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Autore: shezza    06/05/2014    2 recensioni
Un raro ed intimidito accenno di sorriso appare sulle labbra del ragazzo che le si presenta davanti, una mano dietro la nuca in un evidente segno d’imbarazzo e la spalla sinistra a sorreggere quello che sembra un pesantissimo borsone. Michael è esattamente come Abigail lo ricordava, o forse ancora più trasandato, le occhiaie evidenti sotto i suoi occhi azzurri e gonfi e la barba incolta sul mento e sulle mascelle sporgenti; solo i capelli, sempre arruffati come se si fosse appena alzato dal letto, sono diventati di un -orribile, per precisare,- color blu-turchese scolorito. [...]
"Harry mi ha cacciato di casa."
[doped!Michael]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Now it’s three in the morning,
And I’m trying to change your mind,
Left you multiple missed calls
Until my message you reply.
Why’d you only call me when you’re high?


Why'd you only call me when you're high - Arctic Monkeys


Abigail sta sorseggiando la sua solita tazza pomeridiana di caffè bollente e dal gusto amaro -proprio come piace a lei-, un libro sotto gli occhi ed il sottofondo della musica lirica dei vicini, quando il tocco insistente di qualcuno che bussa alla sua porta la fa sobbalzare e -“cazzo!”- il caffè si è rovesciato, e sul libro anche.
Cerca di rimediare il danno asciugando le pagine macchiate con la manica del suo maglione blu, che è anche il suo preferito, ma non fa altro che peggiorare le cose, il bussare contro il legno della porta d’ingresso si fa ancora più insistente e allora impreca mentalmente, molla lì tutto e va ad aprire.
Inizialmente assottiglia gli occhi quando scorge quel viso a lei fin troppo familiare, il cuore comincia ad accelerare i battiti e la rabbia a ribollire dentro di lei. Un raro ed intimidito accenno di sorriso appare sulle labbra del ragazzo che le si presenta davanti, una mano dietro la nuca in un evidente segno d’imbarazzo e la spalla sinistra a sorreggere quello che sembra un pesantissimo borsone. Michael è esattamente come Abigail lo ricordava, o forse ancora più trasandato, le occhiaie evidenti sotto i suoi occhi azzurri e gonfi e la barba incolta sul mento e sulle mascelle sporgenti; solo i capelli, sempre arruffati come se si fosse appena alzato dal letto, sono diventati di un -orribile, per precisare,- color blu-turchese scolorito.
Ah! -è la prima parola che scivola via dalle labbra di Abigail, carica di disprezzo e fastidio nei confronti di quel ragazzo che, dopo essere sparito per più di quattro mesi senza dire nulla, solo ora si era ricordato della sua esistenza? –sei tu.”
"Senti, lo so che è passato tanto tempo-"
“Cos’hai combinato stavolta, eh? Ti stai nascondendo dalla polizia?” lo aggredisce Abigail, e lui abbassa lo sguardo ai piedi come un bambino in colpa, le guance arrossate forse più per il fatto che è ubriaco come al solito che per l’imbarazzo. “Ti hanno beccato mentre ti facevi? Oppure una delle tue amiche che ti porti a letto questa mattina ti ha lasciato da solo e sei depresso?”
“Harry mi ha cacciato di casa.” Spiega lui lentamente, la voce diventata d’un tratto flebile e quasi impercettibile.
“Per quanto mi riguarda non sono affari miei, né tantomeno mi interessa” ribatte con una freddezza e falsa indifferenza che non sono da lei, e sta per chiudere la porta quando Michael la blocca con il piede e afferra il polso della ragazza.
“Ti prego Abigail, sei l’unica che può aiutarmi”
“Tu mi cerchi solo quando hai bisogno, solo quando fa comodo a te. Hai la memoria così pessima da esserti dimenticato cosa è successo l’ultima volta che ti ho ospitato qui? Per poco non mi sbattono in prigione a causa tua! Cos’hai intenzione di fare adesso, stare qui un altro mesetto, nascondere l'eroina dentro i cassetti del mio comò così mi prendono per una drogata, proprio come te? Se pensi che farò come la scorsa volta ti sbagli Clifford, sei andato a cercare aiuto dalla persona sbagliata.” Sibila a senti stretti prima di chiudere con forza la porta scrostata del suo misero appartamento facendo tremare le mura piene di crepe; si accorge che la canzone proveniente da uno degli appartamenti vicini è cessata, il libro è ancora sul tavolo aperto alla pagina macchiata di caffè e la tazza rovesciata accanto ad esso.
Appoggia la schiena contro il legno dell’uscio e rimane così, consapevole del fatto che Michael è ancora lì, immobile e attonito oltre la porta che gli ha appena sbattuto in faccia.
“Brutto coglione.”

