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Autore: NightWatcher96    06/05/2014    4 recensioni
La leucemia è una malattia che colpisce soprattutto i bambini...
Raph lo sa meglio di chiunque altro.
Quando una sera trova un vecchio album di foto, la sua mente non può che tornare al passato, quando il suo fratellino...
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"Ehi, Raph! Vuoi ti dia una mano?".
La voce allegra di Michelangelo risuonava dal piano inferiore. Oggi era il giorno delle pulizie di primavera e stavano davvero sudando parecchio; c'erano così tante scatole e cianfrusaglie che potevano benissimo allestire un negozio d'antiquariato!
E fare concorrenza ad April, poi!
Raph si ritrovava in una stanza adibita a sgabuzzino ed era piena di scatoloni impolverati, libri gonfi di umidità e chili di polvere in gomitoli. 
"No, tranquillo. Ce la faccio!".
"Ok" rispose Mikey, accendendo lo stereo.
Raph ridacchiò e attento a non inciampare in alcun oggetto e ferirsi stupidamente, si sedette su un pesante scatolone, un po' stanco per tutte le ore passate a fare il "lo scarica-porto".
I muscoli protestarono con lievi crampi ma nulla di irriparabile.
"Ehi!" disse Raph, notando un libro accanto allo scatolone dov'era: "E questo cos'è? Non lo avevo notato prima!".
Facendo le spallucce, lo prese in mano: aveva una rigida copertina marrone con un fermo che Raph sbottonò e iniziò a sfogliare le pagine ingiallite. 
Immediatamente i suoi occhi sgranarono e il sorriso svanì.
"E'... è quell'odioso album di foto... che odio con tutto me stesso" ringhiò sottovoce.
C'erano molte fotografie raffiguranti loro quattro intorno ai cinque-sei anni in tanti momenti differenti. Però, c'era un motivo del perché Raph odiava rivivere un passato che mai avrebbe potuto dimenticato...

10 anni fa...

