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Autore: Defiance    04/05/2014    5 recensioni
Steve, Capitano della squadra di basket amato da tutte le ragazze.
Natasha, capo-cheerleader amata da tutti i ragazzi.
Thor, il nuovo arrivato ‘bello e dannato’.
Loki, il fratello sfigato del ‘bello e dannato’.
Tony, il genietto della scuola.
Bruce, il secchione evitato da tutti.
Clint, il solitario che evita tutti.
Cosa succede se portiamo gli Avengers al liceo? E se fossero addirittura all’ultimo anno?
Leggete e lo scoprirete! Ne accadranno delle belle!
AU: tutti umani/normali. Genere: teen drama.
Avvertenze: Presenti anche Sharon Carter e Sam (Falcon), personaggi introdotti in CATWS. Personaggi secondari tratti da altri film Marvel (X-men, Spiderman).
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi della storia non mi appartengono. Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


 
Play Hard





1
Welcome Back
 
 
 
 
 

 
 
 
DRIIIN, DRIIIN!
Sveglia.
Nel 90% dei casi, tra i ragazzi di età compresa tra i sei e diciannove anni, il suono di quest’oggetto è ricondotto alla più grande catastrofe che si sia mai abbattuta sulla terra: la scuola.
Raffiche di studenti che si accalcano nei corridoi, il caos del primo giorno quando tutti si raccontano cos’hanno e cosa non hanno fatto durante le vacanze, la consapevolezza di dover affrontare nuovamente quell’etichetta attribuita a ciascuno di loro fin da quando il proprio status era quello della matricola… tuttavia, quell’anno Thor non avrebbe avuto nulla di tutto ciò, confusione da rientro esclusa.
Non sarebbe stato più il figo Capitano della squadra di basket ammirato a tutti, non avrebbe avuto nessuno con cui chiacchierare, nessuno a cui riferire di quell’estate trascorsa tra scatoloni e valige, né tanto meno qualcuno gli avrebbe augurato buona fortuna per la nuova sessione di partite.
Avrebbe invece dovuto cercare qualcuno così gentile da mostrargli la nuova scuola, affrontare i commenti di tutti e, soprattutto, sperare di non ricevere un’etichetta da ‘sfigato’, - perché per quanto brutto possa sembrare, è così che funziona al liceo, è tutta una questione di prime impressioni e reputazione.
“Non preoccuparti” gli aveva detto la sua ragazza, Jane, la sera prima “per i ragazzi belli ed attraenti come te è sempre facile ambientarsi… e praticamente impossibile ricevere giudizi negativi. È statisticamente provato! E poi, sono sicura che entrerai nella squadra della scuola senza alcun problema”.
Nonostante ciò, Thor non aveva la ben che minima voglia di alzarsi da quel letto.
“Thor, muovi subito le chiappe da quel materasso o ti ci butto giù a calci!” urlò sua madre, spalancando la porta della sua camera.
“Mamma!” aveva obiettato lui, che ancora non aveva perdonato i suoi genitori per averlo costretto a trasferirsi proprio quando aveva raggiunto l’ultimo anno alle superiori.
“Non mi sfidare. Giuro che ti butto giù davvero!” chiarì la donna, alzando la serranda e lasciando che la luce solare invadesse la stanza.
A quel punto, per il giovane fu praticamente impossibile insistere e dovette alzarsi e sistemarsi, per poi scendere in cucina a fare colazione.
“Tuo padre ha messo a disposizione la sua limo per il tuo primo giorno nella nuova scuola. Spero che questo ti renda felice” lo informò lei, passandogli il pacco dei cereali.
“Sicuro. Così tutti sapranno che sono il figlio del Dio del Sonno” borbottò Thor, ingurgitando una cucchiaiata di latte.
E sì, suo padre, da tutti chiamato ‘Odino’, era un imprenditore miliardario che aveva fondato la sua fortuna sulla produzione dei più comodi materassi che ci fossero in commercio.
“Almeno non ti attribuiranno una di quelle etichette che tu consideri ‘da sfigato’” cercò di tirargli su il morale la madre, mentre Loki, suo fratello, faceva ingresso nella sala.
“Ma davvero? Perché tre anni fa a me l’hanno attribuita lo stesso” esordì, attirando a sé la brocca con il latte.
“Ma zitto” mormorò la donna, stampandogli un bacio sul capo e porgendo ai giovani una manciata di libri.
“In bocca al lupo, ragazzi”
 
