-
Io ero una fan dei Tokio Hotel. Lo sono stata fino a Gennaio. Poi ci sono stati
alcuni comportamenti loro ma anche delle fan che mi hanno fatto cambiare idea,
così sono arrivata al punto che le loro canzoni non mi trasmettono più nulla .Come potete intuire da questo, non è una fan
fiction positiva, vi avverto.
Racconta
dei Comet, e della storia del bagno con la security
che è successa quella sera. E’ vera, ho anche le fonti.
Comunque
spero vi piaccia e che le fan dei Tokio non se la prendano a male.
Aufwiedersehen, Cla. –
Il
rating è giallo per il semplice fatto che a volte il linguaggio è un po’
colorito x°D
LA Rovina.
- come
il successo da alla testa-
23.05.08
Oberhausen, ore 12.35
Il sole, ormai già alto, penetrò in una lussuosa
stanza di un albergo a 5 stelle di Oberhausen, città
del Nordrhein-Westfalen, Regione situata nella
Germania dell’ovest. Il sole, come di consuetudine in Germania, non era molto caldo,
essendo solo fine Maggio, ma era in grado di
dare molto fastidio, specialmente a chi era da poco tornato dall’america e cercava di riabituarsi alla differenza di orario.
Un raggio di sole filtrò dalla tenda rosea
colpendo in pieno volto un ragazzo moro, ancora rannicchiato nelle coperte. I
capelli neri scarmigliati dalla nottata appena trascorsa, le guancie rigate dal
trucco che non era stato tolto il precedenza. Si girò dando le spalle alla
finestra, coprendosi con le coperte color panna fino al naso. Qualcuno
immediatamente bussò.
- Herr Kaulitz, Herr Jost gradirebbe che lei si
alzasse, gli altri si trovano già nella sala da pranzo. – disse un
maggiordomo nel corridoio delle suite, schiarendosi la voce.
- Mi alzo come e quando voglio – Fu
la risposta del moro che, quasi a dispetto, si rigirò di nuovo nel letto
scalciando come un bambino - Mi lasci in pace –
il maggiordomo sussultò un attimo per la
risposta, anche se era abituato a trattare con star di fama internazionale e se
ne andò, inveendo contro il ragazzo e i suoi “atteggiamenti da diva”. Purtroppo
non era il primo che comparava i comportamenti del ragazzo a quelli di una
attrice di fama internazionale all’apice della sua carriera.
Di che ragazzo si sta parlando? Di Bill Kaulitz, logicamente. Leader e Frontman
dei Tokio Hotel, band che inevitabilmente stava cedendo alle pressioni dello showbuisness.
Bill si alzò e si recò in bagno, per la sua
quotidiana toletta. Si sistemò i capelli
che gli ricadevano sulle spalle lisci ormai da qualche mese, la criniera
ormai faceva parte del suo passato. Ora aveva conquistato anche l’America, non
poteva permettersi alcuni atteggiamenti.
Con il suo viaggio in America aveva capito che
praticamente tutto il mondo amava la sua band, e soprattutto lui. Si era reso
conto che col tempo, nel giro di soli 4
anni, da piccolo adolescente preso di mira dai compagni più forti, era
diventato un simbolo per le adolescenti di mezzo mondo. Di tutto il mondo.
Si guardò più volte allo specchio, lisciandosi le
pieghe della maglietta argentea che indossava, ammiccando ogni tanto e
ravvivandosi i capelli. Uscì, compiacendosi del suo look così sofisticato. Il
suo look che nel giro di pochi mesi era cambiato: era diventato più eccentrico,
più ambiguo…quasi più femminile.
Nella sala da pranzo, che fu rigorosamente
riservata a loro e circondata per tutto il perimetro da quei bestioni della VSD
Hamburg, trovò il resto della band e David, che
parlava istericamente al telefono.
Prese posto accanto al fratello, che nel
frattempo fissava una cameriera con il suo solito sguardo da marpione in
calore, giocherellando con quel piercing metallico che era diventata la sua più
efficace arma di seduzione. Afferrò una
brioche alla crema, addentandola avidamente.
- Non ti smentisci mai, eh fratellino? – Disse fissando il rasta con aria di sufficienza.
- Ma lo sai
che posso avere tutte ai miei piedi, basta solo uno schiocco di dita – Disse
Tom, imitando il gesto.
