Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Leannel    22/12/2004    1 recensioni
Fiction ironica su questo film divertentissimo.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 23 maggio ore 03.30, zone portuale di Port Royal, “la marina”


Una notte d’estate a Port Royal. La nave mercantile di ‘spezie del sud’ Buch tornava dalle isole del sud america. Ma non poteva immaginare che col suo carico fosse arrivato qualcosa di ben più prezioso del Caucciù e dell’albero del pane. Quindi, tanto per non perdere il filo del discorso, torniamo alla parte del carico che più ci interessa. Spezie del sud Buch era giunto a notte fonda. I suoi uomini si apprestavano a portare a terra tutto il carico di cibo e di oggetti vari. E con loro dalla nave scese uno strano personaggio. Una figura esile coperta da un lungo mantello nero.

“Maledetti marinai!” sussurrò “dovrebbero imparare a mandare le navi”.


Da quando William Turner, figlio del pirata Bill sputafuoco Turner, si era sposato con la figlia del governatore Swann e ne aveva lentamente preso il posto le vie della città erano divenute ancora più calme e i commerci con le varie parti d’america e con l’ Inghilterra si erano fatti più fitti e meglio organizzati. Tra la gente c’era chi diceva che il nuovo aiuto-governatore aveva il polso troppo debole. Nelle sue vene scorreva sangue pirata e ai bambini del posto erano raccontate le sue avventure di principe azzurro alla ricerca della signora Elisabeth Swann, in compagnia di una gruppo di pirati buoni. E si diceva che proprio dopo che egli avesse conosciuto questi, fosse divenuto incredibilmente tollerante. I pirati erano processati prima di essere uccisi. Tutti tranne uno. Quest’uno non veniva né processato né impiccato. Port royal era l’unico posto dove quest’uno non era ricercato. Tutti tranne un tale Jack Sparrow. Che si diceva fosse stato il realizzatore della spedizione di Turner e che fosse diventato uno dei più grandi amici dell’aiuto-governatore.


L’unico bar notturno di Port Royal, ancora aperto alle quattro di notte, aveva preso il nome de “La marina” siccome dava sull’area portuale della città. Da quando Will Turner aveva sposato Elisabeth Turner, era diventato meno affollato. I commerci avvenivano per lo più di giorno e nessuno di solito giungeva a tarda notte. Quindi era piuttosto vuoto e no vi erano risse o troppe confusioni.


L’esile figura si muoveva veloce e silenziosa tra le ombre della notte portuale.

“Come diavolo farò a trovarlo ora?” si disse. Vide in lontananza l’ombra della locanda e vi entrò bruscamente.

Si tolse il lungo mantello nero che la copriva fino alle caviglie. Il barista, Frank johnson, alzò velocemente lo sguardo alla figura che era entrata nella sua locanda. Una donna molto bella. Pelle scurita dal sole, lunghi capelli neri e grandi ed impenetrabili occhi blu. Il fisico esile non lasciava dubbi sulla sua identità di guerriero. La giovane donna procedette con passo serrato e deciso. Era vestita stranamente. Portava abiti da uomo. pantaloni marroni, una grossa cintura blu, una bianca camicia corta e i capelli lasciati sciolti. Al lobo destro era un grosso orecchino a forma di dente di squalo (o lo era veramente?) e al collo un ciondolo d’argento a forma di teschio. A forma di teschio? Ma solo i pirati portavano roba del genere! Una donna bellissima agghindata come un pirata? La domanda gli venne spontanea

“Che ci fa una donnina allegra di Tortuga da queste parti?”

“Una donnina allegra? La ringrazio signor barista! Che bel saluto qui a Port Royal!”

“Perché una donna si vestirebbe da pirata se non fosse di Tortuga?”

“Tanto piacere signor…”

“Johnson”

“Signor Johnson, io sono Caroline, detta Carol, regina del mare del sud”

“Una donna pirata?”

“Nossignore, una donnina allegra di Tortuga” rispose mentre alzava il pantalone sopra il ginocchio

“Oh! Allora cosa vuole?” chiese l’uomo, che aveva assunto una strana espressione

“Rhum, grazie” L’uomo si apprestò ad andare a prendere la bottiglia di Rhum, sempre con la stessa espressione

“Stupidi, ottusi uomini” mormorò accavallando le gambe sotto la sedia del bancone.

