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Autore: lena30    05/05/2014    5 recensioni
Il vero amore può sconfiggere la morte perchè è capace di sopravviverle ... perciò l'amore conta ... come nella omonima canzone .... E' la storia di Gabriel e Claudia forse narrata con una maggiore attenzione ai loro pensieri, alle loro emozioni alla loro essenza ... spero di riuscirci ... siate clementi ... è la mia prima storia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Munari, Gabriel Antinori
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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VI
Era stata una notte terribile; aveva fatto fatica a prendere sonno per l’agitazione ed il tumulto che quel bacio mancato aveva suscitato in lui; bruciava ancora di desiderio represso come sicuramente stava bruciando anche lei, nel buio e nel silenzio che non osavano infrangere; e poi, averla così vicina non gli era assolutamente di aiuto. Dopo un po’che si era rivoltata alla ricerca di una posizione un po’ più comoda, anche lei si era assopita accovacciata sul divano ed avvolta in una coperta, e così anche Gabriel:  la stanchezza aveva avuto la meglio sulle sue membra affaticate ed aveva potuto rifugiarsi nell’oblio del sonno.
Non riusciva ad avere consapevolezza di quanto tempo fosse trascorso ma all’improvviso aveva aperto gli occhi perché aveva udito distintamente quella melodia; per un momento aveva pensato di star sognando perché, nell’aprire gli occhi, gli era sembrato strano ritrovarsi anche nella realtà, nel luogo dei suoi sogni; per un momento pensò alle strane implicazioni di quel pensiero, vivendo sulla sua pelle il dilemma che aveva mosso tutti i filosofi sin dall’inizio dei tempi, se cioè il suo mondo fosse costituito da cose vere o piuttosto se fosse circondato dalla coscienza e se fosse più reale il sogno o la vita vera e se fosse possibile distinguere tra l’uno e l’altra.
Non ebbe però il tempo di rifletterci perché il cigolio di una porta che si apriva attirò la sua attenzione mentre continuava a sentire quel suono; si diresse verso la direzione da cui proveniva la musica e si ritrovò nuovamente nell’antico studio di suo padre: il carillon era lì, stranamente aperto, si guardò intorno per accertarsi di essere solo, poi lo sollevò e si ritrovò a fissare la sua immagine riflessa nello specchio che ricopriva la parte superiore dell’apparecchio; lo richiuse e, nello stesso istante, un’immagine terribile si rivelò ai suoi occhi: era il fantasma di suo padre con gli occhi sbarrati dal terrore, la bocca aperta in un urlo silenzioso, la camicia inondata dal sangue rappreso.
Fece un balzo all’indietro per la paura e l’autentico terrore che provava; trovò alle sue spalle la parete della stanza che gli impediva di allontanarsi ancora e si accasciò paralizzato contro di essa mentre il suo urlo lancinante riecheggiava lungo le stanze ormai semideserte fino a raggiungere Claudia che dormiva al piano di sotto.
Lei si svegliò di soprassalto, vide che lui non era più sulla poltrona dove si era sistemato per dormire e si precipitò in direzione dell’urlo straziante che aveva udito; lo trovò rannicchiato in un angolo della stanza, sconvolto, tremante, con lo sguardo perso nel vuoto, incapace anche di parlare mentre cercava di respirare profondamente per tentare di riacquistare il controllo su di sé; gli aveva chiesto immediatamente cosa fosse successo, pregandolo di parlarle e prendendogli il viso tra le mani per attirare la sua attenzione. Lui l’aveva fissata con uno sguardo vacuo e poi gli aveva rivelato l’incredibile: aveva visto il fantasma di suo padre.
In quel momento, lei non aveva pensato all’assurdità della situazione; non era stata nemmeno sfiorata dall’idea di cercare una spiegazione razionale alla visione di Gabriel né tantomeno le era balenata nella mente, l’idea di non credergli; semplicemente, nel vederlo così indifeso ed impaurito, aveva seguito il suo istinto e lo aveva attirato verso di sé, stringendolo in un abbraccio, carezzandogli il viso ed il collo ed avvicinando il suo volto a quello di lui per fargli sentire il suo calore e per acquietare la sua paura.
