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Autore: Silen    25/07/2008    7 recensioni
Il Numero Uno della nazionale nipponica alle prese con…
[Scritta per la "Pannolini!challenge"]
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Cambi di pannolini'
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CT OneShot

Questa breve storia partecipa alla pannolino!exchange

Di nuovo tratta dal passato non ancora svelato di Inseguire un sogno, afferrare il destino


Era già un campione!

Berlino 1975

– Zio Tatsuo! –

Doveva essersi addormentato sul divano. Aprì gli occhi e mise a fuoco il bimbetto, che lo stava strattonando per una manica. – Zio Tatsuo!! Sei sveglio?!

– Sì, Niko, e ora anche sordo. Che c’è? –

– Genzō puzza di cacca! –

– Ma perché dici così del tuo cuginetto? –

Il bambino lo guardò in maniera strana. – Perché puzza di cacca! – E lo strattonò più forte, per costringerlo ad alzarsi e seguirlo.

* * *

Nella sua cameretta erano state sistemate alcune cose di quando era ancora piccolo, perché quel fine-settimana gli zii e il cuginetto avrebbero dormito da loro. Era stato contento quando papà glielo aveva detto, perché così avrebbe avuto qualcuno con cui giocare. Ma, quando lo aveva visto: che delusione! Quell’affarino che mamma e zia Mitzi avevano sbaciucchiato e solleticato per un sacco di tempo era troppo piccolo…

Sembrava proprio un microbo!

Erano usciti tutti e lo zio Tatsuo era rimasto con loro al posto della babysitter; per un po' avevano guardato una partita di calcio alla tele, poi un film a cartoni animati, e lui si era addormentato. Aveva sfilato piano gli occhiali per nasconderli… dove? Aveva pensato un po' e poi li aveva messi nel lettino del cosino, che dormiva anche lui.

Poi aveva preso a giocare con le Hot Wheels e li aveva dimenticati, finché, a un certo punto, non aveva sentito come una specie di guaito di cane. Genzō si stava alzando a fatica dal materasso, afferrando con forza le sbarre di legno, con il faccino arricciato in una smorfia di concentrazione buffissima. Alla fine era riuscito a tirarsi su in piedi, e, aggrappato con le manine paffute, aveva sospirato di fatica soddisfatta.

Per poi guardarlo e sorridere, ma, volendo anche battere le manine, per sottolineare l’enorme impresa, ricadde seduto sul pannolino. Niko ridacchiò: era sveglio il microbo! Infatti, già stava tentando di rialzarsi, e stavolta ci mise anche meno tempo; quando si era avvicinato al lettino per recuperare gli occhiali dello zio svanito, lui era di nuovo in piedi che si teneva alle sbarre, e piegava le ginocchia ripetutamente su e giù come in una specie di balletto di vittoria, borbottando qualcosa di ancora incomprensibile.

Posò le lenti sul mobile e Genzō gli tese le braccine per farsi prendere, sorridendo di nuovo, ma, non avendo più il supporto del legno, tonfò nuovamente sul materasso, senza smettere di chiedergli con gli occhi di portarlo via dalla sua gabbietta.

Non appena lo aveva tirato su, aveva sentito l’inconfondibile puzza di cacca, lo aveva posato per terra disgustato ed era tornato in salotto per svegliare lo zio Tatsuo.

* * *

Entrato in camera di Niko, Mikami aveva visto Genzō che si teneva in piedi sul tappeto, precariamente aggrappato alle sbarre del lettino, e aveva guardato il bambino, stupito.

– Voleva uscire, zio! – fece spallucce. E così, il Numero Uno della “Die Alte Dame”, e della nazionale giapponese, prese in braccio il suo figlioccio e strinse le labbra in una smorfia. – Io te l’avevo detto che puzzava di cacca… –

Lo mise sul mobile fasciatoio e notò i suoi occhiali posati sopra. – Come hanno fatto ad arrivare fin qui? – Sbirciò di sottecchi il suo primo figlioccio dispettoso, che aveva cominciato presto ad imitare lo zione; sogghignò divertito.

– Magari sono magici e si spostano da soli… – sorrise innocente.

– Sarà… – ammiccò – Aiutami a cambiare tuo cugino. –

Niko fece una smorfia disgustata e si tappò il naso – Bleah, che schifo! –

Mikami rise e, rimessosi le lenti, incominciò a svestire Genzō, che pedalava in aria con i piedini e gorgogliava le sue cose incomprensibili.

– Ne fa tanta di cacca il microbo! –

Il portiere si distrasse, soltanto un attimo, e il cucciolo marcò il territorio alla maniera dei lupi, e uno spruzzetto di pipì bagnò la maglia della sua tuta; il piccolo fece dei versetti in un buffo tentativo di ridere, mentre il grande sghignazzò.

~ Ce la posso fare. ~ Poi aveva scalciato e il pannolino sporco era finito sul tappeto, ma dalla parte sbagliata. No, era molto più facile parare un rigore di Gamo…

Però, alla fine, era riuscito a ripulire il piccolo campione di pupù senza fare altri danni, sebbene la quantità di talco fosse maggiore sulla sua felpa che sul sederino di Genzō, e aveva posizionato (così pensava) perfettamente il nuovo triangolo di stoffa.

– Porta tuo cugino di là e fallo giocare un po' – aveva esortato Niko, mettendoglielo in braccio, – mentre io rimetto a posto… – e, sospirando mentalmente, pensò ~ E poi mi vado a fare una bella doccia! ~ osservando e annusando criticamente la maglia sporca e sudata come se avesse appena finito di giocare una partita.

* * *

I cuginetti avevano giocato per un po' alle macchinine, cioè: il microbo le aveva tutte leccate e succhiate per bene una per una, per poi lanciarle in aria, mentre lui cercava di insegnargli che vanno fatte correre sul tappeto. Inutile…

Così Genzō aveva infine gattonato per tutto il soggiorno dietro una palla di pezza che Niko aveva fatto rotolare ovunque.

Genitori e zii tornarono che Tatsuo era ancora sotto la doccia; Yūta e Mitsuki stavano osservando rapiti il loro campioncino, che, aggrappato al tavolino, tentava di muovere qualche passo incerto e traballante, ma, puntualmente, era finito col sedere per terra.

Lo zione lo sollevò con un sorriso, e il pannolino precario, allentato dal movimento dei giochi precedenti, si slacciò del tutto e cadde. Genzō, con la natura all’aria, sgambettò felice, e tutti risero. – Chi lo ha cambiato? – domandò papà con un sogghigno.

– Lo zio svanito! – ridacchiò il cuginetto monello, e il microbo lo imitò: – TO! –



Die Alte Dame in tedesco “La Vecchia Signora”, appellativo della “Hertha BSC Berlin”, squadra, appunto, di Berlino.

  
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