Teoricamente ora ci si aspetta un’affermazione
ironica di Georg contro il chitarrista,
quest’ultimo che ribatte e Gustav che fa
da paciere. Beh, non ci fu niente di tutto ciò. Dopo l’affermazione del rasta,
Bill non fece altro che sorridere al fratello e annuire pure lui
maliziosamente, mentre i due maggiori non aprirono bocca per ribattere,
continuando a mangiare. Qualcosa nei Tokio Hotel stava cambiando, e tutti lo
sapevano. Non erano più la band d’oro dell’anno precedente e tutti si erano
accorti di questo. Ma pur di ammettere tutto questo, le persone, e in primis le fan, preferivano far finta di rimanere
cieche. E rimanere così nella loro ingenuità che faceva dei suddetti Tokio una
band perfetta.
- Bene,
ragazzi oggi avete 5 interviste con i giornali locali e una a viva Tv, quindi –
David arrivò a tavola cominciando a dare ordini – Gradirei che vi preparaste decentemente – si girò fissando il Kaulitz Casanova, che era ancora in pigiama e pantofole.
- avete 20
minuti da ora. -
I quattro si alzarono di malavoglia e ,
sbuffando, si diressero nelle loro stanze.
Dopo nemmeno 10 minuti, Gustav e Georg
raggiunsero David nella hall dell’albergo, conversando delle ultime novità sul
fatto di musica e sugli ultimi concerti tenuti. Gustav affermò di aver
desiderio di poter andare al concerto dei Metallica che si sarebbe tenuto di lì
a breve in Italia, ma Georg gli ricordò che gli impegni improrogabili del loro
lavoro gli avrebbero impedito questo.
- siete la
mia salvezza voi due - disse il
manager ai i due, - non come quelle due prime donne, a proposito, sono pronti? –
Georg scoppiò in una sonora risata sotto lo
sguardo divertito di Gustav e
interrogativo di David.
- beh? – lo rimbeccò il manager
- Scusa David, ma tu pretendi che Bill Kaulitz
– rispose enfatizzando sul nome del cantante – e stiamo parlando di Bill Kaulitz, sia pronto in 10 minuti per un’intervista? I
miracoli non esistono… -
- ma almeno si sono vestiti? – David
sospirò pesantemente lasciandosi andare su un divanetto della Hall.
- Tom di
sicuro, ma starà scegliendo la fascia che più gli si abbina al cappellino…- incominciò il bassista, mentre il moro
esasperato roteava gli occhi. - …Bill invece sarà in
bagno indugiando se mettersi l’eyeliner marrone scuro o nero stasera.. – Finì Gustav
cercando di reprimere una risata.
- Qualcuno
ci aiuti… -
23.05.08 Oberhausen,
ore 18.25
Dopo un pomeriggio intero passato ad assecondare
tutti i giornalisti, inventando spesso storie al momento, i ragazzi si dirissero verso l’arena dove si sarebbero tenuti i ‘comet’ la sera stessa. Erano sicuri di vincerne almeno uno
- Tom ma
dovevi per forza inventarti la storia di una mia esperienza omosessuale
nell’ultima intervista!? – Fece Georg cercando di menare il rasta che
rideva a crepapelle.
- Ma chi
l’ha inventata scusa? – ribattè l’altro tra le
risate
- Coglione - Sibilò il maggiore, ignorando il biondo che ancora sghignazzava
- devo dire
che oggi mi sono proprio divertito con le interviste…
- ammise Gustav, che era abituato sempre a stare in disparte durante quegli
appuntamenti, tanto che le intervistatrici non osavano nemmeno rivolgergli una
misera domanda.
- taci – lo
rimbeccò Bill – per te è semplice, stai
sempre lì seduto a fare un cazzo… - non l’avesse
mai detto.
- Cosa
scusa? – rispose Gustav con tono irritato, mentre si avvicinava
minacciosamente al porcospino davanti a lui, alto circa due spanne in più, che
indossava un orrida giacca argentata che rifletteva creando dei giochi di luce
degni di una discoteca.
- hai
sentito bene. IO sono quello che parla sempre, IO sono quello che risponde
sempre alle stesse identiche domande dopo anni, IO sono quello a cui chiedono più cose, IO
sono il leader, IO sono quello che si sbatte qui – concluse poi con fare
altezzoso, avvolgendosi il collo con una ‘adorabile’ sciarpa grigia di ferretto che ricordava
molto, a parere di Georg, la divisa dei cavalieri teutonici
- Bill, - incominciò
paziente il gemello – di grazia….che ti sei
fumato oggi!? –
- Ma vaffanculo pure te! – disse.
