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Autore: poetzproblem    05/05/2014    2 recensioni
'Pensi di poter venire a New York per un giorno o due? Ha bisogno di un'amica, Quinn. Qualcuno che capisca quello che sta passando con Finn. Non vuole dirmi niente ma forse con te parlerà.' Secondo racconto, in ordine cronologico, della serie 'Don't Blink, You Might Miss'.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Don't Blink Series'
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NDT: questa è una traduzione. Potete leggere l'originale qui oppure qui. Lasciate una recensione se vi va, così potrò tradurla e inviarla all'autrice. Gli avvenimenti raccontati in questa storia, anche se l'ho tradotta e pubblicata dopo, sono collocabili più o meno a metà della narrazione di Where Your Book Begins in cui veniva appunto detto che Rachel e Finn si erano separati e che Quinn si era recata a NY per consolare Rachel. Filate a leggerla, se non l'avete ancora fatto.

NDA: un altro prequel nell'universo di Don't Blink. Ambientato prima di My Life Before Me Undone. Copre la rottura Finchel e anche la povera Quinn ha la sua dose di angoscia, ma ricordate che avrà il suo lieto fine. I commenti sono apprezzati.

Disclaimer:  i personaggi di Glee non sono miei, mi piace solo giocarci...assolutamente senza trarne profitto.

 

****

She Will Be Next To Me

By poetzproblem

 

In the end everyone ends up alone

Losing her, the only one who's ever known

Who I am, who I'm not, and who I want to be

No way to know how long she will be next to me

~You Found Me, The Fray

 

Quando Quinn Fabray scende dal bus al terminal di Port Authority a Midtown, c'è Kurt Hummel ad aspettarla. Il ragazzo è appoggiato a un muro lì vicino, indossa una delle ultime creazioni di Marc Jacobs, i capelli perfettamente pettinati, le braccia incrociate sul petto e il naso arricciato per il disgusto mentre giudica silenziosamente i viaggiatori stazzonati che gli passano accanto. Sembra sempre lo stesso e questa non è del tutto una buona cosa. Non sono molto amici—più che altro semplici conoscenti. Non si sono tenuti molto in contatto dopo il diploma la scorsa primavera, (e perché avrebbero dovuto?) ma hanno qualcosa in comune—e il suo nome è Rachel Berry.

Kurt la vede e si allontana dal muro, perdendo un po' del suo atteggiamento di superiorità mentre sorride sollevato.

"Grazie al cielo finalmente sei qui," dice in tono drammatico, tendendo una mano per toglierle la borsa dalla spalla senza che lei glielo chieda.

Quinn gli permette di prenderla senza lamentarsi, perché anche se non è pesante, è comunque un fardello che non le va molto di trasportare sulle sue gambe stanche mentre si fa strada tra la folla di New York City.

"Anche a me fa piacere vederti, Kurt," dice in tono sarcastico. "E il viaggio è stato piacevole, grazie per avermelo chiesto."

Lui sbuffa indignato, alzando gli occhi al cielo, "Tesoro, i tuoi vestiti sono spiegazzati, i tuoi capelli un pasticcio e puzzi di sigarette, birra rancida e di tutta quella roba schifosa che impregnava quel sedile su cui sei rimasta incastrata per due ore. Questo," la indica con un cenno della mano, "non è affatto il risultato di un viaggio piacevole."

Lei fulmina con lo sguardo l'espressione presuntuosa che lui ha sul suo volto infantile, "Vuoi davvero che ti prenda a pugni?"

"È meraviglioso rivederti, Quinn," ammette lui con un sorriso sincero, e lei permette ad un po' della propria irritazione di scivolare via. Si lascia un po' andare, affondando le mani nei capelli che, in effetti, sono proprio spettinati, scostandoli dietro le orecchie. È stanca, affamata, e le scoccia ammettere che Kurt ha ragione a proposito della puzza di sudore e sporco attaccata alla sua pelle e ai suoi abiti. Dev'essere pazza per aver messo in pausa all'istante la sua vita a New Haven per precipitarsi a New York, ma non è riuscita a stare lontana.

"Come sta?" chiede Quinn a bassa voce, facendo del proprio meglio per ignorare il nodo allo stomaco che negli ultimi due giorni si è fatto sempre più stretto.

Kurt si stringe nelle spalle, e scuote la testa, "Continua a dire che sta benissimo ma mercoledì notte non faceva che piangere, ed ha saltato le lezioni negli ultimi due giorni." Aggrotta la fronte, e i suoi occhi blu sono preoccupati.

"Non vuole parlarmi," confessa, turbato.

"Puoi darle torto?" sbotta Quinn senza pensare, rimpiangendolo nel preciso istante in cui quelle parole abbandonano la sua bocca. Prende un respiro e si concentra sulle proprie capacità recitative—esibendo indifferenza. È una maestra a farlo, ormai. "Lui è il tuo fratellastro, Kurt. La tua lealtà è un tantino divisa."

"Non quanto potresti pensare," sospira lui, "ma so che è quello che Rachel probabilmente crede. Per questo sei qui," le ricorda con una certa amarezza, voltandosi e facendosi strada tra la folla, presumibilmente verso l'uscita. Quinn alza gli occhi al cielo al suo piccolo capriccio, ma lo segue senza una parola. Sa che in questo momento Kurt è turbato e si sente impotente, incapace di aiutare due delle persone a cui vuole più bene, perché si sente incastrato tra loro.

