Riflessi
Gli
ultimi giorni di lezione alla Orange Star High School non erano mai stati più
pesanti. Gohan tamburellava stancamente con le dita sulla scrivania, in
paziente attesa che gli venisse un’idea per quella stramaledetta relazione su
Cell e sulla sua disfatta per mano di mr. Satan.
Pensare che sarebbe stata una passeggiata per lui raccontare come realmente si
era svolto il Cell Game... ma narrare la verità in questo caso non gli avrebbe
di certo fatto ottenere il suo tanto agognato
Il rumore della porta che si spalancava lo fece trasalire.
- Gohan, allora non vieni? -
- No papà... ho tanto da studiare, mi spiace -
Gohan sorrise divertito vedendo il padre in tenuta da perfetto uomo d’affari:
quell’abbigliamento signorile stonava totalmente con i suoi capelli, coi suoi
modi di fare, con la sua stessa personalità, ma Chichi sembrava non farci caso
ogni volta che uscivano a cena fuori.
- Beh.. d’accordo.. - fece Goku, troppo impegnato ad allargare il nodo della
cravatta per accorgersi dell’espressione del figlio - non ti perdi un granché
comunque... -
- Goku! Vuoi muoverti!? - urlò Chichi dal corridoio - di questo passo non
mangeremo nemmeno per mezzanotte, lo sai, vero?? E quante volte ti ho detto di
non disturbare tuo figlio mentre studia!? Ha bisogno di concentrazione!! -
- Lo so, lo so! Arrivo! - rispose il saiyan sbuffando appena - Eh no.. non ti
perdi proprio niente - aggiunse rivolto al figlio.
Gohan rise.
- A più tardi allora, e... - Goku abbassò cautamente la voce nel pronunciare
quelle ultime parole - ..non studiare troppo, o ti va in fumo il cervello -
- Stai tranquillo, non c’è questo rischio..! Buona serata e divertitevi! -
La porta si richiuse alle sue spalle, pochi secondi dopo Gohan sentì il motore
dell’automobile accendersi, e quasi gli parve impossibile che suo padre si
ricordasse ancora come guidare una macchina.
Sforzandosi di ritornare a lavoro, il ragazzo scacciò ogni pensiero che potesse
fuorviarlo dalla sua relazione, col risultato che due ore e mezza dopo aveva
quasi terminato il compito.
Gohan sbirciò il piccolo display del suo telefonino per leggere l’ora mentre
continuava a scrivere. Anche se non vedeva una reale utilità in quel cellulare,
pensava che fosse stato un regalo generoso da parte di Videl e prevedeva già di
ricambiare, regalando a sua volta qualcosa alla ragazza.
“Sarà meglio chiedere consiglio a Bulma.. lei è un’esperta in materia” si disse
tra sé e sé.
Tornò a scrivere, ma dopo circa mezz’ora il cellulare prese a squillare, una
suoneria insolita e a dir poco lugubre invase la stanza.
- Mh? Che strano... non è la mia suoneria.. eppure... -
Accettò la chiamata e si portò il cellulare all’orecchio.
- Pronto? -
Silenzio.
- ...Pronto? Chi parla? -
- ...Ma cosa...?
- rispose
una voce.
Gohan rimase ad ascoltare... un suono agghiacciante gli arrivò all’orecchio,
seguito dopo alcuni istanti da un tonfo sordo.
"Chiamata terminata”
- Che diavolo...?! - si chiese, stupito, e prese a trafficare col registro
delle chiamate.
“Chiamata ricevuta da: Son Gohan alle ore 1:14”
- Eh? Una chiamata dal mio stesso cellulare? Ma è assurdo! -
Nel medesimo istante l’orologio a pendolo nella sua stanza prese a suonare,
annunciando che era appena scoccata l’una.
Gohan rimase attonito per un istante. Com’era possibile? Quella chiamata era
stata effettuata dal suo stesso numero e per di più proveniva dal futuro?
Esattamente da 14 minuti dopo essere stata ricevuta?
- Dev’essersi rotto - sospirò sconsolato fissando il cellulare - e adesso chi
glielo dice a Vi.. -
Senza terminare la frase si voltò di scatto verso la porta: aveva avvertito una
strana presenza proprio dietro di lui.
Gohan rigirò più volte il capo, teso, la sua mente concentrata nel percepire il
più piccolo rumore, il più leggero spostamento d’aria, la più infima,
insignificante aura attorno a lui... ma col passare dei secondi sembrò evidente
che non ci fosse nulla del genere.
L’orologio ticchettava rumorosamente nel silenzio della sua stanza, erano già
trascorsi un paio di minuti.
- Strano... - mormorò.
Gli venne allora da pensare alla raccomandazione del padre, sul fatto di non
studiare troppo.
“Devo essere stanco” pensò aggrappandosi a quell’assurda idea “finita la
relazione vado a letto... ho proprio bisogno di dormire”
Tornò a lavorare sulla relazione, deciso a concludere più in fretta possibile;
stava ormai scrivendo un ultimo elogio a mr. Satan quando le lancette segnarono
l’ una e dodici minuti.
La finestra della stanza si aprì cigolando, spinta da un vento gelido e
nettamente fuori stagione, Gohan rabbrividì leggermente, ma non staccò gli
occhi dal foglio, né si distrasse dallo scrivere. Non poteva immaginare che
quella piccola noncuranza gli sarebbe stata fatale...
Qualche secondo prima che la lancetta dei minuti arrivasse al 14, il ragazzo si
sentì attraversare da un’altra ventata di aria fredda, stavolta rivolse lo
sguardo verso la finestra, appena in tempo per capire che il gelo non proveniva
da fuori... bensì da qualcosa alle sue spalle.
Guardando con più attenzione scorse il riflesso un’ombra scura proprio dietro
la sua sedia.
- ...Ma cosa...? - sussurrò con gli occhi sgranati.
Fece per voltarsi, ma non ne ebbe il tempo. Con un suono agghiacciante la lama
argentea riflessa nei vetri gli recise la gola. I suoi occhi sbarrati e
quell’ombra immobile furono le ultime cose che vide. Poi un tonfo sordo, e più
nulla. La testa di Gohan cadde in terra, rotolò fino a fermarsi ai piedi del
letto: sgomento e incredulità immortalati per sempre nei suoi occhi. Un attimo
dopo, di colpo com’era venuto, il vento gelido svanì.