Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Gdgemi    04/05/2014    0 recensioni
Raven è un ragazzo come gli altri, va a scuola, esce con gli amici... se non fosse per il dispositivo impiantato dentro di lui che gli permette di sfruttare e amplificare a proprio piacimento qualsiasi forma di impulso elettrico. Questa sua capacità lo fa rientrare nell'elenco dei Peace Maker, giovani modificati in macchine da guerra e sfruttati dall'esercito. Raven e compagni si estranea dall'esercito e decide di fondare un'organizzazione tutta sua e vivrà le sue vicende nella grande metropoli di Vanessa, città futuristica divisa in quattro fazioni...
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Darkbright - Flashback della Genesi-

Undici anni fa, nel remoto laboratorio di Yggdrasil…
“Ne è proprio sicuro.. professore?”.
“Certo che lo sono!” urlò nervoso un uomo sulla quarantina vestito con un camicie bianco, camicia celeste e occhiali rotondi con occhi verdi e profondi.
“Ma se Jin lo scoprisse si infurierebbe e non poco! Rischiamo di morire tutti!” disse intimorito l’assistente del professore.

“Non c’è altra scelta, se non impiantiamo adesso il Gear nel bambino,  l’intero progetto andrà in fumo! Ci vuole una nuova forza che contrasti il Peace Maker del ghiaccio”.
L’assistente si arrese e continuò a seguire il professore lungo il corridoio che portava al cuore del laboratorio, dove i bambini venivano raccolti ed in essi veniva installato il Gear.
La porta elettronica era chiusa da un sistema di riconoscimento a impronte e con codice numerico. Il professore posò il suo pollice sopra il display e il dispositivo riconobbe il suo nome.

“Peter Klaus” vi era scritto.

Nel frattempo, rumori di esplosioni si udivano in lontananza, causate da un altro bambino fuori controllo, il neo titano del Ghiaccio Frido.
“Dobbiamo sbrigarci!” continuò Peter dopo aver inserito il codice ed essere entrato nella stanza.
La stanza era completamente avvolta di bianco, con centinaia di capsule ‘ove riposavano bambini di ogni età e razza, addormentati artificialmente e in attesa di essere trasformati in Peace Maker.
“Eccolo qui!” disse Klaus “Progetto PK4697…”.
Le sue mani si posarono sulla figura di un bambino di sei o sette anni, con corti capelli neri e guance candide.
“E’ pronto il Gear?” chiese il professore.
“Si, ecco..” rispose l’assistente, porgendo a Peter una piccola scatola contenente l’ingranaggio.
Il piccolo Gear era di un colore nero pece, con una saetta blu al centro che simboleggiava il potere del fulmine di cui il ragazzo sarebbe stato capace di usare una volta avvenuto il contatto con esso.
“Mi dispiace piccolo, ma è per il bene della ricerca…”.
Dopo aver preso il bisturi, tagliò la pelle che copriva il cuore del fanciullo e con estrema delicatezza poggiò il piccolo ingranaggio sopra di esso, che come se prendesse vita, si attaccò al muscolo del ragazzo e si fuse con quest’ultimo.
Il bambino aprì gli occhi e una reazione inaspettata stupì il professore.
Tutta l’elettricità della stanza venne accumulata intorno al bimbo in forma di fantasma che per qualche strano motivo, divenne nero non appena si posò sopra di lui.
“Che razza di stregoneria è mai questa…?” si chiese il professore sbalordito, che nel frattempo era indietreggiato di qualche passo.

Quello strano misto di magia e scienza aveva sbigottito il professore. 
Varie scariche di fulmini partirono dal fantasma, che nel frattempo, si stava assimilando con il bambino, che era ancora sopito.
A quel punto, si alzò in piedi e grosse ali nere scintillanti gli uscirono dalla schiena, rendendo l’aria elettrica e facendo drizzare i folti capelli dell’assistente.
Gli occhi di PK4697 si aprirono e con un urlo, spiccò il volo polverizzando con i suoi fulmini il soffitto e ritrovandosi faccia a faccia con Frido, che nel frattempo si era avvicinato.
“Oh? Guarda un po’ cosa abbiamo qui! Proprio un bel corvetto” esclamò un giovane ragazzo che aveva intorno ai dieci anni, con capelli neri e aria fredda e indifferente.
Scaglie di ghiaccio partirono dalle braccia di Frido e volarono verso il corvo di fulmini, che li polverizzò con una saetta nera.
“Elettricità nera? Tsk, queste cose si vedono solo nei manga.. ridicolo” commentò Frido.
“Ora basta, Frido” disse una voce fredda simile a quella del ragazzino.
“Ma guarda un po’, è arrivato il cagnolino Balto” sogghignò Frido “E va bene.. il divertimento finisce qui”.

Il ragazzo, che era in piedi su un pilastro di ghiaccio, scivolò a terra e come se non fosse successo niente, prese l’ascensore e sparì.
Il corpo di PK4697 ancora era avvolto da migliaia di scariche elettriche nere e il bambino aveva un’aria sofferente dovuta al dolore che si auto-infliggeva.
Balto guardò sotto la parte di pavimento sfondata da PK4697 e scrutò torvo il professore, che era rimasto li imbambolato.