“Eccolo qui” Johnson era tornato “il vostro Rhum”

“La ringrazio…” sorrideva

“Sono 3£”

“Costa parecchio”

“Potreste ripagarmi in altro modo…” quel vecchio bavoso che era Johnson allungò la mano sudicia sulla coscia di Caroline

“Oh no! Quello vi costerebbe assai di più!” spostò la mano del vecchio “Ma se proprio ci tenete, potrebbe esserci un altro modo per ottenere quello che volete”

“Ossia?” Johnson aveva quasi la bava alla bocca

“Devo trovare una persona”

“Un servizio a domicilio?”

“Oh no mio caro. Ma non interrompermi”

“Va bene” Carol stava cominciando ad ottenere quello che voleva. Frank Johnson le si stava sottomettendo.

“Dovrebbe essere un ragazzo, non più di ventun’anni” sorseggiò il suo rhum “molto bello, dalla pelle olivastra e gli occhi scuri”

“Il nome?”

“Il suo nome è William Turner”

“William Turner?Eh Eh Eh” il vecchio bavoso scoppiò in una clamorosa risata

“Perché sta ridendo?”

“Temo che la mia risposta non pottrà essere usata come pagamento”

“E perché?”

“Perché tutti conoscono il Governatore Will Turner!”

“Governatore? Ma come… suo padre era un pirata”

“Ha fatto molte cose per cui è stato perdonato”

“Cose di che genere?”

“Ha sposato la figlia del governatore Swann, e lo ha sostituito degnamente”

“Bravo Will…”

“Voi lo conoscete?”

“Non ancora Johnson”

“Ci sono molte storie su quello che è accaduto con la signorina Swann. Storie di pirati..”

“Non c’è tempo Jhonson”

“Allora ora la mia ricompensa”

“No, è presto dove sta il governatore?”

“A palazzo, in cima alla collina. A piedi non sono più di venti minuti. Ma non vorrete andare ora? È così tardi. Fatevi trovare domani mattina.” Le si era avvicinato pericolosamente

“Grazie, davvero grazie, signor Johnson” così Carol Turner, fresca come una rosa, e come se non avesse detto nulla prese tutta la boccia del miglior Rhum de “la marina”, si voltò, si mise sulle spalle il suo lungo mantello nero e uscì, lasciando Johnson sconcertato ed incredulo.

“Uomini…” rise tra se e se “Quindi il vecchio Will è diventato famoso? Dopo che io ho smesso di esserlo in senso buono. Magari un tempo ci saremmo incontrati al sud” sospirò “ora, lasceranno delle stupide guardie, entrare una donna pirata?” volse lo sguardo. Camminando si era trovata di fronte ad un negozio di abiti da nobile “Ma allora, così la fortuna mi tenta” rise di nuovo. Voltandosi vide una giovane guardia, che dormiva, accasciata su un muretto

“Scusami ragazzo” disse lai mentre gli legava mani e gli tappava la bocca, prendendogli la pistola che teneva alla cintura. Allungò il braccio e spostò il grilletto

“Bang” disse, solo poi sparò, rompendo la vetrina; mentre tutta la colonia si voltava verso quella vetrina, Carol rubava un paio di vestiti della sua misura e riponeva la pistola tra le mani della giovane guardia che, legata ed incredula la guardava con occhi spaventati.

Giorno 23 maggio, ore 04.30, Port Royal, area riservata al governatore



Se su qualcosa aveva ragione Johnson ne aveva sul fatto che era tardi.

Si, era tardi ma Carol non poteva permettersi di attendere ancora.

Dietro un gruppetto di cespugli infilò il primo dei due vestiti, rosso con alcune decorazioni dorate, che però da aristocratica quale era nel profondo della sua anima, non riconobbe come particolarmente fini o importanti.

Si specchiò. Anche se il vestito non era perfetto e lei non era di tutto punto, Carol era sempre fantastica vestita come si conveniva. Ma non aveva tempo per lusingare il suo ego. Doveva trovare Will. O meglio, doveva riuscire a parlargli.


