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Autore: KH4    03/05/2014    6 recensioni
Non aveva mai avuto nessuno a cui donare un sentimento che rasentasse l’amore o l’amicizia. Era sempre stata sola, crudelmente lasciata in balia di un mondo che non aveva occhi o preghiere da rivolgere a quelli come lei. I volti dei genitori erano illusioni in mezzo a una nebbia di fumo e cenere divampanti più delle fiamme che coloravano il cielo di rosso e nero durante le guerre. Ridicolo come le fosse stato rubato anche il tempo per provare dolore, piangere lacrime sul volto sporco di terra o di scoprire che cosa si provasse a essere un guscio svuotato d’ogni vitalità, ma affondare le mani nella miseria e nella cruda realtà insegnava a chiunque, anche a una bambina che dovrebbe vivere di balocchi anziché di sofferenze, che nulla esisteva in eterno. Men che meno la vita.
 
Personaggi: Lilium/Vector.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bekuta/Vector, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lost Memories.
Promise.
 
 
La stanza era troppo grande perché riuscisse ad abituarvisi come se nulla fosse. La sua capanna vi sarebbe potuta entrare tre volte abbondanti, forse quattro, ma era difficile dirlo con certezza. Quanto rimaneva della sua vecchia casa era un ricordo sfocato e pezzato d’ombre, sempre più incolore. L’odore di umido che impregnava le pareti sporche e il profumo d’erba fresca dopo una notte carica di pioggia erano scomparsi, lasciando il posto a un pulito e a un lusso impensabile per una creaturina nata nella triste povertà.
 
Mai Lilium avrebbe pensato che il destino le avesse riservato una sorpresa di quella portata e ancora faticava a credere alla veridicità che invece l’avvolgeva e circondava con reverente silenzio.
 
Il letto sopra cui era seduta poteva ospitare dieci dei suoi coetanei e addolcire il loro sonno con calde coperte e morbidi cuscini pieni di piume sufficientemente confortevoli da scacciare qualsiasi spiffero gelido. Il balcone visibile da dietro le tende di lino bianco dava sull’intera città, sorvegliata da una luna piena appena erettasi in tutto il suo pallido splendore. Più volte si era guardata in giro, sfiorato coi polpastrelli la liscia superficie dei colonnati quasi si aspettasse che tutto divenisse polvere e lasciasse il posto al piccolo rifugio dal tetto ingobbito, ma a ogni sorgere del sole il timore lasciava il posto all’evidenza. Tutto rimaneva al suo posto, ordinato, luccicante, con i corridoi e le stanze piene di uno sfarzo che non sarebbero mai appartenuti al mondo in cui lei invece era nata e affondato le radici.
 
- Uh? Chi c’è? – Un fruscio proveniente dal fondo del letto la destò dai suoi pensieri con lieve sussurro.
 
Un piccolo rigonfiamento delle coperte gattonò verso le sue gambe raccolte al petto, per poi abbracciarle con un paio di manine paffute senza darle il tempo di indietreggiare. Avrebbe potuto gridare, Lilium, ma la voce le era morta in gola al percepire un insolito tremore picchettare contro la pelle. L’animo le si acquietò all’istante, rilassando i fasci muscolari e spingendola a sollevare lentamente le coperte con la punta delle dita.
 
Una testolina arruffata fece capolino dietro le sue ginocchia, con ciocche color tramonto sospinte verso l’alto e screziate da fili argentei carichi dei riflessi della luna.
 
Vector, sei tu. – Lilium sorrise, dolce e amorevole, senza alcun rimprovero nella voce – Mi hai spaventato. –
 
Il bambino tacque, continuando a tenere il viso schiacciato contro le gambe di lei come fossero il solo appiglio sicuro a sua disposizione. Guardarlo riempiva l’animo di un’amarezza pungente, inquinante il bene che invece animava il cuore di Lilium con fiamma calda e comprensiva. Non era la prima volta che succedeva, che nel pieno della notte quel piccino corresse da lei in cerca di protezione e conforto da incubi insani, privi di nome.
 
Lei, che non era niente in confronto a lui, ma che invece di ostinarsi a capire il perché di tanta paura, si limitava a dargli quel di cui aveva più bisogno, ad accettarlo, ad aprirgli le braccia e a lasciare che lui ci ritrovasse la serenità.
 
- Hai fatto un altro brutto sogno? – Una domanda scontata, ma che servì nel tacito intento della bambina.
 
Lui la guardò, finalmente, le gote umide e rosate, con le labbra strette e i lineamenti morbidi tipici dell’età infantile. Due occhi annacquati color ametista splendettero di luce impaurita come diamanti al sole, trovando nell’oro puro e gentile che riempivano quelli di lei l’affetto cercato. Colori inusuali, rari, riflettenti animi ancora acerbi e sentimenti tanto puri quanto innocenti nella loro semplicità, ma legati più del sangue che li divideva.
 
Non erano fratelli, no.
Lilium era ciò che le malelingue nobili avrebbero definito “Uno sfizio”: un giocattolo nelle mani di un principino che presto avrebbe dirottato il suo interesse verso qualcos’altro. Perché in fondo, Vector era questo: un nobile con poteri di voce liberi di decidere di più sorti messe insieme. Ma agli occhi di quella bambina appena più grande, quel piccolino non era niente di più di quel che strinse a sé: un tenero lumino caricato di speranze altrui che cercava di non farsi inghiottire dal buio.
 
- Sei riuscito a vederli questa volta? – Gli domandò Lilium. Alludeva i mostri, creature che lui a malapena riusciva a descriverle.
- C…C’erano mani. Tante mani -, pigolò lui, la vocina incerta e incespicante, alla ricerca delle giuste parole – Volevano prendermi… -
 
Si fermò lì, scosso da un brivido che lo vide stringere le spalle e accoccolarsi ancora di più alla sorella.
 
