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Autore: Nerea_V    04/05/2014    4 recensioni
'Concentrati sulle cose semplici.
Semplice a dirsi. L’unica cosa che riuscivo a percepire era la superficie dura e fredda su cui ero stesa. Cercai di aprire gli occhi, ma nonostante sentissi le palpebre alzarsi non notai alcuna differenza. All’inizio vedevo una leggera luce, ma presto neanche quella mi raggiunse più e non vidi altro che buio attorno a me'
[NON FINITA - non so se o quando la finirò... scusate]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ben Breaden, Claire Novak
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Buckeye, Arizona.
Eravamo lì da un paio di giorni per risolvere un caso per niente semplice. Avevamo trovato articoli di giornale riguardante delle sparizioni ed eravamo corsi senza sapere a cosa andavamo in contro.
Appena arrivati, ci facemmo comunicare tutte le informazioni possibili dallo sceriffo fingendoci agenti dell’FBI. Ultimamente non avevamo molta inventiva con i camuffamenti, ma meglio essere ripetitivi che inverosimili. Avevamo i fascicoli dei tre uomini scomparsi nelle ultime due settimane ed eravamo andati a recuperare qualche vecchio libro in biblioteca, da integrare a quelli che possedevamo già. Nulla però sembrava esserci d’aiuto. Gli uomini erano tutti sulla trentina ed erano scomparsi in giorni diversi, ma rigorosamente sempre di sera subito dopo il tramonto. Erano stati presi in qualunque luogo fossero. Uno per strada, uno nel suo salotto di casa e il terzo quando era nel bagno del pub che frequentava sempre la sera. Alcuni elementi particolari c’erano in comune, ma non sembravano essere elementi rilevanti per scoprire chi fosse l’artefice di questo. Inoltre sulle scene delle sparizioni non c’erano tracce rilevanti e neanche segni di risistemazione del posto.
Erano diversi anche riguardo le proprie relazioni sociali. Il ragazzo del pub era un dongiovanni a sentire i conoscenti, che è un modo gentile per dire che ogni sera ne conquistava una diversa. L’uomo sparito in salotto era un padre di famiglia, aveva moglie e una piccola di due anni, la moglie si era accorta della sua scomparsa perché non arrivava a cena. Se ne era andato senza dire niente, e secondo lei era più probabile il rapimento a una partenza improvvisa senza avvisare o telefonare e la polizia le aveva creduto solamente perché erano già scomparse altre due persone in paese. Erano passati infatti due giorni dalla sparizione del secondo uomo scomparso nel nulla appena girato l’angolo, dove la compagna lo aveva seguito con pochi minuti di ritardo, fermandosi a raccogliere lo scontrino della spesa che le era caduto di mano. Era tornata a casa, sperando di trovarlo lì o di vederlo arrivare dicendo che aveva avuto un disguido, ma non era successo.
Così eccomi lì a sfogliare libri su libri e incartamenti seduta all’ombra di un albero, in un piccolo parco poco distante dal Westward Motel dove anche Ben continuava con le ricerche su internet. Night correva sul prato davanti a me, rotolandosi al sole ogni tanto e abbaiando a qualche altro suo simile di passaggio, senza però mai allontanarsi.
I fogli che avevo tra le mani non dicevano niente di nuovo ed io avevo sempre più la sensazione di sapere di cosa si trattasse, ma preferivo esserne certa prima. Non volevo farmi trovare impreparata e speravo con tutto il cuore di sbagliarmi.
A un certo punto un brivido mi scorse giù per la schiena e iniziai a sentire quella fastidiosa, e ormai familiare, sensazione di disagio e fastidio. Mi stavo abituando a quelle sensazioni e mi sorprendevano sempre meno, ma questo non toglie che fossero fastidiose, appunto. Era come essere perennemente tenuti sott’occhio. Dalla caccia in Florida erano aumentate di frequenza e capitava che più volte in un giorno mi mettessi a osservare in giro in cerca della fonte di tale disagio. Scontato dire che non l’avevo ancora trovata. L’avevo vista solo una volta, ma sentivo che la fonte era quella strana figura che avevo intravisto fuori dalla finestra del motel durante il diluvio ormai più di due mesi prima. Ben continuava a sostenere che era stata la mia mente a pensare di vedere qualcosa, per dar forma a quello che sentiva, ma io ero certa del contrario. Lui non l’aveva vista e anche se io l’avevo scorta solo per alcuni secondi, ero certa che fosse reale e che mi stesse guardando dritta negli occhi.
