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Autore: _YouKnowWho_    05/05/2014    2 recensioni
"Cosa sarebbe successo a Jem e Will se Tessa non fosse mai entrata nelle loro vite?"
Senza Tessa le cose sarebbero andate diversamente. Tutta la saga non sarebbe esistita e Jem e Will non avrebbero mai trovato la forza per affrontare le loro vite.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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What would have happened to Jem and Will if Tessa had never come into their lives?
Jem would have died from the yin fen. Will would have committed suicide, ending the Herondale line.
 
 



Ormai stava andando alla deriva.
Nella stanza l’aria era pesante e sembrava essere impregnata dall’odore della morte.
Jem era steso sul letto, scosso dai tremiti, le lenzuola attorcigliate attorno al suo corpo e il sudore che gli imperlava il viso bianco come la neve. Le palpebre abbassate fremevano incontrollate, mentre dalla bocca del ragazzo fuoriuscivano ansimi e lamenti.
Will era accanto a lui, come sempre, ma quella volta non avrebbe potuto aiutarlo.
La scatoletta che conteneva lo yin fen era vuota, non restava nemmeno un granello, ma i Fratelli Silenti erano stati chiari. Un’altra quantità, anche se minima, avrebbe solo causato più dolore, anche se avrebbe accelerato i tempi.
Will guardò Jem, la sua parte migliore, e il dolore gli afferrò il cuore. Forse sarebbe stato meglio accelerare il tutto.
La mano che stringeva quella di Jem sussultò quando un altro fremito colse il malato e Will dovette alzarsi e distogliere lo sguardo.
Will sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ma non era pronto, non lo sarebbe mai stato.
Jem era il suo peccato proprio per quello. Aveva permesso a quel ragazzo di avvicinarsi a sé e di vedere il vero Will, solo perché era già condannato.
Un lieve sollievo percorse il cuore di Will, sapendo che non era stato lui con la sua maledizione a dare fine alla vita di Jem, ma si sentì in colpa appena questo pensiero lo sfiorò, insieme alla consapevolezza che stava perdendo l’unica persona che avrebbe mai potuto amarlo.
L’unica persona che poteva vedere del buono in lui, anche se trattava tutti male, per allontanarsi da sé.
La corazza che si era creato era una dolorosa protezione per gli altri, che però lo faceva sentire sempre più sbagliato e solo.
Maledetto.
Era quello e nient’altro.
Spesso avrebbe solo avuto bisogno di amore e calore, ma non poteva accadere, perché nessuno poteva amarlo. Non si sarebbe mai perdonato un’altra morte, dopo quella della sorella.
A soli dodici anni aveva preso la decisione di smettere di cercare amore, di farsi solo odiare e vivere nell’odio, perché questo odio avrebbe protetto le persone che lui amava, ma poi era arrivato Jem.
Era un fascio di luce nell’oscurità, una melodia nel silenzio, un soffio di vento nell’aria soffocante.
Era la speranza di non dover essere solo.
Jem credeva in lui e nel suo buon cuore, come nessun altro faceva e poteva fare ed era tutto ciò che Will non poteva essere.
Ricordava quel ragazzino che si era proposto di essere suo parabatai, il corpo esile e i capelli ingrigiti da quella dipendenza che lo aveva consumano.
Avevano imparato a combattere insieme, a vivere come fratelli, ma quello che si era formato tra loro superava ogni singolo pensiero.
Jem era la forza di Will.
Non importava che la sua droga lo indebolisse, Jem era comunque la ragione per cui Will non li lasciava andare.
Dopo che non era riuscito a salvare quella ragazza imprigionata da quei demoni, Will si era abbattuto più che mai, sentendo che non sarebbe mai riuscito a dimenticare quella giovane con la catena ad angelo e i suoi occhi grigi che lo guardavano con intensità, come se anche la forza dentro di lei fosse infinita.
Ma lui non era riuscito a salvarla e sentiva il peso di quella morte come se fosse stato lui stesso a ucciderla con le sue mani.
Era stato giorni a non capacitarsi della cosa, ad abbattersi perché fino ad allora era stato convinto che l’unica cosa che fosse buono a fare era combattere, ma aveva fallito. E se non poteva combattere, non gli rimaneva nient’altro.
Ma Jem lo aveva ascoltato e l’aveva spronato a non lasciarsi abbattere. Quella ragazza, probabilmente, non l’avrebbe voluto nemmeno.
Ma da quel momento, per Will, era stato tutto in declino.
Jem stava sempre peggio e Will non riusciva ad immaginare una vita senza di lui. Gli piaceva pensare che lui e Jem sarebbero invecchiati insieme, combattendo per anni fianco a fianco, ma non era altro che un sogno, un doloroso sogno. Un sogno che non si sarebbe mai avverato.
Will non si era reso conto che aveva iniziato a piangere.
Si tastò il volto con le mani e trovò le guance umide e prese a singhiozzare. Si voltò a guardare l’amico e si avvicinò a lui. Si inginocchiò accanto a letto, prendendogli una mano e stringendola a sé.
“Will? Will sei tu?”
Quello di Jem fu un sussurro, ma Will lo sentì chiaramente, come se glielo stesse urlando. Jem aprì gli occhi di scatto, ma tenerli aperti sembrava uno sforzo immane.
Le iridi erano chiarissime, stavano diventando quasi bianche.
“Sì Jem, sono io” singhiozzò Will, cacciando le lacrime con il dorso di una mano e avvicinandosi a Jem per farsi vedere.
“Non piangere per me, Will”.
Ogni parola sembrava affaticarlo sempre di più.
“Sapevamo entrambi che questo momento sarebbe arrivato” riprese, chiudendo gli occhi, per conservare un po’ di forze. “Io non ho paura Will. Perché sei qui con me”.
Jem tentò di sorridere, ma tutto quello che gli riuscì fu una strana smorfia.
“Non affaticarti” disse subito Will, prendendo  un panno da un secchio lì accanto e strofinandoglielo in fronte.
“Will… io ti vedo sai?...” continuò invece Jem, aprendo gli occhi. “Ti vedo davvero…”
“Sono qui Jem, sono qui”.
“No… Sei la migliore persona che potessi trovare. So che fai di tutto affinché gli altri ti odino, ma vuoi che tu sia amato Will”.
Jem chiuse gli occhi e smise di tremare. Al posto suo Will ormai era scosso dai singhiozzi. Si era inginocchiato e aveva preso la mano di Jem, continuando a stringerla.
“Ma io ti amo, Will…”
Fu l’ultimo sussurro di Jem.
Un dolore atroce trafisse il petto di Will, proprio dove si trovava la runa Parabatai, che sentì come se la corda che lo legava a Jem si fosse spezzata. E insieme ad essa era scomparsa qualunque cosa lo legasse a quel mondo.
 
