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Autore: Stay away_00    08/05/2014    1 recensioni
Katherine Pierce è tornata in vita. Come? E sopratutto perché?
Non ricorderà niente di se e si getterà fra le braccia del lupo. Cosa accadrà alla ragazza?
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine, Pierce, Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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‹‹Elijah.›› Mormorò la ragazza, senza distogliere lo sguardo dall’uomo che le stava di fronte. Aveva già sentito quel nome da qualche parte, eppure non riusciva a ricordare dove. Era come una carezza calda sul cuore, un ricordo che aspettava di riaffiorare, qualcosa di dolce e allo stesso tempo cattivo come il sale. Quell’uomo era un assassino, aveva ucciso i due "scagnozzi"  di Marcel, magari avrebbe ucciso anche lei, eppure non sentiva il bisogno di scappare, sapeva che lui non le avrebbe mai fatto del male, anche se non riusciva a spiegarsene il motivo, lo sapeva e basta – come tante altre sensazioni che aveva avuto da quando si era svegliata, c’erano tante cose che non riusciva a spiegarsi, ma che conosceva. –Elijah, nello stesso tempo si chiedeva cosa fosse cambiato nella ragazza. Che le fosse successo qualcosa era assolutamente certo, lo capiva dal suo sguardo confuso, dall’aria trascurata e dai battiti del suo cuore. Avvertiva in lei la mortalità, l’umanità. Katerina era tornata umana e magari rinata, riportata indietro dalla morte. Quella stessa morte che l’aveva perseguitata per più di cinquecento anni, quella morte da cui lei non aveva fatto altro che scappare, quella maledetta nemica – che a quanto vedeva – lei era riuscita nuovamente a sconfiggere. Quella donna era una combattente, tanto astuta quanto bella. Ricordava come una volta quegli occhi da cerbiatta lo avessero stregato, ricordava ogni singola carezza e ogni singolo bacio, ma a quanto pareva quelle cose erano scivolate via dalla mente della ragazza. Probabilmente nel suo piano per restare in vita non aveva calcolato che qualcosa sarebbe andato storto. E mentre la famosa “Katherine Pierce” riacquistava il respiro perdeva qualcosa di ben più importante: Se stessa.
L’originario si avvicinò lentamente a lei – era un’impressione dalla donna, oppure quei passi leggeri rimbombavano nella stanza? – sino a quando non si trovò ad un soffio di distanza, a quel punto un lieve sorrisetto andò ad illuminargli il volto mentre inclinava appena il capo di lato e studiava la donna.
Katherine serrò la mascella, assottigliando lo sguardo e facendo un lieve passo indietro mentre incrociava le braccia al petto e alzava di poco il mento con aria orgogliosa. Non si sarebbe lasciata intimorire da quell’uomo, per quanto potesse essere perfido o senza scrupoli, non avrebbe mai lasciato che intravedesse la sua paura.
Lei non era debole.
‹‹Mi consoci?›› Chiese ad un certo punto la donna, con aria altezzosa. Di certo non voleva apparirgli come una damigella in pericolo. Eppure la reazione di lui la spiazzò completamente; Scoppiò in una leggera risata mentre si guardava intorno e decideva sul da farsi.
‹‹Mi stai sul serio chiedendo se ti conosco, Katerina?›› Chiese in tono canzonatorio mentre faceva schioccare le dita, a quel punto storse le labbra, con aria pensierosa. Non sapeva cosa dirle e cosa di no. Di certo Marcel non l’aveva informata sull’esistenza delle creature sovrannaturali, ne l’aveva messa al corrente dei pericoli che stava correndo trovandosi nella stessa città dell’uomo che le aveva dato la caccia per cinque secoli. A quel punto si chiese anche se l’uomo avesse pensato di poter usare la doppleganger come arma contro suo fratello, pensando che per lui avesse una qualche importanza.
Si denstò dai suoi pensieri appena udì la voce della donna.
‹‹Sto cercando Klaus. E’ importante, tu lo conosci? Era… eravamo…?›› A quel punto Katerina decise che si sentiva stupida ed impreparata, non sapeva quali domande porre, e lo sguardo dell’uomo di certo non l’aiutava, era come trovarsi nuovamente in quel bosco, coperta soltanto da quel velo di confusione e panico che l’avevano investita. Vide le sopracciglia di Elijah aggrottarsi e la sua espressione cambiare radicalmente, diventando seria e… stupida.
‹‹Come puoi credere che mio fratello sarà disposto a darti le risposte che cerchi?›› Chiese strabuzzando gli occhi, poi scosse il capo.
Quel dannato Marcel, non stava facendo nulla per proteggere quella povera ragazza?
A quel punto Elijah pensò che per far indispettire l’uomo non c’era niente di meglio che privarlo di qualcosa a cui – sperava – tenesse sotto il suo stesso tetto. Infondo non era stato lui a mandare via sua sorella Rebekah? Ad impadronirsi della città e fingersi morto? A spezzare il cuore di suo fratello ancora e ancora? Klaus aveva fatto la sua scelta ed era quello di non ucciderlo e in quel momento poco gli importava delle conseguenze, voleva Katerina con se.

