Videogiochi > Kingdom Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: BehindInfinity    25/07/2008    3 recensioni
unica e (stranamente) breve fic su Kingdom Hearts che avevo scritto tempo fa per una mia amica. nata dalla domanda che mi sono posta mentre facevo un altro videogioco (e mi scolavo un paio di grappini :D) "Ma quando il gioco è spento, che fanno i personaggi?"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una bella fiamma vivace s’innalzava da una grossa pira, formata da oggetti di varie dimensioni che venivano consumati lentamente dal fuoco. La luce scarlatta della lingua di fuoco si diffondeva in tutta la zona circostante, illuminando un po’ il mare, un po’ la spiaggia, il bosco e delle piccole abitazioni in legno. Kairi guardava pigramente i vivaci movimenti del fuoco seduta sulla sabbia; la brezza fresca del mare accompagnava i suoni che si inseguivano in quella notte piena di stelle. La voce squillante di Olette rincorreva quella di Roxas in una discussione che durava da quando il sole era sceso sotto l’orizzonte; accanto a loro, Namine leggeva con attenzione un grande mucchio di fogli che teneva appoggiati sulle ginocchia. Kairi si alzò, proprio quando Riku si stava avvicinando: “Ciao, Riku! Come mai in ritardo oggi?” chiese la ragazza. Dopo aver sentito la voce di Kairi, tutti alzarono la testa e salutarono il nuovo arrivato, chi con un cenno della mano, chi con un vivace “ciao”: “Ritardo? Guarda che ti sbagli! Come fai a stabilire che sono in ritardo se non hai neppure un orologio?!” chiese il ragazzo incuriosito. Kairi si guardò il polso, quasi sorpresa di non aver né un braccialetto né un orologio legato. Poi rise: “Ma sì, lo dicevo solo per iniziare un discorso! Lo sai che noi non abbiamo bisogno di orologi!” Riku girò la testa da un lato e la guardò, ma, prima che potesse rispondere, Namine richiamò l’attenzione generale: “Dov’è Sora?” chiese, guardandosi intorno. Olette smise di ascoltare Roxas che continuava nel suo monologo e si girò verso la ragazza: “Il sole è tramontato da poco; dovrebbe essere qui a momenti! Qualcuno sa dove doveva trovarsi?” i ragazzi alzarono le spalle e Namine ricominciò a leggere. Roxas richiamò l’attenzione di Olette strattonandola violentemente per la canottiera: “Noi abbiamo un discorso da finire! Ascoltami!” Olette si inginocchiò davanti al ragazzo: “Oh, per la miseria! Stiamo continuando a discutere da un sacco di tempo! Direi che è ora di finirla!” sentenziò la ragazza: “anzi, per concludere il nostro dibattito, ti propongo un esperimento di cui ha parlato la Reale madre qualche giorno fa…” tacque per un istante, aspettando la reazione di Roxas; appena il ragazzo si tolse il ghiacciolo al sale marino che stava mangiucchiando dalla bocca, con un movimento veloce, Olette glielo strappò dalla mano e lo gettò nel fuoco. Roxas non ebbe neanche il tempo di lamentarsi poiché la sua attenzione, e quella di tutti gli altri, fu catturata dalla fiamma che, a contatto con il sale contenuto nel ghiacciolo, sprigionò delle vivaci fiamme azzurrine che sfrecciarono nell’aria. Tutti rimasero meravigliati dall’esperimento, anche la stessa Olette, che aveva agito come se fosse un’azione per lei abituale: “è magnifico…” riuscì solo a sussurrare, rompendo l’atmosfera di stupore che si era creata.

