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Autore: Daeva    23/12/2004    2 recensioni
Immaginatevi Rei e Shinji sposati.
E ora immaginate Gendo che viene invitato a cena dal figlio.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gendo Ikari, Rei Ayanami, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shizukasa ya

Con un espressione gelida fissava l'acqua bollire nel recipiente.
Fu tentata di infilarci una mano.
Quasi ipnotizzata, distese la palma poco più sopra della superficie agitata dal vapore.

-Rei? Cosa stai facendo?..-

La sua voce, con una punta di stupore, la fece rinsavire.
Si accorse che la sua mano scottava.
La percezione del bollore le fu insopportabile.
Fu sicura che la sensibilità della sua mano, si risvegliò solo perchè aveva sentito la voce di lui.

Gli andò incontro, mentre sorrideva vedendolo combattere col nodo della cravatta.
Le sue dita chiare intorno la stoffa scura. I suoi gesti rapidi e precisi.
Il suo sguardo imperturbabile.
La sua malinconica serenità.
Shinji tacque, mentre lei gli aggiustava il nodo della cravatta, secondo il solito clichè matrimoniale.

-Stai già preparando per stasera?- chiese lui indossando la giacca scura.
-Sì..- rispose lei distogliendo lo sguardo, cercando di far dedurre al marito un certo disappunto.
Lui lo colse all'istante -Cos'è? Non ti và?-
Lei ritornò verso la cucina -No. Non voglio vederlo. Quell'uomo mi dà fastidio solo a sentirne la voce.-
Shinji si fece accigliato -Non mi piace che parli in questo modo di mio padre...-
-Scusami, ma non riesce proprio a piacermi...Tu...-

Le labbra di Rei si mossero per inerzia.
Voltata di spalle sentì il viso arrossire.
Un sadico gioco con cui decise di pugnalarsi.
O forse, era solo una richiesta d'aiuto...

-...Hai mai fatto caso...A come... Come mi guarda tuo padre?-

Cosa sarebbe dovuta essere?
Una specie di sfida?

Il prevedibile silenzio di lui la scosse un pò.
Sentì confermate le sue paure.
Poi arrivò la sua voce, seccata -Perchè? Come ti guarda?-
Lei si voltò verso di lui.
Shinji teneva lo sguardo basso, mentre frugava distrattamente nella sua ventiquattrore.
Avrebbe potuto finirla lì, senza rischiare di litigarci.

Ma quel sottile piacere, non riuscì a negarselo.
E lo interpretò come una vendetta per averlo invitato lì quel giorno.

-Mi guarda come se volesse possedermi. Non ci hai fatto caso..?-

Le parole le uscirono come un indecente sfogo liberatorio.
Sperò che si dimostrasse geloso.
Che la facesse desistere dai suoi pensieri.
Che le dimostrasse che teneva a lei.
Che la picchiasse, addirittura.
Tutto sarebbe stato meglio di quello.

-Stasera a cena non uscirtene con lui con discorsi simili. Mio padre è pur sempre il mio capo. Non voglio innervosirlo per le tue stupidaggini.-

La sua risposta fu seguita dal rumore sordo e tagliente della porta che sbatte.

*

Con estrema attenzione, Rei guarniva il piatto dell'ospite con tutto quello che aveva preparato quella sera.
Shinji la guardava un pò turbato.
La sua premura stonava con il fastidio che aveva manifestato in mattinata.
Ne conseguiva che uno dei due comportamenti era falso.
Ma se fosse falso il disprezzo o la devozione, questo non era in grado di decifrarlo.

Il ragazzo spostò lo sguardo sul viso di suo padre.
L'uomo guardava il piatto, con la medesima espressione dubbiosa del figlio.
Shinji si chiese perchè Rei solitamente se ne uscisse con queste sue strane paure di suo padre.
Perchè mentisse affermando di un desiderio nei suoi confronti.
Ritornò con gli occhi su suo padre, cercando di decifrare un suo passo falso, mentre Rei gli passava solennemente il piatto.
Prevedibilmente, Gendo si limitò a manifestare un anonimo sorriso di educazione.

