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Autore: Kuno84    22/12/2004    6 recensioni
Una fanfic natalizia per i fan di Ranma ½.
È trascorso qualche anno dalla fine del manga. Nabiki sta rovinando la vita a un bel po' di persone, Ranma e Akane compresi. Riusciranno gli Spiriti del Natale a cambiare il suo animo freddo come il ghiaccio?
Genere: Commedia, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Maomolin, Nabiki Tendo, Tatewaki Kuno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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NABIKI TENDO’S CHRISTMAS CAROL

di Kuno84



Dunque, rieccomi qua a breve come avevo detto. Purtroppo postare fanfics è adesso l’unico modo di farmi vivo, poiché la mia posta elettronica è andata completamente in tilt qualche settimana fa e dunque non posso per ora né ricevere né mandare e-mail -.-
Non piangiamo sul latte versato. Questa è la fanfic che avevo promesso. In tema natalizio. Niente di originale, per carità. Non è la prima FF incentrata su Nabiki, e soprattutto si tratta dell’ennesima rivisitazione del geniale A Christmas Carol di Dickens.
Il fatto è che questo celeberrimo Canto di Natale è stato parodiato, o comunque adattato, per innumerevoli personaggi di telefilm, cartoni e via dicendo. Mi sono semplicemente detto: perché non pure Ranma ½, che si presta per eccellenza ale parodie?
Ora, può essere che qualcuno abbia già scritto qualcosa del genere. Ma personalmente non mi è mai capitato di incrociare per il web una fanfic di Ranma incentrata su tale soggetto: così almeno sono sicuro di non essere stato condizionato da chicchessia, nello scrivere questo racconto, eccetto ovviamente Dickens stesso. Perché questa è sì una parodia (e ho cercato di inserire parecchio humour, tra i capitoli) ma segue abbastanza fedelmente l’originale, nella struttura. Inoltre, mi sono divertito a mettere nei guai praticamente tutti i miei personaggi preferiti.
Aggiungeteci qualche personaggio più che secondario del manga della divina Takahashi, ed otterrete lo strano esperimento che state per leggere. 
I capitoli sono pochi e saranno postati tutti entro Natale. Quindi occhio agli aggiornamenti, che saranno praticamente quotidiani. 
Bene. Auguro a voi, che il Canto di Natale non ha ancora nauseato abbastanza così da avervi già fatto spegnere i monitor dei vostri computer, una buona lettura. 



Capitolo primo: L’apparizione di Kinnosuke


Era la vigilia di Natale. Una giornata fredda, sinistra, pungente, nebbiosa. Nabiki Tendo stava lavorando nel suo ufficio. La porta era aperta, così che la donna con i capelli ancora a caschetto, tali come li portava nei lontani giorni del liceo, potesse tener d’occhio il suo impiegato tuttofare, che stava copiando certe lettere con messaggi natalizi abbinati a fotografie di Ranma ragazza a petto nudo. Sasuke non era malaccio per quel ruolo, strapparlo dai Kuno tutto sommato non aveva costituito un cattivo affare. Svolgeva le mansioni più svariate, si assumeva i compiti più ingrati e, cosa più importante, non la assillava continuamente con richieste di aumenti o roba simile: del resto, lavorava per un tozzo di pane; non che si meritasse un solo yen in più di quello che era costretta a retribuirgli ben una volta l’anno, pensò Nabiki. Dal momento che era anche uno scansafatiche. E dire che doveva esserle grato. Lei era la salvezza di quel disgraziato d’un ex servitore. Non se la passava certo meglio, quando era costretto tutte le mattine a dar da mangiare a Verdolino, per la somma gioia della padroncina Kodachi, ma anche rischiando lui di essere mangiato dal cucciolo preferito di quella stramba famiglia; quando doveva seguire quel matto di Tatewaki il resto della giornata, assecondando le sue continue stramberie; quando infine passava la notte contendendosi il cibo e l’unico posto riparato dell’enorme e freddo giardino di villa Kuno, vale a dire la cuccia del cane, appunto con l’ingrato Armadillo: il quale aveva presto capito che, invece del suo osso anestetizzato, gli conveniva piuttosto mordere lo sgradito coinquilino. 