Alzai svogliatamente lo sguardo, sapevo che tanto non avrei trovato niente, quindi non prestai molta attenzione a quello su cui si posava il mio sguardo e tornai in poco tempo sui vari fogli che avevo sulle gambe e attorno a me sul prato.
Nel frattempo Nightmare invece si era fermato e aveva puntato lo sguardo verso alcuni alberi non molto distanti da dove ero io, muovendo le orecchie come a cercare di captare anche il minimo rumore. Poi sembrò soffermarsi su qualcosa e appiattendo le orecchie incominciò a ringhiare. Alzai lo sguardo su di lui e cercai di tranquillizzarlo come facevo di solito, ma non ci riuscii. All’inizio sembrò calmarsi, ma dopo pochi istanti in cui stavo cercando di ritrovare il punto in cui avevo interrotto la lettura, lui fece qualche passo in avanti nella direzione che continuava ostinatamente a osservare e iniziò ad abbaiargli contro.
Capii subito che non era il solito modo che usava per farsi notare dai cani di passaggio, sembrava volermi avvertire di qualcosa e io alzai lo sguardo verso di lui preoccupata. Night mi guardò negli occhi per poi tornare a indicare gli alberi che stava fissando prima e tornare ad abbaiare. Mi voltai in quella direzione e vidi un’ombra scura staccarsi dal retro di uno degli alberi e appoggiarsi con una spalla al tronco.
Mi bloccai completamente gelata al mio posto. L’ombra aveva la forma di un uomo e nonostante fosse solo ad una ventina di metri da me, non riuscivo a distinguerne i caratteri. Vedevo solo la sua sagoma scura all’ombra dell’albero, ma nonostante questo sapevo che il suo sguardo era puntato su di me e quando puntai gli occhi lì dove potevo solo immaginare che ci fossero i suoi, un brivido mi corse lungo la schiena.
Non potevo esserne certa dato che ne la prima, ne questa volta potevo vederlo bene, ma ero sicura che fosse la stessa cosa che mi osservava fuori dall’hotel quel giorno di pioggia.
Il continuo abbaiare di Night mi riscosse dallo shock iniziale e portai la mano all’impugnatura della pistola che tenevo nella borsa affianco a me, ma non ne sentivo veramente la necessità.
Nonostante tutte quelle spiacevoli sensazioni che continuavano a corrermi lungo tutto il corpo, sapevo che non c’era davvero nulla da temere. Certo ero pienamente consapevole che poteva essere il trucco di una qualche creatura soprannaturale, ma io ero certa che nulla all’infuori del mio istinto aveva ragione. E quello che sentivo, non era paura o un modo per mettermi in guardia. Era qualcos’altro che non riuscivo a comprendere bene, ma che era lungi dall’essere pericoloso, almeno per me in quel momento. Non mi era di certo sfuggita l’aura scura che lo circondava.
Le mie certezze si confermarono in quell’istante. Qualcosa o qualcuno mi seguiva, le sensazioni che provavo erano provocate solo dal mio istinto che tentava di farmi reagire all’essere osservata da lontano e in continuazione. E adesso sapevo anche da cosa. Beh più o meno. Ovviamente non lo avevo ancora visto in faccia e non sapevo con certezza se fosse umano o meno, ma sapevo che almeno per ora non aveva cattive intenzioni e che non gli importava rimanere nascosto, almeno finché altri non lo potevano vedere.