Ma c'era un qualcosa di morboso, di malato, tra quei due.
Shinji l'aveva da subito intuito.
Qualcosa di viscido e stagnante, che partiva proprio da sua moglie.
O probabilmente, partiva proprio da lui stesso.

Rei Ayanami, erede di una prestigiosa famiglia di armatori navali.
Nel periodo del loro fidanzamento, naturalmente deciso dal padre, Rei ereditò una succulenta porzione di azioni come dote matrimoniale.
In sintesi, un matrimonio perfetto.
Perfetto, se solo avessero avuto qualche bambino ad allietare la casa.
Il sospetto che Rei fosse sterile era ormai diventata una sorta di certezza per il marito.
E l'insinuazione che fingesse anche di provare piacere con lui, iniziava a farsi strada tra un boccone di riso e l'altro.
Rei mangiava in silenzio, con le gambe obbedientemente piegate e serrate, le palpebre socchiuse verso il tavolo, il capo chino.
Gendo era rimasto in silenzio tutta la sera, limitandosi ad annuire al figlio riguardo alcune osservazioni di lavoro, prima di accomodarsi a tavola.
C'era un qualcosa di umiliante, in lui.
Seduto a tavola, mentre mangiava il cibo portole dalla nuora.
Qualcosa di osceno, qualcosa di offensivo nella sua mesta presenza.
Chiunque al posto di Gendo Ikari si sarebbe vergognato in quel momento.
Ancora, qualcosa di strisciante, nel silenzio artificioso di tre persone in bilico su una lama pronta a sminuzzarli.
Shinji provò uno strano desiderio, in quegli attimi.
Uno strano desiderio, fissando la moglie silenziosa.
La voglia di tirarle qualcosa addosso, qualche cibo, una salsa, per macchiarle il viso e il vestito, offendendola.
Costringendola a mangiare in terra.
Nel peggiore dei casi prenderla su quel tavolo, davanti gli occhi del padre, incurante del cibo, spalmandovela sopra se necessario.
E vedere se anche in una situazione simile avrebbe ancora mantenuto quel contegno che la rendeva odiosa.

Cosa provava per sua moglie?
Qualcosa di sordo e ottuso, che non aveva a che fare con l'amore, nè con l'odio, nè con l'indifferenza.
L'abitudine di giacere a fianco di un fantasma?
Di ricevere attenzioni a comando?
L'abitudine di stringere qualcosa di caldo nel letto, tra le lenzuola tiepide?
Un sorriso confortante di primo mattino, l'acqua calda per il bagno già pronta nella vasca?
Degli attimi di sorda serenità intervallati ad attimi di malevola passione?

Shinji abbassò lo sguardo sul suo cibo, dopo aver scrutato gli occhi dei suoi compagni di pasto.
E guardare il suo piatto fu come guardare se stesso.
Una placida porzione di cibo da ingoiare a comando.

Il rapporto con sua moglie era noioso?
Vuoto?
Inconsistente?

Poteva darsi.
Ma gli era assolutamente indispensabile per sopravvivere.

*

Subito dopo cena, si erano accomodati in soggiorno, sui raffinati divanetti moderni in stile occidentale.
Shinji lasciò a suo padre la poltrona singola, che solitamente occupava lui, per sedersi di fianco la moglie sul divano a tre posti.
Ne scaturì la solita discussione di lavoro, tesa ad individuare i punti deboli dell'azienda e a commentare l'inettitudine di alcuni dipendenti che probabilmente non sarebbero arrivati alla prossima stagione.
Rei si alzò per servire del sake caldo.
Versò personalmente il primo bicchierino al suocero.
Fu bene attenta a passarlo alle sue mani senza sfiorargli le dita.
Poi fece lo stesso col marito, sempre mantenendo uno sguardo traquillo e sereno.
I due uomini sorseggiarono il liquido caldo, lei fu travolta da uno strano tepore, un piacevole senso di appagamento e utilità.