“Sembra che l’abbia fatta grossa… professor Peter” disse Balto seccato “Dia una tuta al ragazzo e cerchi di isolare quelle scariche, altrimenti distruggerà tutto il laboratorio”.
“S-si” rispose Klaus riprendendosi dallo shock e armeggiando in uno degli armadietti li vicino.
“Ci voleva anche questa…” si lamentò Balto.
“Un altro titano… poverino, è ancora un cucciolo” disse una ragazza dai lunghi capelli neri.
“E’ così che adesso li vogliono.. Emily” rispose Balto.
“Spero che almeno sopravviva..”.
“Ne dubito, è stata programmata una missione fra una settimana.. doveva essere risvegliato domani ma a quanto pare il professore ha fatto di testa sua” finì Balto.
“Che sia una sua responsabilità allora!” disse un ragazzo con corti capelli castani e sguardo furtivo.
“Non siamo noi a deciderlo, Trebolt” commentò Emily.
“Staremo a vedere come se la caverà.. certo, il suo potere è curioso, ma chissà se sarà in grado di gestirlo”.
Nel frattempo, la tuta venne applicata al bambino che subito smise di emettere scosse elettriche. Il professore, assicurandosi dell’assenza di pericolo, si avvicinò cautamente al corpo addormentato del bambino. Portò una mano sulla sua guancia destra e sussurrò:
“Eri come un corvo elettrico..” continuò ad accarezzare il suo viso “Tu sarai Raven, il corvo oscuro che brilla nella notte. Il Darkbright”.
 
 
Una settimana dopo…
“Su, coraggio! Sveglia War Machine! E’ ora di andare in guerra” urlò il colonnello incaricato di guidare il plotone d’avanguardia della battaglia di Abumad.
Tra i vari soldati del plotone, vi erano tre estranei portati sul campo come rinforzo e squadra di sfondamento. Due War Machine, due Peace Maker che si trovavano accampati in una tenda non lontano dal luogo dello scontro.
“Dai Raven, è l’ora” sussurrò dolcemente il professor Klaus, che aveva seguito i suoi Peace Maker per valutare le condizioni del Gear.

I due Peace Maker erano Raven il Darkbright e Feira, che erano stati entrambi generati pochi giorni prima.
Il piccolo Raven si strinse su se stesso e si abbracciò le gambe per alleviare la tensione dovuta alla presenza dei soldati che lo inquietavano, mentre Feira fissava con sguardo vuoto l’entrata della tenda.
“Io dovrò rimanere nella retro-guardia.. state attenti e ricordatevi di indossare subito le vostre tute!” si assicurò Klaus.

I due annuirono e si incamminarono verso l’uscita. Feira era leggermente più alta di Raven, con capelli biondi e lisci lunghi fino alle spalle e occhi grigi. Raven aveva già tentato di fare amicizia, ma la bambina lo aveva ignorato più volte.
Usciti dalla tenda si trovarono in un deserto bollente e uno scenario simile ai più devastanti film di guerra, dove si vedevano le vittime raccolte in centinaia di sacchi e ammassate per essere portate via. Non vi era distinzione fra militari e cittadini, adesso erano tutti morti in quel deserto di sabbia e morte.  I due bambini erano ancora troppo piccoli per capire. Per loro era tutto simile ad un gioco. Gli era stato ordinato di far breccia nello schieramento nemico e di far passare l’esercito alleato nella città, assediata da un pericoloso gruppo terrorista rivoluzionario.

“Ricordatevi” disse il colonnello “niente superstiti”.
Nel campo non tutti i soldati erano d’accordo nel portare in guerra dei bambini e farli combattere in prima linea. Tuttavia, le cariche più alte dello Stato pressavano perché desideravano vedere sul campo la potenza di queste nuove “macchine da guerra”. Era così che gli adulti li vedevano, macchine da guerra con cui giocare per la sete di conquista e di risorse. Nessuno pensava a loro come bambini.
Mentre i due si stavano preparando per affrontare l’esercito terrorista, Feira si girò verso Raven e finalmente gli parlò:
“Non morire”.

Le sue parole erano semplici, ma sincere.

Raven rimase colpito dal comportamento di Feira. Raven non capiva bene a cosa fosse dovuta quell’ansia da parte di Feira. Per lui tutto questo era come fare una partita a nascondino, dove al posto di segnalare chi aveva visto con la parola “bomba” li doveva far esplodere letteralmente con i suoi poteri. O almeno così gli era stato detto dal colonnello.
Il suo volto era concentrato, ma l’espressione era triste.
Raven ancora non capiva cosa affliggesse Feira. Era forse la parola “morte”? O erano forse i soldati intorno a loro che li stavano fissando con occhi lucidi?
Tutto ciò non gli importava ormai, il primo gioco della sua vita stava per iniziare e se lo voleva godere appieno.

“Beh.. in bocca al lupo” rispose Raven sorridendo verso Feira.
Quest’ultima si girò dalla parte opposta e in quel momento, una scia di luce rossa segnalò l’inizio dell’attacco.
“Ora tocca a voi pidocchi!” gridò il colonnello.
Con la forza che il Gear infondeva ai loro corpi, i due si diedero uno scatto impressionante che si lasciò dietro un vortice di sabbia e il rumore di una forte esplosione.
La prima battaglia/gioco di Raven e Feira ebbe inizio.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Gdgemi