Quinn non ha questo problema. No, il suo ruolo in questa situazione è molto più complicato, proprio come la sua relazione con Rachel.

Si stringe nella giacca mentre escono da Port Authority. È la fine di marzo, e il tempo si sta facendo sempre più caldo, ma il vento è ancora freddo e le strappa un brivido. Kurt ferma un taxi e lei sospira di sollievo, grata di non dover camminare fino al campus della NYADA. La città è abbastanza accessibile a piedi, e ancor di più con la metro, ma la resistenza di Quinn è inaffidabile dopo che…bè, l'anno scorso è stato davvero difficile per lei—in tanti modi diversi.

Scivola sul sedile posteriore del taxy accanto a Kurt, e ascolta mentre lui dà l'indirizzo al tassista. Quinn dà un'occhiata alla licenza attaccata al cruscotto. Non ha mai visto così tante consonanti in un nome. Il taxi parte di scatto, schiacciandola contro il sedile, e lei si aggrappa istintivamente alla maniglia della porta mentre l'autista suona il clacson e si immette nel traffico congestionato. Kurt la guarda e ridacchia, "Ti ci abituerai."

"Preferirei di no," mormora lei, cercando di tenere sotto controllo i propri nervi per impedir loro di dare di matto. Guarda la città dal finestrino, costringendosi a pensare a qualcosa che non sia la macchina e i veicoli attorno a lei.

Non dovrebbe essere qui. La sua vita è a New Haven ora, ed ha appena cominciato a capire le cose e a sentirsi a proprio agio con la persona che sta diventando. Stare così vicina a Rachel non farà altro che riportare alla luce i confusi sentimenti che prova dal liceo.

Okay, questa è una bugia. Quei sentimenti si risvegliano almeno una volta alla settimana, ogni volta che Rachel le manda un'email, un sms o la chiama. Hanno passato molto tempo assieme durante l'estate, e sono  rimaste in contatto costante fin da quando hanno cominciato a frequentare due college diversi. Si chiamano anche via Skype un paio di volte al mese. Chi avrebbe pensato che Rachel Berry sarebbe diventata una delle sue amiche più care? Il problema è che Quinn vuole di più. È in questa situazione da più tempo di quanto voglia ammettere, ma è riuscita a dare un nome al suo desiderio solo l'anno scorso-più o meno quando Rachel aveva accettato la proposta di matrimonio di Finn Hudson. Bella fortuna.

E poi era arrivato l'incidente ed era stata costretta ad affrontare problemi più importanti dei suoi sentimenti non corrisposti per Rachel e di quello che significavano in rapporto al suo non ben definito orientamento sessuale. Per un po' Quinn si era concentrata sul proprio recupero—riaggiustare costole, saldare ossa e mesi di fisioterapia che le erano sembrati infiniti per riacquistare l'uso delle gambe—e naturalmente recuperare anche settimane di lezioni scolastiche in modo da potersi diplomare con il resto della sua classe. La sua meta era stata camminare di nuovo, per andarsene da Lima e arrivare a Yale e c'era riuscita—barcollando un po', forse, ma ce l'aveva fatta. E Rachel le era stata accanto durante ogni suo passo esitante, offrendole la mano con amicizia proprio come aveva fatto per tutti quegli anni. Quinn un tempo aveva sempre avuto la forza di rifiutare quella mano, ma ora non più. Ora deve combattere il desiderio di intrecciare le proprie dita con quelle Rachel e di non lasciarle più andare.

Di solito l'anello di fidanzamento sopprime quel desiderio quasi immediatamente.

L'anello che adesso, presumibilmente, Rachel non porta più.

Perchè Rachel e Finn hanno rotto.

Quinn è venuta a saperlo ieri. Quando aveva ricevuto il messaggio stava assistendo a una lezione del corso di Mitologia Classica, ascoltando quello che considerava un'interessante dissertazione sul ruolo di Atena nella cultura greca, ma non l'aveva letto fino a venti minuti più tardi, quando la lezione era ormai finita. Il sorriso spontaneo che le era salito alle labbra vedendo il nome di Rachel sullo schermo si era congelato per poi sparire completamente una volta che il suo cervello aveva finalmente dato un senso a quello che i suoi occhi avevano visto.

Con Finn è finita.

Il suo dito aveva premuto il tasto di chiamata rapida ancor prima di aver formulato un pensiero cosciente, e solo quando aveva sentito il primo squillo si era chiesta che cosa che avrebbe mai potuto dire a Rachel. Non che la rottura Finchel fosse stata interamente inaspettata.

Per settimane—mesi, a dire il vero—Quinn aveva notato piccoli indizi che dicevano chiaramente che la vita con Finn non era così meravigliosa come Rachel si era aspettata, ma, per amore della propria sanità mentale, aveva imparato a non indulgere in quel genere di fantasie. Finn e Rachel li si doveva per forza prendere assieme, nel bene e nel male—più che altro nel male—e anche se litigavano e danzavano in un eterno ciclo di rotture e ricongiungimenti, non si sarebbero mai allontanati l'una dall'altro.

