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Autore: BlueSon    07/05/2014    4 recensioni
"Salvami e insegnami ad amare come te e a essere migliore."
Questa frase tratta dalla canzone "Salvami" de Modà mi fa sempre venire i brividi. Forse perchè sono una sdolcinata romantica chi lo sa! XD però mi sembrava proprio adatta a questa coppia favolosa. Ce la farà un certo mezzo demone di nostra conoscenza a dichiararsi al vero amore della sua vita? Questa è la mia prima fanfic su inu e kagghy che non ho mai pubblicato. ora la pongo alla vostra lettura. Spero vi possa piacere. Un baciooooo
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salvami

L’amore che fa male è simile a una barca distrutta da un’orribile tempesta: i relitti che affondano, le persone che muoiono… tutto è perduto, tutto sprofonda annegando. Eppure c’è qualcosa che riesce a portarti sulla riva. È un pezzo di legno, un pezzo di speranza, un pezzo di qualsiasi cosa! Purtroppo quella cosa Kagome ancora non era riuscita a trovarla. Questo le stava violentando l’anima. Inuyasha, il suo bellissimo mezzo demone, pensava ancora a Kykio. Lei era un sigillo sul cuore di lui. Non avrebbe mai potuto spezzarlo, mai. Fu proprio al passaggio di quel pensiero che improvvisamente scoppiò a piangere. Soltanto che il momento non era dei migliori: Miroku era rimasto nel villaggio di turno per accalappiare qualche bella fortuna (e donzella se Sango non era troppo nei paraggi!) e l’amica si era fermata anche lei per riparare il suo Irajkozu.Shippo era rimasto per farle compagnia. In pratica lei era andata con Inuyasha nel bosco per sconfiggere un demone che tormentava il villaggio. Erano di ritorno…
“Kagome, che ti prende?” chiese Inuyasha impaurito nel vederla in quel modo.
Le si avvicinò in un attimo mentre il suo cuore prendeva a battere come impazzito. Perchè diavolo piangeva?
“Il demone ti ha ferita?” chiese guardandola dalla testa ai piedi.
Non scorse nulla né sentì puzza di sangue. Notò solo il corpo stupendo della ragazza che amava scosso da decine di singhiozzi mentre nell’aria aleggiava solo il profumo salato delle sue lacrime.
“Ades…so mi…mi pa…passa.” Balbettò lei.
Si sentiva così stupida ma non era riuscita a controllarsi. Di solito non aveva questi problemi. Sapeva che il suo era un amore non corrisposto, impossibile. Era come chiedere al cielo di fare incontrare il sole e le stelle. Inuyasha la guardò quasi impietrito. Non sapeva che fare ma ci avrebbe scommesso la sua mezza parte demoniaca che quelle lacrime, quel dolore avevano un solo nome: il suo!
“Kagome, guardami.” Le chiese prendendole la mano.
Kagome sobbalzò quando sentì che anche la mano di Inuyasha, sempre rovente, era diventata improvvisamente fredda come il ghiaccio. Come la sua.
“Ho fatto qualcosa di male?” chiese ancora senza mai guardarla in faccia.
Kagome restò più che sorpresa. “Perchè pensi che la colpa sia tua?”
Aveva smesso di piangere. Ora alcune gocce d’acqua restavano bloccate ai lati delle sue iridi scure facendole quasi brillare mentre il sole tra gli alberi dava i suoi ultimi colpi di luce. Era il tramonto.
“Penso solo. Che ne so poi che ti prende in quella mente bacata che ti ritrovi?” ipotizzò lui cercando di sdrammatizzare.
Ci riuscì alla perfezione visto che Kagome con un sorriso divertito lo mando a cuccia. Anche lui rise e per lei lo sfogo di poco prima era già lontano. Inuyasha la guardò felice ma il suo cuore lo stava dando del vigliacco. “Lo so che soffri per me, amore mio” si scoprì a pensare “so che quelle lacrime sono per la mia stupidaggine. Come vorrei liberarti da me, dal mio squallido peso di mezzo demone. Ma poi…poi come fare a vivere senza di te Kagome?”
Inuyasha si rialzò e insieme proseguirono. Erano quasi arrivati quando Kagome si fermò di nuovo prima che potessero raggiungere le case. In lontananza si vedevano Sango e Miroku “discutere allegramente” e Shippo ridere fino alle lacrime. 
“Ammettiamo che sia come dici tu…” sussurrò Kagome ormai stanca di quel cattivo gioco.
Inuyasha sentì quelle parole forte e chiaro nelle sue orecchie buffe ma attenti come sempre.