Caroline si scrisse in mente tutto quello che avrebbe dovuto raccontare. Se si potevano trovare dei motivi veri e propri per il fatto che avesse abbandonato l’aristocrazia e la belluria della famiglia materna, una sarebbe stata certamente la sua capacità affatto comune nel mentire. mentendo si era salvata la vita in un numero indefinito di occasioni. E ora l’avrebbe fatto divertendosi. Era sempre stato più divertente mentire ad una stupida guardia americana, piuttosto ad un buzzurro di un bar qualsiasi. E chissà che uomini stupidi dovevano proteggere il governatore William Turner e sua moglie.


Era finalmente giunta dove si era prefissa. Si tolse l’orecchino e la collana, poi tutto ciò che la faceva sembrare un pirata. Si lavò il viso e si accerò che il suo alito non avesse l’odore del rhum, di cui lanciò a terra la bottiglia.

Sfregò tra loro le mani

“Ci siamo” disse. Bussò discretamente alla porta. A rispondere fu infatti uno degli stupidi, adorabili, militari americani che si aspettava.

“Chi vuole il governatore a quest’ora della notte?”

“O signore! Mi scusi signor..”

“Higgins”

“Bene signor Higgins. Io sono Catherine Wheam; contessa di Westbury in Inghilterra. Vi chiederete perché sono qui ora? Bene io ho delle informazioni segrete da parte della regine per il governatore” aveva volontariamente reso la sua voce più flebile e sottile, era entrata completamente nel suo personaggio

“Per il signor Swann o per il signor Turner?”

“Entrambi. Ma la mia signora ha chiesto che io parlassi col governatore Turner, in primo luogo.”

“E quando?”

“Ora e subito, signor Higgins. Soli! Avanti, vada a svegliare il suo padrone”

Ma proprio ora che Higgins pareva essere stato convinto,e che Carol credeva che sarebbe riuscita a vedere chi desiderava, una sua vecchia e inaspettata conoscenza si fece di nuovo viva.

“Che succede soldato Higgins?” disse una voce autoritaria

“La contessa Wheam è venuta dall’Inghilterra per conto della regina in persona”

“Davvero signorina Wheam?”

“O sissignore” rispose lei, ma ancora non aveva avuto occasione di vedere il suo viso.

“Bene signorina Whe.. Ma che ci fate voi qui?!” disse trasformando le sue tranquille parole iniziali. L’aveva vista. E l’aveva riconosciuta.

“Norrington!” disse lei che a sua volta lo aveva riconosciuto “o forse dovrei dire commodoro Norrington!” aveva notato la spilla appuntata sul suo petto “quanto anni sono passati? Io avevo diciannove anni, qindi vediamo…”

“Sono passati sette anni, dei quali ho contato ogni giorno”

“Ci tenevate a rivedermi?”

“Si ma non in senso positivo”

“Oh beh, vi ringrazio. Ma come? Non fu grazie alla mia non-cattura che foste promosso a capitano?”

“Si. Una bella azione. Senza alcun esito”

“E penso che anche questa non avrà alcun esito, Norrington”

“Questo è quello che pensi, Carol, regina del mare del sud”

“Hai la memoria buona… hai visto? Anche a me è stata data una promozione ‘regina’”

“Non mi sfuggirai. Non questa volta”

“Oh si che lo farò, Norrington” così dicendo si tolse l’ingombrante abito rubato e rimase con indosso i suoi veri, unici, sporchi, usurati, abiti da pirata. “Se tra me e te, Will, c’è questo pomposo generale inglese, allora credo che dovrò annientarlo”

Carol era dotata di delle capacità fisiche impressionanti. Saltellava da una parte all’altra della stanza senza fermarsi, né dando tempo agli uomini di Norrington di riflettere sul da farsi. Ma qual era il da farsi? Quale la stanza giusta? Quale il viso del giovane Turner?

È da dire che Carol era ingegnosa come ogni altro pirata che si rispetti. E non si faceva scrupoli ad usare qualcuno per portare a termine i suoi scopi. Così le brillanti idee non tardavo alla sua mente. E quella volta non fu da meno.