L'anno precendente, per alcune gloriose settimane, Quinn era stata torturata dalla possibilità che Finn e Rachel potessero prendere strade separate dopo il diploma. Le cose fra loro si erano complicate quanto Finn aveva onestamente preso in considerazione che cosa volesse fare del proprio futuro, futuro che avrebbe potuto non necessariamente includere New York. Quinn ricorda gli sguardi freddi e le parole infantili che si erano scambiati, ma sinceramente, in quel periodo lei era stata incastrata su una sedia a rotelle ed aveva affrontato dolore sessioni di fisioterapia, e non era riuscita a farsi coinvolgere nei loro drammi. Naturalmente, alla fine avevano risolto la situazione—o avevano deciso di non pensarci—ed erano tornati ad essere la coppia felice che pianificava il proprio futuro. Quindi ancor prima che Rachel rispondesse al telefono, Quinn si era già rassegnata alla probabilità che quello fosse un incidente temporaneo nella loro epica storia d'amore, e che sicuramente sarebbero ritornati assieme nel giro di una settimana—un mese al massimo.

Quinn lo crede ancora, il che rende la sua presenza a New York ancora più masochista, ma è qui perché non riesce a liberarsi dalla sensazione (forse si tratta di speranza) che questa volta sarà diverso. Kurt le ha detto che Rachel ha pianto quando è successo, ma non si era lasciata andare quando le aveva telefonato. La sua voce aveva tremato di tanto in tanto, ma dopo aver ripetuto che che era finita che era stato Finn a concludere, Rachel aveva insistito sul fatto che non voleva parlarle, e l'aveva implorata di raccontarle come aveva passato la settimana. Quinn si era sentita persa, e impotente, incastrata a ottanta miglia di distanza e incapace di offrire all'amica un vero conforto, ma aveva fatto quanto Rachel le aveva chiesto, e aveva subito chiamato Kurt un istante dopo aver chiuso la comunicazione con Rachel.

'Pensi di poter venire a New York per un giorno o due? Ha bisogno di un'amica, Quinn. Qualcuno che capisca quello che sta passando con Finn. Non vuole dirmi niente ma forse con te parlerà.'

La preoccupazione di Kurt era stata evidente quanto il suo risentimento per essere stato costretto a chiederle aiuto. Il ragazzo non capisce e non si fida della sua amicizia con Rachel, ma a Quinn non  importa. Nel grande schema delle cose, non è più strana dell'amicizia di Rachel nei confronti di lui.

"Finn ha intenzione di trasferirsi di nuovo a Lima," rivela Kurt nel silenzio, e Quinn si volta per guardarlo con occhi sgranati e bocca spalancata. Questo non se l'era aspettato, e non sa cosa pensare della rivelazione che questa rottura possa essere davvero permanente.

"Cos'è successo davvero fra loro, Kurt?"

Lui si stringe nelle spalle, "In questi mesi non hanno fatto altro che litigare per… be', per tutto, ma soprattutto su quanto poco riescono a vedersi. Nessuno di loro dirà mai quale sia stata l'ultima goccia, ma ho i miei sospetti."

"Che sono?"

La studia per un attimo, e sembra riflettere su quanto esattamente dovrebbe rivelare.

"Rachel ha cominciato a passare molto più tempo con gli amici della scuola, uno dei quali è etero, maschio ed estremamente talentuoso."

"L'ha mollata perché è uno stronzo geloso?" chiede lei in tono tagliente.

"Credo sia un po' più complicato di così."

Quinn stringe le mani a pugno e fulmina Kurt con lo sguardo. "Non mi meraviglia che Rachel non voglia fidarsi di te—visto che a quanto pare pensi che abbia tradito Finn."

"Non ho detto questo," ribatte lui aggrottando la fronte. "Non credo che gli sia stata infedele, ma non posso negare che sia stata meno disponibile per lui da quando siamo arrivati a New York."

"Buu-huu. Povero Finn, dev'essere terribile non essere più il centro del mondo di Rachel," ringhia Quinn. Kurt stringe le labbra rivolgendole uno sguardo accusatore, e lei prende un respiro per calmarsi, ma non ha intenzione di scusarsi con lui, di tutte le persone che ci sono, per aver espresso la propria opinione.

"Finn è ben lungi dall'essere innocente," ammette Kurt, "ma anche lui sta soffrendo. Penso siamo entrambi d'accordo nel dire che prima o poi sarebbe accaduto, ma distribuire colpe non li farà stare meglio. Se intendi insultare Finn davanti a Rachel, puoi anche prendere un'altra corriera per New Haven."

"Voglio solo sostenere Rachel," lo informa Quinn con freddezza, "ma se è lei a cominciare con gli insulti non posso prometterti niente."

Kurt alza gli occhi al cielo, "Mi sembra giusto, ma non aspettarti chissà che. È ancora Rachel."

"Sì, lo so," mormora, abbandonandosi contro il sedile e guardando fuori dal finestrino. Rachel è ancora Rachel, e Quinn sa che probabilmente si sta dando la colpa per tutto e sta cercando di trovare il modo migliore per scusarsi con Finn per riaverlo indietro. Appoggia il mento al pugno, sbuffando, e fissa irritata il traffico all'esterno.