***
 
“Nat!” esclamò Sharon Carter, correndo a braccia aperte verso quella che da sempre era la sua migliore amica.
“Shy! Com’è andata negli Hampton?” domandò l’altra, stampandole un grosso bacio sulla guancia.
“Uhm, sai, solita storia. Sole, mare, vestiti costosi, bagnini sexy… la bella vita, insomma. Tu come hai trascorso le vacanze?” chiese di rimando lei, curiosa di sapere cos’avesse combinato Natasha Romanoff in quei mesi.
La ragazza, tuttavia, non sembrava avere molta voglia di affrontare l’argomento, infatti si nascose il volto dietro i suoi lunghi capelli ricci di un rosso particolare e borbottò un qualcosa di molto vago simile ad un ‘niente di che’ al quale la bionda Sharon non diede alcun peso: aveva troppa brama di parlare riguardo i suoi dieci, muscolosi e straricchi spasimanti e del tipo con cui aveva fatto sesso in spiaggia l’ultimo giorno.
“Sul serio, Nat! Tu non sei stata con nessuno quest’estate?”
“Ehm, veramente no. C’è stato un tizio con cui sono uscita un po’ di volte, ma nulla di serio… non ricordo neanche il suo nome” rispose l’amica, rallentando quando Steven Rogers, il Capitano della squadra di basket della scuola, apparve nella loro visuale.
Se ne stava lì, tranquillo, a chiacchierare con il resto del team, appoggiato alla sua auto, mentre la lieve brezza che premoniva l’arrivo dell’autunno gli scompigliava i biondi capelli.
“Se quest’anno vinceremo il Campionato, come sicuramente faremo, avremo tutti maggiori opportunità di ricevere una borsa di studio per il college…” stava dicendo il suo migliore amico, James Barnes, detto Bucky, quando Sharon piombò verso di loro, gettando le braccia al collo di Rogers.
“Steve!” trillò, stampandogli un bacio passionale sulle labbra, cui seguirono fischi e commenti inappropriati da parte dei ragazzi accalcati lì vicino.
“Andate in un motel” li schernì Bucky, passandosi una mano tra i bruni capelli e ridendo di gusto.
Natasha alzò gli occhi al cielo e, prima che il giovane potesse chiamarla, adocchiò Clint Barton a pochi metri da lei e gli corse in contro.
“Ehi Clint!” lo chiamò, agitando la mano per fargli capire che doveva aspettarla.
“Perché mi parli? A stento mi rivolgi la parola quando siamo a casa, figurati a scuola” ribatté gelido lui, scrutandola di sottecchi.
“Oh, andiamo. Sei tu che stai sempre sulle tue. Prima o poi dovremmo pure stringere amicizia. Sei mio fratello in fin dei conti” ironizzò lei, dandogli una leggera spinta con la spalla.
“Tu hai qualcosa che non va. E non sono tuo fratello, sono il figlio del nuovo marito di tua madre” precisò lui, “e non voglio avere a che fare con i top della scuola. Quindi, almeno qui, fa finta di non conoscermi, grazie”
Aggiunse poi, lasciandola sola a fissarlo sgomenta.
“Idiota!” imprecò la Romanoff, costretta a fare dietrofront e a raggiungere i suoi amici.
“Ehi Miss Mondo!” la beffeggiò Bucky, dandole una pacca sul sedere, gesto al quale la ragazza reagì particolarmente male.
“Fallo un’altra volta, Barnes e giuro che ti taglio le dita e te le rifilo per cena la sera di Natale” intimò, mentre lui fischiava ammirato.
“Continui a fare la dura eh? Tanto sai anche tu che prima o poi me la darai”
“E dai, Bucky, ora basta” cercò di fermarlo Steve, con un tono talmente serio che costrinse l’amico ad obbedire.
Per un momento, il suo sguardo si incrociò con quello di Natasha, la quale distolse in fretta i suoi grigi occhi da quelli azzurri del giovane proprio nel momento in cui una grande limousine nera si parcheggiava davanti a loro.
Il primo a scendere, fu un ragazzo minuto, dai capelli neri, che sembrava completamente fuori posto in quel mezzo e che cominciò a guardarsi intorno con un’espressione che rivelava rassegnazione e speranza al tempo stesso; poi fu il turno di un altro giovane, alto e muscoloso, dai capelli biondo scuro, intensi occhi azzurri e il portamento sicuro di chi era consapevole della propria bellezza e sapeva come sfruttarla.
“E quello chi è?” mormorò a bocca aperta la Carter, mentre tutti i presenti si sporgevano per guardare.
“È uno nuovo; a quanto pare è il figlio del ‘dio del sonno’. A me sa di sfigato” commentò James, incrociando le braccia e scrutando la new entry dall’alto in basso.
“Sei solo invidioso” lo contraddisse Natasha, roteando gli occhi per la superficialità del ragazzo.
“Di quel tizio? Sicuro non si farà neanche un amico” insistette lui, accompagnato dalle risa di scherno di Alexander Summers e Hank McCoy, i suoi compagni di cazzate fin dai tempi dell’asilo; e perché sì, Steve poteva anche essere il suo migliore amico, ma era sempre stato troppo serio e innocente per assecondare i suoi capricci.
“Vedremo. Secondo me quel tizio sa il fatto suo. Scommetto che entrerà in squadra” lo provocò ancora la rossa, sorridendo soddisfatta nel vedere Bucky irritarsi.
“Impossibile. Steve non…”
“Io non cosa, esattamente? James ci conosciamo fin da bambini, ma farò l’interesse della squadra; come hai detto dobbiamo vincere il campionato, c’è qualcosa di molto più importante della tua vanità in ballo. Mi dispiace amico, non lascerò fuori un bravo giocatore solo per farti contento.”
Lo interruppe lui, con quel fare saggio che spesso evidenziava le differenze tra lui e Bucky, facendo sorridere di soddisfazione Natasha.
Sfortunatamente, (per lei), non ci fu tempo per udire delle repliche, dato che la campanella suonò e i ragazzi furono costretti ad entrare.
Una cosa era però certa: James Barnes quell’affronto se l’era legato al dito.
 
