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Autore: AxXx    03/05/2014    1 recensioni
Dopo la battaglia di Manatthan Alex Dahl torna, con la sua orda, in Norvegia, dove, dopo tante fatiche, può riposare.
Ma un mezzosangue non può mai riposare. Infatti, quando Odino perde i suoi corvi messaggeri, non fidandosi di nessuno per ritrovare i suoi messaggeri personali, chiede aiuto al figlio che, per l'ennesima volta, è costretto ad abbandonare il suo campo per una missione che, ancora lui non lo sa, lo porterà ad incontrare qualcuno di molto speciale.
[Sangue del Nord Crossover Kane Chronicles]
(Ringrazio Lilium, mia compagna in questa piccola avventura laterale :3 )
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Spin-off Sangue del Nord'
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                                     Troppi Infarti per una Notte sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non era la prima volta che mi ritrovavo a un passo dalla morte, e vi posso assicurare che non fu nemmeno l’ultima.
È decisamente una situazione piuttosto comune per un mago della Casa della Vita, ma ogni volta mi stupisco di quanto sia difficile abituarsi al dolore.
Ogni volta è nuovo, più intenso, diverso dal precedente. Non si ci può abituare a qualcosa del genere.
E quando l’incantesimo scagliato da Setne mi colpì in pieno, qualsiasi altra futile riflessione che fino a quel momento occupasse la mia mente venne scacciata.

Brucia.

Dolore.

Fuoco.

Sensazioni che penetravano in ogni angolo del mio corpo non lasciando spazio a nient’altro.
Sentii una voce familiare che chiamava il mio nome, distorta e ovattata, distante come se mi stessi trovando sott’acqua.
Poi dei coltelli che mi trafiggevano ancora più violentemente il fianco, nel punto in cui qualcuno mi stava toccando, facendomi scoprire una soglia di dolore ancora più spaventosa. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola, mio malgrado.

Attraverso le palpebre socchiuse intravedevo una sagoma dai contorni confusi, a tratti ombrosa e a tratti troppo luminosa per poterla cogliere realmente.
Era Alex, ed era preoccupato.
Per me.
Forse avrei dovuto esserne lusingata, ma in quel momento decisamente non era a quello che pensavo.

“Aspetta… ho quello che ci vuole” disse cercando di essere rassicurante.
Guardò il mio fianco, il punto in cui l’incantesimo aveva bruciato brutalmente la mia pelle (e la mia giacca nuova!), poi ripescò dal suo zaino una boccetta piena di liquido violaceo.
Se fossi stata sicura che dischiudendo le labbra non avrei cacciato un altro urlo l’avrei ringraziato, o più probabilmente (e in modo decisamente imbarazzante) avrei iniziato a sproloquiare in preda ai deliri su quale fosse il prodotto per capelli che usava per averli così ricci e luminosi e a lamentarmi dei fastidiosi maghi morti che si ostinavano a tornare dall’Oltretomba.
Quando il fluido toccò la mia ferita quella tornò a bruciare.

“Ahi! Ahi, fa male!” mi lamentai cercando di allontanare la sua mano dal mio fianco come meglio potevo, ammaccata com’ero.

“Come tutte le medicine… stai calma e il dolore passerà… insieme alla bruciatura.”

Serrai gli occhi e mi irrigidì, ma dopo appena qualche attimo non potei che riconoscere che aveva ragione.
Pian piano mi rilassai, notando finalmente e con piacere che nell’altra parte della stanza c’era Setne che lottava decisamente arrabbiato contro i corvi. Gli davano filo da torcere, anche se non dubitavo che se ne sarebbe liberato presto.

“Cavolo… grazie, credo che mi hai appena salvato.” Dissi riconoscente ad Alex, cercando di non arrossire a vederlo così vicino.
Gli sorrisi grata, anche se un po’ confusa, e lui rispose, felice di costatarmi viva.

“Estrarrò il tuo sangue dal tuo cadavere!” ed ecco che Setne rovinava un bel momento!

Questa capacità dei cattivi è una di quelle che ho sempre detestato di più, oltre al fatto che sono cattivi e che hanno la propensione a distruggere il mondo.
Alex lo guardò e il sorriso che mi aveva rivolto sfumò per trasformarsi in un linea dura.

Il mago lanciò un fulmine, ma Alex non si fece prendere di sorpresa.

“Lo vedremo.” Disse sicuro di sé mettendosi in piedi e creando uno scudo magico.
Sarei volentieri rimasta sul pavimento, per quanto non fosse esattamente definibile come comodo, ma c’era il fantasma di un mago morto deciso a rovinarmi la vita che non era della mia stessa opinione, quindi mi tirai su e mi rassegnai all’idea di dover rendermi utile per quanto mi fosse possibile.