Nabiki aveva donato una nuova vita a quel Sasuke. Sì, doveva esserle grato. Ed invece ecco che era costretta a controllare il suo operato, giacché con l’avanzare dell’inverno quel mostriciattolo si faceva ancora più scansafatiche del solito. Che cosa faceva adesso? Ah, guardatelo! Si era appena preso il lusso di raggomitolarsi su se stesso, le braccia avvolte al petto per scaldarsi il più possibile, le mani strette nei pugni come se si trovasse nel mar glaciale artico. Invece di usarle per completare una buona volta quella benedetta lettera. Che aspettava, insomma?! Che lei fornisse l’intero edificio di un costosissimo ed inutile impianto di riscaldamento?! Illuso! Se voleva tanto scaldarsi, l’aveva lei un bel lavoro manuale che avrebbe fatto tanto piacere a Sasuke. Pensò di alzarsi per spostarsi nella stanza dell’impiegato, un covo così piccolo e sinistro che se avesse posseduto un’anima si sarebbe messo ad invidiare un qualunque sgabuzzino, per comunicargli la lieta novella. Ma fu anticipata da una calda, allegra, fastidiosa voce. 
“Buon Natale, sorellina!” 
Ma cosa aveva da essere così felice? Che persona ingenua e sprovveduta, Nabiki ancora si meravigliava di come loro due potessero essere nate dagli stessi genitori. Con Kasumi si era rassegnata da tempo, ma Akane, beh si era illusa che Akane ormai avesse imparato una volta per tutte come si stava al mondo. 
“Bah!” si limitò a dire Nabiki. “Stupidaggini!” 
Che delusione! Non cambiava di una virgola, povera Akane. Per quanto tempo ancora non avrebbe capito che Ryoga e P-chan erano la stessa persona? Per quanto ancora avrebbe continuato a credere a quel… quel…
“Natale una stupidaggine, Nabiki?” disse la sorella minore, tra l’incredulo e il meravigliato. “Non puoi pensarlo sul serio. Nemmeno tu.” 
“Certo che lo penso, invece.” replicò secca l’altra. “Primo perché è una festa cristiana, quindi non vedo come ci possa riguardare se non come l’ultimo estremo del consumismo occidentale che va tanto di moda negli ultimi tempi. Ecco, l’unica cosa buona: quando viene questo periodo dell’anno, la gente consuma; e io vendo e faccio soldi. Però ci sono tante altre cose cattive. Come quei bambini che ti assordano le orecchie cantando stupidi cori; quei lavoratori che hanno l’ardire di chiedere la tredicesima; quelle famiglie che invece di produrre ricchezza perdono tempo a addobbare l’albero; quello spreco d’elettricità costituito dalle illuminazioni natalizie che riempiono le nostre strade: e soprattutto, il tuo fidanzato ha meno voglia di bagnarsi con l’acqua fredda e di girare mezzo svestito per la vostra casa. E Sasuke che foto mi fa, me lo dici?!” 
“La nostra casa?!” Akane era rimasta catturata da quella sola parte del monologo. “Sai benissimo che è anche casa tua e puoi tornarci quando vuoi.” 
“Quella catapecchia?” la derise Nabiki. “Andrà bene per te, Ranma e i nostri padri. Perfino Kasumi ha capito l’antifona e ora si è sposata e vive col dottor Tofu. Lui ha pure una carriera davanti a sé, mica come voi, con le vostre arti marziali.” 
Ecco un tasto che nemmeno Nabiki poteva permettersi di toccare. 
“Cos’hai contro le arti marziali?!” si accese la minore delle Tendo. 
