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Autore: Kruaxi    04/05/2014    2 recensioni
In memoria di Leonard Nimoy (1931-2015)
Gli eventi si svolgono dopo quanto accaduto nel film 'Into darkness'.
Uno Spock anziano, il vulcan venuto da un futuro forse scomparso, si interroga sull'accaduto e sull'attuale realtà del suo popolo, quando un evento inatteso lo forza a scontrarsi con una scelta da incubo.
Da trekker d'antica data, confesso che faccio fatica a rapportarmi col nuovo corso di J.J. Abrams, tuttavia la diversità fra i due universi, paralleli od in conflitto che siano, può essere un buon stimolo per la fantasia…
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Spock era anziano, molto anziano a dire il vero, anche per un vulcan.

Seduto sulla veranda di una modesta casa di legno in collina, osservava le poche luci della piccola città sottostante, 'Nuovo Vulcano'.

Pensò che era un nome davvero altisonante per quel piccolo agglomerato urbano, freddo e sperduto su quel pianeta che, da poco, portava lo stesso nome.

“La città conta 166441 abitanti... per lo spazio, al momento, ce ne sono in giro altri 2.335.213” pensò “con il mediocre tasso di crescita che ci contraddistingue, nonché con la nostra irrazionale tendenza ad evitare rapporti interraziali… rischiamo di estinguerci”.

Incrociò le dita delle mani e tentò di mettersi comodo sulla scalcinata sedia di legno.

“Dono della Federazione, così come tutte quelle baracche laggiù”.

Si sentiva stanco ed amareggiato come non mai ed il freddo pungente di quella presunta estate, così distante dal caldo spesso oppressivo del suo pianeta natale, gli penetrava dentro le ossa, ricordandogli che la fiera baldanza della sua razza era ormai un ricordo lontano, così come la sua gioventù.

Dopo la distruzione di Vulcano, dopo essersi ritrovato in questa nuova linea temporale, aveva sulle prime pensato si trattasse in fondo soltanto di una nuova opportunità; nessuno sapeva davvero se i tempi che aveva conosciuto fossero sopravvissuti, nessuno era in grado di dire se esisteva ancora un tempo futuro, magari parallelo a quello che stava vivendo, dove Vulcano continuava ad essere un faro di civiltà per la Federazione... un tempo dove lui, giovane ufficiale, esplorava lo Spazio a bordo di una nave chiamata 'Enterprise', insieme a Bones, a Scotty, a Jim...

Inizialmente aveva ritenuto plausibile la teoria del vortice che, immaginando lo scorrere del tempo come un fiume, riteneva che ogni modifica del passato, causata da incidenti temporali oppure dall'azione più o meno consapevole di eventuali crononauti, fosse destinata ad esaurirsi come un mulinello nell'acqua, acqua, ovvero 'tempo', destinata a ricomporsi nella sua forma originale quanto prima, così che il futuro sarebbe tornato a coincidere con i suoi ricordi.

Ma... era soltanto un desiderio irrealizzabile.

L'arrivo di Nero, il pazzo romulano che con la sua assurda sete di vendetta aveva ucciso prima il padre di Kirk e poi distrutto il suo pianeta natale, era stato ben altro che un vortice.

Ormai viveva da quattro anni in questo nuovo presente... Aveva visto l'ascesa di un J.T. Kirk assai diverso da quello che conosceva: coraggioso e combattivo, certo, ma non era l'uomo saggio e, a modo suo, assai logico con cui aveva condiviso tante avventure. Pensava al giovane se stesso che aveva incontrato, e più ci pensava meno 'si' riconosceva: nonostante le apparenze il 'nuovo' Spock era un concentrato di assurdità, tanto dedito (suo malgrado ?) alle emozioni da risultare praticamente indistinguibile da un umano.

Questo sarebbe bastato a fare la differenza ? Il suo occhio alieno, come tante volte era successo nel 'suo' tempo, avrebbe dato realmente al giovane Kirk un ulteriore strumento a disposizione per interpretare e risolvere i mille problemi che gli si sarebbero via via parati davanti ?

Era rimasto perplesso di fronte alla storia con Khan, il nuovo Khan così enormemente diverso da quello che ricordava: leggendo i rapporti non aveva trovato una minima logica in quegli accadimenti, risolti alla fin fine soltanto con la forza e buona fortuna... No, non era affatto come si ricordava.

Il freddo aumentava, era tempo di entrare in casa e mettersi davanti al fuoco... Già sapeva che, anche quella notte, non sarebbe riuscito a prender sonno.

Poi, un boato.

 

La luce durò soltanto una frazione di secondo, giusto il tempo per abbagliarlo.

Appena riprese pieno possesso del campo visivo, con stupore, anzi, con curiosità, vide una piccola navicella di foggia sconosciuta malamente atterrata nel suo giardino.

Le piccole coltivazioni di fiori e piante vulcan, che mai avevano davvero attecchito in quell'atmosfera aliena nonostante la sua ostinazione, erano state definitivamente divelte da quell'artefatto, ammaccato e bruciacchiato, che stava sbuffando fumo acre da quello che sembrava un motore irrimediabilmente danneggiato.

