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Autore: Vegethia    25/07/2008    11 recensioni
Sembra non esserci pietà, ragione o logica nelle macabre uccisioni che si susseguono davanti agli occhi increduli di Goku e dei suoi compagni. Là dove la forza si rivela inutile a combattere un nemico, ed i sensi insufficienti a percepirlo, quanto può essere d'aiuto conoscere l'ora esatta della propria morte?
[Ho iniziato a scrivere questa fiction più di due anni fa, prendendo spunto da un film horror che sicuramente molti conosceranno, o di cui avranno sentito parlare: "The Call: non rispondere". So bene che il tema dell'horror/thriller è insolito per una storia su Dragon Ball, dunque non mi aspetto che questa fiction piaccia a tutti, ma spero stuzzicherà la vostra curiosità!]
SOSPESA
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bulma, Goku, Piccolo, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Riflessi

Gli ultimi giorni di lezione alla Orange Star High School non erano mai stati più pesanti. Gohan tamburellava stancamente con le dita sulla scrivania, in paziente attesa che gli venisse un’idea per quella stramaledetta relazione su Cell e sulla sua disfatta per mano di mr. Satan.
Pensare che sarebbe stata una passeggiata per lui raccontare come realmente si era svolto il Cell Game... ma narrare la verità in questo caso non gli avrebbe di certo fatto ottenere il suo tanto agognato 9 in “storia del nostro secolo”. Così si trovava ora costretto ad inventare qualche assurda, falsa storiella per compiacere la professoressa ed onorare l’illustre figura di mr. Satan.
Il rumore della porta che si spalancava lo fece trasalire.
- Gohan, allora non vieni? -
- No papà... ho tanto da studiare, mi spiace -
Gohan sorrise divertito vedendo il padre in tenuta da perfetto uomo d’affari: quell’abbigliamento signorile stonava totalmente con i suoi capelli, coi suoi modi di fare, con la sua stessa personalità, ma Chichi sembrava non farci caso ogni volta che uscivano a cena fuori.
- Beh.. d’accordo.. - fece Goku, troppo impegnato ad allargare il nodo della cravatta per accorgersi dell’espressione del figlio - non ti perdi un granché comunque... -
- Goku! Vuoi muoverti!? - urlò Chichi dal corridoio - di questo passo non mangeremo nemmeno per mezzanotte, lo sai, vero?? E quante volte ti ho detto di non disturbare tuo figlio mentre studia!? Ha bisogno di concentrazione!! -
- Lo so, lo so! Arrivo! - rispose il saiyan sbuffando appena - Eh no.. non ti perdi proprio niente - aggiunse rivolto al figlio.
Gohan rise.
- A più tardi allora, e... - Goku abbassò cautamente la voce nel pronunciare quelle ultime parole - ..non studiare troppo, o ti va in fumo il cervello -
- Stai tranquillo, non c’è questo rischio..! Buona serata e divertitevi! -
La porta si richiuse alle sue spalle, pochi secondi dopo Gohan sentì il motore dell’automobile accendersi, e quasi gli parve impossibile che suo padre si ricordasse ancora come guidare una macchina.
Sforzandosi di ritornare a lavoro, il ragazzo scacciò ogni pensiero che potesse fuorviarlo dalla sua relazione, col risultato che due ore e mezza dopo aveva quasi terminato il compito.
Gohan sbirciò il piccolo display del suo telefonino per leggere l’ora mentre continuava a scrivere. Anche se non vedeva una reale utilità in quel cellulare, pensava che fosse stato un regalo generoso da parte di Videl e prevedeva già di ricambiare, regalando a sua volta qualcosa alla ragazza.
“Sarà meglio chiedere consiglio a Bulma.. lei è un’esperta in materia” si disse tra sé e sé.
Tornò a scrivere, ma dopo circa mezz’ora il cellulare prese a squillare, una suoneria insolita e a dir poco lugubre invase la stanza.
- Mh? Che strano... non è la mia suoneria.. eppure... -
Accettò la chiamata e si portò il cellulare all’orecchio.
- Pronto? -
Silenzio.
- ...Pronto? Chi parla? -

- ...Ma cosa...? - rispose una voce.
Gohan rimase ad ascoltare... un suono agghiacciante gli arrivò all’orecchio, seguito dopo alcuni istanti da un tonfo sordo.
"Chiamata terminata”
- Che diavolo...?! - si chiese, stupito, e prese a trafficare col registro delle chiamate.
“Chiamata ricevuta da: Son Gohan alle ore 1:14”
- Eh? Una chiamata dal mio stesso cellulare? Ma è assurdo! -
Nel medesimo istante l’orologio a pendolo nella sua stanza prese a suonare, annunciando che era appena scoccata l’una.
Gohan rimase attonito per un istante. Com’era possibile? Quella chiamata era stata effettuata dal suo stesso numero e per di più proveniva dal futuro? Esattamente da 14 minuti dopo essere stata ricevuta?
- Dev’essersi rotto - sospirò sconsolato fissando il cellulare - e adesso chi glielo dice a Vi.. -
Senza terminare la frase si voltò di scatto verso la porta: aveva avvertito una strana presenza proprio dietro di lui.
Gohan rigirò più volte il capo, teso, la sua mente concentrata nel percepire il più piccolo rumore, il più leggero spostamento d’aria, la più infima, insignificante aura attorno a lui... ma col passare dei secondi sembrò evidente che non ci fosse nulla del genere.
L’orologio ticchettava rumorosamente nel silenzio della sua stanza, erano già trascorsi un paio di minuti.
- Strano... - mormorò.
Gli venne allora da pensare alla raccomandazione del padre, sul fatto di non studiare troppo.
“Devo essere stanco” pensò aggrappandosi a quell’assurda idea “finita la relazione vado a letto... ho proprio bisogno di dormire”
Tornò a lavorare sulla relazione, deciso a concludere più in fretta possibile; stava ormai scrivendo un ultimo elogio a mr. Satan quando le lancette segnarono l’ una e dodici minuti.
La finestra della stanza si aprì cigolando, spinta da un vento gelido e nettamente fuori stagione, Gohan rabbrividì leggermente, ma non staccò gli occhi dal foglio, né si distrasse dallo scrivere. Non poteva immaginare che quella piccola noncuranza gli sarebbe stata fatale...
Qualche secondo prima che la lancetta dei minuti arrivasse al 14, il ragazzo si sentì attraversare da un’altra ventata di aria fredda, stavolta rivolse lo sguardo verso la finestra, appena in tempo per capire che il gelo non proveniva da fuori... bensì da qualcosa alle sue spalle.
Guardando con più attenzione scorse il riflesso un’ombra scura proprio dietro la sua sedia.
- ...Ma cosa...? - sussurrò con gli occhi sgranati.
Fece per voltarsi, ma non ne ebbe il tempo. Con un suono agghiacciante la lama argentea riflessa nei vetri gli recise la gola. I suoi occhi sbarrati e quell’ombra immobile furono le ultime cose che vide. Poi un tonfo sordo, e più nulla. La testa di Gohan cadde in terra, rotolò fino a fermarsi ai piedi del letto: sgomento e incredulità immortalati per sempre nei suoi occhi. Un attimo dopo, di colpo com’era venuto, il vento gelido svanì.

  
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