“Prepariamoci, questa volta non sarà così facile.” Sbuffai afferrando il bastone e la bacchetta che erano scivolate poco lontane dal luogo della mia caduta.

“Trova la gleipnir nel mio zaino… e usala.” Disse Alex rivolgendosi nuovamente a me mentre intorno alla sua figura iniziavano a formarsi rune a me incomprensibili “Io lo trattengo.”

Annuii per fargli capire che avevo capito. Stavo per augurargli buona fortuna, ma prima che potessi pronunciare una sola parola lui si lanciò contro Setne impugnando saldamente la spada e voltandomi le spalle.
Feci come mi aveva detto.
Il suo zaino era a nemmeno un metro da me, ma io mi avvicinai, portandolo con me, nell’angolo in cui erano svenute le mie due migliori amiche, con l’intenzione di proteggerle se fosse partito un incantesimo sfuggito al controllo dei due combattenti.
Frugai nello zaino alla ricerca di gleipnir . Non sapevo nemmeno com’era fatta, ma dubitavo che Alex si portasse dietro più di una corda magica.
Era pieno di ogni stravaganza che potesse essere utile in battaglia, ma non trovavo l’unica che in quel momento mi sarebbe potuta essere davvero di aiuto.

Quando aprii una delle tasche laterali, finalmente trovai qualcosa. E, no, non si trattava della corda, ma la mia curiosità ebbe la meglio, come sempre.

Era un foto.
C’era Alex.
 E c’era anche una morettina che gli stava avvinghiata addosso.
Beh, forse avrei dovuto aspettarmelo, in fondo non potevo certo pensare che uno come lui se ne andasse in giro aspettando la prima quindicenne (ok, quattordicenne, ma c’ero quasi!) che sbavava per lui anche essendo felicemente fidanzata.
Non fraintendete, nella mia testa stavo insultando con tutti gli epiteti che avevo imparato nella mia breve quanto colorita vita quella tizia, ma non credo sia il momento giusto per ripeterli (né tantomeno il posto più adatto).
Così, lanciando l’ultima maledizione a quella vacca di Hathor (non in senso figurato, ma questa è un’altra storia) ad Afrodite, Cupido e a chiunque fosse la divinità dell’amore norrena, ripresi a cercare gleipnir nello zaino magico di Alex.

E la trovai. Forse perché quel deficiente del destino aveva deciso di aver già dato troppo fastidio, e per un attimo credetti di essermi sbagliata, ma non poteva che essere quella la famosa corda.

Era sottilissima, dall’aria tanto fragile che sembrava mi si potesse spezzare fra le dita al minimo sforzo, ma se Alex aveva detto che poteva imprigionare anche le divinità più forti, io gli credevo. Di stranezze nella mia vita ne avevo viste tante, e quella non era la più particolare o la più incredibile.

Mi voltai giusto in tempo per vedere il ragazzo che cadeva a terra disarmato. Aveva gli occhi chiusi, ma non era morto. Non ancora, perlomeno.
La spada scivolò con un clangore metallico troppo lontano perché potesse recuperarla, mentre Setne gli puntava una delle sue falcette alla gola, tanto vicina che avevo paura che se Alex avesse deglutito l’avrebbe trapassato, l’altra sguainata verso di me.

Un avviso.

“Eh, Sadie? Siamo al capolinea. Dammi quella corda, aiutami a fare l’incantesimo” il suo tono accondiscendente, magnetico, e soprattutto la lama puntata alla gola del mio amico, mi fecero desistere dall’essere troppo arrogante.

“Altrimenti?” beh, sapevo cosa c’era altrimenti, non mi piaceva e sicuramente non l’avrei voluto prima dei miei quindici anni (o degli ottanta) ma dovevo guadagnare tempo. E farlo parlare era il metodo migliore, collaudato anche nei cartoni animati.

Il ghigno di Setne mi fece capire che, sì, spiegarmi il suo piano malvagio lo riempiva di orgoglio.
“Altrimenti? Altrimenti potrei spingere, solo un pochino, e far morire questo bell’imbusto in pochi attimi.
Poi potrei uccidere le tue amiche. Sai, non ci metterei più di due secondi. E morirebbero sul colpo. E a quel punto, tu, che cosa potresti fare da sola? Leggeresti per me, alla fine, o, nella peggiore delle ipotesi, dovrei attirare un altro mago particolarmente potente. Come il tuo fratellino, oppure quel bel ragazzone, come si chiamava… Walt, si lui. Funzioneresti a meraviglia come ricatto, credimi” il suo detestabile sorrisetto rimaneva lì, arrogante e spavaldo. Aveva vinto, mio malgrado dovevo ammettere che le possibilità di salvezza mia o degli altri erano spaventosamente basse.