“È così” sbottò guardandola negli occhi “Io faccio soffrire tutti! Non posso dare niente a nessuno perchè sono troppo egoista e troppo stupido né tantomeno posso ricevere perchè chiedo troppo…”
Kagome non l’avevi mai sentito parlare in quel modo.le sue pozze dorate si velarono di tristezza e impotenza. Non ce la faceva a vederlo in quel modo.
“Cosa chiedi Inuyasha?” gli domandò a bruciapelo.
“Di aspettare, Kagome. Quando tutto questo sarà finito io sarò di chi ci sarà sempre stata e se tu lo vorrai…”
“Io?”
Oramai Kagome pendeva dalle sua labbra. Inuyasha le guardò e sembrò che non le avesse mai desiderate così tanto. Perciò decise di non dare più spazio alle parole ma di far parlare i fatti. Allora le fu a due millimetri di distanza e la baciò. Un bacio che lo colpì come un pugno inaspettato nello stomaco. Fu devastante e lo fu ancora di più quando Kagome, dapprima sconcertata e rimasta immobile, si lasciò andare a quel bacio permettendogli di esplorare la sua bocca quando dischiuse le labbra. Inuyasha avrebbe voluto catapultarsi in un mondo diverso, lontano da tutto e tutti. Ma non poteva, non in quel momento almeno.
“Non voglio che tu stia sempre male per me. Mi uccidi così” riuscì a dichiararle quando i loro polmoni richiesero ossigeno.
“E se tu morissi chi verrebbe a salvarmi ogni volta che mi caccio nei guai?” chiese lei retorica mentre ancora rossa come un peperone si staccava da lui.
“Appunto! Su andiamo.” Disse lui prendendole istintivamente la mano con dolcezza che anche lui non pensava riusciva a donare.

Allora è tutto finito bene? La barca è affondata ma almeno si è salvi, giusto? No, perchè la tempesta ancora non è passata. Là fuori…l’amore  è ancora in pericolo e sembra che non ci siano relitti a cui aggrapparsi pur di ritornare a galla e riuscire di nuovo a respirare… .
Inuyasha si stava comportando come suo solito, ma da quel giorno gli sguardi dolci si fecero spazio in quei due pozzi d’oro  e i sorrisi complici nascondevano un amore che non vedeva l’ora di traboccare e inondare le loro vita. Spesso il bisogno di salvare Kykio e di liberarsi da quel senso di colpa lo annebbiava e gli faceva perdere la cosa più bella. Eppure Kagome era sempre lì a rispettare quella muta promessa sigillata con un bacio. Lui voleva tempo e lei glielo avrebbe concesso, non importava quanto il cuore facesse male. Poi, quel giorno…la piccola ma terribile emanazione di Naraku si era presa gioco di lei. Era riuscita a raggirarla facendole provare oscure sensazioni che mai, nemmeno nei momenti in cui il dolore la divorava, era riuscita a provare. E lui? Dov’era il suo Inuyasha che non avrebbe mai più voluta vederla soffrire? Lui era da lei, dalla sua Kykio. Non l’avrebbe mai dimenticata. Doveva farsene una ragione. Così appena ripresa…
“Oh, che bello Kagome sei sveglia!” urlò il piccolo Shippo con gli occhi gonfi come palloni per un precedente pianto durato chissà quanto tempo prima del suo risveglio.
Subito accorsero anche Miroku e Sango. Quando vide che lui non c’era decise di prendere tutto e andarsene. Almeno per qualche giorno. Giusto il tempo per smaltire la cosa…per riprendere il controllo di se stessa.
“Io vorrei…vorrei tornare qualche giorno a casa.” 
I tre amici la guardarono stupefatti.
“Ma Kagome…” provò a ribattere Sango.
Miroku fu più rapido: “Sì, avete ragione divina Kagome. Naraku potrebbe riattaccare anche domani e voi avete bisogno di riposare nella più assoluta tranquillità”
Kagome sorrise debolmente alzandosi senza troppa difficoltà. In fondo non era il corpo a farle male: era il cuore che al ricordo di quello che era successo quasi perse un battito.
“Vuoi che ti accompagni?” chiese Sango.
Kagome le sorrise. “Non preoccuparti, amica mia. Voglio tornare da sola se non ti dispiace.”
Stava per uscire quando Inuyasha fece la sua entrata di scena. I loro corpi si ritrovarono vicine come qualche giorno prima eppure Kagome in quel preciso istante preferì trovarsi altrove.
“Io torno a casa.” Disse indifferente superandolo.
Inuyasha si sentì davvero come l’ultimo scarto della piramide animale. Ci mise cinque minuti buoni per metabolizzare la cosa. Poi la inseguì.
“Kagome aspetta!” urlò mentre già vedeva in lontananza il pozzo che se la sarebbe portata via.