Kairi distolse gli occhi dal fuoco, che era tornato rosso scarlatto, e si avvicinò a Namine, intenta a leggere: “Ripassi?” le chiese. La ragazza alzò lo sguardo e buttò a terra con un gesto secco tutti i fogli che aveva sulle ginocchia: “Non ho più voglia… non mi piace la mia parte, Kika!” si lamentò con Kairi: “A dire il vero, non l’ho neanche capita del tutto! Insomma… mi avevano detto che ero uno dei personaggi più importanti…” Kairi le mise una mano sulle spalle, mentre Olette si stava avvicinando al duetto, attratta dalla discussione: “Anche io appaio pochissimo, per questo passo la maggior parte del tempo qui… non oso immaginare se tutto questo non fosse esistesse, cosa farei! Tu che ne pensi, Olly?” Olette assunse un’espressione offesa e strinse i pugni: “Penso che in primo luogo dovevo avere un nome più accattivante… qualcosa, insomma, che non venisse abbreviato in Olly! Mi sembra di essere quello della televisione, quello del calcio!” Kairi e Namine risero: “è fastidioso!” continuò Olette: “lo seguo da tanto tempo eppure non ho ancora capito una cosa… ma quanto è lungo quel campo da calcio?!” a questa domanda, Namine si sdraiò a terra ridendo, mentre Kairi si asciugava le lacrime: “Non penso sia un problema esistenziale” disse. Olette la guardò con aria di sufficienza e si mise le mani sui fianchi: “Lo è, se cerchi di seguire le azioni dei giocatori… insomma, tirano certe fucilate che volano rasoterra per dieci puntate!” a quel punto anche Kairi si accasciò a terra, ridendo come mai ha fatto prima. Roxas sbirciò la scena dalla spalla di Olette: “Bè, che succede?” chiese: “Dimmelo, così ho finalmente un buon motivo per rotolarmi anche io per terra!” Olette lo guardò, come uno psichiatra guarda il suo paziente che si trova ormai in una situazione disperata, poi girò i tacchi e se ne andò, seguita da Roxas che chiedeva con insistenza spiegazioni.

Ci vollero un paio di minuti prima che le ragazze stese a terra ritrovarono la serietà; Namine fu la prima ad alzarsi e fece scivolare via la sabbia dal suo vestito con veloci colpi della mano. Guardò il tessuto bianco per un po’, poi sospirò sconsolata: “Che c’è?” le chiese Kairi che si alzò appoggiandosi sui gomiti, mentre la sabbia le scivolava giù dai vestiti; Namine si girò per guardarla con un’espressione che esprimeva tristezza mista a delusione: “Guardami! Sembro un essere immacolato agghindata così! I capelli biondissimi, questo vestitino bianco… sembro passata nell’Omino Bianco, ancora un po’!” si lamentò. Kairi, che ignorava il significato delle parole “omino bianco”, capì comunque il problema della ragazza: “è il tuo personaggio, Nami…” Namine socchiuse gli occhi, guardandola con uno sguardo che sembrava a tratti crudele: “Lo so, è il mio personaggio… ma non sono stata io a deciderlo! Non sono stata io a decidere il mio ruolo, le mie battute, le mie azioni… la mia vita!” si fermò, aspettando una risposta di Kairi che non arrivò: “Io… io vorrei avere un po’ più di personalità. Per esempio, dei bei capelli lunghi neri, un paio di bei vestitini nell’armadio…” “Tu non ce l’hai neanche un armadio…” sia Kairi che Namine lanciarono uno sguardo fulminante a Roxas, che gli fecero capire che la sua affermazione era del tutto fuori luogo: “Infatti, sarà la prima cosa che ti farò quando troverò un martello e del legno…” disse imbarazzato: “e dei chiodi” poi, con passi veloci e le mani dietro alla schiena indietreggiò senza dare le spalle alle ragazze e sparì nell’ombra, come un bambino in castigo.

Kairi si alzò e si tolse la sabbia che le era rimasta addosso, poi guardò Namine, sorridendo: “ne sono sicura, il tuo ruolo verrà di certo rivalutato nel futuro… di certo! Sei davvero un personaggio importante in questo racconto!” e prima di riuscire a dare delle ulteriori spiegazioni, i raggi del sole cominciarono a illuminare il mare, dallo stesso punto nel quale poco tempo prima avevano lasciato il posto alle tenebre e alle stelle. Olette, Kairi, Namine, Roxas e Riku si girarono come una sola persona verso la luce dorata: “Penso sia arrivato il momento di salutarci… spero di rivedervi presto!” disse Olette, salutando con un allegro cenno della mano, svanendo come se non fosse mai stata in quel luogo. Poco dopo anche tutti gli altri sparirono come la notte quando sopraggiunge il giorno e, su quella spiaggia, non restò che il suono della fiamma che scoppiettava vivace in un paesaggio desolato.

 

 

Dopo aver giocato con i miei videogiochi e, dopo aver notato a più riprese che il mio personaggio non obbediva ai miei comandi, mi sono domandata se avesse una volontà tutta sua; dopo averlo utilizzato spesso é come se diventasse parte di noi, che soffriamo quando viene ucciso ed esultiamo quando vince.

E se i personaggi avessero una volontà e una vita loro create in funzione del gioco in cui si trovano?

L’unico modo in cui possano muoversi liberamente è il momento in cui il gioco viene salvato e spento, quando riacquista piena libertà individuale,  in una regione dove il sole sorge e tramonta sempre dalla stessa parte.

Insomma, quando salviamo il gioco è come un set cinematografico che si prende la pausa caffè : D

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: BehindInfinity