“Niente.” disse calma l’altra. “Solo che non fanno guadagnare soldi.” 
“Sei impossibile, Nabiki!” si rassegnò Akane. “Faresti di tutto per il denaro.” 
“L’ho già fatto.” sorrise lei. “Guarda come ho spolpato quell’imbecille di Kuno.” 
“Nemmeno lui si meritava un trattamento del genere. Sposarlo con l’inganno e poi divorziare e prenderti quasi tutti i suoi beni. Questo è troppo anche per te.” 
“Sorellina.” disse Nabiki. “Guarda che il mondo non è un posto magico dove puoi campare con le arti marziali, ti accadono ogni giorno le cose più incredibili, e sposi una persona per amore sapendo che condividerai con lui il resto della tua felice esistenza. Torna alla realtà, Akane. Smettila di credere in una magia che non c’è!” 
“Nabiki!” 
“E tu e Ranma, scommetto che dopo tutti questi anni… non siete ancora andati a letto insieme! E perché? Solo perché non avete abbastanza soldi per sposarvi e mettere su famiglia.” 
“Ma di cosa stai parlando?!” gridò Akane, accigliata e allo stesso tempo rossa dall’imbarazzo. “Non saranno i nostri genitori a decidere… e soprattutto tra me e lui non c’è assolutamente…”
“Risparmiati la solita tiritera.” la zittì Nabiki. “Credi nel Natale? Liberissima! Ma in quanto a me, lascia che lo viva a modo mio.” 
“Cioè, non vivendolo affatto.” osservò Akane. “Non credevo arrivassi a questo punto, sei senza cuore.” 
“Certo che un cuore ce l’ho.” scherzò lei. “Ma serve a me per vivere. E poi non dirmi che non so essere buona, non vedi come ho aiutato Sasuke, che viveva sotto i ponti?” 
“Sei tu che ce l’hai buttato, lì sotto!” replicò Akane. “L’hai messo in mezzo alla strada insieme a tutta la famiglia Kuno, pignorando la loro villa. E nemmeno ci abiti.” 
“Ovvio che no. La rivenderò al miglior offerente, riservandomi un buon margine di profitto: Mikado Sanzenin e Picolet Chardon si sono già fatti avanti, se mi va bene ci ricavo una bell’asta tra loro due e tanto di guadagnato per me.” 
“Non cercherò di convincerti.” concluse la sorella. “Sappi solo che secondo me il Natale, anche a prescindere dalla sua sacralità che noi possiamo non condividere, è un periodo speciale: perché in questo giorno dell’anno gli uomini si dimenticano d’essere avversari nella lotta della vita, e ricordano invece di essere fratelli e si tendono la mano, sostenendosi reciprocamente nel lungo cammino che devono affrontare e che li accomuna.” 
Sasuke applaudì commosso. 
“Brava, signorina Akane! Che bel discorso!” 
“E tu cosa ci fai qui?!” Nabiki lo fulminò con un'occhiata glaciale. “Ti decidi a lavorare?!” 
“Ma veramente” balbettò lui “il mio lavoro l’avevo finito, è ora di chiusura.” 
“Se sono solo le cinque del pomeriggio.” 
“Questo è vero.” disse Sasuke. “Ma oggi è la vigilia di Natale, si esce prima.” 
Nabiki sospirò. Dunque si rivolse con aria stanca alla sorellina: 
“Ecco, lo vedi quant’è bello il tuo Natale?!” 
Tornò a fissare il suo factotum. 
“Va bene, esci pure se ci tieni a perdere tempo!” disse. “Comunque ricordati che domani ti aspetto alle otto in punto.” 
“Ma domani è Natale.” 
“Sai che m’importa!” sbuffò, mettendosi a controllare certi conti. “E bada che se tarderai di un solo minuto, sarai licenziato.” 