Probabilmente, pensò, le sarebbe piaciuto se entrambi si fossero ubriacati ed avessero abusato di lei.
Suo marito, specialmente, le sarebbe piaciuto che l'iniziativa fosse stata sua.
Suo suocero continuava a terrorizzarla.
Non avrebbe mai accettato la sua presenza, se fosse stata sola.
Aveva la costante impressione che non si sarebbe fatto scrupoli nel toccarla o baciarla se si fosse presentata l'occasione.
Per questo, ostentava continuamente quella sua atroce e quasi oscena gentilezza.
Nella speranza di farsi perdonare di essere così provocante, così affascinante per lui.
Sì, perchè lei sapeva di provocarlo, seppur involontariamente.
Con un sorriso leggero, uno sguardo basso, col suo corpo che purtroppo non poteva nascondere più di tanto sotto lo yutaka.
E una volta era stata persino tentata dal concedersi a lui, quell'uomo vecchio, con la pelle scura e rugosa, tesa nella sua espressione accigliata, la sua barba scura pronta a seviziare la sua pelle morbida...
Sarebbe stato l'estremo sacrificio che avrebbe voluto compiere, offrirsi a lui, per placarlo definitivamente.
Ma lei aveva sempre desistito.
La cosa sarebbe stata troppo nauseante.

Eppure, in quel momento le sarebbe piaciuto essere assalita da quei due uomini.
Sì, le sarebbe piaciuto sentire le mani curate ma forti di suo suocero stringerle i seni mentre la prendeva da dietro...

Gendo posò il bicchiere sul tavolo, Rei scattò nel riempirlo.
Shinji la guardò innervosito porgersi come una geisha, guardò innervosito il padre, sorriderle solo per cortesia, senza però rifiutare.

C'era qualcosa di odioso nel modo in cui quei due cercavano di rimanere staccati l'uno dall'altra.
Qualcosa di perverso, che costringeva chi li guardava a distogliere gli occhi per pudore.

Shinji si sentì bruciare dal disgusto.
-Scusatemi, vado un attimo in bagno. Mi assenterò per un secondo.-
-Ah, fai pure.- commentò l'uomo.
Rei si volse verso il marito.
Un'espressione supplicante di non lasciarla sola che lo innervosì ancora di più.
Allungò il passo per sparire da dietro il corridoio.


*

Rei rimase immobile per tutto il tempo, come un animale agonizzante che si finge morto per non attirare ulteriori predatori.
Gendo guardava l'orologio.
Erano esattamente quindici minuti che suo figlio mancava.
Il silenzio della nuora era decisamente irritante.
Fondamentalmente trovava ogni persona irritante, in primo luogo suo figlio.
Sua nuora gli era stata per molto tempo indifferente, e questo gli fece venire l'idea che fosse una persona degna di stima: l'indifferenza era sicuramente più positiva dell'irritazione.
Ma adesso, la facilità con cui quella donna perdeva la sua identità, rimanendo silenziosa, annullandosi come fosse una parte del mobilio, le peculiarità che facevano di lei una buona moglie, gli diedero una viscerale scossa di insofferenza.
Sì, c'era qualcosa che odiava nella donna che gli era accanto, la moglie di suo figlio.
Qualcosa che lo disgustava...

Visto che Shinji tardava, per spezzare quell'insopportabile vuoto, Gendo pensò di biascicare qualche parola a caso.
-Tarda molto.-
-Sì.- rispose lei, rapida, efficiente, come un robot.
-Magari si sente male.-
-Dovrei andare a controllare..-
-Forse.-
-O forse no, se fosse tutto a posto lo disturberei.-
-Già, è probabile.-
-Sì.-

Gendo interruppe il discorso, travolto dalla nausea.
Parlare con quella donna che si esprimeva a monosillabi lo...
Lo...

Rei alzò gli occhi su di lui.
Uno sguardo strano, rassegnato.
L'uomo rabbrividì.
La nausea aumentò.
Ma poi le parole di lei, come tanti eccitantissimi spilli nelle vertebre.

-...Perchè mi guarda in quel modo, signore?-

Ma cosa voleva dire?
In che modo l'aveva mai guardata?
Era lei..
Era lei a guardarlo in quel modo...

-..Cosa?-
-Mi guarda come se..-

Come se volesse strapparmi e vestiti e possedermi in quest'istante.