Si lanciò alla sua estrema destre salì le scale veloce come una lepre. Cinque uomini, tra cui Norrington, le furono presto alle calcagna. Entrò nel primo corridoio che trovò alla sua sinistra. Ma in quel momento sentì le guardie mormorare

“In cucina?”

“Che ci va a fare un pirata in cucina?” quindi cambiò corridoio e per altre tre volte si sentì chiedere perché andasse verso il bagno o verso le stanze del governatore Swann, o anche verso le stanze di Milly, che doveva essere una domestica.

Ma finalmente alla quarta volta sentì quello che aveva voluto

“No!!! Va verso le stanze del signor Turner!!” rise, consapevole di aver trovato quello che cercava.

Gli uomini del commodoro la seguivano a ruota. Ma con un paio di scatti veloci, il fisico elastico della ragazza si riuscì a trovare solo davanti alla porta di legno di ciliegio che doveva dare sulla stanza di Will e sua moglie Elisabeth

“La chiamerò Beth” mormorò.

Come poteva immaginarsi, la porta era chiusa a chiave. Alzò ben alta la gamba destra e aprì la porta colpendola violentemente, oltre che dando prova di notevoli capacità fisiche.

BOUM

La porta si aprì. Al suo intero un grande letto rosso a baldacchino, piuttosto sfarzoso, decorato di pizzi e fili dorati. La stanza intorno era della medesima sfarzosità signorile.

‘Nulla a che vedere coi salotti francesi’ disse Carol tra se e se. Gli uomini del commodoro erano vicini e Carol sentì che sarebbe stato più saggio chiudere quella porta. Così fece e ci accatastò sopra qualche mobile che poi sarebbe stata facilmente in grado di spostare. Ma in tutto questo i due occupanti del letto, che finora avevano riposato comodamente, abbracciati, senza mai svegliarsi, quasi che Carol si chiese quale fosse stato il motivo di un sonno così profondo… in tutto questo Will Turner e la sua consorte, Beth Turner furono svegliati bruscamente. Come chiunque al suo posto avrebbe fatto, William afferrò la sua spada e si alzò in piedi puntandola contro la ragazza.

“Chi sei pirata? Cosa ci fai qui?”

“Oh” disse Carol voltandosi “finalmente ci incontriamo Turner”

Will rimase qualche istante in silenzio. Non si era accorto di aver a che fare con un pirata donna

“Che tu sia donna o meno, sei un pirata e dovrai affrontare un processo e poi quasi sicuramente sarai impiccata come tutta l’altra feccia…”

“Feccia? Feccia mio caro governatore? Voi la chiamate feccia? Mi sono stae raccontate storie di voi e i pirati..”

“Storie?”

“Si storie. Non era forse vostro padre anch’egli un pirata? E quali furono i vostri compagni di avventure quando doveste salvare la vostra donna?”

ma Carol era consapevole di aver tirato la corda. Il fatto che lei sapesse di suo padre voleva dire che lo aveva conosciuto… e William si era sempre chiesto che viso avesse suo padre, dato che da tempo, lo aveva dimenticato.

“Mio padre? Un pirata? Voi come sapete?”

“Nelle mie vene scorre lo stesso sangue… Io l’ho accettato.. e devo parlarvi Governatore Turner”

“Nelle vostre vene…”

“Voi avete intenzione di ucciderci?” disse la voce cristallina di Elisabeth che aveva già impugnato la sua lampada da comodino

“Oh… questa sarebbe la vostra dama… molto bella non c’è dubbio.. Elisabeth”

“Rispondete!” muoveva la lampada in modo così repentino che la candela, cadde a terra e Elisabeth balzò indietro, quasi le stessero sparando.

Carol rise

“Non ho intenzione di uccidervi… già una taglia imponente grava sulla mia testa.. non mi sembra il caso di rafforzarla..”

ma in quel momento gli uomini di Norrington cominciarono ad abbattersi sulla porta a gruppi di tre e si udirono dei tonfi

“Beh sarà il caso di andare ora. Miss Swann, Mister Turner.. dopo di voi” Carol indicava la finestra..

“Nessun pirata mi porterà un nessun luogo!” disse Will estraendo la spada

“Si combatte vedo.. Bene..” Carol fece lo stesso. Le scontrarono in segno di inizio del duello.