È appena l'alba quando Abigail percorre le strade deserte e silenziose di West Melbourne, di ritorno dal suo lavoro in uno dei pub più grandi e conosciuti della città. Sono passati quattro mesi eppure è ancora strano per lei tornare a casa senza la preoccupazione e la paura di non trovare Michael a russare pesantemente sul divano sgangherato del suo appartamento: ha sempre temuto che fosse ancora chissà dove, a combinare i suoi soliti guai, o di trovarlo svenuto ai piedi di un locale e con un occhio nero come era già successo una volta.  Abigail non riesce ad ammettere a se stessa di sentire effettivamente la mancanza della presenza di Michael in casa sua, ma ha sempre trovato difficile convivere con lui, in quei mesi. Quel ragazzo aveva portato troppi cambiamenti nella sua vita, un letto in più che non aveva, il posacenere sul davanzale sempre pieno di sigarette consumate, le notti -anzi, mattine- insonni ed il lavoro ancora più stressante. Abigail e Michael sono sempre stati amici sin dall'infanzia, e lei aveva accettato di ospitarlo e mantenerlo nemmeno fosse suo figlio quasi per dovere, anche se il ragazzo non aveva soldi nemmeno per aiutarla a pagare l'affitto.
"Se esci non fare tardi" si raccomandava sempre con lui non appena, alle undici e mezza in punto, usciva di casa, con il tono che una madre poteva usare con il figlio adolescente. Lui annuiva pigramente, lo sguardo perso nello schermo del suo telefono, ma al ritorno di Abigail dal suo turno di lavoro non era mai rientrato a casa.
Quando la ragazza si svegliava verso le tre del pomeriggio però Michael era lì sempre accanto a lei, un sorriso sornione stampato sulle labbra e le braccia spalancate pronte ad accoglierla.
"Vieni un po' qui" diceva e lei ubbidiva in silenzio, perché i suoi abbracci erano i migliori e non se ne voleva perdere nemmeno uno. Passavano intere ore così, spaparanzati sul divano, o a giocare alla playstation finché non si faceva buio e Abigail improvvisava un piatto di pasta o qualcosa di decente da far mangiare a tutti e due prima di andare al lavoro.
E poi un giorno le si presentano davanti alla porta due poliziotti con un mandato, "Dobbiamo perquisire la casa" le dicono, in cerca di un certo Michael Gordon Clifford di anni ventuno e chissà quale tipo di droga nascosto nei posti più improbabili della casa. Ma Michael se n'era già andato via senza dire niente, quella stessa mattina.
Abigail si ritrova, insieme ai suoi pensieri, a camminare per le strade di quel quartiere malandato e che sembra essere vissuto troppo, resti di vetri rotti per terra e buste di plastica, sacchi della spazzatura e qualche gatto randagio in cerca di cibo tra i cassonetti.
Abigail ha appena voltato l'angolo quando scorge l'insegna squallida e scolorita di un bar: quello è il tratto che più aveva odiato percorrere in quelle mattine fredde e buie nel tragitto verso casa, in cui più volte le era capitato di dover respingere qualche alcolizzato per poi correre via il più in fretta possibile, inseguita dalle loro urla e risate di scherno.
Ma stavolta il posto è desolato, e Abigail ringrazia mentalmente il cielo perché si sente così stanca e spossata da meravigliarsi persino di essere stata in grado di mettere un piede dopo l'altro fino a raggiungere quel punto; solo una figura, sdraiata sulla panchina con un braccio penzolante oltre lo schienale di essa, sembra essere l'unico organismo vivente presente in quel luogo troppo silenzioso e inquietante. Il ragazzo, i capelli turchesi scombinati sulla fronte, ha gli occhi lucidi e gonfi di chi ha bevuto troppo rivolti verso il cielo che si sta tingendo appena di celeste, e tra le dita una sigaretta che sembra essere stata lasciata a consumarsi lentamente, con la cenere sul punto di cadere.
"Michael?!"
Il ragazzo gira lentamente la testa, sbatte con altrettanta tranquillità le palpebre e, come se si fosse appena risvegliato da un sogno bellissimo, sorride.
"Ciao Abigail"
"Cosa diamine ci fai lì?" esclama sorpresa avvicinandosi a lui.
Il ragazzo si mette a sedere, si stropiccia gli occhi ancora intontito e poi butta la sigaretta per terra, schiacciandola sotto la scarpa.
"Non ho un posto in cui andare, quindi sto qui."
Abigail lo guarda pietosamente scuotendo la testa, ricevendo in cambio un altro sorriso furbo da parte di Michael. "Come sei bella."
"Sei ubriaco."
"Tu rimani sempre bella" continua Michael, le palpebre pesanti e lo sguardo un po' sperduto, studiando i tratti delicati del viso della ragazza.
"Ti porto a casa mia. Alzati, dai."