Istintivamente guardò verso la piccola città: nessun segno di allarme, nessun drone-polizia già in aria, nessuna sirena... Qualunque cosa fosse, quella nave aveva oltrepassato tutti i sistemi di sorveglianza planetari senza farsi identificare.

Tornò ad osservare l'oggetto: non era lungo più di quattro metri e sembrava in gran parte occupato da un abitacolo sovrastato da una capottina trasparente a goccia.

Per un attimo mise la mano sul comunicatore per avvertire la propria gente ma, senza sapere perché, la ritirò e, pian piano, si avviò verso la nave.

La vernice dell'ordigno era in gran parte scrostata ed annerita, ma ben visibile rimaneva un logo, un logo dalle forme inusuali per come le conosceva, ma comunque inequivocabili: il logo della Federazione.

 

Quando fu a pochi metri dall'oggetto, la capottina saltò letteralmente via ed una figura in penombra si trasse dall'abitacolo con una certa fatica.

-Lunga vita e prosperità- disse l'anziano Vulcan, con la mano destra alzata ad altezza spalla, nell'antica posa di saluto e pace.

-Spock... è lei... non credevo ce l'avrei fatta...- l'essere era palesemente un uomo, solo in parte celato da una tuta spaziale di foggia mai vista -non ha idea quanto sia felice di vederla...

Così detto, l'uomo svenne e cadde a terra.

 

Spock si chiedeva se l'irrazionalità avesse colpito anche lui. Invece di chiamare aiuto aveva trascinato il nuovo venuto dentro casa, e lo aveva disteso su di un letto. Il tricorder aveva confermato l'assenza di pericoli biologici e la sostanziale buona salute dell'uomo, in apparenza sofferente soltanto di una notevole disidratazione ed inedia.

La tuta ricordava vagamente quelle già in uso durante gli ultimi suoi giorni nell'antica linea temporale, quando con la Jelly Fish tentava di far collassare l'anomalia stellare che avrebbe poi distrutto Romulus, ma era comunque diversa, sembrava molto più avanzata.

Sul petto, in bella evidenza, quello strano logo della Federazione.

Spock tolse il casco al visitatore e non si stupì affatto nel trovarsi davanti un volto mai visto: era un bell'uomo, sulla quarantina, alto e muscoloso, di carnagione scura, forse originario dell'Africa atlantica, geneticamente parlando.

Continuava a rimproverarsi per l'illogicità delle sue azioni, per la gestione privata dello strano avvenimento ma, in cuor suo, sentiva che era la cosa giusta. Ed in molti anni aveva imparato a dar retta anche alla suà metà umana, le rare volte che lo aveva ritenuto necessario.

Infine, dopo una rapida idratazione e la somministrazione di banali nutrienti endovena, l'uomo riprese conoscenza e lo guardò fisso negli occhi: -Prego che lei non abbia chiamato nessuno.

Spock non sapeva perché, ma si aspettava queste parole.

-No, nessuno- individuò i gradi da ufficiale sul colletto dell'interlocutore -nessuno sa che lei è qui, soltanto io e, ne sono certo, vorrà avere la cortesia di spiegarmi il motivo del suo arrivo.

L'uomo abbozzò un sorriso: -La stavo cercando, sono anni che la cerco... e sono maledettamente stanco...- Spock lo osservò meglio, il suo ospite aveva la barba incolta e la divisa sporca ed in disordine; di certo aveva visto tempi migliori.

-Quanto ha da dirmi necessita di un'azione immediata ?- La voce di Spock era ferma e calma, come sempre, mentre si rivolgeva all'inatteso ospite.

-...No... non proprio... anche se...

-Credo sia meglio che lei riposi qualche ora, sono certo che ne trarremo tutti vantaggio.

L'uomo annuì e fece appena in tempo ad articolare un 'grazie' prima di lasciarsi andare ad un sonno necessario e profondo.

Spock rimase accanto al letto per un po'.

Sulle prime il desiderio di fondere la sua mente con quella dell'uomo l'aveva solleticato, ma non c'era bisogno alcuno di quest'atto, così simile ad un'intima violenza se non concertato: il visitatore gli avrebbe detto tutto al risveglio.

Spock si adagiò sulla grande poltrona che aveva nell'ingresso della sua abitazione, non prima di aver dato una rapida occhiata al curioso mezzo col quale l'uomo era giunto da lui.

L'ispezione confermò i suoi sospetti: era senza dubbio un mezzo della Federazione ma non di questi tempi, e neppure di quelli che aveva lasciato.

Sembrava qualcosa di estremamente evoluto, assai più sofisticato di qualunque cosa avesse mai visto usare dai popoli della Federazione. Le anomalie riscontrate dal tricorder avevano dato una prima significativa risposta alle sue tante domande.

Sulla poltrona, Spock sentì, inatteso, un grande sonno arrivare anche per lui ed il suo ultimo pensiero non lasciava adito a dubbi: “Il punto non è da dove venga il nostro amico, ma da quando.”

Si addormentò con una curiosa smorfia sulle labbra che, agli occhi di un umano, poteva sembrare un sorriso.

   
 
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