‘Strano’ pensò Will ‘che un pirata conosca certi rituali’

“Vediamo se è nel cuore dei Turner, il combattimento con la spada” disse lei

“Non crederò mai che tu sia mia sorella”

“Se tuo padre era un pirata allora perché non può esserlo tua sorella?”

“Mio padre è morto”

“Vero!” i due combattevano senza sosta. Will era rigido e composto ma Carol, nella sua agilità, non era affatto da meno. E siccome vantava lo stesso equilibrio di un gatto, invitò il suo rivale a combattere sul tetto. E Will era un uomo d’onore e non poteva non accettare.

Fu così che il governatore e sua sorella, un pirata del mare del brasile, si trovarono a combattere sul tetto, mentre tutta la città li osservava. Ma mentre i due si rincorrevano Will cadde e Carol ne approfittò per puntargli la spada alla gola.

“Il maggiore” disse lei

“Non ti crederò mai!” Will afferrò la cintura di Carol e si scaraventarono giù dal palazzo.

Elisabeth lanciò un grido temendo per la vita del suo uomo. Ma Will si dimostrò incredibilmente fortunato e cadde su di una matassa di paglia destinata alle stalle. Peggio invece andò a Carol che cadde sulla fredda terra, lentamente perdendo i sensi.

Giorno 24 maggio, ore 10.30, Port Royal, prigioni



Quando si risvegliò, trovò tutto come lo aveva sognato. Era distesa su di una panca di legno, con una benda bagnata sulla fronte e un gran mal di testa.

“Il governatore ha detto che siete pazza. Che volevate ucciderli. Ma sembrava strano… dovete avergliene dette di cose strane” disse la voce di un vecchio che le sedeva al di là delle sbarre con aria di sufficienza.

“Oh si gliel’ho dette di cose…”

“Dice che non vi processeranno neppure, l’avete fatta grossa per essere una donna”

“E che donna!” disse un balordo lupo di mare nella cella accanto a quella di Carol. Carol rispose lanciandogli il piatto con l’acqua che aveva accanto alla mano destra.

“Avrebbe potuto graziare lei, invece che quel suo amico pirata” disse un altro, nella cella a sinistra

“Amico pirata? Di chi si tratta?” chiese lei, colta alla sprovvista

“Il capitano Sparrew… Sperrew… Sperrow…”

“Jack Sparrow” mormorò lei incredula

“Si, ecco lo avete detto miss..?”

“Caroline dei mari del sud” rispose “Jack Sparrow..” mormorò

“Caroline come?” disse la voce di un giovane uomo nell’ombra

“Caroline Turner, regina dei mari del sud. Signor governatore” era Will a trovarsi nell’ombra

“Sarai giustiziata per le tue calunnie”

“Scommetto che anche il tuo amico Sparrow, ti ha parlato di sputafuoco Bill”

“Lo ha fatto. Ma ha detto molte cose che lo diversificavano da qualunque altro pirata”

“Non era diverso dagli altri. L’unica differenza era che doveva portarsi appresso sua figlia”

“Smettila!”

“Sei stato tu ad attaccarmi. Io ho detto quello che ha detto Sparrow. Ma forse sono passati troppi anni dall’ultima volta che l’hai visto”

“Tu non conosci Jack Sparrow..”

“Si che lo conosco. Meglio di te. Meglio di chiunque altro”

“Menti di nuovo. Se davvero sei mia sorella allora sei diversa da me e da mio padre”

Excusez-moi, mai je pense qui vous as faites en erreur!” una donna pirata. Che parlava francese. Che diceva di essere sua sorella. A Will girava veramente la testa. Uscì dal piccolo tugurio buio tornandosene a casa. Beth lo aspettava sulla loro carrozza.

“Le hai detto quello che dovevi?”

“No, lo farà la guardia”

“Dovresti parlarle più a lungo. E se avesse ragione”

“Non dire stupidaggini Beth.”

“Ha reso dubbioso anche te”

“Se avesse ragione la fortuna l’aiuterà”


Carol stava seduta con la schiena la muro. Sapeva che se la sarebbe cavata. Non aveva idea del come.

“Quando mi ucciderete?”

“Oggi pomeriggio”

  
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