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Autore: lafilledeEris    06/05/2014    6 recensioni
Ci sono quelle piccole cose di cui nessuno di noi può fare a meno. Abbiamo tutti quelle persone che, in un modo o in un altro, segnano la loro strada insieme a noi. Esistono quei piccoli riti di cui nessuno al mondo può privarci.
Huntbastia!AU Sebastian!Chef/ HUnter!Lawyer NYC AfterDalton
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Non dovremmo mangiare il dolce?”
Sebastian, era ancora incastrato fra il bancone e Hunter, mentre teneva il viso nascosto fra l’incavo del collo di quest’ultimo. Era una situazione così intima che Clarington temette, per un attimo, che se la sarebbe potuta dare a gambe. Non gli piaceva per nulla l’idea di trovarsi così vulnerabile, forse con l’animo addirittura più nudo di quanto non fosse lui in quel momento, con i pantaloni alle caviglie, la maglia sparita chissà dove in quella cucina, con ancora Sebastian addosso che giocherellava con i suoi capelli sulla nuca, tenendo il braccio sollevato oltre la sua spalla.
Hunter lo sentiva sorridere leggermente contro la sua pelle, quando sentiva che il respiro gli aumentava a causa sua.
“Direi che siamo andati ben oltre il dessert, non credi?”
Gli venne facile dissimulare un’ostentata sicurezza, non lo guardava negli occhi. Hunter sapeva che quello bastava, perché se i loro sguardi si fossero incrociati, lì sarebbero iniziati i problemi. E i guai.
Hunter lo sapeva, Sebastian portava solo guai. Con quei suoi grandi occhi verdi, il sorriso bastardo e strafottente quel suo modo di prendere tutto ciò che voleva.
Ma Hunter non gli avrebbe permesso di prendere anche se stesso, o il proprio cuore.
Mentendo a se stesso, spegnendo il cuore e non lasciandosi prendere la mano dai sentimenti.
 