“No, torno a casa. A cuccia…a cuccia…a cuccia!” ripetè quasi come fosse uno slogan.
Di solito farlo la faceva sentire meglio e il non provare quella sensazione di sollievo le fece quasi paura. Raggiunse il pozzo prima di essere bloccata da lui per un braccio.
“Noi dobbiamo parlare.”
“Non abbiamo nulla da dirci, Inuyasha.”
“Kagome, ascol…”
“NO!” sbottò a quel punto “Sei tu che ascolti me. Sono stanca: quel mostro mi ha fatto sentire sporca, cattiva, egoista…”
“Ma ora sono qui” borbottò lui ferito come mai in vita sua.
Kagome trattenne a stento la lingua per non pronunciare una sfilza di a cuccia che lo avrebbero mandato direttamente all’Inferno. Non lo odiava, non, non poteva farlo perchè l’amava con tutto il cuore. Odiava se stessa! Si odiava per tutte quelle brutte sensazioni che aveva sentito scorrerle nell’anima.
“Sì, Inuyasha. Sei qui ora. E prima? Dov’eri prima mentre quello scarabocchio della natura mi stava facendo il lavaggio del cervello? Ah, certo, eri da lei. Sempre da lei. Hai approfittato dei miei sentimenti, della mia pazienza e ora sono stanca. Tu ami lei e me ne devo fare una ragione. Ma non ti permetterò di giustificarti ‘stavolta, di imbrogliarmi ancora. Avrei voluto che tu scegliessi liberamente senza rendermi conto che tu hai già scelto. Vuoi stare con Kykio ” per la prima volta pronunciava il suo nome “Ok, salvala e vuoi e se serve muori anche per lei. Liberati da quel senso di colpa che ti assale e sii felice. Ma questa volta io non ti aspetterò, non ti salverò dal tuo passato. Non più.”
Detto questo saltò nel pozzo e Inuyasha non potette dire o fare nulla per fermarla. Kagome era andata via e lo aveva fatto arrabbiata con lui. Poteva esserci di peggio?
Questa è la sensazione che si prova quando si l’acqua alla gola: impotenza. Più ti affanni, più perdi ossigeno e l’acqua ti sovrasta, le forze ti abbandonano. Proprio lì a pochi metri di distanza c’è un pezzo di legno che può salvarti ma tu lasci che l’abisso si apri e ti travolga. Inuyasha aveva avuto sempre a portata di mano quell’ancora e ora per inseguire il passato l’aveva persa. Ma è davvero così impossibile darsi un’ultima spinta e provare a salvarsi, a vivere felici? Inuyasha non sapeva cosa fare ma di sicuro non sarebbe potuto restare un’altra ora senza vederla. Prima che morisse devastato dal dolore, nel buio della notte,attraversò il pozzo per provare a raggiungere la sua ancora.
 
Il tempio Higurashi era avvolto dal più religioso silenzio. Tutti dormivano essendo notte tarda ma lei proprio non ci riusciva. Lei che non poteva credere a ciò che aveva fatto. Ora che pensava con più lucidità, lontana da tutto quello che di brutto era successo nel mondo Sengoku,si era resa conto che aveva abbandonato la sua unica fonte di vita. Proprio in quel momento prima che le lacrime tornassero a sbucare dai suoi occhi sentì dei colpetti alla finestra. Scattò sull’attenti come un soldato mentre il suo cuore prese a fare le capriole. Poteva essere solo una persona. Infatti…
“Kagome, aprimi. Lo so che sei sveglia. Sento il tuo odore da dietro la finestra.”
Istintivamente arretrò. “Vattene via.” Sibilò a denti stretti.
“Se non mi apri sveglio tutta la città con una bella cicatrice del vento. Sai che risate.”
Eravamo passati alle minacce? Non doveva essere lei quella arrabbiata? Ma nel tono di lui non traspirava rabbia. Che fosse ansia.?Sbuffò e decise di aprire. Tanto il suo cuore aveva già preso le redini in mano. Inuyasha entrò posando Tessaiga. Allora davvero era pronto ad utilizzarla? Scosse la testa pensando a quanto l’amasse. Anche dopo tutto quello che era successo il suo cuore non voleva chiudere le porte dinanzi a quell’amore. Quell’amore che ora lottava per sopravvivere.
“Che vuoi?” chiese lei cercando di mantenere la calma.
“TI AMO” dichiarò Inuyasha con la stessa velocità di un fulmine nel cielo.
Infatti lei pensò di aver sentito male. Vide le guance di quel ragazzo che tanto le aveva fatto perdere la testa diventare rosse come il suo vestiario ma davvero aveva paura di aver capito male.
