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Autore: lumieredujour    03/05/2014    4 recensioni
Aspettando che si scateni l'apocalisse per colpa di City of Heavenly Fire, un'idea mi è saltata in mente per onorare una delle mie OTP preferite: la Malec! (Sperando che niente succeda ad entrambi, bambini miei!)
Magnus aveva capito due cose: la prima era che si era innamorato del cacciatore; la seconda era che questa volta avrebbe dovuto combattere per averlo.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prima chiamata

 
Alec non sopportava vivere in una città come New York, soprattutto d’estate. Era troppo calda, troppo caotica, troppi corpi sudati che si muovevano in mille dimensioni e che impregnavano l’aria torrida del loro sudore. Soprattutto quei mondani, quelle persone normali che vivevano una tranquilla esistenza non sapendo i mostri che si nascondevano nell’ombra dietro di loro, non li sopportava. Così fragili eppure così felici.

In quei momenti di così bassa sopportazione preferiva passare un po’ di tempo con Jace parlando di armi, mentre di filato osservava i suoi occhi dorati e sognava di toccare quei morbidi capelli che ricadevano un po’ lunghi sulle tempie. Eppure, lo sapeva, da qualche tempo Jace- il suo Jace- era troppo impegnato nel proteggere quella Clary e, molte volte, anche il suo amico mondano Simon.

Un suono di insolente rifiuto uscì dalla bocca di Alec mentre usciva di soppiatto dall’Istituto, conscio del fatto che lì nessuno avesse bisogno di lui. E lui aveva bisogno d’essere ascoltato, capito, aveva voglia d’essere al centro dell’attenzione, un bisogno che tendeva a nascondere, ma che era intrinseco al suo essere.

E fu con questo pensiero nella mente che il ragazzo, per una volta senza nemmeno pensare, compose il numero che aveva salvato da tanto nella rubrica, ma che non aveva mai avuto il coraggio di chiamare.

Un paio di squilli precedettero la voce registrata del Sommo Stregone; il suo tono era annoiato, quasi come se odiasse essere chiamato al telefono. E forse, pensò Alec, era proprio così.

-Ciao Magnus, sono Alec, forse non dovrei disturbarti perché non hai risposto e magari sei impegnato, ma volevo sentirti per sapere come stai- finì la frase con una nota di dubbio nella voce, come se non ci credesse nemmeno lui.

Chiuse subito il telefono, respirando a fondo l’umida aria newyorkese mentre, a passo veloce e schivo, si avvicinava a Central Park. Forse una passeggiata nel polmone di quella città sarebbe riuscita a chiarirgli le idee e, forse, avrebbe potuto parlare col vento, parlare del nulla, riuscire a trovare un ritmo ai suoi pensieri ormai così caotici.

Si sedette su una panchina di legno, le mani sulle ginocchia e chiuse gli occhi. Cercava di visualizzare i suoi pensieri, di trovare la fonte di tanto turbamento e magari di riuscire a placarla, ma vedeva solo un buio pesto. Una brezza scompigliò i capelli del ragazzo, una folata di vento che sapeva di fresco, di spezie e di cioccolato. Alec aprì gli occhi e se non fosse stato per gli anni di allenamento, avrebbe gridato.

Seduto affianco a lui c’era Magnus, vestito con un’improbabile paio di pantaloni verde pistacchio ed una giubba di pelle- pelle di cosa, Alec non riusciva a capirlo. I capelli erano sparati in tutte le direzioni e le labbra blu erano piegate in un leggero sorriso. Sembrava a suo agio nell’essere apparso dal nulla affianco al ragazzo.

-Hai chiamato- disse Magnus senza smettere di sorridere. Era una constatazione, non una domanda.
-Sì, l’ho fatto. Non c’era bisogno però di venire, bastava anche richiamare- disse Alec sedendosi meglio sulla panchina, raddrizzando ancora di più la schiena e guardando furtivamente attorno a lui.

Il parco sembrava apparentemente vuoto, soltanto una ragazza in tuta era passata dall’altra parte del laghetto. Cosa sarebbe successo se qualcuno l’avesse trovato in compagnia di Magnus? Cosa avrebbero pensato gli altri Nascosti? Asciugò i palmi delle mani sul tessuto dei jeans e si volse verso lo stregone.

-Oh ma ero così annoiato!- rispose guardandosi interessato le unghie – niente succede in questa New York, niente d’interessante. Solo omicidi e rapine, niente che possa rallegrarmi, quindi perché non perdere un po’ di tempo con un Nephilim?-

Alec quasi trattenne il respiro. Era davvero una perdita di tempo? Alzò un sopracciglio e fissò freddamente lo stregone. Sapeva quanto potessero essere inaffidabili i Nascosti, ma anche insolenti?
-Lo sai che potrei benissimo picchiarti per quello che hai detto?-

-Fallo- sussurrò l’altro, assottigliando gli occhi come un gatto pronto a giocare- ma prima dovresti scioglierti un po’ principessa, sembra che tu abbia un obelisco su per il-
Uno schiaffo in pieno viso colpì Magnus, un manrovescio tanto forte da lasciare un segno rossastro sulla sua guancia color caffè.