Il moro salì sul palco sculettando come una
checca isterica, fece l’ultimo scalino sbattendo violentemente i piedi a mo’ di
capriccio e si appoggio al microfono, molto irritato
- venite
si, o no? – urlò così forte agli altri tre, che erano rimasti allibiti
dalla scenata di prima, che si girarono gli addetti all’allestimento della
sera.
David si sbatte una mano in faccia.
- Per
l’amor del cielo salite, e se qualcosa va storto stasera vi uccido uno per uno.
– minacciò il manager e tutti corsero sul palco.
23.05.08 Oberhausen, ore
22.50
- und Der Gewinner
fur die Kategorie ‘Best Live Act’ ist… -
Pronunciò il presentatore, e Bill afferrò
convulsamente la mano del gemello. Tutti
i rancori del pomeriggio precedente sembravano scomparsi nel giro di una
frazione di secondo. Tranne che per Tom. Fissava il fratello incredulo: Com’era
diventato? Lui non era così, non lo era mai stato. Un velo di tristezza mista
tensione si scorse sul suo viso,che nascose prontament
sotto il cappello.
- ist… TOKIO HOTEL! –
I ragazzi si alzarono dai loro posti con un
espressione felice sul volto. Bill si buttò letteralmente tra le braccia di
Georg, che ricambiò con una pacca sulla spalla. Gustav e Tom si limitarono a
sorridere compiaciuti sia per la scena sia per il premio.
La serata continuò e i ragazzi si aggiudicarono
con immensa sorpresa anche i premi ‘Best Band’ ‘Best Video’ e ‘Supercomet 2008’
, anche se in realtà lo sapevano, in fondo giocavano in casa.
La sera fu allestito in un locale un fantastico aftershow party, al quale tutti i vip erano invitati.
- Ehi! – disse
Georg – c’è anche Bushido
laggiù! Andiamo a salutarlo, che ne dici Bill? – disse malizioso sgomitando
affianco a lui
- deficiente!
Mi hai fatto male! – voce troppo baritonale. Non poteva essere Bill.
Il bassista infatti si girò trovandosi accanto il
‘gemello porno’ che gemeva con una mano premuta sul fianco.
- dove
cazzo è tuo fratello? - sbottò non curandosi
del fatto che il rasta stesse gemendo di dolore
- e là a
mettersi in mostra – e indicò un esserino
dall’altra parte del locale, circondato da giornalisti e da flash ovunque – ormai dovresti saperlo Hagen…
- concluse un po’ amareggiato.
Poi, accortosi del fatto che il bassista lo stava
fissando interdetto, assunse una finta aria da menefreghista
- oh chissenefrega. Lasciagli fare la prima donna. Che dici, di buttiamo sul buffet? –
Georg capì il tentativo dell’amico di nascondere la preoccupazione,
così fece finta di niente.
- con piacere, mio caro compare –
24.05.08 Oberhausen,
ore 3.35
Il party ormai aveva preso piede alla grande.
Seduti ai tavolini si potevano notare grandi
personaggi della tivù tedesca seduti davanti ad un buon drink al tavolo con
delle graziose fanciulle, manager che discutevano tra di loro dei vari progetti
delle band che seguivano e naturalmente i membri delle band, strafatti o
ubriachi che si adagiavano sui soffici divanetti di velluto rosso che costeggiavano
il muro di tutta la sala.
Tom,Georg e Gustav erano tra questi.
- vado…vado a prendermi
un altro drink – farfugliò Tom cercando di alzarsi dal divanetto, sul quale
caracollò subito dopo fermato da una manata di Gustav sul petto.
- fermo.
Sei già ubriaco abbastanza. – disse, sobrio e risoluto.
- Gustav ma
lasciati un po’ andare! – mormorò Georg, che non aveva ancora perso tutte
le sue capacità psicofisiche – hai bevuto
solo un drink, manco fossimo in una gita al liceo. –
- tu – gli ringhiò dietro il batterista – fatti i cazzi tuoi. – e detto questo si
alzò per andare a prendere un cocktail a Tom, sbattendoglielo violentemente
sotto il naso
- voi
rovinatevi se volete, ma io non ci sto – concluse alzandosi e dirigendosi
in quale luogo oscuro di quel posto.