***
 
“Stark ti sta fissando. Ancora” mormorò Natasha, passando accanto a Pepper Potts, un’altra delle cheerleader più amate della scuola.
Aveva dei lunghi capelli biondo-arancio che le ricaddero sul volto non appena si voltò a guardare il ragazzo indicatole dall’amica.
“Oh andiamo. Non può interessarti sul serio. Quel tipo è un idiota” borbottò Sharon, che aveva finalmente deciso di staccare le sue labbra da quelle di Steve e di raggiungere le sue amiche.
“Io… ma come diavolo fai a screditare in questo modo tuo cugino?” domandò lei, corrugando la fronte e richiudendo con forza il suo armadietto.
“Effettivamente, non ho mai capito come mia zia Peggy possa essersi innamorata di zio Howard. Magari potresti aiutarmi a far luce sul mistero del fascino degli Stark, perché da sola non ci riuscirei mai” insistette la bionda, che se ne andò subito dopo, senza dare tempo all’altra di ribattere.
“Lasciala perdere Peps! Ci vediamo alle prove, ho lezione con il professor Lehnsherr a prima ora e non è esattamente il tipo che conviene far arrabbiare, specie il primo giorno” si congedò Natasha, attraversando il corridoio, ma bloccandosi non appena le sue orecchie percepirono la voce di Bucky.
“E sta’ un po’ attento!” stava urlando, imprecando contro il nuovo arrivato.
Lo aveva fatto di proposito: aveva urtato il ragazzo e lo aveva provocato, nella speranza che egli reagisse e si scatenasse una rissa che avrebbe certamente perso; ma non sapeva che Thor non era nuovo a questa specie di giochetti e non aveva intenzione di cascarci, di passare da artefice a vittima.
“Lascialo perdere, è un idiota” asserì lei, avvicinandosi al ragazzo e abbozzando un mezzo sorriso.
“Fa così con tutti?” chiese pacatamente lui, osservando con attenzione la giovane.
“Solo con coloro che sono più deboli di lui… O con quelli che percepisce come dei potenziali rivali. Cerca di marcare il territorio” rispose Natasha, scrollando le spalle.
“Già, ne avevo avuto il sospetto. Thor Odinson”
“Natasha Romanoff” si presentò anche la rossa, stringendogli la mano.
“Romanoff? Sei russa?” chiese curioso il nuovo arrivato, scrutando la fanciulla con attenzione.
“In parte. Mio padre lo era, io non ci sono mai stata” rispose Natasha, poi, onde evitare ulteriori domande sulla sua persona, - non era tipo che amava parlare di sé -, aggiunse “comunque, le audizioni per la squadra di basket sono alle 11, durante la ricreazione. In bocca al lupo”
“Come fai a sapere che gioco a basket?”
“Sono Capo- Cheerleader! So riconoscere un atleta quando lo vedo!” precisò lei, sparendo dentro un’aula per cominciare la prima lezione dell’anno.




 
 



 
****************************Angolo Dell'Autrice*****************************
Devo stare male per davvero. Giuro, non so come mi sia venuta in
mente questa fanfiction, ma come al solito non ho resistito e ho
deciso di pubblicarla. Senza contare poi che è il primo AU che scrivo.
Voi che ne pensate? Si accettano anche pomodori in faccia! ;)
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto o che almeno vi 
abbia incuriosito!

Bell. 
 
 


 
  
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