-...Come se mi odiasse.-
Lui si stupì -Non la odio affatto.-
-Oh.- sussurrò lei.
Poi riprese, istantaneamente -...E' perchè non ho ancora dato a suo figlio un erede?-
Gendo trasalì -Ma si figuri. Cosa le viene in mente...-
-Sò che suo figlio diventerà un giorno l'unico responsabile della ditta. Sò che conta su di lui perchè faccia un figlio a cui poter lasciare tutto in futuro...Per far sì che tutto ciò che ha creato rimanga legato al nome della sua famiglia...-
-C'è tempo, non ho certo tutta questa voglia di morire.-

...

Lei continuò -Sono convinta che suo figlio mi consideri sterile.-
Lui si fece cupo -Lo sei?-
Lei lo sussurrò -Assolutamente no...-
-Hn. Allora non c'è problema.-
-Ecco, signore, io credo che...-
Lui si voltò verso di lei.
Lei continuò cercando di non incrociare i suoi occhi.
Abbassò però la voce -...Credo che sia suo figlio ad essere sterile.-
Gendo trasalì -Non credo che mio figlio sia sterile. Non lo credo affatto.-
-Ma io sono sua moglie. Credo di poterlo dire con più sicurezza di lei.-
Gendo non osò indagare.
Se glielo avesse chiesto era sicuro che gli avrebbe persino detto che sapore avesse lo sperma del marito.
Tagliò di netto il discorso -Beh, si vedrà in futuro. Comunque io non mi aspetto nulla in proposito. Per pensare a queste cose c'è ancora tempo.-
-Ha ragione.-

Gendo osservò qualcosa di preoccupante, in quella donna.
L'insistenza con cui batteva sulla sua femminilità.
Davvero credeva che fosse così importante per lui che non fosse sterile?
Davvero quella donna credeva che avrebbe potuto odiarla per un motivo simile?
...
Ok, nella sua mentalità non riusciva ancora a capire come si potesse sposare una donna che non potesse avere figli, tuttavia questo ormai non aveva molta importanza...
Erano altri tempi...
Un altro mondo...

Guardò di nuovo quella donna terrorizzata.
Magati impaurita che il marito potesse ripudiarla perchè sterile, come si faceva secoli prima.
Provò una strana tenerezza per lei.
Probabilmente le sorrise.

-Nel caso avesse un bambino, le piacerebbe di più un maschio o una femmina?- chiese Gendo, cercando di inserire pensieri positivi in quella nuca malinconica.
Lei si voltò sorpresa verso di lui.
Arrossì un pò distogliendo lo sguardo -Mi piacerebbe avere un maschio.-

Che risposta scontata.

-Sì, un maschio. Sarebbe l'ideale.-
-Certo. Un buon erede.-
-E al nome? Che nome le piacerebbe?-
-Oh, il nome dovrebbe deciderlo mio marito.- aggiunse subito, come se fosse una domanda trabocchetto.
Lui sorrise -Ah, intendo, che nome piacerebbe dargli, nella sua opinione.-
Rei riflettè.
Poi disse, lasciandosi ad un sorriso confidente -Mizu.-
-Mizu? Vorrebbe chiamare suo figlio Mizu?-

Chissà perchè, la risposta non lo sorprese.

-Sì, è molto carino. Non trova?-
-Sì... Molto.-
Gendo sperò che a suo figlio non fosse mai passato per la testa di far scegliere il nome del bambino alla moglie.

-...E lei? Come lo vorrebbe chiamare?-

Quella domanda gli fu posta con un tono decisamente sereno e ... Come descriverlo?
Un tono di voce "felice".
Poi si chiese il senso di quella domanda.
Perchè avrebbe dovuto decidere lui il nome di suo nipote..?