Erano sempre stati una famiglia molto unita, con un padre dolce e severo e quattro fratellini speciali. Leo, Don amavano soprattutto il loro piccolo fratellino di anni quattro e facevano di tutto per restare sempre con lui.
Eppure, come in ogni perfezione, c'era una macchia oscura in quella sfera rosea d'affetto, denominata "gelosia".
Raphael non riusciva proprio a trovare quel giusto punto che gli avrebbe permesso di accettare l'idea che Mikey era il bambino piccolo dela famiglia e di conseguenza quello più coccolato e seguito.
Certamente, erano le fantasie che tutti i bambini gelosi avevano.
Non ci andava proprio d'accordo: gli rompeva le costruzioni, lo chiudeva a chiave in bagno, gli scarabocchiava sui disegni, gli faceva sparire la merenda.
Lo spaventava nella notte con una torcia sotto il mento.
Praticamente, gli rendeva una vita d'inferno.
Ma le cose stavano per cambiare in peggio, purtroppo...
Una delle tante mattine fresche che ottobre stava ricamando su New York, il sensei fu presto interrotto dalla sua abituale meditazione da uno scalpitio insistente di una coppia di piedini.
Accigliato, preferì anticipare l'apertura delle porte shoji.
Subito due tartarughine di anni sei gli saltellarono dinanzi, cercando di spiegare in contemporanea qualcosa di davvero sbagliato e dalle piccole lacrime sulle guance, il topo intuì abbastanza.
"Bambini, bambini!" ammonì: "Uno alla volta".
Leo parlò: "Mikey non sta bene!".
"Mostratemi".
I due piccoli corsero rapidi sino alla cameretta dalle mura di un cobalto scuro e pavimento verde acqua che condividevano in quattro; Raph era in bagno e il piccolo Mikey era nel lettino, debole, stanco e molto pallido.
Splinter gli accarezzò la fronte, ritrovandola leggermente più calda. Forse il suo dolce raggio di sole doveva aver aggravato un raffreddore in febbre.
Inoltre, non poteva non pensare ai precedenti giorni; rispetto a Leo, Raph e Don, il piccolo aveva avuto meno energia, poco appetito e lievi mal di pancia.
"Papà..." chiamò con la sua vocina.
"Dimmi, Michelangelo".
"H... ho freddo...".
Il topo sospirò amareggiato e gli aggiustò meglio la coperta arancione sul corpicino, vagando con gli occhi alla ricerca del pupazzetto. Dov'era, per l'appunto?
"Abbiamo visto Raph gettare Orsetto sotto il letto, sensei" bisbigliò Donnie: "Non abbiamo fatto la spia, vero?".
"No, figlio mio".
Splinter si calò sotto il lettino di Mikey e ritrovò il panda con il bottone di un occhio mancante e il braccio destro scucito, probabilmente tirato appositamente. Scuotendo il capo, avrebbe deciso di fare una chiacchierata con Raphael, che nel frattempo entrò.
"Perché Mikey dorme fino a tardi?" borbottò con rabbia.
"Raphael, tuo fratello è malato e noi dobbiamo parlare".
Il bimbo lo guardò con collera: "Non è vero! Mikey sta fingendo!".
Un colpo selvaggio di tosse si levò nell'aria; il povero Michelangelo iniziò a frignare, un po' spaventato dal carattere del fratello ma rimase in silenzio.
"Guarda che cosa hai fatto!" protestò Donnie: "Sei cattivo!".
"Non sono cattivo! E' Mikey che è stupido!" si difese Raph.
Il minore scoppiò in lacrime, non avendo gradito quell'offesa. Splinter, irato, raccolse Raph per una mano e lo portò nella sua stanza.
Una volta lì, lo fece sedere su un tappeto crema e si guardarono negli occhi, anche se il bambino continuava a sfuggire agli occhi paterni.
"Raphael, perché odi tuo fratello?".
"Perché è quello che ha più coccole! Ha sempre tutto quello che vuole e nessuno si accorge di me!".
Splinter annuì, capendo che Raphael avrebbe solo dovuto capire il concetto di fratellanza e magari passare più tempo con il fratellino.
"Figliolo, Michelangelo non è male come credi. Anzi, lui mi chiede spesso di poter giocare con te ma tu lo eviti" continuò saggiamente.
Raph lasciò cadere le spalle e fissò suo padre: "V... vuole giocare con me?".
"Sì, Raphael. Ma ogni volta che lo guardi con rabbia gli insinui l'idea che tu lo odi e preferisce lasciarti in pace".
Raph emise un piccolo respiro tremante, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime. Il padre lo raccolse in braccio e iniziò a cullarlo, accarezzandogli dolcemente il capo.
"Mikey non mi detesta?".
"No, Raphael" ripeté dolcemente il padre: "Michelangelo sembra ricevere più attenzioni solo perché è più piccolo e ha bisogno di più guida".
"Posso dargliela io?".
Un sorriso crebbe sulle labbra di Splinter e gli baciò la fronte, orgoglioso. Forse il suo cucciolo più focoso aveva capito la lezione e questo era un buon segno...

....

Ma nei giorni seguenti la situazione non era affatto migliorata; nonostante Raph spendesse praticamente ore e minuti con Mikey, invogliandolo a giocare a palla o con un trenino, il bimbo non aveva nemmeno la forza per alzarsi da quel lettino.
Era bloccato lì da quasi otto giorni e a malapena aveva mangiato un po' di pasta o il latte.
Splinter guardava quel corpicino deperirsi; Mikey era già sottopeso per fatti suoi e con questa totale mancanza di appetito, le cose stavano aggravandosi.
Le sue piccole osse cominciavano a far capolino come le costole, le ginocchia e i gomiti erano più appuntiti, ora che la pelle si era notevolmente assottigliata.
"Ciao, Mikey" chiamò la vocetta di Raph, entrando: "Come ti senti, oggi?".
Il piccolo voltò la testolina verso il fratello che aveva un panino al formaggio in mano e sorrise debolmente.
"Non tanto bene...".
"Vuoi un po' del mio panino?".
Il piccolo annuì, anche se non era sicuro di avere effettivamente fame. Sta di fatto che aprì solo la bocca e masticò un piccolo bocconcino, assaporando del cibo vero e non l'amaro continuo.
"Mikey, scusami" continuò Raph, sedutosi sul lettino: "Papà mi ha detto che non mi odi e io non odio te! Quindi siamo pari, mi perdoni?".
Nessuna risposta; accigliato, il bricconcello dalla maschera rossa fissò inorridito il fratellino che era sbiancato e una pozza acida gli stava colando dalla bocca, con alcune tracce rosse.
"PAPA'!" urlò, non sapendo cosa fare.
Splinter che stava semplicemente leggendo un libro di favole a Don e Leo udì l'appello disperato e dal salotto si portò subito alla cameretta.
"Papà, non ho fatto niente!" piagnucolò Raph: "Gli ho dato solo un po' di pane!".
"Non preoccuparti, Raphael" rincuorò Splinter, raccogliendo Mikey: "Ha soltanto vomitato. La febbre è alta che non gli permette di avere una normale digestione".
Donnie guardò la pozza del vomito e sollevò un sopracciglio, infilandosi un ditino in bocca. Aveva letto da qualche parte che le tracce rosse rappresentavano sangue e non era mai un buon segno rigettarle.
"Papà, Mikey ha vomitato sangue".
Il topo drizzò le orecchie e fissò quanto detto: adesso era davvero sicuro che c'era qualcosa che non andasse in quell'anomala febbre.
Pulendo il suo bimbetto piccolo, gli cambiò anche il lettino, mettendogli delle asciugamani per evitare che si sporcasse di nuovo.
"Michelangelo, che cosa senti esattamente?".
Per quanto il bimbo fosse debole, rispose con un fil di voce: "Stanco... ossa fanno male... anche la pancia... e in bocca...".
"Leonardo, cosa c'è?" domandò Splinter, notando il bambino fissare acutamente Mikey.
"Nulla, papà... è solo che Mikey ha dei puntini sulla pelle".
Esaminando meglio, il topo si rese conto che non avrebbe potuto trattare con quel tipo di malattia e una sola idea gli salì in mente.
"Il Battle Nexus. Figlioli, dobbiamo andarci urgentemente"...