 Sorrise, poi con la velocità donatagli da sua madre portò via la ragazza.

 […]

 Klaus si massaggiò le tempie, Marcel non voleva svelargli il motivo delle domande che aveva cominciato a porgli e il sospetto che nascondesse qualcosa cominciò ad insinuarsi in lui.
“Come l’hai conosciuta?”
“Cosa volevi da lei?”
“Quanto tempo è passato dall’ultima volta che l’hai vista?”
Ovviamente l’ibrido non aveva risposto con sincerità a nessuna di queste domande, non voleva trovarsi in svantaggio rispetto al suo nemico, anche se non riusciva proprio ad immaginare cosa avesse in mente.
Katerina era…
‹‹Nikalus.››
La voce di suo fratello rimbombò nella stanza, il suo sguardo però corse prima al suo figlio adottivo che guardava l’uomo con un aria sbigottita e leggermente spaventata, mentre si metteva prontamente in piedi e digrignava i denti in un ringhio animalesco. Tutta scena, non può nulla contro di lui. – pensò Klaus mentre si voltava ad osservare suo fratello e quello che vide lo lasciò senza parole. Una ragazza dai lunghi capelli castani e l’aria irritata cercava di divincolarsi dalla presa di lui, con scarsi risultati,  poteva avvertire che era soltanto un’insignificante umana tra le grinfie di un vampiro originale. Aprì la bocca, facendo per parlare ma Elijah alzò una mano in cenno di ammonimento e fece qualche passo verso i due uomini.
‹‹Niklaus…›› Riprese con un lieve sorrisetto sulle labbra, quasi compiaciuto mentre osservava Marcellus con aria vagamente vittoriosa. Quell’espressione sul volto di Elijah lo metteva vagamente a disagio, significava che stava tramando qualcosa e che quel qualcosa era andato a buon fine e non sapeva quanto potesse essere un bene per lui. ‹‹Ti presento Katerina, non so se ti ricordi, ma lei sicuramente non si ricorda di te e ti stava cercando per delle… risposte che a quanto sono riuscito a constatare Marcel non è riuscito a dargli.››
‹‹Cosa…?›› Ma non fece in tempo a terminare la domanda che suo fratello spinse la ragazze tra le braccia di una delle domestiche, che avevano cominciato a lavorare in quella casa qualche tempo prima e si avventò su Marcel, spezzandogli il collo prima che lui stesso potesse proferire parola. A quel punto si aggiustò il colletto e i polsini della camicia, con aria vagamente irritata.
‹‹Dovremmo fare una chiacchierata in privato, fratello.››

 E così Katerina aveva perso ogni “contatto” con la sua se precedente, eppure lo stava cercando per avere le risposte che tanto bramava. 
Eppure c’erano degli altri quesiti da porsi.
Chi l’aveva riportata in vita e soprattutto perché lo aveva fatto? Credeva che la donna fosse morta di vecchiaia mesi fa, eppure si era ritrovata viva – ancora una volta – a New Orleans, dicendo a chiunque incontrasse ce lo stava cercando.
Klaus si ritrovò a pensare di essere compiaciuto dal fatto che avesse marchiato la ragazza tanto da ritrovarsi nella sua testa anche quando tutto il resto le era stato strappato via.
Insieme ad Elijah aveva concordato che avrebbero distorto un po’ la verità, quel tanto che bastava per far si che non decidesse di scappare. Se Marcel e chiunque l’avesse riportata in vita la volevano, loro dovevano averla..
A quel punto non rimase altro che andare nella camera in cui aveva fatto sistemare la ragazza. Klaus bussò alla porta, me entrò senza aspettare una risposta della donna, che era seduta sul letto, a guardare la parete immacolata di fronte a se e si accorse di lui soltanto dopo pochi secondi. Lo guardò con freddezza, notò che era rigida, pronta a difendersi o a scappare e teneva qualcosa dietro la schiena, probabilmente un oggetto che serviva per l’auto difesa, nel caso ne avesse avuto bisogno. A quei piccoli particolari l’originale sorrise. A quanto pareva qualcosa dentro di lei ricordava ancora la sua vita precedente.
‹‹Niklaus.››
Disse lei, ancora una volta non gli sfuggì l’amarezza nel tono di voce.
Il suo sorriso si allargò.
‹‹Chiamami Klaus, hanno detto che mi stavi cercando.››

 

 

 

 

 

   
 
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