“No, per carità!” supplicò il servitore. “Sarò puntuale, signorina Nabiki!” e si congedò, non prima di aver ricevuto degli auguri sinceri dalla minore delle Tendo, ed averli lietamente ricambiati. 
“Nabiki, non ti vergogni?!” esclamò infine Akane. 
“Te l’ho già detto che cosa penso della tua festività. E ora se vuoi scusarmi…”
“Va bene.” chinò il capo lei. “Almeno vieni a pranzo da noi, domani.” 
“Sei matta? Dovrò lavorare tutto il giorno, per recuperare questo pomeriggio perso. A proposito, ti avevo appena chiesto di non farmi perdere altro tempo!” 
“Ma Nabiki…”
“Ciao.” 
“Sarai tutta sol…”
“Ciao.” 
“Ciao anche a te, Nabiki. E buon Natale, perché so che pure in te c’è del buono.” 
E la donna con i capelli a caschetto fu finalmente lasciata in pace, libera di lavorare nella più completa solitudine. Almeno fino a una mezz’ora più tardi. 
“Scusate, è permesso?” disse una voce bussando alla porta adesso chiusa. 
“Lei chi è e come mai il mio impiegato l’ha fatta entrare?!” disse acida Nabiki. 
“Veramente qui non c’è nessuno…” mormorò sommesso un vecchietto tutto incurvato, caratterizzato da un mento sporgente, un naso aquilino, un paio di sottili occhiali e due spesse sopracciglia bianche, che tanto contrastavano con quel suo capo quasi del tutto pelato, varcando l’uscio ed entrando nel sancta sanctorum della media delle Tendo. 
“Ah, già!” ricordò lei. Quel Sasuke era filato via, che idiota! 
“Non è il caso di allarmarsi, non sono un delinquente.” disse il vecchietto. “Lei, piuttosto, non si agiti e stia attenta a non cadere dalla sua sedia.” 
Nabiki cadde puntualmente dalla sedia. Si rialzò malamente. 
“Che cosa vuole, allora?” chiese. 
“Ecco, questa è la ditta Tendo & Kashao, credo.” riprese lui. “Con chi dei due ho il piacere di parlare?” 
“Il signor Kinnosuke Kashao se ne è andato tre anni or sono.” rispose lei. “Proprio in questa notte.” 
“Mi perdoni.” abbassò il capo. “Non immaginavo…”
“Che cosa ha capito?!” lo interruppe Nabiki. “Quell’infame ha lasciato il Paese dopo aver comprato a credito un sacco di merce mettendola sul conto di questa ditta.” Se ci pensava! Quel maledetto l’aveva fregata. Ma lei gli aveva reso pan per focaccia, un piccolo intervento su certi computer e voilà, i conti di Kinnosuke sulle banche svizzere si erano magicamente azzerati. 
“Eppure, il nome della ditta impresso sulla targhetta del portone diceva…”
“Niente. Quella è la vecchia targhetta, ma la tengo ancora là per due motivi: perché mi ricorda il grande sbaglio che feci ad associarmi a quell’idiota e, più importante, perché non mi va di buttare i miei soldi per comprarne una nuova.” 
Il vecchietto si ricompose. “Dunque mi trovo di fronte alla signorina Tendo, presumo.” 
“Lei piuttosto, chi è?” 
“Oh, io… nessuno di importante, ho fatto per anni il maggiordomo di una villa ora disabitata. L’avrà sentita nominare, è tutta in stile occidentale e la gente la chiama villa dello specchio.” 
“E cosa vuole?” 
“Vede, questo è un periodo di feste ed è giusto che tutti lo vivano in modo felice, anche chi è meno fortunato di noi. Proprio per questo, la nostra organizzazione sta cercando di raccogliere fondi per comprare ai poveri qualcosa da mangiare e da bere, e l’occorrente per scaldarsi. Contiamo sulla sua generosità, un piccolo contributo che però, sommato ad altri, renderà felici tante persone.” 
Nabiki si lasciò sfuggire una smorfia annoiata. 