"Sai che ho smesso di drogarmi, Abigail?"
Michael è seduto su una delle sedie poste attorno al tavolo della cucina, un bicchiere di acqua in una mano e una banana nell'altra, offertagli dalla ragazza che non aveva trovato nient'altro da fargli mangiare a quell'ora.
"Da quando me ne sono andato ho smesso, l'ho fatto per te. Perché mi sentivo in colpa." continua lui, gli occhi azzurri che gli brillano, forse per l'emozione, forse perché ha bevuto troppo: Abigail sa che a parlare al posto suo sono i diversi bicchierini che deve essersi scolato la notte stessa in discoteca, ma non può che compiacersi almeno un pochino per la sua strana confessione.
"Forse è meglio se ti riposi, mh?"
Michael la guarda dritto negli occhi e sta zitto. La osserva per quelli che sembrano almeno cinque minuti buoni, ma non solo negli occhi, le guarda proprio dentro, nel profondo. Le dice con lo sguardo più di quanto mille parole messe insieme riescano a fare e poi aggiunge soltanto in un sussurro: "Certo che sei davvero bella"
"Va bene, ora andiamo a dormire, Michael."
Lo afferra per un braccio e lo trascina lungo il corridoio stretto del suo piccolo appartamento. Michael si guarda intorno e gli sembra di essere tornato indietro nel tempo, di rivivere i giorni in cui quella era la sua attuale casa: il divano rotto su cui dormiva, le pareti sporche, umide e piene di crepe, le persiane sempre abbassate che rendono il soggiorno buio e anche un po' vuoto.
E poi la camera da letto, con i mobili antichi dal legno scuro, le pareti spoglie ed un unico letto matrimoniale appoggiato ad una di esse, con le lenzuola ancora sfatte e stropicciate.
Abigail lo fa sdraiare, gli rimbocca le coperte come se fosse un bimbo e poi si siede accanto a lui.
"Notte, Abigail"
"Notte."
La ragazza appoggia la testa contro il muro freddo, chiude gli occhi e ascolta in silenzio i respiri profondi di Michael. Finché sa che lui è lì, accanto a lei, e sta bene, si sente tranquilla. Tutto va bene.
Ed in quel momento capisce che sarà sempre così, dovrà essere lei a proteggerlo, a tirarlo sempre fuori dai guai, a fargli un po' da mamma.
Gli accarezza piano i capelli scoloriti, mentre sente i suoi respiri farsi più pesanti: Abigail è quasi sicura che si sia addormentato, così si sdraia accanto a lui e cerca di dormire perché si sente davvero stanca.
Poi il materasso si muove al movimento di Michael, le sue braccia le avvolgono i fianchi e la testa si appoggia contro la sua schiena. Abigail si ritrova a pensare che gli abbracci di Michael le erano mancati davvero tanto e muore dalla voglia di dirglielo, ma non ha la forza fisica per farlo perché il sonno la sta già facendo addormentare.
E mentre la stanchezza la sta portando via da quel mondo buio e silenzioso, non riesce a capire se la voce calda che sussurra piano il suo nome e le mani che le stringono forte i fianchi siano reali oppure no.
 

 


Ciaaaaoo!
Alloooora, che dire, questa os l'avevo scritta tipo quattro mesi fa -probabilmente quando Michael aveva i capelli di questo colore lolol-, e niente, ho sentito il bisogno di concluderla e postarla perché amo Michael e amo scrivere su di lui. 
In realtà questa one shot era una specie di spin-off di una fan fiction che avevo intenzione di scrivere -ma che non continuerò, anche perché ho perso metà del lavoro e mi sono depressa çç- e boh, amo questi personaggi e se ne ho voglia scriverò qualcos'altro su di loro.
Ovviamente non penso che Michael si droghi -anche se ogni tanto dei dubbi sorgono- e qui è molto OOC. 
Ah, e il titolo è preso dalla canzone degli Arctic Monkeys why'd you only blablabla che adoro e che è molto azzeccata here.
Basta, spero vi piaccia anche se non è niente di che e ve saluto. 

-shezza 


P.S: si accetta qualsiasi tipo di recensione, critica o consiglio lol


 

  
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