Mentre i due si scolavano l’ennesimo drink,
videro arrivare verso di loro Bill, chiaramente brillo, che barcollava un po’
- siediti
va.. – disse Georg, che probabilmente era quello tra i tre che reggeva di
più l’alcool dando una sonora spinta al cantante, che crollò accanto al gemello
- mezze
seghe – mormorò Georg, tracannando il il terzo chupito.
- Georg.. –
mormorò Bill dopo un’oretta sdraiato a mo’ di vamp sul divanetto, con gli
occhi chiusi, posandosi un mano sulla fronte nel modo più teatrale possibile – mi scappa la pipì –
Tom incominciò a ridere mentre il maggiore quasi si strozzava
con l’ennesimo drink.
- no ma dico… sei scemo o cosa? – gli urlò contro.
- Georg, effettivamente anche io devo andare in bagno.. – ammise Tom, incartandosi con le parole.
Hagen li fissava esterefatto.
- e a me? Alzatevi e andateci!! – sbraitò
contro i gemelli.
- ma siamo
troppo sbronzi per farlo – ammise Tom
- parla per
te! – urlò Bill, che effettivamente avendo bevuto solo due drink si era già
un po’ ripreso.
- chiamo
David va – disse Georg felice di
aver trovato una scusa e di togliersi dalle scatole quei due bambini
dell’asilo.
Così David mandò qualcuno della Security,
probabilmente Saki e qualcun altro di fidato, ad
accompagnare le ‘dive Kaulitz’ come ormai venivano
definite, in bagno.
Solo che trovarono una fila pazzesca.
Evidentemente non tutti erano in grado di reggere l’alcool come Georg.
- merda… - mormorò
Tom – Hey tu Blue! – urlò
ad un ragazzino davanti a loro – perché
c’è così tanta fila? –
- bushido sta vomitando l’anima – commentò Jimi con una punta di soddisfazione.
- che
palle! - commentò Bill, che era già
sull’isterico andante – fate qualcosa! – urlò
stizzito ai gorilloni della security.
Tom ebbe
proprio l’impressione di stare accanto ad una starlette
del cinema d’hollywood, più che a suo fratello.
Al capriccio di Bill Kaulitz,
leader dei Tokio Hotel, band che ha conquistato il mondo nel giro di 3 anni, la
security fede spostare tutta la gente che aspettava ad entrare ai bagni,
circondandoli.
I gemelli, sotto gli sguardi poco amichevoli
degli altri vips, entrarono nei bagni. E uscendo un
quarto d’ora dopo, furono scortati dalle guardie fin dove si trovava il resto
della band.
Bill perse pure il suo anello di diamanti. Simbolo
del suo cambiamento. Aveva ceduto al sistema, aveva ceduto al commercio e alle
vendite, e con lui tutti i Tokio Hotel. Erano diventati dei burattini nelle
mani della universal. Ormai non erano più i quattro
ragazzetti che provavano in una rimessa a Magdeburgo.
Erano diventati un fenomeno, e parte di loro ne
era conscia.
24.05.08 Oberhausen,
ore 15.56
I quattro ragazzi, ancora mezzi assonnati dal
party della sera prima, si trovavano seduti nella hall dell’albergo, a fissare
punti nel vuoto, mentre aspettavano il loro manager.
Bill si limava le unghie.
- Bill, sai
una cosa? – se ne uscì Gustav
- si? – rispose
l’altro altezzoso.
- mi fai
schifo. – pronunciò diretto l’altro.
La frase fece girare automaticamente anche gli altri due verso di loro. Bill lo
fissava esterefatto
- ma.. –
- mi faccio schifo. Facciamo schifo. – si girò anche verso gli altri – ma
avete visto cosa siamo diventati? Dei ragazzini capricciosi che hanno tutto e
vogliono sempre di più, che vivono d’eccessi, che se ne approfittano della loro
situazione. Ci ha preso. Il sistema ci ha preso e trascinato giù.
Siamo all’apice ragazzi, ma in realtà abbiamo toccato il fondo. –
E detto questo prese e si recò verso i bagni,
lasciando gli altri tre ad accettare ciò che aveva detto, nient’altro che la
verità.