“Lei conta male, signor mio. Non ho niente da offrirle.” 
“Cosa? Strano, credevo che questa ditta fosse ben messa economicamente.” 
“Lo è eccome. Gli affari vanno a gonfie vele e posso ben dire che mezzo quartiere di Nerima fa parte delle mie proprietà.” 
“Ma allora…”
“Allora non ho niente da offrirle, perché non voglio offrire niente. Punto.” 
“Capisco.” era inutile insistere, fece per andarsene. “Arrivederci e buon Natale” 
Ancora il Natale?! “Ma quale buon…”
Nabiki, irritata, si alzò istintivamente di colpo: e venne a sua volta colpita da un dolore allucinante.
“Ah!” disse lui. “E non si alzi imprudentemente di scatto per accompagnarmi alla porta, mi raccomando! Deve stare attenta a non prendere il colpo della strega, è così fastidioso.” 
“E’ inutile che lo dici dopo che l’ho fatto!” gridò lei, mettendolo veramente alla porta. Incredibile, era riuscita a perdere la calma. Lei! Tutta colpa del Natale. Bah, stupidaggini! 
Molte ore più tardi, Nabiki lasciò finalmente l’ufficio e scese sulla strada buia e gelata. La nebbia e l’oscurità si erano fatte fitte, il freddo sempre più intenso. La gente era rientrata nelle proprie case, a festeggiare al caldo del focolare domestico, ormai da molto. Dall’interno delle case riuscivano comunque a trapelare sorrisi e risate di gioia pura e genuina. Povera gente sprovveduta! La maggior parte di quelle persone lavorava per lei o comunque le doveva qualcosa, dunque Nabiki sapeva che guadagnavano paghe da morti di fame ed annegavano nei debiti. Eppure erano allegri, il loro giorno finiva in letizia. Folli! La giornata della media delle Tendo, invece, non era ancora finita. Il dolore alla schiena non era diminuito nemmeno un po’. Adesso era lei ad essere incurvata. L’umore non ne giovava. Entrò nel negozio di Ukyo. 
“Mi dispiace ma il locale è chiu… oh, Nabiki!” 
“Buonasera, signorina Nabiki! E buon Natale!” 
“Non c’è bisogno che ti inginocchi sempre, stupido. Né che tu ti metta a lustrarle le scarpe come stai facendo adesso.” Ucchan riprese il kunoichi maschio. 
“Ah! Mi perdoni, l’abitudine!” disse Konatsu “Il fatto è che… sono stata sconfitta dalla povertàaaa!” 
“Piantala di usare quel vecchio apparecchio per il karaoke tutto scassato, e va’ a fare qualcosa di più utile!” Ukyo si rivolse quindi alla donna col caschetto. “Non credo tu sia venuta qui per mangiare un’okonomiyaki, sbaglio?” 
“Non sbagli.” disse Nabiki. 
“E allora, avanti.” 
“Presto detto. Vi do un giorno, un solo altro giorno. Dopodiché, vi sfratterò.” 
La giovane Kuonji strinse con maggiore forza il manico dell’enorme spatola che si portava sempre appresso. 
“Tu non puoi!“ Gli affari andavano male e Ukyo ne sapeva bene il motivo. Le sue okonomiyaki non potevano reggere la concorrenza di quella robaccia occidentale propugnata dai nuovi fast food comparsi in città nell’ultimo anno: che, guarda caso, appartenevano a Nabiki. 
“Sì che posso, invece!" sorrise Nabiki. “Il locale Piccola Ukyo è mio, me l’hai venduto due anni fa: tu e Konatsu l’avete solo in affitto, e mi dovete, tra l’altro, due mensilità arretrate.” 
“Va bene, ma come posso procurarmi i soldi la notte di Natale?” 
“Non è affar mio. Se non riuscite a procurarvi i soldi, allora vi converrà passare questa notte a fare i bagagli!” e detto questo uscì soddisfatta. 