....

Erano lì da quasi cinque ore e Leo e Don si erano appisolati sulle cosce di Splinter, mentre Raphie lottava duramente contro il sonno. Era molto stanco.
Nel corridoio ospedaliero, vari Guaritori andavano e venivano dalle numerose stanze, assistendo i malati. Michelangelo era stato urgentemente ricoverato dopo che il sensei aveva elencato i malesseri del bambino e ora stavano aspettando con l'ansia che rodeva lo stomaco.
"Papà?" chiamò Raph, improvvisamente.
"Sì, figliolo?".
"E' qualcosa di grave?".
Come poteva rispondergli? Splinter nemmeno lo sapeva... e le bugie non erano una soluzione.
Quando aprì la bocca per rispondere, un Guaritore dai capelli blu notte come gli occhi si fece avanti. Era una donna, a giudicare dal seno prosperoso sotto la tunica bianca e il corpo snello.
"Il signor Hamato?".
"Sì, sono io".
Al movimento del padre che si alzava, Don e Leo si svegliarono, mettendosi seduti sui seggiolini bianchi e sbadigliarono, stropicciandosi gli occhi.
"Mi segua".
Entrarono in un ascensore di metallo e salirono sino al piano 56; rimasero in silenzio sino a quando le doppie porte non si riaprirono con uno sbuffo di pistoni idraulici e proseguirono per un altro corridoio.
Questo era un reparto di Chirurgia Infantile.
La Guaritrice si fermò vicino a una porta bianca, dove su una larga finestra s'intravedeva benissimo la piccola figura di Mikey che dormiva in un letto davvero molto grande per lui.
Aveva una flebo nel braccio e un pigiamino giallo addosso. 
"Lo abbiamo sottoposto ad ogni analisi possibile e il risultato è sempre lo stesso" iniziò la donna, mesta: "Leucemia cronica, abbastanza frequente nei bambini fra i tre e i cinque anni".
Splinter spalancò la bocca ma subito un forte pianto di Raphael irruppe nel corridoio.
"Non voglio Mikey muoia!" gridò a pugni stretti.
"Stai tranquillo, piccolo" sorrise la dottoressa: "Abbiamo avuto altri casi come il tuo fratellino e lo guariremo".
Raph che era fra le braccia di Spinter tirò su con il naso e la guardò con innocenza.
"D... davvero?".
La donna annuì e spiegò che Mikey avrebbe dovuto sottoporsi a vari cicli di chemioterapie sino a quando le cellule maligne nel midollo osseo non sarebbero state distrutte...

....

Il tempo passava molto lentamente. Straziante era l'aggettivo perfetto per descrivere come Mikey era diventato: magrissimo, pallido e con le occhiaie sotto gli occhi. Aveva un sondino nel naso e la tosse sanguigna non lo abbandonava mai.
Però, nonostante tutto, poteva contare sull'affetto della sua famiglia e soprattutto di Raph, che aveva imparato a capire che odiare Mikey era del tutto inutile.
Il bambino, secondo i Guaritori che cercavano di rendere le sue piccole braccia il meno livide possibili con tutti quei prelievi, stava guarendo abbastanza bene.
Le chemio stavano lavorando a dovere e c'era una grande speranza di una completa e definitiva guarigione.
Splinter era così contento di questa notizia che pregava affinché il giorno della sconfitta del linfoma sarebbe giunto presto.
"Mikey, guarda" fece Raphie: "Ti ho portato le tue matite e il quaderno".
Il piccolo sorrise e prese il tutto, notando una piccola nota scritta in rosso da parte di Raphie.