Will rimase accanto a lui per quelle che gli parvero ore. Charlotte era tornata a controllare Jem, ma aveva trovato solo il suo corpo esanime e Will inginocchiato accanto al letto, la testa sopra la mano di Jem, che tirava fuori tutto il dolore che lo riempiva, lasciandolo con un pesante vuoto dentro di sé. Il suo petto era sporco di sangue, fuoriuscito dalla runa parabatai. Charlotte lo aveva tirato a sé e avevano pianto insieme. Poi lo aveva accompagnato a prendere qualcosa che lo facesse calmare e lo aveva portato in camera, dove lo aveva aiutato a sciacquarsi via il sangue dalla cicatrice che era stata la runa che indicava il suo legame con Jem.
Quando Charlotte se ne fu andata, Will si buttò sul letto e rimase seduto a guardare il pavimento per ore, rivivendo i momenti che aveva avuto con Jem. Non gli restavano che i ricordi di qualcuno che lo aveva amato.
Non avrebbe potuto ricevere altro amore.
Quale vita, senza amore, merita di essere vissuta?
Se non si può essere amati, a che cosa serve vivere?
Qual è il senso della vita, se non si va alla ricerca di qualcuno che ci ami?
E che senso ha continuare a vivere, quando l’unica persona che ci ha amati non c’è più?
Queste domande affollavano la mente di Will che all’improvviso, mosso come un automa, si alzò e uscì dall’Istituto.
Quando Jem aveva iniziato a peggiorare seriamente gli aveva chiesto un favore. Will aveva dovuto portarlo al Blackfriars Bridge. Lo aveva definito il suo posto preferito di tutta Londra. Un posto poco frequentato per la presenza dei binari della ferrovia che attraversavano quel basso ponte di granito, che si reggeva su più arcate, con i parapetti dipinti di rosso scuro e con ornamenti dorati e scarlatti. Erano rimasti gran parte della notte ad osservare la vista al chiaro di luna e Jem si era goduto quella solitudine al massimo. La presenza di Will non lo aveva disturbato, perché Will era come parte di lui.
L’inconscio di Will lo portò proprio su quel ponte.
Non poteva ignorare i pensieri che gli suggerivano che solo qualche giorno prima Jem era stato lì, aveva camminato su quel ponte, aveva visto le stesse cose che Will vedeva in quel momento. Il ragazzo si affacciò a guardare il fiume, dove Jem aveva rovesciato l’ultima quantità di yin fen che gli rimaneva.
Il Tamigi scorreva impavido sotto di lui, incurante del suo dolore e del fatto che Jem ormai non c’era più. Tutto il mondo andava avanti senza Jem, ma Will non ci riusciva.
La luna era spuntata da poco e Will iniziò a guardarla, mentre sentiva una familiare melodia di un violino che poteva sentire solo lui.
Will salì sul parapetto del ponte, ispirando l’odore del fiume, immaginando che cullasse a ritmo della melodia che Jem sempre gli suonava. Sentiva ancora quelle note piene di speranza e amore, quelle note che non sarebbero più state suonate.
Nella luna gli sembrava di vedere il viso pallido di Jem, con i suoi capelli argentati.
E continuando a guardare la luna, fece un passo avanti e cadde verso la sua fine per ritrovare il suo parabatai.
 