Lui dovette aver intuito dalla mia espressione che ero indecisa, superò il corpo riverso a terra di Alex, spostandolo indietro con un calcio e allungò una mano verso di me.

“Dammi la corda, Sadie. Puoi salvare la tua vita e quella delle tue amiche, non sprecare così un’opportunità” sorrideva tranquillo.

Aveva ragione.

Stavo per dargliela, ammaliata.

E poi vidi la situazione capovolgersi, per l’ennesima volta.

Alex si alzò con uno scatto allungando la mano verso la spada e con il manico colpì la nuca del mago. Dovevo ammettere che quel ragazzo era bravo a fingersi morto.

Un talento naturale.

E mi accorsi che quella canaglia schifosa di Setne stava usando i suoi poteri per influenzarmi.

E, credetemi, nessuno può controllare Sadie Kane e rimanere impunito, tantomeno un mago morto da strapazzo.

Legai gleipnir come un lazo improvvisato, roteandolo in aria come mi avevano insegnato i vecchissimi film western in bianco e nero che guardava mio nonno quando in televisione non c’erano più partite di baseball.
Il momento epico venne rovinato dal mio impigliarmi con la corda, ma recuperai camminando con passo deciso fino alle spalle di Setne, che aveva ripreso il combattimento con Alex, questa volta confuso dal colpo in testa appena ricevuto.

Glielo infilai per la testa e strinsi.
Mi sarebbe andato bene farlo soffocare e vederlo diventare cianotico, ma la corda si fasciò magicamente attorno al suo corpo, avvolgendolo stretto ma non fino a quel punto, e Alex sigillò il tutto con delle rune.

Ora, se fossimo stati delle persone normali (o, non essendo troppo schizzinosi, una maga egizia e un semidio nordico vagamente normali) avremmo rispedito Setne nell’aldilà e saremmo stati felici e contenti, finché un altro fantasma esaltato non avesse infranto la nostra tranquillità con la puntualità di un orologio svizzero.

Ma, ormai è risaputo, io non sono esattamente normale, e credo di poter dire lo stesso di Alex.

Quindi, con un ammirevolmente forte attacco di sfiga cronica, mancammo di tempismo di nemmeno mezzo secondo, dando a Setne la possibilità di lanciare un ultimo attacco.

Magari, se ci fosse rimasto un briciolo di fortuna, l’avremmo deviato, o comunque schivato, creando qualche altro danno irreversibile alla struttura, ma rimanendo felicemente vivi e vegeti. Ma credo che ormai sia risaputo che non è così, vero?

Setne lanciò un lampo dall’aria letale che prese in pieno Alex, che cadde a terra. Non lo vidi a rallentamento, come succede nei film, ma troppo veloce, un susseguirsi di scene che capivo in ritardo: il fulmine che attraversava l’aria, che colpiva Alex in pieno petto, lui che cadeva.

Il fantasma avrebbe voluto cantare vittoria, ma non poteva, stretto fra le corde. Rideva isterico, guardandomi quantomeno spaventato dal pericolo che stavo velocemente per diventare.
Perché, se c’era una cosa che potevo sopportare ancora meno di essere controllata, era che quei dannatissimi cattivi stile fumetto desiderosi di controllare o distruggere il mondo, presi dalla loro mania, toccassero chi mi stava a cuore. E, sì, non potevo combattere con una persona, affidare anche a lui la salvezza mia, sua e di gran parte dell’umanità, senza che automaticamente mi diventasse cara.

Avanzai velocemente verso il fantasma del mago e mi tolsi lo sfizio di tirargli un calcio (fu mooolto soddisfacente), poi mi diressi verso Alex, morto o quasi, accertandomi delle sue condizioni.

Respirava.
In modo flebile e irregolare, ma la certezza che fosse ancora vivo mi diede un po’ di speranza.
Illusione velocemente fugata dalla vista delle sue ferite.
I vestiti bruciacchianti rivelavano velocemente la ferita profonda, la carne viva intrisa di sangue che riempiva l’aria di un vomitevole odore di ferro, la pelle tumefatta che lambiva la circonferenza storta e che si rialzava sul punto esatto in cui l’incantesimo aveva colpito, più potente e più disperato del mio, più pericoloso.
Sgorgava di sangue, e io non avevo mai avuto l’indole da crocerossina.
Sopportavo la vista del sangue, ne avevo visto in abbondanza, ma una ferita del genere… probabilmente se ci fosse stata Jaz avrebbe saputo dove mettere le mani, ma io, che a malapena riuscivo a fare pozioni di guarigione decenti, avrei disastrato quel corpo più di quanto non lo fosse già.