Alla fine, si fermano davanti all'edificio che ospita i dormitori delle matricole della NYADA, e Kurt paga il tassista mentre Quinn zoppica fuori dalla macchina. Alza lo sguardo sul palazzo, mordendosi il labbro mentre il suo stomaco comincia a stringersi nervosamente. Non è mai stata qui, nonostante i ripetuti inviti di Rachel che è riuscita ad evitare con successo. Il pensiero di essere a New York, e vedere la nuova vita di  Rachel con Finn svolgersi davanti ai suoi occhi l'ha lasciata con l'amaro in bocca. Ora sta per entrare in un luogo e una situazione che le sono completamente sconosciute.

Kurt la accompagna dentro, facendo un amichevole cenno di saluto al ragazzo seduto dietro il banco della sicurezza, e preme il bottone dell'ascensore. Dopo che la porta si è aperta, Quinn lo guarda mentre preme il pulsante per salire al secondo piano, e cerca di non sentirsi irritata dal fatto che lui abbia presunto che non sarebbe stata in grado di fare una rampa di scale. Non è così mal messa, cazzo. Non più.

In meno di un minuto si trovano davanti alla porta di Rachel, e Quinn deglutisce a fatica e cerca di prepararsi a vedere l'altra ragazza di persona per la prima volta dalla loro breve, coincidente visita a Lima per le vacanze invernali. Kurt bussa una volta…due…chiamando il nome di Rachel mentre bussa per la terza volta, e la porta finalmente si spalanca.

Quinn trattiene il respiro alla vista di Rachel. Sta indossando dei pantaloni da yoga e una maglietta con l'immagine di un gattino, e i suoi capelli sono raccolti in una disordinata coda di cavallo. È struccata, e i suoi occhi sono arrossati e cerchiati. Quinn ha visto Rachel in questo stato solo una volta, ed è stato quando era ricoverata in ospedale, piena di morfina fino agli occhi. Non riesce ad impedire al proprio sguardo di cadere sulla mano sinistra di Rachel, e vede che non porta l'anello. Il suo stomaco si stringe e il suo cuore salta un battito ma si affretta a mettere da parte quella reazione perché nel momento in cui Rachel si accorge della sua presenza  la sua espressione crolla e si slancia in avanti gettandole le braccia al collo con un singhiozzo soffocato.

Quinn circonda con le braccia la vita dell'amica, lottando contro il desiderio di stringerla di più a sé. Guarda preoccupata Kurt, solo per vedere che anche lui sembra sul punto di piangere. Scuote la testa e accarezza gentilmente la schiena di Rachel. "Va tutto bene, Rach," la tranquillizza, "stai bene. Sono qui."

Sempre. Per sempre. In qualsiasi modo tu mi voglia.

"Che stai facendo qui?" borbotta Rachel contro la sua spalla. "Hai lezione oggi."

Quinn sorride, stringendosi nelle spalle, "Tu sei più importante."

Rachel ride, o singhiozza, Quinn non riesce a capire la differenza, prima di lasciarla andare e fare un passo insietro, tirando su col naso in modo patetico e stropicciandosi gli occhi mentre Quinn entra nella stanza. Rachel si fa da parte e dà uno schiaffo leggero alla spalla di Kurt quando lui segue Quinn all'interno.

"Non avresti dovuto chiederle di venire. Non può permettersi di saltare le lezioni."

"Nemmeno tu," le ricorda lui con gentilezza.

"Volevo venire, Rachel," interrompe Quinn. "Non è per colpa di Kurt che sono qui." Neanche un po'.

"Sono qui perché sei," così importante per me, "mia amica. Quando eravamo al telefono non hai voluto dirmi niente di importante e sono preoccupata per te."

"Non c'è motivo di preoccuparsi," sbuffa Rachel esasperata, incrociando le braccia sul petto. "Credo di aver chiarito a entrambi che non voglio parlare di quello che è successo. Tra Finn e me… noi… è finita," e la sua voce si incrina un po', "e… naturalmente sono triste ma… non ho bisogno che voi mi soffiate sul collo mentre porto il lutto per il fallimento della mia relazione."

Kurt scuote la testa. "Hai evidentemente bisogno di qualcosa, tesoro." Indica con un cenno l'abbigliamento di Rachel. "Sembri..."

"Kurt," abbaia Quinn, interrompendolo prima che dica qualcosa che faccia sentire Rachel peggio. Per essere un uomo gay, ha tanto tatto quanto…bè, quanto Finn.

"Sai, è da stamattina a colazione che non mangio niente e ho un po' fame. Mi sembra di aver visto un ristorante cinese mentre venivamo qui e all'improvviso mi è venuta voglia di riso fritto. E tu, Rach?" chiede con un sorriso incoraggiante.

Guarda in due occhi castani pieni di lacrime, e vede le spalle di Rachel sollevarsi e abbassarsi in un sospiro di gratitudine mentre si morde il labbro inferiore. Rachel annuisce lentamente, "Io… penso che mi piacerebbe."

Il sorriso di Quinn si trasforma in un ghigno mentre si rivolge a Kurt. "Sii gentile, e vai a prenderci qualcosa da mangiare, Kurt," gli ordina con un'occhiataccia degna di un ex capitano dei cheerleader.

"Va bene," brontola lui, lasciando cadere la borsa di Quinn sul pavimento e rivolgendole uno sguardo d'avvertimento. "Torno fra poco."

