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Autore: K u r a m a    03/05/2014    5 recensioni
Lo volevo di nuovo indietro, desideravo intensamente di poter avere nuovamente quel piccolo corpo tra le mie braccia, per punirlo, proteggerlo e farlo mio, mentre lo stuzzicavo un po', coccolandolo appena alla mia maniera, ma in quel momento Ciel sembrava un piccolo coniglio spaurito, nascosto nella sua tana e che annusava l'aria di pericolo che vedeva ovunque, in ogni più piccola cosa.
--> Attenzione: potrebbe contenere spoiler se non avete letto i capitoli del diciottesimo volume del manga
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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I Hope he'll come back soon

 

Tremava come una foglia, piccole e fragile come un sottile filo d'erba, che sussultava sotto il canto del vento, che soffiava lieve.

Lo guardavo da lontano, silenzioso, mentre quel cuore che in realtà non avrei dovuto possedere fremeva lento, doloroso nel vedere quell'immagine che ritraeva il mio dolce Bocchan così debole. Che fine aveva fatto quello sguardo freddo, che si rifletteva in quell'unico occhi azzurro come il cielo, segno del peccato mortale che aveva commesso rubandone un pezzo e facendolo suo, sporcandolo di sentimenti empi come la vendetta, che faceva profumare la sua anima di miele, rose e gigli; un connubio perfetto che faceva fremere le mie mani, che mi invitava sempre di più ad assaggiarla, divorandola e facendola mia per sempre; eppure, in quel momento, da quando entrambi eravamo usciti da quella dannata foresta il suo profumo era cambiato, diventando sgradevole come l'acqua stagnante.

Lo volevo di nuovo indietro, desideravo intensamente di poter avere nuovamente quel piccolo corpo tra le mie braccia, per punirlo, proteggerlo e farlo mio, mentre lo stuzzicavo un po', coccolandolo appena alla mia maniera, ma in quel momento Ciel sembrava un piccolo coniglio spaurito, nascosto nella sua tana e che annusava l'aria di pericolo che vedeva ovunque, in ogni più piccola cosa.

Molte volte avevo avuto la tentazione di avvicinarmi, ma lui mi aveva ordinato di non farlo; al sol pensiero ancora rodevo di rabbia dentro di me, ma non potevo permettermi di mostrarla. Dovevo trovare al più presto una soluzione, riprendermi al più presto il mio adorato Lord e poi punirlo per avermi reso quasi umano, regalandomi queste pesanti angosce che gli sarebbero costate care; anche se qualcosa dentro di me mi suggeriva che non appena il mio sguardo si fosse scontrato con quell'occhio freddo, di nuovo pieno di odio e quell'altro, viola e brillante che portava il mio marchio, che lo segnava come mio, lo avrei perdonato di tutto, accontentandomi solo di riaverlo indietro e in questo modo poter far rifulgere la sua anima di odio, prima di mieterla.

Lo osservai ancora per molto tempo, il candelabro in mano a causa delle tenebre della sera che erano scese e che non accennavano ad andarsene.

Mi mancava il non poterlo più vestire, il non potermi inchinare e baciare la sua mano o portargli il tè che sapevo amasse fatto solo da me.

Volevo farlo abbaiare, bramavo farlo arrossire, farlo atteggiare da prima donna mentre guardava dall'alto al basso tutti e poi desideravo vederlo la notte, prima di andare a dormire, fare l'orgoglioso e non osare chiedermi di rimanere con lui fino a che non si fosse addormentato.

Spesso in quegli anni di convivenza mi ero chiesto il perché di tutti questi sentimenti futili e come sempre mi ero risposto che volevo solo rendere la sua vita felice, perché quell'apparente felicità sapevo che presto si sarebbe tramutata in odio. Bastava così poco agli gli essere umani provare quell'emozione che io amavo, che loro trovavano turpe e indegna di esistere, ma che rendeva le loro anime appetibili, così dolci da rimembrare il sapore dello zucchero filato, del miele che si scioglieva sotto la lingua e si spandeva in tutta la bocca, regalando il paradiso.

Eppure da tutta quella situazione, mi era sorto spontaneo dubitare delle mie emozioni, se mai ne avessi avute. Il cuore di un demone non batteva, eppure perché mi sembrava di udire il mio?

Osservai quel piccolo fagotto di coperte sotto cui quel mare blu si nascondeva, lo osservai tremare e pensai intensamente a cosa volessi davvero fare in quel momento: abbracciarlo.

Feci schioccare la lingua contro il palato, mentre me ne andavo, ma non prima di aver lanciato un'altra occhiata sconsolata a Ciel.

Sperai che tornasse presto alla normalità, odiavo sentirmi quasi umano.

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Non linciatemi xD è la prima volta che scrivo una Fan Fiction su Kuroshitsuji e... beh, spero che questo Sebastian non vi sia sembrato troppo fragile o umano.
Volevo che risultasse in qualche modo quasi umano, ma volevo comunque anche sottolineare la sua parte demoniaca e spero di esserci riuscita.
Detto questo... vado a scrivere altro! xD
Baci K u r a m a
   
 
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