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Autore: BDiz Ishida Histugaya    07/05/2014    1 recensioni
[Kingdom Hearts]
Il mio primo vero testo. Un nuovo personaggio si presenterà solo per scoprire di non poter esistere.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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                                                                         IL RISVEGLIO
 
  Buio, c'è solo oscurità nient'altro. Sono morto? No, non sono mai esistito allora perché
  ora provo paura, non potrei provare emozioni sono solo un nessuno, buio, buio, buio...
 
  Sono passati ormai due anni da quando l'eroe del keyblade, Sora sconfisse le tenebre e
 creò un mondo unico, compatto, formato da tutti gli altri mondi escluso un piccolo mondo
  insignificante, mai veramente creato: il mondo che non esiste. L'ex quartiere dell'Organizzazione
   XIII  però aveva un piccolo segreto, nei sotterranei del castello. Vi erano infatti una serie di
   capsule contenenti esperimenti che replicavano l'eroe della keyblade. Era questo infatti il
   vecchio piano dell'Organizzazione,  fecero molti tentativi prima di arrivare al successo.
   Tra questi tentativi si nascondeva un improbabile eroe e questa è la sua storia.
    La sala era completamente buia quando la capsula numero 110 per un mal funzionamento
    si apri liberandone il contenuto. Un ragazzo uscì dal contenitore zoppicante e disorientato.
  Era di media altezza e piuttosto esile, carnagione molto pallida e la pelle era imperlata di sudore.
 Per il resto era identico a Roxas tranne per il colore dei capelli castano scuro e dei brillanti occhi
 verde smeraldo. Indossava il tipico mantello nero dell'Organizzazione XIII.
 “Dove sono? Chi... chi sono io?N.110 è il mio nome, credo, sono stato creato per....” farfugliò,
  “Per distruggere e diventare So...So... Sora ?” disse, il nome Sora evocò una serie di ricordi
  vaghi e disordinati con protagonista il suo bersaglio, una zattera, degli amici, la keyblade.
    “Sì, la mia arma, keyblade” la evocò, emanò una luce intensa che rischiarò la stanza,
   N.110 ritrovò l'arma tra le sue mani, la magica chiave. Fatto questo si avviò ai piani superiori,
    in pochi minuti si ritrovò nella sala principale deserta senza nemmeno un simile che svolazzasse
   in giro. Si affacciò alla vetrata per scrutare il territorio, ma dov'era?! Kigdom hearts dov'era?!
   Lui doveva diventare Sora proprio per completare quello e secondo i dati il gigantesco
   cuore doveva essere lì ma ... Era molto confuso e disorientato, iniziò a vagare per il castello
in cerca di indizi sulla sua missione, nei laboratori, camere ritornò ancora nei sotterranei ma
non trovò nulla di utile e con rammarico stette a guardare il cielo cupo attraverso la vetrata.
Passarono ore e si addormentò su uno dei divani scassati, cigolanti e la settimana a seguire non
fu molto diversa a parte per qualche  viaggio verso la dispensa per bere e mangiare. I giorni erano interminabili e il ragazzo cominciò a stancarsi di aspettare qualcuno che gli dica come fare, non
riusciva a creare un corridoio oscuro e in ogni caso non avrebbe saputo dove andare,
nei suoi dati non era inserita una indicazione a parte dell’esistenza di altri mondi.
Aveva fretta e voleva cercare Sora ma ovviamente non poteva in quel momento, allora decise di
uscire in un modo piuttosto brusco, spaccò la vetrate con la sua arma e si buttò nel vuoto. Si aggrappò immediatamente ad una sporgenza e su issandosi su essa iniziò a circondare la struttura del castello. Si accorse che per arrivare dalla parte opposta al castello dove si ergeva quella che sembrava una città bisognava buttarsi ma sarebbe finito sicuramente nel vuoto come fare? Solo allora vide una porta di fianco a lui che aprì con il potere della chiave. Si ritrovò in una sala comandi e senza perdere tempo iniziò a trafficare con i computer e in pochi minuti attivò il ponte
che serviva a far passare dall’altra parte. Finalmente ce l’aveva fatta! Corse sul ponte e attraversò lo
prudentemente, non che provasse paura non avendo il cuore, e si ritrovò dall’altra parte.
Non ebbe il tempo di guardarsi in torno che dei simili apparvero e lo attaccarono. Perché lo attaccavano? Si chiese era dalla loro parte, combattere per avere un cuore era stato creato per questo invece. Respinse due simili e ne bloccò un altro che cercava di attaccarlo alle spalle, inciampò
e si ritrovò per terra. Tre simili non persero l’occasione e si avventarono su di lui che rotolò via e si
mise a correre in mezzo a quei grandi grattacieli infiniti, cupi, neri e illuminati solo da insegne e
schermi di motivo equivoco che inondavano di luce la parete della struttura portentosa.
Continuava a correre senza sosta ma i simili erano estremamente veloci e presto fu circondato da
dieci nemici pronti a distruggerlo in mezzo secondo senza pietà, giusto, non avevano un cuore
ma N.110 si ricordò che nemmeno lui era senza cuore e non avrebbe esitato, era ormai pronto.
  
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