Una volta che se n'è andato, Quinn rimane da sola con Rachel e all'improvviso si sente molto nervosa. Si infila le mani nella tasca della giacca e sposta il peso, a disagio, sulla gamba destra. Rachel se ne accorge immediatamente e aggrotta la fronte. Raggiunge il minuscolo letto e ci si siede sopra, facendo un cenno silenzioso verso la sedia accanto alla scrivania. Quinn apprezza quel sottile tentativo di prendersi cura di lei senza farlo vedere troppo, quindi si avvicina alla sedia e si accomoda, togliendosi la giacca e girandosi per guardare Rachel.

Studia la piccola stanza per un attimo. È una singola—pagata dai genitori di Rachel nell'evidente tentativo di corrompere la ragazza per convincerla a rimandare il suo matrimonio con Finn a dopo la laurea. Kurt e Finn dividono uno squallido appartamento vicino al campus con lo stesso compromesso—un minimo di aiuto finanziario con l'affitto da parte di Burt e Carol, finchè Finn avrà un lavoro e sarà disposto ad aspettare qualche anno prima di sposarsi—ma Quinn sa che Rachel ha passato più tempo con loro che lì al dormitorio.

Non sa come sia messo l'alloggio dei ragazzi, ma se è più grande di questa stanza, allora Quinn capisce perfettamente perché Rachel preferisca stare là. Anche solo stare  seduta lì dentro le fa venire un attacco di claustrofobia. Non c'è una finestra, e la scrivania è incastrata tra la testiera del letto e la porta. Ai piedi del letto ci sono delle porte scorrevoli che Quinn suppone si aprano su un armadio, ma tra loro e il letto non c'è spazio per camminare. Una cassettiera con tre cassetti occupa il muro accanto all'armadio, sopra ci è posata una piccola tv. Contro il quarto muro c'è una libreria, straripante di libri e DVD.

Non c'è un bagno privato.

Quinn si appoggia allo schienale della sedia, facendola dondolare avanti e indietro mentre guarda Rachel.

"Allora, adesso mi dirai la verità?" chiede dolcemente.

La schiena di Rachel si irrigidisce, mentre la ragazza alza il mento con aria di sfida, "Non so di cosa stai parlando."

Quinn fa un sospiro frustrato, e lo spostamento d'aria le solleva la frangia, che ha bisogno di essere tagliata. Può vedere il dolore negli occhi di Rachel, il tremito del suo labbro inferiore, e il modo in cui si massaggia l'anulare privo di anello. Quella vista le spezza il cuore come di certo Finn ha spezzato quello di Rachel.

"Ieri mi hai ascoltata blaterare sul mio saggio sull'esistenzialismo per trenta minuti filati, e solo per evitare di discutere quello che è successo con Finn. Non è da te, Rach."

Anche se è sempre interessata a quello che Quinn ha da dire, di solito è Rachel a dominare le loro conversazioni, chiacchierando delle sue lezioni o di una qualsiasi delle fantastiche avventure che vive a New York. La mancanza di questo nella conversazione di ieri—è allarmante quasi quanto l'apatia nei suoi occhi.

"Ti conosco. So quanto stai male. Parlami. Ti prego," implora, inorridita al sentire al propria voce incrinarsi.

Rachel però non se ne accorge, perché le lacrime cominciano di nuovo a scorrerle sulle guance, e si raggomitola in una posizione protettiva, mentre le sue spalle tremano. Quinn non riesce a sopportarlo e, ancor prima di aver preso la decisione cosciente di muoversi, si alza dalla sedia per sedersi sul materasso accanto a Rachel. Prende Rachel tra le braccia, permettendole di stringersi a lei, e i loro corpi entrano in contatto dalle guance ai fianchi.

"Oh, Rach," sussurra Quinn, impotente.

Rachel le circonda la vita con il braccio destro, mentre tira su col naso contro la sua spalla.

"Mi…mi sento un t-tale fallimento," sussurra tra singhiozzi sommessi.

Quinn sta cominciando ad infuriarsi.

"Non dirlo. Tu non sei un fallimento," dice con decisione. "Sei la persona più ambiziosa e più capace che abbia mai conosciuto. Farai cose meravigliose, Rachel. Non permettere che quello che ti ha detto Finn ti faccia pensare il contrario," sbotta, pronunciando il nome di Finn con disprezzo, nonostante abbia promesso a Kurt che avrebbe cercato di essere gentile.

"Non è questo," comincia Rachel, allontanandosi dalle braccia di Quinn e asciugandosi le guance con le dita. Fa un sospiro stanco, fissando il muro opposto.

"Lui odia stare qui—a New York. Lo sapevi?" chiede con aria retorica, a voce bassa e priva di inflessione.

"Odia il suo lavoro; odia il rumore della città e la folla. Odia prendere la metropolitana. Odia contare ogni centesimo, saltare i pasti e comprare solo le cose essenziali per pagare la sua parte di affitto. Negli ultimi tre mesi quasi ogni giorno mi ha ricordato che è qui per me—per i miei sogni—e che il minimo che possa fare è trovare del tempo per lui. Come se non l'avessi fatto," sbuffa, con crescente emozione. "Come se questo semestre non avessi rinunciato a un corso che volevo davvero seguire perché entrava in conflitto con gli orari di Finn. Come se non fossi rimasta alzata fino alle due del mattino a lavorare su scene e compiti solo per avere alcune ore in più durante il giorno da passare con lui."