La luce del mattino non aveva scacciato i fantasmi della notte appena trascorsa; Gabriel continuava a vedere l’urlo muto del fantasma di suo padre ma adesso riusciva a controllare la sua paura; aveva solo il desiderio di capire, di comprendere quale potesse essere il senso di quella visione e soprattutto quell’urlo senza suono; aveva quasi la sensazione che suo padre volesse comunicargli qualcosa e quindi continuava a guardarlo per tentare di decifrare quel mistero; e poi, un’amara consapevolezza si faceva strada dentro di lui che gli sembrava l’unica spiegazione plausibile: era stato suo padre a spaventarlo da bambino e perciò lui aveva tentato di scappare trovando una via di fuga sul tetto del palazzo con tutto ciò che ne era conseguito; però non riusciva a capire il perché; e poi c’era un altro dubbio che lo assillava; a lui avevano sempre raccontato che suo padre si era impiccato e non si spiegava, invece, perché gli apparisse in quel modo, con quella ferita al petto come se la causa della morte fosse stata un’altra.
I suoi pensieri furono interrotti da Claudia che lo cercava per assicurarsi che stesse bene; lui aveva eluso la sua domanda perché non stava affatto bene ma sentiva tuttavia di aver fatto un passo avanti; almeno adesso ricordava cosa lo avesse spaventato da bambino: era stato il fantasma di suo padre; ma Claudia, alla luce del giorno, aveva riacquistato la sua fredda razionalità e lo aveva guardato con sguardo scettico, senza profferire parola al riguardo ed esprimendo soltanto il desiderio di tornare a casa; ma non ce ne era bisogno, lui aveva capito, ormai la conosceva e sapeva che non gli credeva.
Erano usciti senza guardarsi e nel silenzio più assoluto: lui era irritato dal quel suo voler trovare sempre un senso a tutto soprattutto perché al contrario lui viveva di arcani, di fatti inspiegabili e pensava non fosse possibile spiegare ciò che non può essere spiegato né con la ragione nè con la fede e che in quel non so che di mistero c’era qualcosa di incredibilmente appassionante; era irritato anche con se stesso perché non riusciva a spiegarsi per quale motivo avvertiva il bisogno quasi vitale della sua approvazione e della sua fiducia; e poi aveva paura, paura che lei pensasse che stesse perdendo il lume della ragione e lo abbandonasse alle sue visioni; senza di lei, senza il suo aiuto non ce l’avrebbe fatta.
Claudia era perfettamente consapevole dello stato d’animo di Gabriel, sapeva che in quel momento ce l’aveva con lei e comprendeva anche il suo bisogno di scaricare la tensione per tutto quello che era successo; anche lei, però stava vivendo un forte tumulto interiore, faceva fatica ad entrare completamente nel suo mondo anche perché avrebbe significato rinnegare tutto quello in cui aveva sempre creduto; nello stesso tempo sentiva però che l’avrebbe seguito in capo al mondo se questo avesse potuto significare stargli vicino; malgrado tutto e nonostante il suo atavico bisogno di incasellare ogni cosa, si fidava di lui, rinunciando per una volta a chiedersi quale potesse essere il senso di tutto quello che stava accadendo: quello che provava, ciò che sentiva era più forte della sua urgenza di dare un ordine razionale all’irrazionale.
E soprattutto sentiva l’esigenza impellente di dirglielo, non poteva consentire che lui andasse via così, nell’incomprensione, nel non detto, lasciando che quel distacco scavasse un solco insormontabile tra di loro; questo pensava Claudia mentre si avvicinava lentamente alla sua automobile; allora, d’impulso era tornata indietro verso di lui per esprimergli quello che provava: “Senti … io non lo so se quello che hai visto è il fantasma di tuo padre o una tua proiezione … però, volevo dirti … che mi fido di te” gli aveva detto mentre la sua mano, in maniera istintiva ed incontrollabile, era salita a carezzargli il viso.
Lui l’aveva guardata negli occhi ed aveva capito che lei era pronta a sconfessare se stessa e tutto quello in cui aveva sempre creduto per lui; comprese che quelle semplici parole, quel “mi fido di te” erano l’espressione manifesta di una forma di amore sublime proprio perché esaltato dall’idea del sacrificio; era anch’esso un sacramento anche se di tipo diverso.