In quel momento aveva preso ad accarezzargli piano l’avambraccio, lasciando che il suo respiro si infrangesse contro il suo petto, dopo essersi girato, facendosi un po’ di spazio.
Ti prego, non alzare lo sguardo.
Strinse le mani contro i fianchi nudi di Sebastian, sperando che le sue dita lasciassero i segni del loro passaggio.
“Com’è che non riusciamo a rivestirci?” domandò Hunter.
Sebastian aveva iniziato a disegnare pigramente dei leggeri disegni invisibili sul pettorale sinistro di Hunter, arricciando le labbra, mentre sembrava che cercasse di nascondersi ancora di più contro l’altro.
“Non mi hai mai detto il vero motivo di questo tatuaggio”.
Hunter aveva una scritta sul cuore, “ Ciò che mi nutre, mi distrugge,” a ricordo di una brutta esperienza.
“Da quando sei diventato uno da chiacchiere dopo il sesso?”
“Da quando siamo tipi da solo sesso fra noi due?”
“Non si risponde ad una domanda con una domanda” fece notare piccato, Hunter.
“Mi dirai perché sei così infastidito e silenzioso, stasera?”
Così Hunter si allontanò da Sebastian, dandogli le spalle, dopo essersi sistemato i pantaloni.
“Non mi piace tutto questo”. Smythe sospirò pesantemente, mentre in maniera silenziosa si avvicinava ad Hunter, tanto che si accorse di lui solo quando gli mise le braccia sullo stomaco.
“Non scappare”.
“Non vado da nessuna parte”. La mano di Hunter cercò quella di Sebastian, come se fosse dotata di vita propria.
C’era qualcosa di intimo in quel gesto. Più intimo di tutti i baci che si erano dati, più di tutto il sesso che avevano fatto.
Era straziante pensare che non sarebbe durato più di una notte, ma fra loro era già successo che tutto finisse col sorgere del sole.
Era come se tutto il dolore, il rimpianto, le mancanze di cui loro vivevano si nutrissero del giorno.
Solo la notte – una sola – tutto ciò era sparito, fra quelle lenzuola, quei sospiri e quei baci che ad Hunter erano costati l’anima.
“Ho lasciato Melanie”. Continuava a stringere la mano di Sebastian, lasciandosi dalla necessità di sentire quel piccolo lembo di pelle contro la propria. “Perché non era te. Ogni volta che guardavo lei, non riuscivo a non pensare a quello che non avevo. Non avevo te nel mio letto, e Dio mi perdoni, non riuscivo a toccarla come avrei dovuto. Lei lo aveva capito da tempo, mi chiedeva come mai io sentissi la necessità di venire ogni sera da te, lasciando lei da sola. Il primo periodo ha creduto alle cazzate che le raccontavo, ma poi una sera mi ha sentito che chiamavo te in sogno e non lei. Ricordo ancora cosa sognai quella notte, era la sera che sono stato a casa tua, ma niente superava il ricordo delle sensazioni che avevo provato. Credo che ormai siano passati anni dall’ultima volta che mi sono sentito davvero bene…”
“Mi ricordo la notte che sei venuto a casa mia, sai?” Le labbra di Sebastian, contro la colonna vertebrale di Hunter erano attutite dalla pelle, contro cui stava a poca distanza. “ Ricordo come hai asciugato le mie lacrime, mi hai abbracciato…”
“Siamo finiti a letto insieme” concluse Hunter.
“Abbiamo fatto l’amore” lo corresse Sebastian, andando a cercare con la mano libera il cuore di Hunter. In quel momento, sentì distintamente ogni singolo poro di quella pelle perfetta e ambrata, sentì ogni battito accellerato di quel cuore, il sangue che pompava e la cassa toracica che si alzava e si abbassava ritmicamente.
“Non devi farlo” sussurrò Hunter.
“Cosa?”
“Compatirmi, far finta che ti importi davvero”.
“Io non faccio finta” ringhiò quasi Sebastian, mentre si chiedeva perché Hunter non avesse ancora lasciato andare la mano sul suo stomaco.
Un silenzio irreale calò su di loro. Sebastian continuava a stare abbracciato ad Hunter. Per qualche strana ragione, sapeva che se lo avesse lasciato andare, lui sarebbe scappato e non avrebbe più fatto ritorno. Una strana consapevolezza si agitò in Sebastian, uno smuoversi d’ali, un battito di ciglio.
Capì che di Hunter ne riconosceva il profumo a chilometri, che distingueva ogni singola emozione sul viso.
Dal canto suo, Hunter era combattuto. Succedeva sempre così quando si trattava di Sebastian.
“Non fare niente se non te la senti. Non dire nulla”.
Quando allontanò la mano da quella di Sebastian, qualcosa si spezzò. Il dolore che li divideva si impose sul cuore, facendo rivestire Hunter e Sebastian glielo lasciò fare.
Quella pelle, quelle spalle, quel collo. Sebastian sapeva che gli appartenevano, glielo ricordavano i segni rossi delle unghie e dei denti, mentre sparivano sollo il tessuto leggero della camicia, il succhiotto e il morso sotto l’orecchio destro.
Fu doloroso e liberatorio lasciarlo andare. Doloroso perché sarebbe uscito da quella cucina, liberatorio perché ora stava solo a lui decidere se tornare o meno.
Forse non lo avrebbe mai perdonato se non fosse tornato al locale, se così non avesse fatto, sarebbe andato all’appartamento di Hunter per prendersi ciò che era suo.
Eccome, se lo avrebbe fatto.
Hunter per la prima volta non riuscì a guardalo negli occhi. Avevano parlato di quella notte, dopo anni, ma qualcosa in lui si spezzò, la magia dei ricordi si perse e quel momento non sembro più così perfetto.
Quando se ne andò Sebastian non glielo impedì, questo voleva pur dire qualcosa.
Ma per Hunter era il silenzio che costruiva una nuova distanza. Aveva giurato a sé stesso che avrebbe lasciato fuori il cuore e i propri sentimenti da tutta quella faccenda.
Quanto poteva durava ancora in piedi quella bugia?
 
 
 
 
N.d.a Lo so, sono partita in quarta con la pubblicazione poi ha avuto una botta d’arresto. Posso essere onesta? Non riuscivo a scrivere, ho cazzeggiato allegramente in questi giorni.
Ma ora parliamo di cose serie. Il motivo per cui Melanie scarica Hunter e per cui lui non era innamorato di lei è scontato, ma pensateci, mi serviva qualcosa da spiegare in breve, dato che questa sarà una mini long, credo davvero che si debba andare oltre il cliché e basarsi sulle sensazioni che vengono descritte.
Detto questo, vi ringrazio di cuore per come seguite la mia storia, siete adorabili. Il riscontro che ho avuto è incredibile.
 
 
Alla prossima,
 
N.
   
 
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