Night nel frattempo mi si era avvicinato e mi tirava per la maglietta per avere la mia attenzione. Quando mi girai, mi bastò per guardarlo negli occhi e capii quello che dovevo fare. Dovevo scoprire chi era e cosa stava succedendo, perché mi seguiva e perché non usciva dall’ombra per mostrarsi.
Mi tirai su di scatto estraendo la pistola e puntandogliela contro. Attorno a me non c’era anima viva, se non alcune macchine che passavano per la strada appena dietro la figura, quindi nessuno avrebbe dovuto vedermi con una pistola in mano.
- Chi sei?- Chiesi con voce ferma e sicura.
Invece che una risposta, però, mi arrivò l’eco di una forte risata, sembrava quasi sarcastica, come se non credesse che avrei veramente premuto il grilletto. Ovviamente non lo avrei fatto se non fosse stato necessario, ma se serviva, potevo benissimo colpirlo a una gamba per avere delle risposte.
Avanzai di qualche passo tenendo sempre la pistola avanti a me e aggiustando la mira. – Ti ho chiesto…- Non riuscii a terminare la frase. Sentii ancora la sua risata e poi un suonare di clacson dalla strada mi distrasse per un paio di secondi e quando ritornai con lo sguardo sull’ombra, non c’era più. Sparita.
Corsi verso quegli alberi e guardai in tutte le direzioni, anche in alto, ma non vidi niente. Cercai in alcune vie laterali sulla strada ma nessuna traccia di quella figura. Sospirai affranta poggiando una mano sul muso di Nightmare, rassegnata. Ormai non c’era nulla da fare. Tornai a ritirare le mie cose al parco e mi avviai al motel da Ben.
 
Arrivata alla stanza mi lasciai cadere sul letto distesa a braccia aperte e il mio pastore tedesco mi fu subito accanto poggiando il muso sulla mia pancia. Sbuffai scocciata e stanca di quella situazione che non riuscivo a sistemare.
- Tutto bene?- Chiese Ben.
Mugugnai una risposta confusa, avrebbe pensato lui a come interpretarla. Non sapevo ancora cosa dirgli. Non ero sicura di volergli raccontare di quell’incontro, la prima volta non gli aveva creduto. Avrebbe trovato una qualunque scusa anche per questa volta, una risposta razionale che nonostante il lavoro che svolgevamo, lui amava tanto trovare. Di sicuro mi avrebbe coinvolto in una discussione di cui non avrei capito la metà delle cose che avrebbe messo in mezzo e avrebbe preso a fare ricerche. Beh, forse l’ultimo aspetto non era del tutto negativo, magari sarei riuscita a scoprire qualcosa su quello che stava succedendo. Inoltre, a parte tutti quegli aspetti, che più che negativi erano fastidiosi, lui era il mio migliore amico. In quegli anni c’eravamo uniti molto ed era diventato il fratellino che non avevo mai avuto. Dovevo dirgli quello che mi era successo. Non avevamo mai avuto segreti tra di noi, ci raccontavamo tutto. Non potevo tradire così la sua fiducia.
Sospirai di nuovo, mentre mi portavo un braccio a coprirmi gli occhi. La testa incominciava a dolermi per i troppi pensieri che l’affollavano. – Ho rivisto la cosa che era fuori dalla finestra un paio di mesi fa in Florida.- Buttai fuori.
D’un tratto il rumore di pagine sfogliate si fermò e io mi voltai per vedere se stesse bene. Ben mi stava fissando con gli occhi sgranati e increduli. Tornai nella posizione di poco prima incapace di sostenere il suo sguardo.
- In che senso l’hai rivista? Sai cos’è?- Chiese lui ancora sorpreso.
Sbuffai contrariata dalle poche informazioni che avevo. – No. Ero l’ nel parco e ho percepito nuovamente come se qualcuno mi stesse fissando. Quando ho alzato gli occhi, era lì.-
- Cosa?- Chiese lui curioso.
- Non so cosa fosse. Era troppo in ombra sotto quegli alberi. Dalla forma però sembrava un essere umano e dalla sua risata direi che era un uomo.- Dissi io ripensando agli avvenimenti di poco prima.