Quinn chiude i pugni piantando le unghie nei palmi e stringe i denti mentre guarda Rachel sfogare la propria frustrazione. Ci sono dozzine di cose orribili che vorrebbe dire di Finn, ma si trattiene, e si sente orgogliosa di sé stessa quando riesce a chiedere con una certa calma, "È stato così brutto?"

Se Finn Hudson fosse qui adesso, Quinn lo prenderebbe a schiaffi. Perché non ha lasciato libera Rachel l'anno scorso, invece di trascinare questa farsa per renderla ancor più dolorosa per tutti? Quinn sapeva che sarebbe successo. Sapeva che Finn non avrebbe fatto altro che deludere Rachel.

"Ti prego non dirmi che me l'avevi detto," implora Rachel, e Quinn prende un brusco respiro, ricordando gli ultimi secondi della loro conversazione per assicurarsi di non aver dato voce ai propri pensieri. Si accorge di non averlo fatto. Semplicemente, Rachel è perfettamente sintonizzata con lei.

"Perché lo so, okay? T-tu mi hai detto che se volevo davvero essere felice avrei dovuto… dire addio a Finn," conclude con un sussurro tremulo.

"È per questo che non volevi parlarmene?" chiede Quinn, senza preoccuparsi di mascherare il dolore che sta provando.

"Rachel, quando l'ho detto," tace e deglutisce a fatica, cercando di non ricordare la disperazione che aveva provato in quel bagno l'anno precedente—la disperazione di convincere Rachel a dire di no. Allora non aveva capito perché ci tenesse tanto che Rachel la facesse finita con Finn.

"Volevo solo che tu seguissi i tuoi sogni senza che nulla ti trattenesse," dice con sincerità, ignorando le motivazioni più complicate. "E sì, forse non riuscivo a capire come facessi ad essere così sicura di Finn quando eravamo tutti così giovani, ma," e la ferisce davvero dirlo, "tu eri felice e io… era tutto quello che volevo. Volevo che fossi felice."

Quinn ha (più che altro) accettato che non sarà mai la persona che renderà Rachel felice per il resto della sua vita. Sarà la sua migliore amica, e condivideranno attimi di felicità che riempiranno le pagine di un album, ma non formeranno mai un quadro completo.

Un giorno, Quinn starà accanto a Rachel il giorno del suo matrimonio e la guarderà sposare l'amore della sua vita—sperando sia qualcuno che davvero la merita—e Quinn sarà felice perché Rachel sarà felice. Sarà madrina dei figli di Rachel, manderà loro doni per il loro compleanno e per Natale e li vedrà crescere per diventare versioni in miniatura della loro mamma e li adorerà per quel solo motivo. Con un po' di fortuna, anche lei alla fine troverà una persona straordinaria che la amerà nonostante tutte le sue imperfezioni, ed abbandonerà i suoi sogni impossibili e si godrà tutte le cose meravigliose che ha. E un giorno, fra qualche anno, lei e Rachel ricorderanno i bei vecchi tempi bevendo una tazza di caffè e Quinn confesserà di essere stata un po' innamorata di lei, ed entrambe ci rideranno sopra e andranno avanti con le loro vite.

Adesso, però, Rachel la sta guardando con occhi spalancati e scintillanti—e solo per un attimo, Quinn immagina che l'affetto che vede così chiaramente in essi possa diventare qualcosa di più.

"Credo sia questo che lo rende ancor più difficile," confessa Rachel con un sorriso triste. "So che mi hai detto tutte quelle cose perché di me t'importa. Ho chiesto la tua opinione sapendo quale fosse, sapendo quale sarebbe stato il tuo consiglio e… non ho ascoltato."

Rachel sospira e indietreggia sul letto per appoggiare la schiena al muro, solleva i piedi e si abbraccia le ginocchia. Quinn la imita, appoggiandosi al muro, ma lasciando le gambe distese sul materasso, con i piedi penzolanti oltre il bordo.

"Finn ed io… siamo stati felici, per un po'. Quando siamo arrivati ero così ansiosa di dare inizio al mio futuro—il nostro futuro," si corregge, contrita, scuotendo la testa per la frustrazione, "Pensavo che fossimo finalmente alla stessa pagina. Ma poi lui… ha cominciato… a darmi la colpa per qualsiasi cosa. Io… io volevo essere quella ragazza, Quinn," confessa mentre la sua voce si spezza, "la ragazza per cui un uomo diventa disposto a sacrificare qualsiasi cosa—pronto a seguirla fino al confine della terra perchè lei è il suo intero mondo."

Le sue parole, così piene di desiderio, sono come strali nel cuore di Quinn, e vorrebbe così tanto prenderla tra le braccia e dirle che lei è quella ragazza—Finn semplicemente non era quall'uomo. Invece, si accontenta di avvicinarsi a Rachel e di accarezzarle la spalla con quello che spera venga interpretato come un gesto di conforto.

"Rach," esala, senza sapere cosa dire per far capire a Rachel quanto sia desiderabile senza mettere a nudo il proprio cuore.