- Va tutto bene, tesoro. Va tutto bene… - Gli scostò appena la frangetta, regalandogli un bacio sulla fronte che parve immediatamente rasserenarlo - Dormi, adesso. Ci sono qua io a proteggerti. –
 
Non aveva mai avuto nessuno a cui donare un sentimento che rasentasse l’amore o l’amicizia. Era sempre stata sola, crudelmente lasciata in balia di un mondo che non aveva occhi o preghiere da rivolgere a quelli come lei. I volti dei genitori erano illusioni in mezzo a una nebbia di fumo e cenere divampanti più delle fiamme che coloravano il cielo di rosso e nero durante le guerre. Ridicolo come le fosse stato rubato anche il tempo per provare dolore, piangere lacrime sul volto sporco di terra o di scoprire che cosa si provasse a essere un guscio svuotato d’ogni vitalità, ma affondare le mani nella miseria e nella cruda realtà insegnava a chiunque, anche a una bambina che dovrebbe vivere di balocchi anziché di sofferenze, che nulla esisteva in eterno. Men che meno la vita.
 
- Lilium… -
- Cosa c’è? – Lei notò che aveva il mento alzato e gli occhi puntati ai suoi come in cerca di una risposta a una domanda appesa alla punta della lingua.
- Tu…Rimarrai sempre con me, vero? –
 
Il timore traspariva dalle sue iridi violacee e dalla pelle arrossata per il pianto, ancora umida e salata. Non paura per il non riuscire affrontare un futuro imposto, ma per la solitudine che finalmente con lei sembrava essersene andata. Come non comprendere una simile fragilità? Lilium stessa aveva percepito la sua farsi incalzante a ogni avversità, l’avvertiva tutt’ora montare d’innanzi a quel visetto che la osservava come fosse il centro del mondo.  
 
Allungò la mano destra fino ad appoggiarla completamente al torace del bambino, dove batteva il cuore.
 
- Finché lo vorrai, io resterò -, gli disse dolcemente – Ma qualunque cosa accada, io sarò qui e… -
- No! Per sempre!  - Vector scattò in piedi all’improvviso, le guance gonfie, i pugni stretti e lo sguardo corrucciato. Un buffo misto fra il tenero e il deciso – Non ti cacceranno via, non glielo permetterò! Io voglio che tu resti per sempre! Con me! – Fattosi grande, improvvisamente tornò a rannicchiarsi contro il suo torace – Resta qui…Non lasciarmi indietro… -
 
Dalle sue labbra non uscì nient’altro, suppliche sussurrate nate da un desiderio egoistico che non lo avrebbe mai più abbandonato. Non voleva che Lilium andasse via, che qualcuno lo separasse da lei o che lei smettesse di cullarlo e sorridergli, il solo pensiero lo terrorizzava più di quelle mani spettrali che avevano tentato di trascinarlo giù, in mezzo al buio più assoluto. Aveva troppo bisogno di lei per vederla allontanarsi mentre cercava invano di raggiungerla, nessun’altro sarebbe stato in grado di colmare l’abisso che ne sarebbe derivato.


- Resta…Resta per sempre… - Lo sentiva supplicare con voce sommessa Lilium.Non lo aveva mai visto reagire a quel modo, seppur fossero passati quasi quattro mesi dal loro incontro, e non nascose di esserne rimasta stupita. Ai suoi occhi, Vector stava ancora muovendo i primi passi su una strada che molto presto si sarebbe riempita di ardui ostacoli da superare. Neppure ipotizzava quel che un giorno sarebbe potuto accadere, cosa sarebbe rimasto di quella quiete che abbracciava entrambi…Ma non importava.

- Allora resterò. – E lo abbracciò nuovamente, appoggiando il mento sopra la testolina.

Non erano fratelli, no. E forse non sarebbero rimasti insieme per sempre. Eppure ogni volta che aveva guardato il suo fratellino, specchiata in quelle ametiste bisognose di un smisurato affetto e ora risonanti di risolutezza capace di smuovere l’intero universo, un minuscolo desiderio di ribellione si era innalzato alto nel cuore. Amava quel piccino più di chiunque altro, l’idea che qualcuno potesse fargli del male risvegliava in lei una durezza mai provata, che avrebbe fatto retrocedere anche le tenebre più insidiose. Non sarebbe stato facile, per niente, ma per quanto difficile, impossibile o ingiusto che fosse, Lilium in quel momento volle più che mai che quel loro legame appena sbocciato durasse più di qualunque altra cosa.

E avrebbe lottato per proteggerlo, anche a costo di perdere la vita o condannarla all’Inferno.
 
 
Note fine capitolo.
Salve a tutti. Non sono nuova su Efp, anzi, sono iscritta qui da parecchio tempo, ma questa sezione è una nuova scoperta per me, fatta unicamente perché nel seguire la saga “Cursed Chronicles”, in special modo “ Il riflesso delle Tenebre”, sono stata ispirata a scrivere questa One Shot su Vera e Vector. Premetto che non ho mai seguito Yu-Gi-Oh e quindi non conosco il carattere di Vector, ho ipotizzato come sarebbe stato da piccino in base alla storia di Nefertiti97 e quindi spero di non aver fatto una gaff colossale (lo stesso per Vera/Lilium). Ovviamente ho chiesto il permesso all’autrice, Nefertiti 97, che ringrazio e a cui spero possa piacere questo regalino. Per il momento la terrò aperta, perché in realtà questa è stata pensata come prima parte. La seconda forse verrà dopo, ancora non lo so, ma spero che questa possa piacere. Una bacione a tutti quanti!(P.s: spero non ci siano errori!!!)
 
  
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