-E’ stato un errore chiamarti ed è stato un errore pensare che, per una volta, un qualcuno avrebbe scelto di stare con me, di parlarmi o semplicemente di ascoltarmi- si alzò e fissò lo stregone un’ultima volta negli occhi – cancella il mio numero e fa come se non fossi mai venuto qui. Io cercherò di fare lo stesso-

Si avviò verso il viale, i suoi passi che risuonavano sul terreno battuto e la sua mascella tesa fino a fargli male. Nessuno aveva bisogno di lui ed egli non aveva certo bisogno di nessuno. Prima che potesse fare quindici passi, una mano ferma e fredda prese il polso del ragazzo, costringendolo a fermarsi. Non si girò, perché era più facile nascondersi che affrontare l’ignoto.

-Non ho detto che sei una perdita di tempo, Alec. Regola numero uno: non fraintendere mai cosa dico- una leggera pressione della mano fece girare il ragazzo verso lo stregone, il quale lo stava guardando con una furia cupa – regola numero due: ora torna su quella maledetta panchina e parlami. Sfogati. Non vedi che sei al limite umano del nervosismo?-

Il ragazzo fu guidato dalla mano di Magnus- una mano ferma come il marmo, ma allo stesso tempo gentile- verso la panchina e, una volta sedutosi, cercò di non guardare lo stregone.

-Cosa è successo?- chiese lo stregone – stai bene?-
-Io…- Alec voleva davvero parlargli, ma l’unica cosa che riusciva a pensare era quanto non fosse saggio sfogarsi con un Nascosto.
-Dio mio- questa volta fu il turno di Magnus.
Tirò uno schiaffo ad Alec, uno schiaffo meno forte di quello ricevuto, ma abbastanza potente da risvegliarlo – come per magia- dal suo torpore.

I suoi occhi blu, resi ancora più scuri dal volere della notte, si accesero di una luce. La fiducia entrò dentro il ragazzo, rinvigorì ogni suo muscolo e, prima che potesse anche solamente iniziare a pensare, parlò.
Cercò di non tralasciare niente: iniziò parlando di quanto amasse la sua famiglia, di quanto tenesse a Jace e si sfogò anche riguardo i contrastanti sentimenti che nutriva nei confronti di Clary.

-Mai nessuna delle mondane frequentate da Jace era mai riuscita a risultarmi così odiosa. Molte erano insulse, altre troppo ingenue o troppo sfrontate per lui, ma Clary è semplicemente un’incognita-
-E’ sua sorella. Questo lo sai tu e lo sanno loro- disse Magnus accendendosi con un dito una piccola sigaretta
-Già  e tu pensi che questo fermerà entrambi dal cercarsi?-

Silenzio. Forse si era esposto troppo, forse doveva solamente stare zitto e andarsene, e forse era stato un errore.
-Smettila- disse Magnus, espirando una nuvola blu di fumo
-Smettere cosa?-
-Oh andiamo Alec, vedo le rotelline del tuo cervello ruotare furiosamente. Io sono come una tomba- gli fece l’occhiolino- tutto quello che mi dici non uscirà da qui- e si toccò una delle punte tra i suo capelli ad istrice.

Dopo non sapeva quanto tempo, il ragazzo rise di gusto, distendo i nervi e dando pace alla sua coscienza. Se era così parlare con un Nascosto, allora era un qualcosa di bello. Da troppo tempo non riusciva a parlare perché aveva paura delle reazioni di chi potesse sentirlo. Magnus, invece, era così imprevedibile e, allo stesso tempo, così rassicurante che nessuno poteva rimanere in silenzio davanti ai suoi occhi e al suo odore così diverso.

-Cosa c’è? Ti piace ciò che vedi?- chiese Magnus un po’ sconcertato e molto felice di tutto quell’interesse.
-No niente, stavo pensando al fatto che queste cose non le ho mai dette a nessuno, nemmeno a Jace. Ora invece sto confidandomi con un Nascosto e, lo sai cosa? Mi piace- fece muovere nervosamente il pomo d’Adamo su e giù e poi aggiunse – sì, mi piaci-
Cercò di non distogliere lo sguardo, parlando anche con gli occhi. Cosa diavolo stava facendo?
-Anche tu mi piaci, Alec- disse con un mormorio lo stregone.

Qualunque mondano fosse passato di lì, non sarebbe riuscito a vedere nulla, eppure un qualcuno con la Vista avrebbe assistito al semplice e casto primo bacio di una coppia molto eterogenia.

In questa coppia si notava un ragazzo coi capelli scuri e gli occhi spalancati, blu profondi quasi quanto la notte stessa ed un altro ragazzo, apparentemente strano, con una mano a toccare gentilmente il ginocchio del primo, cercando così d’avvicinarsi leggermente di più.

Alec era in completo shock e, per la prima volta in quella serata, aveva deciso che non pensare era l’unica soluzione e che, se quello significava lasciarsi andare con un persona che era lì con lui e per lui, gli andava benissimo. Alec, inconsapevolmente, aveva iniziato a rispondere al bacio perché gli sembrava la cosa giusta da fare e chiuse gli occhi, facendosi sopraffare dalle proprie emozioni.

Niente parole, solo sensazioni. Niente mondo, niente mondani, niente di niente. Solo lui e quello Stregone, quell’unione improbabile eppure così piacevolmente giusta. E, pur essendo stata una nottata torrida, l’alba per il ragazzo arrivò troppo presto tra un brivido e l’altro.





*angolino* ssssscusate per il ritardo, ma ho avuto un blocco e semplicemente non sapevo come continuare,
Ditemi cosa ne pensate,
tanto amore
Em
  
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