Rachel si mette più comoda, distendendo le gambe e battendo leggermente la testa contro il muro, "Lo so. Lo so…è stato egoista, e immaturo…e non posso dare la colpa a Finn perché si è sentito come se…i miei sogni fossero più importanti dei suoi," dice tutto d'un fiato.

La mano di Quinn stringe il suo bicipite, "Fermati. Fermati un attimo," le ordina aggrottando la fronte. Il tono della sua voce attira l'attenzione di Rachel come un canto di sirena.

"Che sogni ha mai avuto Finn Hudson? Sogni tanto importanti da sforzarsi per realizzarli?" chiede in tono adirato. "Dio, lui è… non è colpa tua se non riesce a capire che cosa fare della sua vita a parte… servire ai tavoli di uno squallido ristorante," ringhia.

Rachel si morde il labbro, "A dire il vero è un locale eccellente e le mance sono ottime."

Quinn ignora quella difesa poco convinta, piantando lo sguardo in quello di Rachel nella speranza che l'aiuti a far arrivare il messaggio.

"Finn deve trovare la sua strada, Rachel. Forse sarà parallela alla tua, forse no, ma non puoi trascinarlo con te più di quanto lui possa esserti d'intralcio. Tutti quelli che ti conoscono, sanno che tu appartieni a questa città, a New York, per stare sul palcoscenico e fare quello che sei nata per fare."

La mano di Quinn scivola lungo il braccio di Rachel finchè le sue dita non raggiungono la mano dell'amica e la stringono con affetto.

"Se Finn ti ama davvero, lui… lui dovrebbe sollevarti e aiutarti a volare, non ancorarti al terreno."

Rachel la sta di nuovo fissando con quello sguardo—quello che fa fare le capriole al suo stupido cuore, e la sua mente evoca fantasie di loro due che passeggiano mano nella mano nel parco, baciandosi sotto un cielo blu e terso. Sogni impossibili.

"Lo amo ancora," sussurra Rachel disperata, distruggendo il momento.

Quinn fa un profondo respiro e inghiotte le proprie emozioni.

"So che lo ami, tesoro," esala, cercando di tenere sotto controllo la propria voce. "Forse… forse avete solo… bisogno di una pausa e… dopo un po' di tempo… potreste…"

Si sta impegnando così tanto per essere incoraggiante, per dire a Rachel che potrebbe esserci ancora una possibilità per sistemare le cose con Finn, ma le parole non vogliono uscire dalle sue labbra. E poi Rachel le risparmia il disturbo.

"Mi ha tradita."

Le parole sono a malapena udibili, ma Quinn le sente perfettamente.

"Cosa?" chiede incredula.

Rachel deglutisce a fatica, trattenendo un'altra ondata di lacrime.

"Lui… lui ha avuto… un r-rapporto con una donna con cui lavora al ristorante. L'ha ammesso."

"Fottuto bastardo! Lo castrerò," ringhia Quinn, lasciando andare la mano di Rachel in modo da non piantare accidentalmente le unghie nella pelle dell'amica mentre immagina di strappare a Finn Hudson i suoi attributi.

Rachel emette una risata breve e triste.

"Giura che… che è successo solo una volta. Che è si è fatto trasportare. Che lei l'ha fatto sentire… speciale."

"Ti ha davvero detto questo?" quando Rachel annuisce, Quinn sibila, "Stronzo!"

Rachel si abbraccia la vita e chiude gli occhi lottando per non perdere il controllo, e a Quinn si stringe il cuore. Non può farne a meno—circonda la vita di Rachel con un braccio e attira a sé l'amica, sentendosi più felice di quanto non dovrebbe quando Rachel si raggomitola contro di lei e le appoggia la testa sulla spalla.

Rachel piange per cinque minuti filati, e Quinn le accarezza la schiena mormorandole parole di conforto, che le vengono direttamente dal cuore, anche se Rachel non lo saprà mai. Le dice quanto sia bella, quanto sia speciale, e quanto sia stupido Finn, e che lui non l'ha mai meritata. Quando Rachel finalmente si calma, e il suo respiro ritorna normale, Quinn sussurra nel suoi capelli, "Stai bene?"

Rachel si stringe nelle spalle, "Tutto considerato, sono probabilmente meno disastrata di quanto dovrei."

Quinn pensa che sia un bellissimo disastro. Spera solo che Rachel riuscirà a a dimenticarsi di Finn Hudson una volta per tutte.

"Aspetta," mormora Quinn aggrottando la fronte. "Se Finn è il bastardo traditore, allora perché è stato lui a rompere il fidanzamento?"

Rachel ride, anche se debolmente, "Non pensi che un'infedeltà che secondo il tuo fidanzato è stata causata dalla tua negligenza sia un buon modo per rompere un fidanzamento?"

Quinn non risponde, e Rachel sospira. Alza la testa, ma non si allontana dall'abbraccio di Quinn.

"Io… io gli ho chiesto come ha potuto farmi questo-come ha potuto volere un'altra donna quando dovrebbe essere innamorato di me. Lui mi ha detto che l'ha fatto perché erano mesi che non lo facevo sentire desiderato. Poi abbiamo litigato di nuovo a causa di tutto il tempo che passo con… con altre persone, e sul fatto che vorrebbe che abitassimo ancora a Lima e poi tutti e due abbiamo detto cose che non avremmo dovuto dire e alla fine lui ha detto che non gli piace per niente la persona che sto diventando e che non è più convinto di volermi sposare."

