È sempre traumatico il risveglio mattutino, si sa, ma quella mattina era diverso; era il mio 18esimo compleanno. Un flebile fascio di luce filtrava attraverso le grate della finestra dividendo in due il parquet della mia cameretta. Mia madre entrò con passo leggero e si sedette sul mio letto. Io feci finta di dormire, lo facevo spesso; mi piacevano quelle carezze sui capelli mentre pian piano mi sussurrava parole dolci per farmi svegliare. E regolarmente dopo vari brontolii, mi stropicciavo gli occhi e mi svegliavo. Ed anche quella volta fu così. Solamente che al mio risveglio trovai tra le mani di mia madre una busta di cartone nero, con una coccarda rosso fiammante ed un bigliettino spillato all’estremità. Mi tirai subito su, emozionata all’idea di dover scartare il mio primo regalo. Guardai mia madre con gli occhi ancora impastati dal sonno, ma colmi di gioia, e le strappai la busta dalle mani. Lessi prima il bigliettino “Alla nostra bambina, non più così bambina. Siamo sicuri che sarai in grado di rendere il mondo più colorato, come hai sempre saputo fare. Tuoi mamma e papà.” Per un istante mi scappò una smorfia al pensiero di mio padre. Anche quella mattina non c’era , nemmeno il giorno del mio compleanno, non si era nemmeno degnato di firmare il biglietto. Subito dopo però scossi la testa, e mi accinsi a scartare la busta, ormai certa di ciò che vi avrei trovato dentro. E proprio così: una Nikon D5300 apparve sotto i miei occhi sognanti. Nemmeno il tempo di tirare la scatola fuori dalla busta che fiondai le mie braccia attorno al collo di mia madre
 – Oh grazie mamma!- esclamai.
-E di che tesoro, l’importante è che tu sia felice.-
Eccome se lo ero! Sono sempre stata una maniaca della fotografia, e non aspettavo altro che ricevere quella macchinetta per poter  continuare a coltivare quella mia passione. Avevo già eseguito un corso di fotografia basilare con una NikonD300, poi rotta da mio padre durante uno dei suoi attacchi d’ira.
Quel regalo significava per me un modo di riscattarmi e di mettermi finalmente in gioco. – e non è finita qui!- continuò mia madre. La fissai con aria smarrita. – guarda dentro la busta.- mi consigliò lei. Sul fondo della busta  trovai un foglio di carta piegato ,lo aprii , e… era l’iscrizione al corso di fotografia ritratto ed illuminazione, diamine avevo sempre sognato di parteciparvi, ma essendo a numero chiuso, la cosa mi sembrava ogni volta solo un lontano miraggio.
Giunta a scuola venni accolta da calorosi auguri da tutti quelli che conoscevo, e giunta in classe trovai una mini-tortina con una candelina sul mio banco. Era di sicuro opera della mia migliore amica Valeria. Quanto l’amavo. –Auguri scema!- mi disse mentre si fiondava su di me e mi stampava un bacio sulla guancia. Subito dietro lei, scorsi Tommaso, o meglio Tommy, il mio migliore amico. Era un angelo. Moro, occhi azzurri, pelle che sembrava porcellana, per non parlare di quelle deliziose fossette che gli spuntavano ogni volta che mi sorrideva. Ed era gay. Ma non me ne importava nulla, lui era il mio angelo. –auguri tesoro mio.- mi sussurro all’orecchio mentre mi abbracciava calorosamente. Profumava di pulito.
La giornata proseguì bene e lentamente. Telefonate da parenti, visite a casa, e la sera uscii con Tommy, Vale, il suo ragazzo Vincenzo ed un paio di amici in un pub. La sera mi coricai, compiaciuta di tutte quelle attenzioni ricevute durante la giornata. Mio padre non fece nemmeno una telefonata quel giorno.