-Non spetta a me decidere.-
-Sì, ma... Che nome piacerebbe a lei?-
-Oh, il suo "Mizu" và benissimo.- mentì.
Lei posò una mano sul viso, soffocando educatamente una risatina -L'ho capito subito che non le piace affatto. Se dovesse decidere il nome di un suo figlio come lo chiamerebbe? Lo prenderò come un suggerimento.-
Lui si tranquillizzò.
La donna aveva desistito dal dare al figlio quel nome stupido, evidentemente.
Si lasciò andare ad una posizione più tranquilla sulla poltrona, per riflettere.
Non aveva evidentemente intuito l'oscenità che si celava in una domanda posta in quel modo.
Lei pendeva dalle sue labbra.
-Non sono mai stato neanch'io un granchè bravo con i nomi. Ma mi piacerebbe che mio figlio avesse un nome... Uh... Tipo "Musashi" o "Ryosuke".-
Rei rimase basita.
Poi rispose, cercando di non evidenziare troppo il suo dissenso -Oh. Dei nomi nobili e...Molto... Virili.-
-Già, un nome virile, è quello cui dovrebbe ambire un maschio.-
-Certo.-
-Sì.-
Rei riprese, timidamente -...Perchè suo figlio si chiama "Shinji", allora?-
L'uomo si sorprese -Mh?-
-"Shinji" è un nome molto...-
Gendo sorrise -"Shinji" è un nome da innamorato.-
Rei si sorprese -Da "innamorato"? Che vuol dire?-
-Significa che amavo molto mia moglie. E quando mi ha chiesto di scegliere il nome... Ho solo sperato che fosse qualcosa di positivo. E bello. Che garantisse a mio figlio un buon futuro.-
-Un bel nome perchè amava molto sua moglie...-
-Certo.-
Rei sorrise -Quindi mi ha suggerito quei nomi artificiosi perchè non mi ama?-
-Oh, chi può dire che non la ami?-

...

Shinji rientrò nella stanza, mortificato -Scusatemi per il ritardo...-
Gendo si alzò in piedi con uno scatto, sconvolto per quello che aveva detto.
Anche Rei, rimase silenziosa senza staccare gli occhi da lui.
Shinji, non capendo, li guardò interdetto -Beh? Che succede?-
Gendo si voltò verso il figlio, tranquillo -Beh, si è fatto tardi, credo proprio che dovrò andarmene. Ci sono delle cose che devo finire di riordinare..-
-Ah, capisco... Mi dispiace.-
-Grazie per la piacevole serata.-
-Ti inviterò nuovamente.-
-Accetterò con piacere.-
Con un breve inchino salutò i due coniugi dopo aver raggiunto la porta.
Rei rispose al saluto quasi istantaneamente.

*

-...Ho notato che la fobia per mio padre ti è passata.- sussurrò Shinji mentre si preparavano ad andare a letto.
-Evidentemente mi ero fatta un'opinione troppo negativa. E' un pò inquietante, ma non è una persona cattiva.-
Shinji si stupì di quel repentino cambio di idea, ma al tempo stesso ne fu tranquillizzato.
Era felice che quella serata si fosse risolta bene, nonostante il suo contrattempo.
Poi riprese -Di cosa stavate parlando quando sono rientrato?-
-Oh, un discorso interessante. Un nome per nostro figlio.-
Shinji trasalì -"Nostro"?-

Intendeva...
Di Rei e suo padre?!

Rei annuì, guardandolo col suo sguardo limpido -Certo, "nostro". Mio e tuo, no?-
Shinji si tranquillizzò -Ah, ecco... E allora?-
-E allora cosa?-
-Che nome ne è uscito fuori?-
Rei sorrise.
Andò verso il marito, teneramente.
Lo guardò negli occhi, arrossendo, quasi implorandolo.
-Mi piacerebbe davvero molto chiamare nostro figlio "Ryosuke", amore.-



note: Questo dramma borghese mi è stato direttamente ispirato dalla lettura del discontinuo "Sete d'Amore" di Yukio Mishima.
Assecondando la sua lezione, ho cercato di alternare scene di "ordinaria amministrazione" associate a visioni o sensazioni morbose e inquietanti: è normale che nella perseveranza dell'abitudine e della normalità ci sia qualcosa di oscenamente deviato, ed è questo che spesso consolida il rapporto tra due persone, e dà al matrimonio quella sensazione di "missione" su cui purtroppo ormai la gente non si sofferma più di tanto...
Dedico questo racconto a Yukio Mishima.
...
Cavolo, mi piacerebbe farglielo leggere...
   
 
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