“Sadie Kane, lasciati aiutare, slegami e io guarirò il tuo amico” la voce viscida di Setne cercava di riempire quelle parole con quanto più potere avesse a disposizione, ma non sortiva il minimo effetto.

“Se non chiudi all’istante quella boccaccia schifosa vedrò di scoprire come si uccide un fantasma” non mi girai, ma Setne doveva essere giunto alla conclusione che non stavo affatto scherzando, perché rimase in silenzio.

Intanto io facevo del mio meglio per fermare l’infezione e la perdita di sangue: avevo ripescato dallo zaino di Alex quello stesso liquido violaceo che lui aveva utilizzato su di me un tempo che mi sembrava infinito prima, anche se non doveva essere passato più di qualche disastroso minuto, ma non sembrava fare molto effetto.

Non abbastanza, se volevo che rimanesse vivo.

E, no, non avevo alternative. Doveva rimanere vivo.

Aveva una ragazza a casa che lo stava aspettando, degli amici, che avrebbero sofferto la sua morte.
Mi tremavano le mani, mentre mi chiedevo cosa potessi fare, e mi pungevano gli occhi dalle lacrime che minacciavano di uscire, mentre passavo in rassegna ogni idea che mi passava per la mente e la bocciavo.

Quando strappai la maglia ad Alex per evitare di fargli più male del necessario, la trovai impregnata di sangue.

Provai a tamponare la ferita con la stoffa appallottolata ma,anche se nel suo stato di incoscienza Alex non sentiva nulla, ero convinta che i miei goffi gesti non fossero affatto d’aiuto.

Mi sentivo così… impotente!

Mi girai verso la mia borsa. C’era una pozione, ne ero assolutamente certa.
Non sapevo che effetto potesse avere, ma sicuramente non mi poteva andare peggio di così.
O almeno speravo.
Quando tolsi in tappo, ne uscì un odore molto poco invitante, ma speravo che non fosse indice di una probabile esplosione se Alex l’avesse ingerito.
Gli appoggiai la bottiglia alle labbra socchiuse, mentre la sostanza viscosa gli scivolava in gola.
Lo vidi deglutire debolmente, un riflesso incondizionato.

E… non successe nulla. Per un terribile istante pensai che non avesse fatto effetto o peggio, che avesse completato l’opera di Setne.

Poi lo vidi tossire.

Dal sollievo quasi provai l’impulso di abbracciarlo, ma non mi sembrava proprio il caso.
Nel dubbio gli sbattei la mano ritmicamente sulla schiena, cercando di fargli ingoiare bene la pozione.

“Che cos’era?” disse con voce strozzata.

“Una pozione di guarigione egizia” risposi imbarazzata quanto telegrafica mentre cercavo di farlo stendere. I bordi arrossati e gonfi della ferita tornavano velocemente alla condizione normale e, anche se non si cicatrizzò del tutto, prese un aspetto meno spaventoso. Mi sembrò di vedere che anche il colorito di Alex andasse meglio.

Emise un singulto soffocato mentre cercava di rialzarsi contro le mie proteste.

“Dov’è Setne?” domandò preoccupato cercando di vedere oltre me.

“Non preoccuparti, è…” mi bloccai nel bel mezzo della frase e mi alzai velocemente e scandalizzata.

No no no! Non dopo tutti gli sforzi che avevamo fatto per prenderlo, non poteva!
Setne mi salutò con la mano prima di andarsene, rigorosamente libero, con un uomo dal sorriso furbo che fece l’occhiolino ad Alex.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’autore sclerato e dell’autrice più normale di lui]

Allora, vi piace il capitolo? Spero che lo visitiate in tanto, perché all’autrice e a me farebbe molto piacere. E spero che vi piaccia, anche, dato che ci abbiamo messo impegno. Soprattutto lei, vero?

_Lilium_: Già, questo capitolo mi è piaciuto e poi, come si fa a non adorare Alex a prima vista?

Già, lui è un figo. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo, così sarete contenti. Viva Venti del Nord!

AxXx e _Lilium_

PS: Recensite, mi raccomando ;)

 

  
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