Eccola, la magia del Natale, disse tra sé. A qualcosa era servita, alla fine. Aveva fatto rammollire Ukyo, per esempio, che non aveva opposto eccessiva resistenza – un tempo l’avrebbe fatta uscire minacciando di prenderla a spatolate – rendendole così il lavoro sommamente più semplice. Chissà se sarebbe stato così facile anche con…
“RAANMAAA, dov’è la mia bambina e perché tu non sei con leeei?!” 
“Ca-calmati!” uno spaventato ragazzo col codino tentò di rabbonire una faccia gigantesca di demone dalla lingua biforcuta con le sembianze vagamente somiglianti a quelle di Soun Tendo. “Akane è solo uscita per andare ad invitare a casa nostra i familiari, compresa Nabiki, ci teneva tanto a lei. Ho provato a farla desistere, ma quella stupida è così cocciuta. Sicuramente avrà fallito ed ora starà passeggiando per le strade cercando di smaltire l’arrabbiatura.” 
“Piccina miaaa!” piagnucolò l’uomo baffuto. “Tutta sola ed esposta alle intemperie!” 
“Non ti sembra di esagerare?” sorrise nervosamente Ranma. 
Non cambiavano nemmeno un poco, pensò annoiata Nabiki sentendo le loro voci mentre entrava nel giardino di casa Tendo, molto più decrepita e malridotta di quanto fosse stata in passato, anche nei suoi momenti peggiori. L’umore di Nabiki non era migliorato. Il dolore alla schiena non voleva saperne di lasciarle un momento di sollievo, e questo la rendeva più aspra e vendicativa. Adesso i suoi pensieri erano concentrati sulle parole di Akane, che avevano contribuito non poco a peggiorarle quella già orrenda giornata: piena di gioia e letizia da parte di tutti quanti, sentimenti che poi erano completamente ingiustificati. Lo spirito natalizio. Gliel’avrebbe fatto vedere lei, ad Akane, lo spirito natalizio. Era il momento di attuare quel vecchio piano predisposto da tempo per un’occasione speciale. 
“Salve a tutti.” 
“Nabiki...” mormorò sospettoso Ranma. Possibile cha Akane ci fosse riuscita? No, l’istinto del ragazzo col codino gli consigliava di tenere la guardia alzata. 
“Un uccellino, meglio, le vostre grida” proseguì lei “mi hanno raccontato che Akane non è momentaneamente in casa. Meglio. Così io e te, Ranma, potremo parlare con calma.” 
Prese il ragazzo col codino in disparte. 
“Cosa vuoi?!” disse Saotome con tono secco. 
“Ricorderai” rispose lei “che il terreno su cui sorge il dojo si trova proprio nel bel mezzo del futuro centro commerciale che la mia impresa ha intenzione di edificare in questo quartiere.” 
“Ricordo. Ma forse sei tu che dimentichi” replicò Ranma “che la palestra Tendo appartiene a tuo padre e in ogni modo Soun l’ha già destinata a me e Akane, perché potessimo gestirla per insegnare le arti marziali, e non ne farebbe niente senza prima consultarci.” 
“Oh, io non dimentico mai. Dovresti saperlo bene.” 
“Allora non avrò bisogno di darti una seconda volta la stessa risposta.” 
“Già. Mio padre finirei per convincerlo, a vendermi questo terreno: il problema è convincere voi altri due testardi.” 
“Bene, mi sembra che tu alla fine sia venuta qua per nulla.” 
“Non direi proprio...” Nabiki estrasse qualcosa dalla tasca. “La riconosci questa?” 
Ranma si lasciò sfuggire un urlo di sorpresa. 
“Ma… ma tu come hai…” balbettò nervoso e imbarazzato, con gli occhi che quasi gli uscivano dalle orbite. 