 
FINALE ALTERNATIVO.
E insieme ad essa era scomparsa qualunque cosa lo legasse a quel mondo.
Will si portò una mano al petto, dove il dolore sembrava scavare dentro di lui un vuoto sempre più grande, riempito fino a poco prima da Jem. Presto si ritrovò la mano insanguinata, perché dalla runa stava uscendo del sangue. L’immagine stessa stava diventando sempre più sbiadita, fino a sembrare una cicatrice.
“No…”
Will si alzò in piedi, mentre le lacrime gli riempivano gli occhi.
“No!” urlò, avvicinandosi alla scrivania e lanciando tutto quello che c’era sopra contro il muro. Andò verso l’armadio e tirò via i cassetti, come una furia disperata. Jem non c’era più. E lui non avrebbe potuto ricevere altro amore.
Non gli rimaneva più niente a legarlo alla vita. Non aveva più nulla per cui combattere, nessuno che avrebbe potuto sostenerlo. Era solo e sconvolto, divorato dalla follia e dal dolore. Continuò a sfasciare la camera di Jem, per renderla sempre più simile a come il suo cuore si stava riducendo. Lanciò in aria la scrivania e ne cadde un pugnale che Will afferrò.
“Non lasciarmi Jem” urlò disperato.
Afferrando il pugnale con decisione iniziò a colpirsi più e più volte il petto, fino a quando non perse i sensi in un bagno di sangue.
Quando Charlotte entrò nella stanza per controllare Jem trovò Jem e Will mano nella mano. Il primo sembrava addormentato, mentre il secondo aveva i contorni della runa parabatai incisi fin dentro al cuore da un pugnale che ancora aveva in una mano, mentre con l’altra aveva cercato di raggiungere il suo parabatai un’ultima volta. 




 




NdA

Salve a tutti! 
Citando uno dei miei film preferiti "Ci sarà un giorno in cui io non scriverò più fanfiction tristi sugli HeronStairs e smetterò di ritrovarmi in una pozza di lacrime appena finisco una storia su di loro... MA NON E' QUESTO IL GIORNO!"
Appena Cassandra ha pubblicato quella domanda e quella risposta non ho potuto fermarmi dall'immaginare come sarebbero andate le cose ed ecco qui.
Ero indecisa, come avrete notato, sul modo in cui Will si sarebbe ucciso e per questo vi ho dato due diverse idee. Quale pensate sia quella più plausibile? Quale pensate sia la più straziante? çç Sono curiosa.
Spero che questa storia vi sia piaciuta (contenuto a parte), mi farebbe piacere ricevere le vostre opinioni, i vostri pensieri e le vostre critiche. Grazie di averla letta, comunque 

Vi saluto, sperando che la prossima volta che scriverò in questo fandom sia per qualcosa di allegro çç
Alla prossima, un abbraccio a tutti di sostegno dopo aver letto di questi due meravigliosi personaggi morti çç
Fefè
  
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