- Risata?- Chiese ancora.
- Vedo che sei di molte parole questa sera.- Dissi scocciata della sua incapacità di mettere in fila una frase. – Gli ho puntato la pistola contro e lui ha riso. Poi sono stata distratta e lui era sparito prima che potessi avvicinarmi e vedere chi fosse.- Spiegai infine.
- Oh. Sei sicura di quello che hai visto? Non ti eri appisolata mentre leggevi i fascicoli?- Chiese lui corrucciando le sopracciglia in cerca di una soluzione razionale.
- Penso di sapere ancor distinguere tra sogno e realtà Ben!- Dissi stizzita. – Comunque se ne è accorto anche Night. Gli ha abbaiato contro, per questo me ne sono accorta. Se no, non lo avrei neanche notato.-
- Ok, ok scusa! E’ solo che è strano.- Disse lui.
Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi preoccupato. – Lo so. Qualcuno ci sta seguendo.- Dissi cupa guardando il soffitto.
Lui sospirò annuendo. – Beh comunque per il momento non possiamo farci niente.-
- Non possiamo fare qualche ricerca?- Chiesi speranzosa.
- E su cosa? Un’ombra ridente?- Disse lui, infelice come me di non avere molte informazioni. – Adesso concentriamoci sul caso. Se hai nuovi indizi poi ne parliamo e vediamo se troviamo qualcosa di concreto.- Disse ed io annuii concorde.
La cosa però non mi piaceva, sapere che qualcuno mi spiasse continuamente era una cosa inquietante. Dovevo essere abituata a quel tipo di sensazioni, ero una cacciatrice dopotutto, ma mi spaventava più di quanto mi ero aspettata sapere che qualcuno aveva sempre gli occhi puntati su di me. Doveva essere una cosa normale sentirsi in quel modo. Infatti, ogni volta che gli occhi di quella cosa erano puntati su di me, il mio corpo reagiva e mi metteva all’erta. Era istintivo, a prescindere da cosa esso fosse.
Cercando di non pensare a quello che era successo e alla sensazione di essere osservata che mi aveva preso altre due volte durante il pomeriggio, tornammo a fare ricerche sul caso che stavamo seguendo. Con le finestre e porta completamente serrate, ci mettemmo sotto con il lavoro senza fare caso al trascorrere delle ore.
Nonostante le poche informazioni, e riguardando le fotografie dei luoghi di sparizione notammo una cosa importante, o quantomeno lo sembrava dopo giorni di ricerche. Controllando i sistemi delle fognature della città scoprimmo che erano divisi principalmente in quattro condotti che portavano in diverse direzioni fuori dalla città. Controllando tutti i collegamenti e i passaggi, capimmo che i luoghi dove c’erano state le sparizioni erano tutti collegati dallo stesso condotto maggiore che usciva ad Est dalla città. Guardando la cartina della zona e aiutandoci con internet cercammo di scoprire qualche informazione in più. Quando la tubatura si allargava e diventava unica, passava davanti a un cimitero, affianco al quale c’era un capanno che dagli ultimi aggiornamenti risultava abbandonato.
Ci guardammo negli occhi. Era lì che dovevamo andare. – Possibile che sempre nei cimiteri dobbiamo andare? Non mi piace, ti lasciano sempre qualcosa addosso.- Disse lui scocciato.
- E’ il nostro lavoro Ben. Su prendi più armi che puoi visto che non sappiamo ancora di cosa si tratta e andiamo.- Dissi prendendo un borsone e iniziando a riempirlo dell’occorrente.






Angolo autrice
*si nasconde*
Non sono morta, scusate! >.<
So che non sono scuse accettabili, ma ho davvero un sacco di studio arretrato, tanti esami da fare e mille altre cose. Quindi non sono riuscita a completare questo capitolo prima... il prossimo è già pronto. Per gli altri spero di metterci meno. Mi ci metto già da questo pomeriggio, anche per l'altra long.
Spero di non deludervi ancora. 
Un grossissimo bacio a tutti per la vostra pazienza.
  
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