“Cos…”
Ma Inuyasha non le diede il tempo di ribattere per paura che potesse mandarlo a cuccia o peggio…rispedirlo nell’epoca Sengoku con tanto di cartellino sul quale c’era scritto addio. La afferrò con tutta la forza e la dolcezza di cui era capace, l’emozione gli aveva fatto perdere la velocità dei battiti del cuore, ma non gli importava sperando che Kagome lo sentisse e capisse che pazzo e sconcertante effetto gli faceva il solo assaporarla. Avrebbe voluto gettarla sul letto e stringerla al suo corpo per tutta la notte ma doveva dirle quelle che per ore si era preparato. Sperava solo che il coraggio dimostrato in tante battaglie non lo abbandonasse proprio adesso. Si staccò dalla sua vita che ora aveva le guance viola e che con la bocca rossa per il bacio famelico non riusciva a mettere insieme nemmeno due sillabe. Fu la sua mano a parlare perchè cinque dita piastrarono la guancia destra del bel mezzo demone. Ovviamente era una carezza per lui. Eppure...
“Questo me lo meritavo. Anzi, me ne meriterei altri mille…scagliati con un po’ di più impegno magari…”
“Cosa vuoi da me?”
“Prima hai parlato da sola. Ora devi ascoltare me e stare in silenzio” disse tra l’autoritario e l’impacciato.
In fondo era emozionato e Kagome ovviamente pendeva dalle sue carnose e buonissime labbra.
“Il problema è che con gli altri sembro un leone, ma appena vedo te mi manca il coraggio. Tu hai ragione: ho approfittato della tua pazienza e ho lasciato che il mio passato ti ferisse prendendo il sopravvento sul nostro presente. Pensavo solo a me, ai miei sensi di colpa e al mio dovere senza pensare a quanto tu potessi soffrirne e per questo mi merito di essere mandato a cuccia fino a raggiungere gli Inferi. Hai ragione anche sul fatto che ho scelto. Sì, Kagome, io ho scelto e ho scelto te. Ma tu devi fare un’altra piccola cosa per me amore mio: devi salvarmi da questo passato e da questo rimorso che uccide me e soprattutto te. Devi salvarmi dai miei modi bruschi, dai miei comportamenti sbagliati. Io non sono bravo a dimostrare quello che provo e se lo faccio sbaglio con la gelosia e con la rabbia, ma posso giurarti ora e per sempre che quello che provo per te è vero come è vero che tu mi hai reso migliore. Salvami ancora una volta dai miei errori, Kagome e questa volta non te ne pentirai.”
Kagome lo guardò sbattendo più volte le palpebre. Dovette toccarlo per riuscire a credere che non si trattava di un sogno. Ma quando vide i suoi occhi guardarla e le sua mani sfiorarle capì che quello che era successo era reale. Si catapultò tra le sue braccia e lo strinse con tutta la forza che aveva. Inuyasha fece lo stesso lasciandole teneri baci sulla spalla.
“Puoi farlo, Kagome.”
Lo guardò viva come non mai. “Be’, per tutte le volte che tu hai salvato me…”   
Inuyasha capì che quello era un sì. Tornò a stringerla e a baciarla. Troppo tempo era rimasto lontano da quelle labbra seducenti. Kagome sentì il cuore premerle contro il petto ma non si fermò quando infilò la sua mano sotto quella stramba ma adorabile veste. Gli occhi del suo amore si velarono in un istante di desiderio.
“Sono tuo.” Le sussurrò tornandola a baciare.
Lei lo condusse sul letto e si fece stringere. Il cuore le pompava veloce e sapeva che quello che voleva fare sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Anche lui l’aveva capito.
“Anch’io…cioè, io sono tua…insomma hai capito?” farfugliò con le parole.
Inuyasha ride stringendola forte e annusando il suo dolce profumo.
“Ho capito baka. Ti amo da morire.”
Gli fece una leggere tirata di orecchie. “Anch’io ti amo…baka.”
Risero, finalmente felici. Ben presto non ci più spazio per le parole. Azzerando del tutto la ragione, così come i loro corpi azzerarono del tutto la distanza, i loro cuori si tennero stretti pronti ad affrontare qualsiasi paura e pericolo. Divennero una cosa sola come entrambi volevano e finalmente si può dire che entrambi avevano trovato quel qualcosa a cui aggrapparsi per tornare a respirare. Finalmente il loro amore era tornato a galla, sano e salvo!

 

Volevo ringraziare ( anche se non l'ho sapranno mai XD ) i Modà per questa bellissima canzone e ovviamante a tutti coloro che vorranno lasciare un segno del proprio passaggio. Grazie ancora. spero di sentirci alla prossima. :D baci 

  
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