Sai che ti voglio bene, quindi non ci lasciare... e poi, mi dispiace di averti trattato sempre male... potrai mai perdonarmi?

Mikey lo abbracciò fortemente e un po' stanco, si rimise coricato, continuando a guardare i suoi fratelli che stavano giocando a imitare maghi, draghi o lavori dei grandi umani.
Si sentiva meglio da qualche giorno e sebbene le sue piccole ossa dolessero ancora, non era qualcosa di tragico come le settimane addietro.
Ah, certo... era sul Padiglione Medico da oltre due mesi e in pieno dicembre!
"Fra poco è Natale" disse in un sussurro.
"Che cosa ti piacerebbe ricevere?" domandò il sensei, sedutogli accanto.
Mikey ci pensò su ma solo un'idea gli venne in mente: "Voglio guarire... e non morire...".
Il topo gli fece una carezza sul capo e gli baciò la fronte ma in quell'istante, il dolce Mikey roteò gli occhi all'indietro e si afflosciò mollemente sul lettino, cominciando a diventare pallido.
"MIKEY!" gridarono i tre fratellini, terrorizzati.
Dal campanello d'allarme che bussò il maestro, tre Guaritori giunsero in un batter d'occhio e portarono il lettino con Mikey nella sala operatoria, pronti per trapiantargli delle cellule staminali che gli avrebbero ricostruito i tessuti danneggiati e divorato il linfoma...

....

"E per Natale eri con noi... guarito completamente dopo quell'arresto cardiaco. Il tuo desiderio si era avverato".
Raphael strusciò dolcemente il dito sulla foto di Mikey uscito dall'ospedale in braccio a lui, con un maglioncino arancione addosso. Quello era il giorno più felice che ricordava.
"Raph?".
Il rosso sobbalzò un po' ma non girò, lasciando che Michelangelo gli si avvicinasse. Quanto tempo era stato perso nei ricordi?
"E' ora di cena" disse Mikey, notando le lacrime rapprese sulle guance di Raph: "Fratello, che cosa è successo? Sai che non mi piace vederti sofferente".
Il rosso mise la parte l'album e si alzò, stiracchiandosi; con le mani sulla cintura si avvicinò al fratello quattordicenne e senza esitare lo tenne stretto al petto.
"Raph...".
"Shhh... l'importante è che tu sia qui oggi" sussurrò Raph: "Non avrei mai sopportato l'idea di perderti... ero troppo geloso per capirlo inizialmente".
Mikey aveva perfettamente capito, adesso e con un sorriso raggiante, si aggrappò al collo, inspirando piacevolmente.
"E' stato qualcosa che mai vorrei riavere" disse: "Però... so che se dovrei riammalarmi, un giorno, potrò sempre contare su di voi... e te...".
Raph sorrise ampiamente, rimettendo il fratellino con i piedi in terra; gli poggiò una mano sul guscio e uscirono dallo sgabuzzino.
"Era ora!" ridacchiò Donnie: "Le tagliatelle al ragù non si mangiano da sole!".
"Sì!" gridò Mikey, correndo verso la cucina: "Il mio piatto preferito!".
Leonardo mise una mano sulla spalla di Raph, guardando Don seguire il minore; c'era una tristezza visibile nello sguardo dorato.
"Raph... sai che giorno è oggi, vero?".
"E' l'anniversario dell'inizio della malattia di Mikey".
Leonardo cominciò a camminare, seguito dal fratello: "E sai cosa abbiamo promesso?".
"Mikey è troppo importante, Leo. Non importa cosa, niente e nessuno ce lo porterà mai via!".
Sorridendo, i due si aggiunsero alla famigliola, ridendo e scherzando come la famiglia che avevano dimostrato di essere sin da bambini...

The End


Angolo dell'Autrice

Ho letto e sentito molte notizie riguardanti la leucemia che colpisce soprattutto i bambini, quindi, ho scritto questa one-shot. Spero vi sia piaciuta, nonostante fosse triste! :)
  
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