Quinn ascolta diventando sempre più incredula di minuto in minuto. Ha sempre saputo che Finn può essere egoista, e che ha diversi problemi ad ammettere i propri errori, ma non ha mai pensato che potesse essere tanto insensibile. Se lei fosse tanto fortunata da avere l'amore di Rachel Berry, farebbe qualsiasi cosa in suo potere per farla felice—per far funzionare la loro relazione. Non andrebbe mai a cercare una sveltina per sentirsi meglio con se' stessa. No—l'aveva fatto solo con sciocchi ragazzini che non aveva mai amato.

"Mi dispiace," sussurra alla fine.

"E vuoi sentire la parte peggiore?" riflette Rachel. "Mi piaccio davvero come sono. Non mi sono mai sentita… più a mio agio con me stessa. E se a Finn questa versione di me non piace… chi è che voleva sposare?"

Si volta per guardare Quinn con occhi spalancati e interrogativi e Quinn si accorge che non è una domanda retorica. Rachel vuole davvero sentire la sua risposta.

"Voleva la ragazza che gli cantava canzoni d'amore—quella che ha combattuto con le unghie e con i denti contro la capo Cheerleader per avere il suo cuore," dice, con un sorriso sghembo. "Voleva essere la cosa più importante della tua vita, Rachel. E forse questo sarebbe stato sufficiente per rendervi felici al liceo, ma… tu sei molto più di quella ragazza."

Quinn non è ignara del fatto che sta ripetendo le parole che Rachel le ha detto in più di un'occasione.

Le labbra di Rachel si incurvano in un sorriso sincero, "Bè, almeno da tutto questo dramma una cosa buona ne è uscita."

"E quale sarebbe?"

"Tu," dice semplicemente Rachel, e il cuore di Quinn sussulta di nuovo. "Sei davvero la mia migliore amica, Quinn."

Certo. Migliore amica.

"Non dirlo a Kurt," scherza debolmente.

Rachel sorride, "Non lo farò se non lo farai tu."

Quinn sospira, abbracciando Rachel più stretta per confortarla, "Starai bene, Rach. Lo sai, vero? Tu… dimenticherai Finn Hudson. Fidati, lo so."

"Grazie, Quinn. Per... perché sei qui. Perché ti prendi cura di me."

"Sempre, Rach," sussurra nonostante il groppo che ha in gola.

Rachel si abbandona contro il suo fianco, appoggiando di nuovo la testa sulla sua spalla e posandole una mano sulla coscia. È una gloriosa tortura, e Quinn chiude gli occhi e prega che il suo corpo non reagisca in modo inappropriato. Questi momenti sono i migliori e i peggiori della sua amicizia con Rachel. Mentre si stavano avvicinando durante l'estate, Rachel era diventata gradualmente sempre più affettuosa dal punto di vista fisico. E Quinn gradualmente è diventata sempre più certa di essere molto, molto gay per Rachel.

Sa che la fine di Finn e Rachel non diventerà per lei il meraviglioso inizio della sua epica storia d'amore, dove vivrà per sempre felice e contenta con la ragazza. Lo sa, e comunque si gode questi fuggevoli, preziosi momenti in cui può tenere Rachel tra le braccia, finchè la ragazza inevitabilmente non si allontana da lei, per nulla turbata dalla sua vicinanza. Quinn si rende conto, dopo che cerca di alleggerire l'atmosfera chiedendo a Rachel dei suoi amici della scuola—amici che sono sempre stati menzionati in astratto ma non in dettaglio—e dopo che il nome Daniel è pronunciato più di una volta con un tono di voce particolarmente rivelatore, che forse la gelosia di Finn non era del tutto infondata. Sa che Rachel non ha mai tradito Finn, ma sa anche che è solo questione di tempo prima che vada avanti con la propria vita, e non sarà assieme a lei.

Quando alla fine Kurt ritorna con la loro cena, si siedono in cerchio sul pavimento, un po' a disagio, e discutono di cose che non hanno nulla a che fare con Finn Hudson, e Kurt rivolge a Quinn un sorriso grato, perché Rachel sta chiacchierando e ridendo. E quando Rachel le assicura che starà bene, entrambi le credono. Kurt se ne va qualche ora dopo, e Quinn passa la notte nel letto di Rachel, circondata dal suo profumo, mentre l'amica dorme cavallerescamente sul pavimento, avvolta in una trapunta.

È la storia della vita di Quinn—sempre vicinissima a toccare la felicità, ma mai capace di superare quegli ultimi centimetri.

Sa che passerà i prossimi due giorni a New York, distraendo Rachel dal suo dolore mentre si tortura assaporando qualcosa che non sarà mai suo. Sorriderà, e ignorerà i propri sentimenti non corrisposti, e prometterà di tornare presto. Manterrà quella promessa, credendo che sarà facile ora che Finn è fuori dal quadro. Si sbaglierà.

E quando arriverà domenica, Quinn abbraccerà Rachel tenendola stretta un po' troppo a lungo, prima di salire su un bus per New Haven, e chiuderà gli occhi e penserà a quanto è arrivata lontano, e a quanta strada ha ancora davanti.

 

  
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