Ed in quel preciso istante sentì che non esisteva più niente: la ragione, il buon senso, la fede, il suo credo, la congregazione: c’erano solo loro e quel legame più forte di ogni convenzione; la mano di Gabriel salì a prendere la sua che ancora percorreva lentamente il suo viso, lì dove sentiva che la pelle bruciava: vi intrecciò le dita e, poi, senza più pensare a niente, la baciò: l’aveva desiderato ed immaginato da sempre, ma non poteva certamente immaginare l’effetto che quel contatto ebbe su di lui: la realtà andava ogni oltre sogno, oltre ogni umana immaginazione: le braccia di lei gli salirono intorno al collo, le sue braccia la cinsero alla schiena, spasmodiche; sentiva le labbra morbide, dolcissime e bollenti di lei ed allora perse completamente il controllo mentre si insinuava nella sua bocca alla immediata ricerca di un contatto più profondo, più intimo, cercando di avvicinarsi sempre di più: aveva la sensazione di non riuscire a tenerla stretta quanto bastava per placare l’urgenza che sentiva crescere dentro e poi la percezione di non avvertire più il proprio corpo ma di sentire le ossa sciogliersi e diventare fuoco liquido; la sentiva appassionata e fremente sotto il suo assalto e l’intensità della reazione di lei, così calda e sensuale, lo infiammò ancora di più e continuò ad insinuarsi nella sua bocca, avido e pieno di passione; la sua lingua la cercava come un assetato; il corpo caldo di lei tremante contro il suo; il suo sapore inebriante, la loro essenza intrappolata sulle sue labbra che gli infiammava il sangue ed il cervello: nessun pensiero, nessuna idea, nessuna ragione; solo la voglia di lei, pura e semplice: desiderava che fosse sua anche solo per una volta ed avrebbe voluto che quel contatto non avesse mai fine.
Ed anche lei si era persa; aveva sentito le sue labbra morbide e calde ed allora aveva dischiuso le proprie, lasciandolo entrare nella sua bocca; sentiva il corpo di lui che la stringeva frenetico e fu costretta ad aggrapparsi a lui perché aveva la sensazione di cadere nel vuoto; si era lasciata andare allo sfiorarsi dolce delle labbra, agli sfioramenti delle loro lingue dapprima timorose poi più provocanti a penetrare nella bocca dell’altro per scoprire il senso di loro stessi; la sua lingua non le dava tregua e lei rispose in maniera appassionata a quelle carezze, a quei gesti nuovi ed inaspettati, con il fiato spezzato ed i pensieri confusi; lo baciò quasi disperatamente per la forza di quel desiderio troppo a lungo inappagato e si lasciò trascinare a lungo in quel contatto: ma era lei quella razionale, avvertiva che Gabriel non avrebbe avuto in quel momento la forza per fermarsi: dal momento in cui aveva ceduto alla passione ed al desiderio, sensazioni per lui nuove ed inarrestabili, non sarebbe stato in grado di frenarsi: e lei non voleva essere solo un momento di follia, voleva che la sua scelta fosse pienamente consapevole e soprattutto che non tornasse più indietro.
Ed allora fu lei a staccarsi per prima mentre lui continuava ad inseguire le sue labbra deciso a baciarla ancora ed ancora fino a perdersi completamente in lei mentre, guardandola negli occhi, riusciva a formulare un solo pensiero coerente: non avrebbe potuto più vivere pensando di dover fare a meno di quelle sensazioni e se avesse dovuto rinunciare a viverla completamente: aveva già perso fin troppo tempo nel combattere una battaglia in cui si sentiva l’unico perdente; lei l’aveva guardato con dolcezza e determinazione insieme ed allora lui aveva capito che Claudia voleva lasciargli il tempo ed il modo di riflettere e di assimilare quello che era successo.
In quel momento, nessuno dei due poteva nemmeno lontanamente immaginare che quel momento così intimo aveva avuto un silenzioso testimone che aveva immortalato quegli istanti e che ciò avrebbe influito in maniera così determinante sulle loro scelte.
  
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