalto e non trovando più appigli per resistere?

Vorresti sentire il mio richiamo diverso ogni volta che mi sfiori, mi stringi, mi fai quasi male lasciandomi i segni delle tue dita che si artigliano alla mia schiena in cerca di salvezza?

Dimmi che lo vorresti anche tu, e pure se fosse la minima parte di quanto lo voglia io stesso, sarebbe comunque più di quanto abbia mai voluto qualunque altra cosa al mondo.

Forse la vista m'inganna quando scorgo un cenno di movimento tra le mani che hai mollemente lasciato cadere lungo i fianchi, nonostante io sia qui e t'implori.

No. Stai piano sollevandola e portandola al mio petto in tumulto. C'è qualcosa, qualunque cosa che io possa fare perché tu non lo senta? Per nascondere alla tua coscienza ogni scosceso dirupo e ogni invalicabile montagna il mio cuore si trovi a dover affrontare ogni volta che mi spoglio di ogni difesa e al tuo cospetto mi pongo quasi scorticato da ogni singola fibra non sia stata tessuta da te?

Non vorrei credessi che, attendendo il tuo perdono, io stia morendo.

Potrei semplicemente accoglierti ancora come un tempo, potrei ancora fare in modo che tu mi accolga.

Ma questa volta ho paura che, qualunque cosa dica o faccia, continuerò a scorgere il terrore nei tuoi occhi.

Non avrei voluto, non lo avrei mai voluto, ho trattenuto il respiro mentre lui era accanto a me, ho rivolto altrove lo sguardo, gli ho risposto con freddezza.

Dimmi, dammi una ragione, ho il sentore di qualcosa che sta per spezzarsi, e sono quasi sicuro che sia tu. Ti vedo, già incrinato, non basta più quel momento di noi, al sicuro da tutto.

Stenti. E ancora mi uccide tutto il male che ci stiamo facendo.

"Sai che non potrei mai amare nessun altro, sai che sei il solo, sai che sei tutto."

Ti sento trattenere il respiro.

Poi ti arrendi, la tua barriera crolla come un muro di mattoni seccati dal sole da infinite torride estati.

Non ho neppure il tempo di allargare le braccia e richiamarti, che sei su di me, il mio viso inondato dalle lacrime che mischi a baci disperati come non lo erano mai stati, esplodendo, meteora che arresta la sua corsa nell'oceano, occhi di giada, pelle d'avorio, mani di raso. Amami.

Amami, sento che lo vuoi, ti stringo così forte perché temo che, se lasciassi la presa, i mille pezzi di te crollerebbero sparpagliati sul freddo pavimento che calpestiamo con questi corpi stanchi e pesanti.

Basterebbe poco per librarci in volo, basterebbe che trovassi nuovamente il coraggio.

Ma tremi e non mi permetti di parlare, dipendente dalle mie labbra come ne andasse della nostra stessa sopravvivenza.

Lascio che mi baci, lascio che mi graffi e mi odi e mi batta i pugni sul petto. Lascio che mi guardi con disprezzo e schifo e disgusto.

"Se davvero esiste un Dio in questo mondo dominato da demoni, se davvero c'è una luce di speranza, un orizzonte caldo cui puntare, spiegami perché, dimmi perché ogni volta che ti vedo con lui un briciolo del mio cuore va in frantumi per sempre? Dimmelo! Non era questo che volevo per noi. Mi strapperei la carne dal corpo pur di proteggerti. E tu, invece, hai scelto ancora lui."

"Se solo per un secondo riuscissi a vedere ciò che vedo io quando ti guardo con questi occhi, non avresti più timori, dubbi, insicurezze, mai più. Perché ciò che vedo io è uno scorcio di me stesso, e non uno qualunque, ma l'unico vero motore della mia esistenza. Potrai continuare a pensare che io abbia scelto lui. Ma non riuscirai nemmeno per un attimo a farmi desistere dall'ostinata intensità con cui ti appartengo. Vai. Sei libero. Lasciami per sempre, smetti di soffrire, non subire tutto questo."

"Sarei nulla senza di te."

"Provaci."

"Nonostante mi costringa, non riesco a ricordare cosa fosse la mia vita prima di te. Credo di aver, in fondo, sempre vissuto per attenderti."

Mi allontano da lui. Gli volto le spalle. Non riesco a guardare la sua bellezza mentre sta cercando le parole per dirmi addio. Conto i passi che mi separano dalla porta e compio il primo di essi.

"Non voglio che tu vada."

La sua voce insicura non è abbastanza, non quando sono vittima e carnefice al contempo.

Scomparirò. Pur di smettere di fargli del male.

"Fermati! Non mi importa. Non mi importa di quanto spesso dovrò vedere il tuo sorriso spento, non mi importa di dover restare in disparte e guardarti da lontano. Non mi importa. E anche se crollo miseramente senza di te, so che tornerai. Sempre. A passare le notti con le dita tra i miei capelli, a ridere di cuore perso nei miei occhi, a prenderti cura di ogni millimetro della mia pelle, a lasciare che le mie mani accolgano tutte le parti di te. Non posso vedermi attraverso te, è vero, ma posso vedere ogni sfumatura delle tue labbra, e voglio che continuino a posarsi su di me, a far affiorare quel sorriso che riservi a me soltanto, ad assumere quella strana forma quando pronunci il mio nome. Voglio te, Chris."

"Tu mi hai, Darren. Più di quanto gli uomini abbiano un cuore. Ce la faremo, lo sai, non ho altre certezze nella mia vita. Ce la faremo, in fondo sei parte di me. Ed io, io non sono null'altro che parte di te."

 

 

 

Buon compleanno, Tina.

Grazie, Elisa.

  
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