“Mmh, sarebbe un vero peccato” continuò incurante la media delle Tendo “se Ukyo o Kodachi ricevessero questa foto che ritrae te e la mia sorellina mentre vi baciate teneramen…”
“Dammela!” Ranma si scagliò contro di lei. “Amaguriken!” 
Con un veloce movimento delle mani sottrasse la foto dagli artigli di Nabiki, e senza esitare un solo momento di più la strappò in mille pezzi. 
“Ha! Stavolta te l’ho fatta!” esclamò trionfante. 
“Che illuso. Guarda che ne ho altre decine di copie, tutte già pronte per essere spedite ad Ucchan, alla Rosa Nera… ed infine a Shan-Pu, che pure si trova in Cina a passare le festività nel suo villaggio col padre, la bisnonna e le amazzoni amiche d’infanzia. La posta arriva anche a Joketsuzoku, oggigiorno.” Nabiki guardò divertita l’espressione di giubilo del ragazzo mutare nello sconforto più totale. 
“Maledetta…!” borbottò ringhiante Ranma. 
“Che disastro sarebbe, dopotutto tu e Akane non siete ancora sposati e le tue altre fidanzate non si rassegnerebbero tanto facilmente: minimo quelle pazze finirebbero per distruggervi la casa, sempre che poi, tra bombori spatole e clavette, non succeda qualcosa di peggio alla mia povera sorellina!” esclamò la media delle Tendo con finta preoccupazione. Poi assunse un’espressione di sfida: “Dato che hai appena cercato di fregarmi, sarò meno conciliante che mai. Domani mattina porterò il contratto, una firmetta di papà col consenso di voi due fidanzatini e tutte le copie di quella foto, negativo compreso, andranno bruciate. Arrivederci. E risparmiati, almeno tu, gli auguri di buon Natale!” 
Un soffio di vento più gelido degli altri accompagnò il congedo di Nabiki da casa Tendo. 

*******

Nel frattempo, qualcuno osservava quegli accadimenti. 
“Ho visto abbastanza. Dobbiamo fare qualcosa, quella persona sta esagerando!” disse una ragazza dai lunghi capelli in tenuta da liceale. “Tu che ne pensi, Harumaki?” 
“Sono d’accordo, piccola Kogane.” disse un vecchio uomo sdentato con gli occhi a palla. “Non è giusto che mezzo mondo compri le cartoline natalizie raffiguranti quella povera ragazza senza veli: che tra l’altro mi è molto simpatica, è identica alla mia amata Gyoko.” 
“Bene, è deciso!” disse lo scarabocchio di un panda. “Ma come operiamo? Qualcuno ha un’idea?” 
“Una l’avrei io, quella donna non deve passarla liscia!” disse una figura bruttissima che assomigliava vagamente a quella di un cane marino strabico. “Tra l’altro ha commesso del male nei confronti di quel ragazzo, Natsuhiko… no volevo dire Kuno, che tempo fa mi fece i complimenti rendendomi tanto felice. Nabiki Tendo deve pagarla ed io ho già preparato da tempo qualcosa di speciale per lei.” 
“Interessante, illustraci il tuo progetto!” lo incitò Kogane. 

*******

“Alla fine è stata una giornata abbastanza fruttuosa, nonostante le arrabbiature e il mal di schiena...” si disse Nabiki, rientrando nel proprio appartamento. Un misero appartamento, di una casa che nemmeno le apparteneva – lei, che possedeva mezza Nerima. Girò la chiave nella serratura. Fu proprio a quel punto che le accadde un evento stranissimo. Non vide più la serratura, ma…
“Non può essere!” mormorò a voce alta per rassicurarsi. “Devo essere stanca per il troppo lavoro.” 
Chiuse le palpebre. Forse non l’aveva visto. Non doveva nemmeno starci a pensare. Eppure… eppure era così reale. Nabiki avrebbe potuto giurare di aver visto il volto del suo ex socio d’affari Kinnosuke Kashao.


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